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338 Sonetti del 1833

ER POVÈTA ARISCALLATO.1


     Accidenti, per dio! cuesta è la prima,
Che mm’è ssuccessa in ventott’anni e mmezzo.
Cosa ve dole? v’ho llevato un pezzo
De nobbirtà? vv’ho dditto una bbiastima?2

     Pe’ ddu’ parole che ssò entrate in rima,
Fate sta puzza,3 e jje roppete er prezzo,4
Dànnome5 der gruggnaccio verd’e mmezzo,6
Cuanno oggnuno Iddio sa ccosa me stima!

     A mmé ttisico marcio! a mmé cceroto!
A mmé stinchetto co cquarc’antra cosa,
Che vve conzòli un fir7 de terramoto!

     Io c’ho una guancia tanta appititosa,
Che ssi viè Rraffaelle Bbonaroto
La pijja a ccalo8 pe ccolor de rosa!


Roma, 9 gennaio 1833



Note.
  1. Riscaldato: irato. Vedi anche Aggiunta alla nota 1.
  2. Bestemmia.
  3. Chiasso, bravata.
  4. Date in escandescenza, prorompete, ecc.
  5. Dandomi.
  6. Mézzo, colla e stretta e con le zz aspre: vizzo.
  7. Un fil.
  8. Il pretendere a calo è frase appartenente a quel contratto, che si fa comperando la cera in candele pel solo prezzo della parte da consumarsi, rendendo poi il resto.
  9. Aggiunta alla nota 1

    [Il 6 gennaio 1833, il Belli mandava in dono alla cugina Orsola Mazio (Cfr, vol. V, pag. 162-64) pinocchiate e ossi di morto o stinchetti, con una letterina in versi, nella quale, scherzando, le dava i titoli di spapòrchia e di ciarafàna. La cugina rispose il giorno 8:

         Spaporchietta quale io sono,
    Ho gradito il tuo bel dono;
    . . . . . . . . . . . . . . . . .
    Ma se miro lo stinchetto,
    Ti ravviso, o Cuginetto;
    Vedo poi nolla diletta
    Pignoccata pallidetta
    Il color tuo parigino,
    Cuginetto cerotino ....


    E il Belli notò in margine di aver replicato il giorno 9, con un sonetto romanesco della sua raccolta, che è senza dubbio il presente.]