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144 Sonetti del 1832

ER FORNARO FURBO.1

     Cuer panzanera2 der Curato mio
Nun me guardava ppiù ssino da ggiugno.
Che ddiàscusci3 averà, discevo io,
Sto frate cane, ché mme svorta er grugno?4

     Che ffo! Mm’infirzo un giorno er cudicugno,5
E jje faccio la caccia in Borgo-pio:
Passa: io me caccio er fongo6 ar Padre Zugno:7
Lui secco secco m’arisponne: “Addio.„

     E io: “Padre Curato, in parrocchietta8
Troverete una pizza...„ — “Oh Mmèo!9 bbon giorno.
Cosa fai, fijjo mio? come sta Bbetta?

     Checchino cresce? te va bbene er forno?„
M’acchiappa er zampo,10 me sce dà ’na stretta;
Poi curre a ccasa; e cche cce trova? Un corno.

Roma, 24 novembre 1832.

  1. [Per gustare questo sonetto, bisogna ricordarsi del potere poliziesco, che avevano i parrochi sotto il governo pontificio, e del quale così discorre il Pianciani nella Rome des Papes (BaleFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte-London, 1859; vol. I, pag. 149): “Les curés ont, à Rome, une immense autorité: ils peuvent, à toutes heures, pénétrer dans toutes les maisons sous le prétexte d’y veiller aux bonnes moeurs et au respect des préceptes de la religion; la force politique doit leur obéir et la force militaire doit, en cas de réquisition de leur part, se mettre à leur disposition. Ils ont des espions officiels et officieux, la police ecclésiastique leur est confiée dans les paroisses; en matière politique, ils opèrent secrétement; ils peuvent ordonner des perquisitions, des arrestations, sous prétexte de manquement à la foi; leur déposition fait foi devant les tribunaux ecclésiastiques; devant les autres, elle peut à peine être discutée...„]
  2. Nome dato a’ più abbietti della plebe. [Nel plur., panzenere. Dal mostrare tra i panni logori e scarsi la pancia annerita dal sole. Oggi non se ne vedono più; ma il nome è rimasto anche nell’Umbria nel senso metaforico, ed è testimonio di tempi assai più tristi de’ nostri.]
  3. Diavolo.
  4. Viso.
  5. Abito. [Ma sempre in tono scherzevole.]
  6. [Mi cavo il cappello.]
  7. Nome di sprezzo.
  8. Stanza di residenza del parroco. [Più propriamente: è quella stanza attigua alla chiesa e per solito a pianterreno, nella quale il parroco dà le sue udienze ai parrocchiani.]
  9. [Bartolommeo.]
  10. Mi afferra la mano.