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Libro secondo. Ai pochi letterati che non si lasciano proteggere |||
 p. 129
Cap. I. |||
Se i letterati debbono lasciarsi protegger dai principi |||
   » 130
   »     II. |||
Se le lettere, che sembrano inseparabili dai costumi corrotti, ne siano la cagione o l’effetto |||
   » 133
   »     III. |||
Che le lettere nascono da sé, ma sembrano abbisognare di protezione al perfezionarsi |||
   » 138
   »     IV. |||
Come, e fin dove, gli uomini sommi possono assoggettarsi agli infimi |||
   » 143
   »     V. |||
Differenza totale che passa, quanto alla protezion principesca, fra i letterati e gli artisti |||
   » 146
   »     VI. |||
Che il lustro momentaneo si può ottenere per via dei potenti, ma il vero ed eterno dal solo valore |||
   » 152
   »     VII. |||
Quanto sia importante che il letterato stimi con ragione se stesso |||
   » 160
   »     VIII. |||
Qual sia maggior cosa, o un grande scrittore o principe grande |||
   » 165
   »     IX. |||
Se sia vero che le lettere debbano maggiormente prosperare nel principato che nella repubblica |||
   » 171
   »     X. |||
Quanto il letterato è maggiore del principe, altrettanto diviene egli minore del principe e di se stesso, lasciandosene proteggere |||
   » 178
   »     XI. |||
Che tutti i premi principeschi avviliscono i letterati |||
   » 180
   »     XII. |||
Quai premi avviliscano meno i letterati |||
   » 182
   »     XIII. |||
Conclusione del secondo libro |||
   » 186


Libro terzo. Alle ombre degli antichi liberi scrittori |||
   » 187
Cap. I. |||
Introduzione al terzo libro |||
   » 189
   »     II. |||
Se le lettere possano nascere, sussistere e perfezionarsi, senza protezione |||
   » 190
   »     III. |||
Differenza tra le belle lettere e le scienze, quanto al sussistere e perfezionarsi senza protezione |||
   » 197