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libro iii - capitolo iii
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bastantemente ritrovata la irrefutabile dimostrazione del mio assioma; poiché Dante senza protezione veruna ha scritto, ed è sommo, e sussiste e sempre sussisterá: ma nessuna protezione ha mai fatto, né vorrebbe, né potrebbe far nascere un Dante. Potrebbe la protezion principesca bensí, dove un tanto uomo nascesse, impedirlo: pur troppo!

Capitolo Terzo

Differenza tra le belle lettere e le scienze, quanto al sussistere

e perfezionarsi senza protezione.

Ma infino ad ora ho parlato delle lettere, in tal guisa che ognuno può veder chiaramente che sotto il nome di esse non ho inteso mai di comprendervi le scienze esatte. E facendo io la rassegna di tanti uomini sommi, lo aver finora sempre taciuto i venerabili nomi di Euclide, di Archimede, di Galileo e in ultimo del divino Newton, sia questa la maggior prova che io, nel dir «lettere», non ho mai preteso dire «scienze». Di queste si conviene ora parlare tremando, come quegli che è interamente digiuno di tutte. Ma siccome mi tocca il ragionare, non delle scienze prese in se stesse, ma delle loro vicende, influenze ed effetti, io guidato dal solo lume di veritá e di ragione, spero in questo mio dire di non dovere errare molto piú che all’uomo non arrogante soglia venir fatto di errare.

Le scienze dunque, che io cosí definirei: gli arcani e le leggi della natura dei corpi, investigate e spiegate, per quanto il possa l’intelletto dell’uomo, — le scienze dico, mi paiono una provincia di letteratura affatto da sé e interamente diversa dalle belle lettere, che io per contrapposto definirei: gli arcani, le leggi, e le passioni del cuore umano, sviluppate, commosse, e alla piú alta utile e vera via indirizzate. Diversissimo è dunque il tema che trattano queste due arti; quelle avendo ad investigare i corpi sensibili, queste a commuovere le intellettuali passioni; consecrandosi quelle allo scoprimento di palpabili veritá, queste