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Capitolo Secondo
Se le lettere possano nascere, sussistere e perfezionarsi, senza protezione.
Il solo titolo che promuove una sí fatta quistione mi pare a bella prima una cosa interamente degna di riso. Egli è lo stesso per l’appunto come il muovere quest’altra: se sia vero che abbiano esistito e scritto un Platone, un Cicerone, un Locke, e la lunga serie di tanti altri e greci e romani, ed inglesi sommi, i di cui libri rimanenti e palpabili immediatamente la sciolgono.
Ma la viltá moderna, che si fa riparo ed usbergo di se stessa, non osa pure, abbenché sfacciatissima, negare che tali lettere e sí perfetti letterati senza protezione nessuna esistessero; ma ella afferma bensí, ciò non potere oramai esser piú, vista la differenza dei tempi e degli uomini. Ed in prova di quanto asserisce, ne arreca gli esempi di diciotto secoli consecutivi; ed armandosi dei venerandi nomi di Virgilio, di Orazio e degli altri dell’aureo secolo augustano; e quindi dei nomi a noi non men cari, dell’Ariosto, Tasso, Bembo, Casa, e degli altri molti nomi benché inferiori, posti pure a confronto coi grandi del secolo leonino, ed in ultimo armandosi dei recenti nomi dei Corneille, Racine, Molière, Boileau, ed altri del bel secolo gallico; a conchiudere ne viene la moderna viltá che, senza gli Augusti, i Leoni e i Luigi, codesti sommi scrittori non sarebbero stati; e che altri simili non ne potrebbero rinascere, senza dei simili protettori.
Io discuterò da prima se non ne potrebbero esistere dei simili a questi, senza protezione veruna; quindi, se non sarebbero molto migliori, cioè piú utili, que’ sommi scrittori che in quasi nulla si assomigliassero a questi, e in quasi tutto si assomigliassero a quelli del secolo d’Atene.
E incomincio col domandare: — Qual parte dell’ingegno e del libro di Orazio e di Virgilio era loro somministrata da