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libro iii - capitolo i
189



Capitolo Primo

Introduzione al terzo libro.

Benché nei due superiori libri convenuto mi sia di toccare qua e lá per incidenza la quistione che ora mi propongo di trattare, «se le lettere abbisognino di protezione», non credo io perciò di dovermi esimere dal ragionarne ora piú lungamente e profondamente, per quanto il saprò. E siccome io dovrò munire il mio assunto di esempi e di prove, imploro preventivamente l’indulgenza de’ miei lettori per alcune cose che mi bisognerá forse ripetere, a fine di togliere cosí del tutto le apparenti contraddizioni, che dai due libri antecedenti potrebbero alle volte risultare. Avendo io nel primo consigliato ai principi di proteggere le lettere al modo loro, e nel secondo ai letterati di non sottoporle a protezione veruna, spero di conciliare in questo terzo codesti due diversi pareri. Ma certamente, ogni attento e scaltro lettore gli avrá anche giá conciliati da sé. Avrá osservato che nel consigliare io i principi a proteggerle, ho bastantemente accennato di quali lettere io intendessi di parlare e di qual protezione: ed era di quelle mezze lettere, che per essere oggimai sparse ed allignate per tutto, impedire più non si possono; lettere, che per essere elle, non giá il sommo prodotto dell’umano ingegno, ma il saggio appena di esso, e che, nascendo giá avvilite e inceppate, non possono mai per ricevuta protezione menomarsi. Cosí parimente avrá rilevato il lettore che io nel consigliare, supplicare e dimostrare ai letterati che mai non debbono essi lasciarsi protegger dal principe, ho inteso di parlare soltanto a quei pochi i quali, avendo ali proprie per trarsi dalla classe volgare, se stessi e le lettere farebbero scapitare d’assai, se da vergognosa protezione invischiati rimanessero.