Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/135

LIBRO SECONDO

Ai pochi letterati che non si lasciano proteggere.

A voi, non contaminati scrittori, parrá forse ch’io abbia tradito la nostra causa, avendo finora svelato alcuni maneggi, non arcani per certo, ma quasi tali perché non si osano mai discoprire; e alle cose che poco si dicono meno si suole pensare, e quindi la ruota della fantasia lavorandole meno, rimangono irruginite ed inutili. Ma, se nel mio primo libro ho insegnato (per cosí dire) ai principi, non i mezzi per distruggere o impedire le lettere, che a loro erano giá in parte ben noti, ma le ragioni che ad essi suggeriscono codesti piccoli, eppur finora efficaci mezzi; ragioni ignote a loro stessi, benché dei mezzi si vagliano, ragioni ignote a molti dei sudditi, benché gli effetti ne provino; mi appresto ora a scriverne un secondo, in cui alquanto piú distesamente esporrò i mezzi a mio parere migliori, affinché i pochi scrittori, che veramente meritano d’esser liberi, vengano in parte o del tutto ad uscire dai vergognosi ceppi che, allacciando loro l’intelletto e la penna, la loro fama impediscono o guastano.




V. Alfieri, Opere - iv. 9