Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri/VII

La Beatrice celebrata da Dante non fu un essere fantastico. Amori del medesimo Dante.

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La Beatrice celebrata da Dante non fu un essere fantastico. Amori del medesimo Dante.
VI VIII

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§. VII.

La Beatrice celebrata da Dante non fu un essere fantastico.
Amori del medesimo
Dante.

Prima di avanzare il passo nel racconto delle azioni di Dante, non mi sembra di dover tralasciare lo schiarimento di un dubbio, il quale è, se veramente fosse una donna quella Beatrice, che il nostro Poeta ha tanto celebrata ne’ suoi versi, ovvero un soggetto ideale ed allegorico, significante la sapienza, o la teologia. Il canonico Anton Maria Biscioni1 fu di questo sentimento, e non mancò di fiancheggiarlo con quelle ragioni, le quali gli sembrarono le migliori, ma per questo da più illuminati critici venne ripreso2. Prima di lui aveva in tal forma pensato Mario Filelfo3, ma l’autorità sua fu dal Biscioni stimata molto più di quello che conveniva. Imperciocchè per sapere le circostanze della vita di alcuno, si deve ricorrere all’esame de’ suoi scritti; e quelli di Dante, ad onta di tutto ciò che dica il Filelfo, e qualunque altro, mostrano ad evidenza che la sua Beatrice non era un soggetto ideale, ma una vera femmina. In effetto la Vita nuova non è altro che una storia dell’innamoramento di Dante, scritta con tutte quelle fantastiche immagini, che nella mente sua gli erano dalla dolce passione potentemente risvegliate. Quivi egli narra in qual forma s’invaghisse di Beatrice4; come procurasse di tenere ed a lei, ed agli altri nascosa questa [p. 70 modifica]sua fiamma, fino col far credere che per altro oggetto era acceso il suo cuore5, e quali smanie la modesta ritrosia della giovane6, e la sua repentina morte gli cagionassero7. Si può egli spiegare allegoricamente tuttociò? Non aveva il Poeta compiti nove anni8 quando incontrò questa donzella, che «non pareva figliuola d’uomo mortale, ma di Dio»9, benchè fosse ancor’essa sul [p. 71 modifica]principio del nono anno dell’età sua10; e da quel giorno in poi fino che visse, non potè di questa Donna scordarsi, la quale tanto per tempo gli aveva fatto soffrire tutti gli strani accidenti dell’amore11. Se questa Beatrice fosse stata la sapienza, doveva Dante per cagion sua risentire tutti i moti, che ci raccontano aver sofferti coloro, i quali hanno sfogato nei loro versi l’amorosa passione? Ma niente altro ci vuole per ismentire quelli che pensano, che Dante non parlasse di un’oggetto terreno, quando pianse, sospirò, si dolse per Beatrice, che leggere il Canto trentesimo, e trentesimoprimo del Purgatorio, ove racconta in qual forma lei, discesa dal cielo, venisse ripreso per la sua mala condotta12: fra le altre cose ella dice:

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Sì tosto, come in su la soglia fui
     Di mia seconda etade, e mutai vita,
     Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Quando di carne, a spirto era salita,
     E bellezza e virtù cresciuta m’era,
     Fu’ io a lui men cara, e men gradita:
E volse i passi suoi, per via non vera,
     Immagini di ben seguendo false,
     Che nulla promission rendono intera ec.

e più sotto13

Mai non t’appresentò natura ed arte
     Piacer, quanto le belle membra in ch’io
     Rinchiusa fui, e che son terra sparte:
E se ’l sommo piacer sì ti fallìo,
     Per la mia morte: qual cosa mortale
     Dovea poi trarre te nel suo disio?
Ben ti dovevi, per lo primo strale,
     Delle cose fallaci levar suso,
     Diretr’ a me, che non era più tale ec.

Che se parve cosa disconvenevole ad alcuno lo spiegare letteralmente tutto ciò che dice Dante della sua Beatrice, quasi fosse un disonore per esso l’aver provati gli effetti di una passione, alla quale tutti gli uomini sono in un tempo per loro sventura soggetti, ricercando il senso allegorico nel suo Poema, si dovrà egli tradire il vero per salvare un sublime ingegno da una taccia, che egli ha comune con quasi tutto il genere umano? Se di tanta virtù ed onestà fu ricolma la sua Donna, di quanta in lei ne [p. 73 modifica]descrive, e se egli amò «non per libidine, ma per gentilezza di cuore»14, qual riprensione merita egli per avere con tutta la maggior tenerezza amato così nobile e degno oggetto, per cui divenne cotanto chiaro, e che per alcun tempo (cioè, fin che ella visse) lo sostenne col suo volto, menandolo seco per dritta via15? Si potrebbe ancora ricercare se la Beatrice, da cui finge di esser guidato Dante per il glorioso sentiero del cielo, sia l’anima beatificata di quella, che amò in terra, o come la intendono tutti, o quasi tutti i Commentatori della Commedia, la Cristiana Teologia; ma io reputo miglior consiglio il non entrare in simil disputa, lasciando che in ciò ciascuno creda a suo piacimento. Lunga certamente, e pericolosa inchiesta sarebbe l’esame di tutti quei luoghi della Commedia, ove si ragiona di Beatrice, ed alla fine non altro si potrebbe conchiudere, se non che molti passi male si accordano in ambedue i supposti, e che resta oscuro, se il Poeta sempre abbia inteso parlare dell’ombra di Beatrice, o della Teologia16. Del restante da tutto quello che leggesi nella Vita nuova di Dante, la quale è sicuramente il più chiaro documento degli amori di lui con la Beatrice Portinari, [p. 74 modifica]niun sentore si ha del modo con cui si disse sopra, seguendo il Boccaccio, che egli di lei si era innamorato. Ma la verita è, che Dante ancor fanciullo nella Primavera dell’anno 1274. fu preso dalla bellezza, e dalle gentili maniere di Beatrice, che era figliuola di Folco Portinari17 cittadino molto ricco, e virtuoso della nostra Città18 e di donna Cilia de Gherardo de Caponsacchi sua moglie19. La vicinanza delle due famiglie Allighieri, e Portinari potè far nascere, o alimentò certamente fra questi teneri fanciulli l’innocente loro inclinazione. Questa passione fu quella senza fallo, che risvegliò in Dante il genio per la poesia20, e dopo avere da se appresa «l’arte di dire parole per rima»21, si cimentò a comporre il suo primo sonetto per raccontare una visione amorosa22. Non è mio impegno il trattener troppo il mio [p. 75 modifica]lettore narrandogli ciò che sofferse il Poeta nel tempo di questo suo innamoramento; ed abbastanza egli stesso ha tutti i moti, e tutti i trasporti dell’infiammato suo cuore con forza ed energia, più di quello che bisognasse, nella mentovata Opera, e nelle sue rime descritti e delineati. La morte sopravvenuta a Beatrice nel ventesimo sesto anno dell’età sua23, il dì 9. giugno 1290.24 qual rendesse il nostro Dante, se lo immagini colui che la più cara cosa nel più bel fiore delle sue speranze abbia miseramente perduta. Ma siccome l’amore di lui non era un folle acciecamento di sregolato appetito, ma un’innocente inclinazione di un cuor gentile per cosa di mille pregi ricolma, quindi se la morte tolse a Dante la vista della sua Donna, il tempo non ne potè in esso scancellare la rimembranza; anzi colla più bell’opera di cui si vantino le Toscane muse, pensò ad immortalare il nome di lei. Il Boccaccio nel suo commento sopra il secondo Canto dell’Inferno racconta, che Beatrice fu maritata ad un Cav. de’ Bardi per nome M. Simone, e di ciò ne fa fede il Testamento di Folco ch’è stato pubblicato con le stampe25. Ma comunque sia [p. 76 modifica]l’amore che Dante nutrì sempre per la sua diletta Beatrice, non ebbe per altro forza bastante dal distorlo da ogni altra tenera inclinazione, poichè non molto dopo la morte di costei fu vicino ad innamorarsi nuovamente di un’altra donna gentile, bella, giovane, e savia26: tanto è vero, che non sempre siamo padroni di resistere alle impressioni esterne di quelli oggetti, che impensatamente colpiscono il nostro cuore. Ma se passeggiera fu questa passione, tale non dovette esser quella, che per altra femmina risentì, trattenendosi in Lucca dopo il suo esilio, come egli stesso ci dice nella sua Commedia27: e vi è chi [p. 77 modifica]racconta, che nelle Alpi del Casentino in un’età più avanzata s’invaghisse di nuovo d’altro oggetto assai poco per bellezza di corpo stimabile28. Chi sa quanto la notizia di tali cose ancora necessaria sia per stabilire il vero carattere degli uomini anche i più celebri, e per far conoscere, che tutti questi hanno il cuore di una stessa tempra, che gli altri, i nomi dei quali rimangono allo scuro, non mi riprenderà perciò d’aver io mostrata della premura, per indagare la storia degli amoreggiamenti di Dante. Sembra poi finalmente che Dante per trovar solido refrigerio al dolore provato nella perdita della sua Beatrice, nel 1291. in circa29 si inducesse a prender per moglie Gemma di Manetto di Donato de’ Donati30 casata molto illustre della sua patria, dalla quale ebbe più figliuoli, come si disse a suo luogo31. Gli scrittori ci raccontano che non molto tempo durò la buona corrispondenza fra lei e il consorte, e che questi dopo essersi una volta partito da essa, [p. 78 modifica]qualunque ne fosse la cagione, mai più non volle insieme in alcun modo ritrovarsi32.

Note

  1. Nella Prefazione alle Prose di Dante, e del Boccaccio pag. 7. e seg. e nelle annotazioni alla Vita nuova.
  2. Vaglia per ogni altro il dottissimo Apostolo Zeno nel vol. II. delle sue Lettere pag. 352.
  3. Nella vita manoscritta di Dante.
  4. Dante s’invaghì di Beatrice Portinari, come si è notato pocanzi, la prima volta che la vedde quasi per un’effetto di simpatia. Vita nuova.
  5. Ritrovandosi Dante «in parte dove s’udivano parole della Regina della Gloria, (cioè in Chiesa) e beandosi nella vista della sua diletta Beatrice, fece credere di essere innamorato di un’altra gentildonna di molto piacevole aspetto» che stava da lui poco discosta. Di ciò tanto si compiacque il nostro poeta, che con questa donna si celò alquanti anni e mesi, e per dare all’altrui credenza maggior peso, fece per lei certe cosette per rima, e fra le altre la Canzone che comincia

               «O voi, che per la via d’amor passate,

    riportata nella Vita nuova, in occasione d’essersi partita dalla città questa donna, per ascondere più accortamente il suo interno pensiero a coloro, i quali non averebbero lasciato di sospettare, se in una tal circostanza non avesse parlato «alquanto dolorosamente».

  6. Allorchè le persone si furono avvedute che il Poeta era amante di Beatrice, non lasciarono di mormorarne; onde essa sdegnata di ciò non volle, come aveva fatto per lo passato, rendere a Dante il saluto. Questa modesta ritrosia dolse tanto al nostro Poeta, che si ritirò in solinga parte, per isfogare con i lamenti, e con le lagrime il suo dolore. Ved. la Vita nuova.
  7. Leggasi fra l’altre cose la Canzone inserita nella Vita nuova che incomincia
  8. Lo dice ancora nel Cant. XXX. del Purg. vers. 42.
  9. Così nella Vita nuova imitando forse Omero ove disse nel II. dell’Iliade di Elena

                «Certo una par delle immortali Dee

    Se Beatrice non pareva figliuola di un’uomo mortale, dunque lo era senza fallo; e perciò Beatrice non era un’Ente ideale e metafisico, come lo suppone il Biscioni, e tutti coloro che sono del suo parere.

  10. Vita nuova.
  11. Sarebbe troppo lungo partito l’epilogare quanti sospiri, quante lacrime, quanti sogni, e quante smanie ci dice Dante ne’ suoi versi, e nelle sue prose aver sofferti per Beatrice; e basta osservare, per concepire la follìa del suo amore, che egli faceva consistere la sua felicità nel sentir lodar la sua Donna. Leggasi poi il Sonetto che trovasi inserito nella Vita nuova, e che principia

            «Tutti li miei pensier parlan d’amore.

  12. Bandini nel suo catalogo de’ codici latini tom 1. pag. 65. porta un passo di Sebastiano Eugubino che scopre alcuni trascorsi di Dante nella sua gioventù; e ciò nel suo lib. 3. § 3. de luxuria pag. 209. Seppur non sia una erronea interpretazione dei suoi medesimi detti, come pensa il Dionisi nella sua Serie di aneddoti, e specialmente di Ubaldo, che i detti di Beatrice al 3° del Purgatorio:

              Questi fu tal nella sua Vita nuova
              Virtualmente, ch’ogni abito destro
              Fatto averebbe in lui mirabil prova,

    così tradusse: Dantem Alegherii ... inter humana ingenia naturae dotibus coruscantem, et omnium morum habitibus rutilantem. Ed il verso pur di Beatrice:

    «Questi si tolse a me, e diessi altrui.

    rese per adulterinis amplexibus venenavit.

  13. Purgat. Cant. XXXI. vers. 49. e seg.
  14. Aretino Vita di Dante.
  15. Dante Purg. Cant. XXX. vers. 121. e seg. Altrove ancora si fa gloria il poeta di essere stato da costei guidato per lo sentiero della virtù. Si rileggano i due sopra riferiti passi.
  16. Per esempio si legga il discorso che tiene nel Canto II. dell’Inferno Beatrice a Virgilio, quando ella lo manda a servire di guida a Dante per lo disastroso cammino, e si vedrà che ora appare, che per questa Beatrice intendesse il poeta l’anima della sua donna, ora la teologia. In quanto a me, sono poco portato a spiegare gli autori profani in senso allegorico, e solamente quando il senso proprio non si può in alcun modo sostenere; ma la numerosa schiera dei Comentatori si è sempre impiegata in cercare nelle espressioni di coloro, sopra dei quali si sono posti a scrivere, un senso nascoso, per render più nobili, e più grandi i pensieri, e le immagini dei poeti. Io tengo per fermo, che questi quasi mai pensassero di voler dire molte di quelle cose, che dopo qualche secolo loro hanno fatto dire i loro Glossatori, e Comentatori Così pensava ancora il Proposto Muratori, come si vede nel lib. IV. del suo trattato della perfetta poesia, tom. II. pag. 239. e l’Ab. Anton Maria Salvini, in una nota al citato autore.
  17. Dante nella Vita nuova parlando della morte del padre della sua Beatrice.
  18. È noto che Folco di Ricovero Portinari nel 1285. in circa fondò lo spedale di Santa Maria Nuova. Ved. il padre Richa nelle Notizie istoriche delle Chiese Fiorentine tom. VIII. pag. 176. e seg. e si sa ancora che egli morì nel 1289. ai 31. di dicembre, come costa dalla sua iscrizione sepolcrale. Di ciò fa motto il medesimo Dante nella Vita nuova.
  19. Come apparisce dal suo testamento pubblicato dal Padre Richa a pag. 231.
  20. Nella sua Commedia Cant. XXIV. del Purgatorio vers. 58. e seg. dice che l’aver esso portata la poesia ad un più alto grado di quello, a cui erano arrivati i poeti vissuti avanti di lui, era dipenduto da questo, cioè che eglino non avevano seguito, come lui, lo stile, ed il concetto che detta amore. Adunque a questo credeva di esser debitore di quel tanto, che fatto aveva per migliorare la volgar poesia.
  21. Dante Vita Nuova. Da ciò apparisce, come di sopra dicevasi, che da niuno imparò l’arte di poetare. Tutti i grandi uomini per lo più non hanno avuto alcun maestro in quella facoltà, nella quale si sono resi più celebri.
  22. Questo Sonetto è il primo della Vita nuova, ed incomincia

              «A ciascun’alma presa, e gentil core ec.

    Al medesimo fu risposto da molti, e principalmente da Guido Cavalcanti, come in altro luogo si dirà.

  23. Il Boccaccio nella Vita di Dante, scrive che Beatrice quando morì «era quasi nel fine del suo 24. anno.» Ma ciò è falso, mentre dato per vero, che Dante di lei s’innamorasse sul finire degli anni 9. bisogna concludere che ciò accadesse nel mese d’aprile in circa del 1274., nato essendo nel maggio del 1265.; e scrivendo lo stesso Dante che allora Beatrice era entrata nel 9. anno di poco tempo, chi non vede chiaramente che ella dovette nascere nel detto mese d’aprile del 1265. e che nel Giugno del 1290. aveva 26. anni compiti?
  24. Tanto dice il Boccaccio loc. c. e lo stesso Dante nella Vita nuova là ove scrive «Io dico che secondo l’usanza d’Italia l’anima sua (cioè di Beatrice) nobilissima si partì nella prima ora del nono giorno del mese: e secondo l’usanza di Siria, ella si partì nel nono mese dell’anno, perocchè il primo mese è Tismin, (forse Tisri) lo quale è a noi ottobre. E secondo l’usanza nostra ella si partì in quell’anno della nostra Indizione cioè degli anni Domini, in cui il perfetto Numero (cioè il 10.) era compiuto nove volte in quel centinajo, nel quale in questo mondo ella fu posta» ec.
  25. Nelle suddette Notizie del padre Richa. In questo testamento che fu rogato ne’ 15. gennajo 1287. Ind. 1. da Tedaldo del quondam Orlando Rustichelli, stipite della casa Valori, leggesi il lascito che fece Folco a Beatrice, in questa forma. «Item D. Bici filiae sue, et uxori D. Simonis de Bardis reliquit lib. 50. ad floren.» Questa notizia da me ritrovata dopo la prima edizione di queste Memorie mi ha fatto conoscere come spesso si dà in fallo giudicando sopra congetture, mentre affidato ad un passo della Vita nuova di Dante che a me sembrava chiaro, ebbi l’ardimento di revocare in dubbio l’asserzione del Boccaccio, a cui ho piacere di rendere ora giustizia col disdirmi.
  26. Vita nuova.
  27. Cioè nel XXIV. Canto del Purgatorio vers. 43. ove fa dire a Buonagiunta degli Orbicciani da Lucca poeta, e suo amico:

         «Femmina è nata, e non porta ancor benda,
              «Cominciò ei, che ti farà piacere
              «La mia città.

    e già nel vers. 37. aveva detto:

              «Ei mormorava: e non so che Gentucca
              «Sentiva io ec.

    Gentucca appunto dicono i Comentatori, che avea nome questa fanciulla Lucchese, della quale s’invaghì Dante. Il Corbinelli nella compendiosa Vita che stampò dietro al libro de Vulgari eloquentia dice, che questa femmina Lucchese, di cui Dante s’innamorò, chiamavasi Pargoletta. Simili notizie difficilmente possono aversi sincere.

  28. Il suddetto Jacopo Corbinelli racconta che Dante nelle Alpi di Casentino, fu amante di una femmina che avea il gozzo. Ved. ancora più sotto § XIV. Anton Maria Amadi nelle sue annotazioni sopra una Canzone morale pag. 84. edizione di Padova per Lorenzo Pasquati 1565. in 4. vuole che la Canzone di Dante posta dietro alla Vita nuova, e che principia «Amor tu vedi ben ec.» fosse scritta da lui quando amava Madonna Pietra della nobil famiglia Padovana degli Scrovigni. Ecco un’altro innamoramento di Dante.
  29. Dicendo Giannozzo Manetti; che Dante «non multo post adamatae puellae obitum vigesimo sexto aetatis suae circiter anno uxorem accedit — e clarissima Donatorum familia nomine Gemmam» si viene in chiaro che ciò dovette seguire circa l’anno 1291. Ancora il Boccaccio dice che i parenti del poeta lo consigliarono ad accasarsi per alleggerire il suo dolore.
  30. Che Gemma Donati fosse figliuola di un Manetto, e nipote di un Donato apparisce da due instrumenti, il primo del 1332. che si riporta qui sotto, l’altro del 1297. Del restante si avverta, che i Donati avevano le loro case non lungi da Canto dei Pazzi (Dino Compagni Stor. lib. 1. pag. 18.) e che in conseguenza erano per così dire vicini degli Allighieri.
  31. § IV.
  32. Boccaccio Vita di Dante. Il Manetti dice che costei era «admodum morosa, ut de Xantippe Socratis philosophi conjuge scriptum esse legimus». Nel vol. 1. del Magazzino Toscano che nel marzo del 1754. si cominciò a pubblicare in Livorno, è stata inserita una Vita di Dante, in essa a pag. 11. leggesi «È cosa singolare che si sia più conservato il nome di queste due Belle (cioè Beatrice nominata poche righe avanti, e Gentucca) che quello di tre mogli, che si dice aver egli avuto, e che è incerto come si chiamassero» Questa notizia è presa dal Dizionario di Bayle art. Dante, ove si avanza ciò su l’autorità di Papirio Massone tom. II. pag. 27. ma ben difficile riescirà a chiunque il darne una sicura riprova.