scrive, e se egli amò «non per libidine, ma per gentilezza di cuore»1, qual riprensione merita egli per avere con tutta la maggior tenerezza amato così nobile e degno oggetto, per cui divenne cotanto chiaro, e che per alcun tempo (cioè, fin che ella visse) lo sostenne col suo volto, menandolo seco per dritta via2? Si potrebbe ancora ricercare se la Beatrice, da cui finge di esser guidato Dante per il glorioso sentiero del cielo, sia l’anima beatificata di quella, che amò in terra, o come la intendono tutti, o quasi tutti i Commentatori della Commedia, la Cristiana Teologia; ma io reputo miglior consiglio il non entrare in simil disputa, lasciando che in ciò ciascuno creda a suo piacimento. Lunga certamente, e pericolosa inchiesta sarebbe l’esame di tutti quei luoghi della Commedia, ove si ragiona di Beatrice, ed alla fine non altro si potrebbe conchiudere, se non che molti passi male si accordano in ambedue i supposti, e che resta oscuro, se il Poeta sempre abbia inteso parlare dell’ombra di Beatrice, o della Teologia3. Del restante da tutto quello che leggesi nella Vita nuova di Dante, la quale è sicuramente il più chiaro documento degli amori di lui con la Beatrice Portinari,
- ↑ Aretino Vita di Dante.
- ↑ Dante Purg. Cant. XXX. vers. 121. e seg. Altrove ancora si fa gloria il poeta di essere stato da costei guidato per lo sentiero della virtù. Si rileggano i due sopra riferiti passi.
- ↑ Per esempio si legga il discorso che tiene nel Canto II. dell’Inferno Beatrice a Virgilio, quando ella lo manda a servire di guida a Dante per lo disastroso cammino, e si vedrà che ora appare, che per questa Beatrice intendesse il poeta l’anima della sua donna, ora la teologia. In quanto a me, sono poco portato a spiegare gli autori profani in senso allegorico, e solamente quando il senso proprio non si può in alcun modo sostenere; ma la numerosa schiera dei Comentatori si è sempre impiegata in cercare nelle espressioni di coloro, sopra dei quali si sono posti a scrivere, un senso nascoso, per render più nobili, e più grandi i pensieri, e le immagini dei poeti. Io tengo per fermo, che questi quasi mai pensassero di voler dire molte di quelle cose, che dopo qualche secolo loro hanno fatto dire i loro Glossatori, e Comentatori Così pensava ancora il Proposto Muratori, come si vede nel lib. IV. del suo trattato della perfetta poesia, tom. II. pag. 239. e l’Ab. Anton Maria Salvini, in una nota al citato autore.