Lo speziale/Atto III
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ATTO TERZO.
SCENA PRIMA.
Cortile dello Speziale.
Albina e Lucindo.
L’ha trovata Volpino, e se ci riesce1,
Di lui sarà Grilletta,
E voi sarete mia sposa diletta.
Albina. Oimè! 1 non vedo l’ora
Che un tal nome di sposa a me convenga.
Se vuole il Ciel che ottenga
Quel che bramo e desio,
Più lieto cor non vi sarà del mio.
Lucindo. Cara, che desiate?
Albina. Crudel, mel domandate?
Ancor non siete certo
Che voi solo sospiro, e che voi solo
Fate la gioia mia, fate il mio duolo?
Lucindo. È ver, ma di sentirlo
Piacenti replicar dai labbri 2 vostri.
Amor, gli affetti nostri
Seconderà, mia cara;
Amor gioia e contenti a noi prepara.
Albina. Mai più sicura tanto
Fui di goder; parmi che tutto aspiri
A rendermi felice:
Che sarò consolata il cor mi dice.
Parlar più non voglio
Di scogli e procelle,
Le placide stelle
M’invitano al mar.
Che amore concede,
In premio alla fede,
Al lungo penar. (parte
SCENA II.
Lucindo, poi Sempronio.
Ma Sempronio sen viene.
Si ponga meglio in uso
Di Volpino il consiglio.
Sempronio. Oh disgraziati!
Chi pensar si potea?...
Lucindo. Servo, signore.
Sempronio. (Eccomi adesso un altro seccatore). (da sè
Lucindo. Perdoni...
Sempronio. Non ho tempo.
Lucindo. Dovrei...
Sempronio. Mi lasci stare.
Lucindo. Dovrei communicare
Con lei un certo avviso...
Sempronio. Avviso di qual parte? 3
Lucindo. Di Persia e di Turchia.
Sempronio. Schiavo a vussignoria 4.
Sarà una nuova scaltra
Compagna di quell’altra.
Lucindo. Favorisca.
D’esser un galantuomo io mi protesto;
Quel ch’io dico, sostengo, ed ecco il testo.
(gli dà un foglio
Ha mandato in Italia
A provveder di droghe,
Di cordiali e sciroppi un capitale,
E vuol al suo servizio uno speziale.
Lucindo. Sentite?
Sempronio. Ma se i Turchi
Non usan medicine.
Lucindo. Leggete pure, e sentirete il fine.
Sempronio. Vedendo che la peste
Fece strage l’altr’anno,
Vuol riparare il danno
Con introdurre dei medicamenti.
Per la peste ho un cordial che fa portenti.
Lucindo. Sarebbe il vostro caso.
Sempronio. Seguitiamo.
Ei manda due Bassà
Carichi di casnà, vuol dir quattrini,
Con ordine di seco
Trasportare in Turchia
Un buon speziale, ed una spezieria.
Dove mai sbarcheranno?
Lucindo. Sono a vista
Di queste spiaggie. Hanno mandato in terra
Con un caichio questo foglio loro,
E alquante borse d’oro,
E in questa terra chiedono licenza
Di principiar la loro diligenza.
Sempronio. Vengano, son padroni; questa volta
Lascio la patria mia.
A fare lo speziai vado in Turchia.
Lucindo. Volete che per voi
Introduca il discorso?
Sempronio. Sì, vi prego.
Se si farà il negozio,
Vi prometto una buona senseria.
Son uomo generoso,
E non mi faccio star 5.
Oh, se potessi andar!
Con un buon orto,
Con un buon pozzo,
Tesorerei,
E mi divertirei
Con tante novità.
A voi mi raccomando
Ancor per carità. (parte
SCENA III.
Lucindo solo.
E pur rassembra astuto, ma toccando
Della sua debolezza il tasto frale,
Fa vedere che in testa ha poco sale.
Se la burla ha il suo effetto,
Sarà doppio il diletto: aver io spero
Albina, il mio bel foco,
Con il mezzo gentil d’un lieto gioco.
Amor sagace
Talor rapace
Le reti stende.
Talora attende
Li cuori al varco;
Ora coll’arco
Li stende al suolo,
Li prende a volo,
Cader li fa.
Amore ha il vanto;
Or con le risa,
Ora col pianto
Vincendo va.
SCENA IV.
Spezieria 6.
Cecchina e Mengone.
Portatemi rispetto. (A Mengone
Mengone. Sia il punto maledetto
Che vi ho veduto.
Cecchina. E cosa vi ho fatt’io?
Mengone. Per voi si è disgustato l’amor mio.
Cecchina. Per me?
Mengone. Per cagion vostra
M’è nato con Grilletta un brutto intrico.
Cecchina. Di voi, di lei, non me n’importa un fico.
Mengone. Voglio che andiate voi
A dir a lei, che a lei fedele 7 io sono.
Voglio che le chiediate anche perdono.
Cecchina. Perdono? poverino!
Questa cosa tra femmine non s’usa.
Prima vorrei morir, che chieder scusa.
Benchè sia contadina,
Con una cittadina
Non mi vorrei cambiar.
Non ho una ricca vesta,
Non ho la cuffia in testa,
Ma almeno non ho debiti,
Almeno ho da mangiar. (parte
SCENA V.
Mengone, poi Grilletta.
Mai più te la perdono.
Grilletta. (Povero Mengoncin, pentita sono). (da sè
Mengone. Ragazza... (Ecco Grilletta). (da sè
Grilletta. (Aggiustarla vorrei, ma con decoro).
Mengone. (Tornar in pace pagherei un tesoro).
Grilletta. (Ei mi guarda sott’occhio).
Mengone. (Volevo regalarle questo nastro;
Ma più non lo vorrà).
Grilletta. (Che cosa ha in mano?
Pare un nastro).
Mengone. Pazienza!
Maledetta fortuna! (getta il nastro per terra
Grilletta. Gettar la roba8 via
È segno di pazzia.
Mengone. Già, sono un pazzo,
Tutto il mondo lo sa.
Grilletta. Povero nastro!
Almeno valerà quattro testoni.
Mengone. Vale, per dir il ver, due ducatoni.
Grilletta. E lei lo butta via?
Mengone. Non so che farne.
Volevo regalarlo;
Se nol posso donar, vuò calpestarlo.
Grilletta. Guardate lì; peccato!
È tutto polverato.
Mengone. Un po’ di polve
Presto si manda via.
Grilletta. Veder non posso
Mandar male la roba.
Grilletta. Poverino! (per prenderlo
Mengone. Si fermi. (anche lui
Grilletta. Lasci.
Mengone. Eh via.
(Tutti due vogliono levar di terra, con lazzi, toccano9 lamano, poi resta a Grilletta.
Grilletta. Prenda. (lo vuol dare a Mengone
Mengone. Questa non è più roba mia.
Grilletta. Lo vuò restituir.
Mengone. Non lo permetto.
Grilletta. Che ne ho da far?
Mengone. Lo può portare in petto.
Deh, per pietà, mia cara,
Portatelo, vel dono.
Picciolo, è vero, il dono,
Ma non è scarso il cor.
Grilletta. L’accetterei, ma temo;
Ah, non vorrei che poi...
Un ladro siete voi,
Che mi ha rapito il cor.
Mengone. Dolce furto, che mi piace!
Grilletta. Vo cercando la mia pace.
(a due Mi consola il dio d’amor.
Mengone. Grillettina, piccinina,
Metti il nastro.
Grilletta. Signor no.
Mengone. Dallo a me, che il metterò.
Grilletta. Non lo voglio, signor no10.
Vallo dare alla Cecchina.
Mengone. Dallo qui, lo strapperò.
Grilletta. Signor no.
Mengone. Grillettina.
Mengone. Maledetto! che dispetto!
Non lo posso tollerar.
Grilletta. La si scalda, padron mio,
Non si può nemmen parlar.
Mengone. Ma s’io sono...
Grilletta. Già lo so.
Mengone. Via, perdono...
Grilletta. Signor no.
Mengone. Metti il nastro.
Grilletta. Il metterò.
Mengone. Farò io.
Grilletta. Via di qua.
Mengone. Gnora sì. (le punta il nastro
Grilletta. Signor no.
Mengone. Bello, bello!
Grilletta. Bricconcello!
(a due Oh che gioia, che diletto!
Nel mio petto balza il cor.
Viva, viva il dio d’amor.
SCENA VI.
Sempronio, Albina, Lucindo e Volpino vestiti alla Turca, con seguito di finti Turchi.
Possiam11 partir. Porterò meco unguenti,
Spiriti, elettuari12,
Droghe, essenze, empirò mezza felucca13
Con oglio perfettissimo di zucca.
Volpino. Prima che ti partira,
Che aver figlia e pupilla a noi sposara.
Sempronio. Sposara? star contenta14.
Lucindo. Se voler, porger mano. (accenna Albina
Sempronio. Sposalo, figlia, e diverrai signora.
Albina. Per obbedir il padre,
Lo faccio volentier.
Lucindo. Ti stara mia.
Sempronio. Noi scriverem le nuove di Turchia.
Volpino. Dove stara Grilletta?
Sempronio. Stara in casa.
Volpino. Mi volerla chiamara,
E in to presenza la voler...
Sempronio. Sposara.
Volpino. Brava, brava, Semprugna.
Sempronio. (La sposi, non m’importa,
Ora vado in Turchia.
Mi farò ricco colla spezieria). (da sè
Volpino. Salamelicca,
Semprugna cara.
Costantinupela
Sempre cantara,
Sempre hallara
La, la, la, la. (parte
SCENA VII.
Sempronio, Albina, Lucindo e finti Turchi, poi Grilletta e Mengone da Turco.
Che gente spiritosa e d’allegria!
Che paese gentile è la Turchia!
Grilletta. Ecco, signor tutore,
Questo turco mi prendo.
Sempronio. Sia in buon’ora;
Prendine quattro, se tu vuoi ancora.
Mengone. Ma mi voler sposara
Con tutta ceremunia;
Voler che ti, tutora,
Sposar pupilla.
Lucindo. E la tua figlia ancora.
Sempronio. Sì, volentieri tutte due sposara.
Tu questa; questa tu. Padre e tutore,
In presenza di tanti testimoni,
Vi congiungo nei vostri matrimoni.
Mengone. Viva, fin che crepara.
Sempronio. Sì, obbligato.
Lucindo. (Questa volta Sempronio ci è cascato). (da sè
SCENA ULTIMA.
Volpino e detti.
Sempronio. Stara qua, stara qua, star maritata.
Volpino. Con chi?
Sempronio. Con quel bel turco si è sposata.
Volpino. Chi stara ti?
Mengone. Ti, chi star?
Volpino. (Maledetto!
Mengon me l’ha ficcata). (da sè
Pien di rabbia e di sdegno, io resto un cavolo,
E tai baffi e vestiti mando al diavolo.
(levando li baffi si scopre
Mengone. Signor Sempronio,
Il matrimonio
Si è fatto qua.
Più non si va. (si scopre
Lucindo. La vostra figlia
È già sposata.
Al padre ingrata
Mai non sarà.
Più non si penerà.
Volpino. Ed io che tanto ho fatto
Per acquistar Grilletta!
Quel razza maledetta
In vece mia l’avrà?
Sempronio. Bricconi quanti siete,
Ficcata me l’avete;
Levatevi dagli occhi....
Andate via di qua.
Mengone. Grilletta. Lucindo. Albina. |
a quattro | Contento il nostro core |
Amore c’ingegna15;
Sa l’arte, e l’insegna 16.
Ma s’uno è più scaltro.
Soffrire quell’altro,
Tacere dovrà.
Fine del Dramma.
- ↑ Zatta: e se riesce.
- ↑ Nel testo: labri.
- ↑ Zatta: Avviso! Di qual parte?
- ↑ Nel testo: vusignoria.
- ↑ Forma dialettale: non mi lascio superare. Propriamente, non sopporto soprusi.
- ↑ Fenzo: Spezieria.
- ↑ Fenzo: fedel.
- ↑ Nel testo: robba.
- ↑ Zatta: tocca. Nell’ed. Fenzo è stampato con abbreviazione: tocc. la mano.
- ↑ Così l’ed. Zatta. Nell’ed. Fenzo ti legge solo: Non lo voglio.
- ↑ Nel testo: potiam.
- ↑ Nel testo: eletuarj.
- ↑ Nel testo è stampato: Droghe, essenze, ed empirò mezza felucca.
- ↑ Così l’ed. Zatta. Fenzo: Sposara, star contenta.
- ↑ Così il testo. Forse è da correggere: s’insegna.
- ↑ Nell’ed. Fenzo c’è qui l’interrogativo.