Levia Gravia/Libro I/Le nozze (Festa di giovani e fanciulle)
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XIII.
LE NOZZE
(festa di giovani e fanciulle)
Ne la stagion che il ciel co’ le feconde
Piogge nel grembo de la madre antica
Scende è l’eterna amica
4Co’ vegetanti palpiti risponde,
E gemiti e sospiri e arcani accenti
Volan su’ molli venti
E la festa e il clamor de gl’imenei
8Nel canto è de gli augei;
Quando, de le foreste al lento giorno,
Accennando del vertice ondeggiante,
Fremon d’amor le piante,
12E un fresco effluvio va su l’aure íntorno;
Quando al sol nuovo di pudico ardore
Dal verde letto fuore
S’invermiglia la rosa, ed il suo duolo
16Canta a lei l’usignuolo;
Su la tepida sera e con la stanca
Luna che sorge e va tra gli odorati
Vapor benigna e i prati
20Arsi rintégra e i verdi monti imbianca,
Tu a l’ opre de la vita a le tue leggi
La giovin coppia reggi
E guida, o sacra, o veneranda, o pura
24Madre e diva, natura.
primo semicoro di giovani
Qual nel roseo mattin lene si solve
Lucida visïone e come stella
Di sua bianca facella
28Segna cadendo a l’alta notte il velo,
La fanciulla trasvola. Oh chi del cielo
La pace e il riso ne’ begli occhi infuse?
Chi tanta circonfuse
32Gloria di raggi a la gentil persona?
Tenebra e gelo, ov’ella n’abbandona,
Contragge l’aer e i cuor, ma seco adduce
L’ardore ella e la luce,
36E sotto il bianco piè fiorisce aprile;
E l’aure e l’acque e i fior con voce umile
Mormoran di sommessi amor richiami,
E piú dolce tra i rami
40Corre la melodia di primavera.
Quasi canzon lontana in su la sera
Ne i lidi antichi de la patria udita
Onde fu la partita
44Grave e n’arride in cor dolce il ritorno,
Suona la voce sua. Ben venga il giorno
Che di novelli sensi una vaghezza
Colori sua bellezza,
48Come il sol primo adolescente fiore,
E là si svegli dove or dorme amore.
secondo semicoro di giovani
Allor risponde ad ogni offesa - amore -
Dante con viso d’umiltà vestito;
E ne l’alto infinito
53Come in sua regïon s’affisa e mira;
Ed un rombo di bianche ali l’aggira;
E pur tra il fumo de l’italiche ire
Scender vede e salire,
57Quasi pioggia di manna, angeli al cielo.
Allor contempla il Buonarroti anelo,
E sovra il marmo combattuto posa
Lento la man rugosa
61Dinanzi al folgorar di due pupille.
Ma tu, Sanzio gentil, tante faville
Giungi a’ tuoi chiusi ed immortali ardori,
Quante pe’ bei colori
65Chiedi a la terra e al ciel forme divine.
Ahi troppo amico di tua morte! al fine,
Come arboscel che d’una rupe orrenda
Avido si protenda
69A ber la luce e il sol, tu langui e spiri.
Tale, ove pieghi de’ begli occhi i giri
Costei cui donna il vulgo e Beatrice
Chiama il poeta, indice
73Lor fati a l’ alme, e sovra l’arte regna,
Di bellezza e d’amor vivente insegna.
i due cori
Cosí pronta e leggera
Per tempeste di mari
La rondinella a i cari
Liti e al suo nido affretta,
79Che il ciel mite l’aspetta — e primavera,
Come voli tra’ fiori
Tu al cupido marito;
E tal cervo ferito
Tende a montano rivo,
84Qual ei tutto giulivo — a i dati amori.
Tu togli, amor possente,
La vergine al suo tetto,
Tu lei togli a l’aspetto
E al bacio lacrimato
89De l’uno e l’altro amato — suo parente.
A novo ostel la guidi,
Ad altre cure e sante;
E al consecrato amante
Lei timida e vogliosa
94Doni moglie, e pietosa — amica fidi:
Onde poi si rinnova
La socïal famiglia;
Dove, se amor consiglia
Al vero al buono al retto,
99Virtú fiorisce e affetto — in bella prova.
Fanciulla, or t’abbi in core
Pur tra’ pensier piú cari,
Che de’ pudichi lari
In te posa la fede,
104Che del costume siede — in te il valore.
Tu lasci i primi gigli,
E cambi a piú gentile
Questo tuo stato umile;
E il saprai quando intorno
109Ti fioriranno un giorno — i dolci figli.
primo semicoro di fanciulle
Qual chi de l’esser suo toccò la cima
Tranquilla e glorïosa ella ne viene:
Diffuso ha per le gene
113E ne la fronte di letizia il lume.
Attende; e poi, qual con le aperte piume
Colomba al pigolar de la covata,
Ella corre beata
117E d’amor radïante a un picciol letto.
Denuda, o vereconda, il casto petto:
Dischiudi, o bella, il tuo piú santo riso:
Il pargoletto affiso
121Ne la tua vista i nuovi affetti impari.
A te co’l riso egli risponda, i cari
Occhi parlino a te. Sveglia co ’l senso
Nel picciol cor l’immenso
125Intendimento de la vita umana.
O de le semplicette alme sovrana,
O pia de’ novi cuori informatrice,
La steril Beatrice1
129Ceda a te, fior d’ogni terrena cosa.
Talamo e cuna è l’ara tua: l’ascosa
Corrispondenza è quivi, onde si cria
Quell’eterna armonia
133Che de’ petti domati in fondo aggiunge
E la famiglia a la città congiunge.
secondo semicoro di fanciulle
Allor, perché da le sue case lunge
Voli di servitude il dí nefando,
Cade l’eroe pugnando,
138E ne la luce de i cantor rivive;
E contro l’Asia che di forme achive
Ornar vuole a’ tiranni il gineceo,
Suona su per l’Egeo
142Il peana e la sacra ira d’Atene.
Sorge de i re contro le voglie oscene
Il gran giuro di Bruto, e su le spoglie
De la pudica moglie
146Libertate a la lor fuga sorride.
Tremi le squille ancora e l’omicide
Sicule furie qual porrà la mano
Dominatore strano
150Su le donne de’ vinti, o le vendette
De i secreti pugnali. A noi permette
Altri l’età miglior vóti e speranze,
Se de le molli usanze
154Vinca le oblique insidie integra l’alma.
Or vienne, o giovinetta: or, palma a palma
Stretta co ’l tuo fedele, entra d’amore
Nel tempio: ma il pudore
158Che la vergin tingea de la sua rosa
Non si scompagni da la nova sposa.
i due cori
O te felice, o sopra
Il nostro infermo stato
Te cara al ciel! beato
Il letto de’ tuoi amori,
164S’ombra de’ propri fiori — avvien che’l copra.
Ma in cor ti sieda impresso
Ch’ogni piacer piú caro
Ti tornerà in amaro
Senza i baci e gli accenti
169De’ pargoli innocenti — e il puro amplesso.
Ahi, la non degna sposa
Ch’odia di madre il nome
Stolta e crudele! Come
Talento reo la sprona,
174A danze si abbandona — furïosa
E in tanto, o empia!, langue
Su mercenario petto
Il caro pargoletto,
E d’altrui baci impara
179Disconoscenza amara — del suo sangue.
Ma, quando di restia
Vecchiezza il corpo offeso
Sente de gli anni il peso,
A lei non per soave
184Cura figlial men grave — è l’età ria.
Muore; e non di sua prole
Il pianto e il bacio estremo
Non il vale supremo
La misera conforta:
189Questo natura porta — ed il ciel vuole.
Ma tu piú saggia il fiore
D’ogni piacer ritrova
In questa cura nova.
Cosí nel bel disio
194Ti benedica Iddio — t’arrida amore.