III. Svolgimento del Processo

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II IV

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III.


SVOLGIMENTO DEL PROCESSO



Ecco subitamente aggrandito il formidabil processo, cui le spontanee denunzie della Mercuria iniziarono, e le confessioni estorte alla Menegota, a Lucia ed a Domenica avviarono.

Cecilia Sparamani, assoggettata il 6 dicembre ad esame, dichiara che suo figlio Cristoforo subiva attacchi epilettici, e che aveva inutilmente consultati medici per liberarnelo; » poi essendo stato detto da molti Religiosi, cioè dei reverendi padri Cappuccini o Zoccolanti, come anche dal nostro Capellano qui di Villa, che questo figliuolo sia fatturato, deliberai di mandarlo a Padova a sant’Antonio: ma perché ci fu detto che le strade erano fangose e cattive, fu condotto a Brondolo, ad un Vescovo dal qual fu scongiurato; poi l’ho fatto condurre a Trento al padre Macario a ricever alcuni bollettini contro le fatture: hora si trova in Trento.

Conchiude dicendo di non sospettar chichessia.


Comparuit Johannes Antonius Ferrari dictus Scarambea, et exposuit, Suæ Spectabilitati, dicens:


Giovan Antonio Ferrari detto Scarambea si presentò a Sua Signoria dicendo:


» già alcuni anni mi morseron alcuni bovi, una vacca ed una manza con mio gran danno; sebben però non ho [p. 218 modifica]avuto sospetto alcuno. Mia moglie l’altro giorno mi ha raccontato che Lucia Cavedena, che hor si trova qui pregiona, vene una volta in casa mia a pregarla ch’io volessi tenerle una creatura a battesimo, che non mi sarebbe più morto bestiame.

Gratiadè Peterlino interrogato il 7 dicembre intorno lo stregamento di Cristoforo, soggiunse:

» molte volte venivano gatte per la casa, e facevano brutti versi et urli; et ancorchè molte volte abbi provato con bastoni di smarrirle, nè per questo cessavano.

Lo stesso 7 dicembre Domenica Gratiadei fu assoggettata al terzo interrogatorio: richiesta del modo con cui venne malefiziato Cristoforo, rispose di non saperlo: di Benvenuta Consola sua propria madre defunta, disse che fu strega di cartello: confessò finalmente d’aver dato alla Mercuria il pomo che doveva sconciare la marchesina Bevilacqua.

Li 13 dicembre, Lucia depose:

» Dominica mi ha confidato che il diavolo le ha donato un anello in segno di patto, e me lo mostrò, nel qual sono alcune lettere; e di più aveva un altro anello senza preda col qual ha bollato me.

Furonle mostrati due anelli stati rinvenuti in casa di Domenica, e dichiarò ch’eran quelli. Richiesta dello stregamento de’ buoi dello Scarambea, descrisse il modo con cui era stato operato, cioè ungendo le greppie.

Il 7 dicembre Lucia confessò d’un’insalata stata mandata alla fu Lisabetta, figlia del cancellier Frisinghello, per farle fare il mal fine; e diffatti la fanciulla trapassò poco dopo. Qui viene per la prima fiata in campo Benvenuta, figlia di Domenica Gratiadai, giovinetta di diciasette anni. Lucia intorno ad essa depose:

» ha rinuntiato al battesimo in casa propria, alla presenza di sua madre, di tutti noi e del diavolo in forma di giovene; fu bollata; il diavolo l’abbracciò, e [p. 219 modifica] » per segno sempre v’erano balli, e festini in casa sua; anzi di più, per quanto detta giovine mi ha detto, il diavolo le faceva delli presenti, e mi mostrò un paro di scarpe reverse belle, dicendo, — le ho guadagnà jersera. —

Domenica Gratiadei richiesta come conducesse la figlia al convegno diabolico, rispose:

» son circa cinque anni che tutte mi consigliavano di presentare alla compagnia mia figlia; dove alfine tanto l’esortai, che si lasciò indurre a renuntiar al battesimo, et alla confessione, come fece alla nostra prisenza, e del diavolo in forma di giovene che assai l’amava...

Tengon dietro due lunghe narrative sulla insalata mandata a Lisabetta Frisinghello, e sullo striamento del giovine Valentin di Villa, operato dalla madre di Lucia.

ll 18 dicembre Lucia subisce il suo sesto interrogatorio: ci par esso così caratteristico che prendiamo a copiarlo con iscrupolosa esattezza.


Die XVIII mensis dicembris 1646.

in loco etc.

coram etc.

Noviter constituta Lucia Cavedena educta e carceribus et sub juramento formaliter præstito, prout tactis Scripturis.


Questo giorno XVIII di decembre 1646.

nel Pretorio ecc.

alla presenza ecc.

Novamente chiamata ad esame Lucia Cavedena, estratta dal carcere, ed assoggettata a giuramento, colla mano stesa sui Vangelii;


» Interrogata se gli sia venuto in mente cosa alcuna da dire oltre le cose da lei dette nei precedenti suoi costituti, rispose:

» non saprei più che dir altro.

» Interrogata se mantenirà anca in tormenti quel tanto che ha detto, cioè che Benvenuta Consola sii stria, e che sii stata presente a far l’onto per ruinare i buoi dello Scarambea; item a comodar l’insalata che fu mandata a [p. 220 modifica] » Lisabetta figlia di me Cancelliere; item d’essere stata nelli suoi congressi a Nomi in casa di M. Francesco Damisel dov’è meritata una delli Sparamani; item dal Quandomeneghi; item dalli Sparamani quando ritrovorno Cristoforo che dormiva; item nella camera di Sparamani, et anca dalla d.a Consola nella sua camera; item da M. Francesco del Vili; rispose:

» signor sì ch’è vero et io lo ratifico, e lo mantenirò anche in tormenti.


subdens ex se:


soggiungendo da sè:


» ma non solo mantenirò questo contro la Consola, ma anche contro Benvenuta figlia di Dominica Gratiadei; che anca quella giovine è venuta in istriozzo, e fu presente quando si governò la insalata per vostra figlia; anzi essa trovò la insalata, e ghe la portò, e sapeva ogni cosa, perchè V. S. deve sapere che chi de gatta nasce li sorghi pia; e siccome la madre è anca la fia.

(Troviam qui in margine N. B. e a piè di pagina
io Paris Madernino delegato affermo =
ego Johannes Ropele commissarius fui assistens)

» Mantenirò anche quel che ho detto contro Isabella Brentegana, e Polonia sua figlia, che sono strie state in striozzo.

» Interrogata se essa sapi che altre persone siino state presenti a far simili striamenti, e nelli suoi congressi, rispose:

» me soviene che anca Santo Peterlin di Villa, il ferraro, è venuto con noi suso a veder ruinare li buoi dello Scarambea; e fu presente a vedere far l’onto, e vene anchor lui in forma di gatto. Vi è stato anca Delaito Cavaleri di Villa quando fossimo a Nomi in casa Damisel dov’è maritata una delle Sparamani: e tutto mantenirò qui e via de qui. [p. 221 modifica] subdens ex se


soggiungendo da sè:


» Alla vedova Gratiadei par strano di vedersi scoverta delle sue furbarie; perchè hiersera quando l’official la condusse in prigione andava gridando ah traditore! sassine!

» Ei dicto (dettole) che dica la verità delle ostie che ha mostrate alla Mercuria, e di quelle che ha ricevute dalla detta, rispose:

» questo non è vero!


Tunc sua Nob. et Spectab. Dominatio, acceptatis pro Fisco proficuis, monuit ipsam constitutam benigne ut recedere debeat a mendaciis, et veritatem fateri antequam ad rigorosum examen adveniatur;

respondit:


Allora Sua Signoria, fatte le debite riserve a pro del Fisco, ammonì benignamente l’accusata che desistesse dal mentire, e dichiarasse la verità avanti che la si assoggettasse all’esame rigoroso;

rispose:


» Io ho detta la verità nè so che dir altro.


subdens ex se:


soggiungendo da sè:


» Mi par che habbi detto in un mio costituto che quell’anello ch’è di Dominica ghel habbi portato il diavolo; ma mia madre mi ha detto che il diavolo lo portò alla madre del q. Valentin Gratiadei, madona di detta Dominica, perchè anch’essa mentre viveva si dice ch’era una stria. Quanto poi all’altro anello senza preda, di quello se ne serviva per corroborare il bollo che faceva il diavolo, conforme ha segnato anca me.


Et eam factis multis aliis interrogationibus et admonitionibus persisteret semper in negatione, sua Nob. et Spect. Dominatio, visis contradictionibus et contrarietatibus resultantibus ex suis depositionibus, consideratisque indiciis in pro-


Dopo molte interrogazioni ed ammonizioni, persistendo essa a negare, l’ill.mo signor Giudice, scorgendo le contraddizioni che risultavano dai costituti di lei, e considerando gli indizii da cui era gravata, premessa solenne protesta che [p. 222 modifica] cessu eam gravantibus, præmissa protestatione solemni, quod, per quemcumque actum factum vel faciendum non intendit præjudicere juribus aquisitis Fisco, maxime vero per propriam ipsius confessionem, quodque per quamcumque interrogationem ei faciendam vel responsionem ab ipsa dandam non intendit eis in minimo derogare, sed sic salvis præmissius et non aliter, nec alio modo, animo tamen habendi precisam et categoricam responsionem, et majorem veritatem, decrevit eam fore subjiciendam rigoroso examini, nempe tormento funis: ad quem effectum mandavit eam per officiales adduci ad locum solitum, ibique spoliari, ligari, funique applicavi, et in altum elevari.

Quæ cum adducta esset ad locum torturæ, ibi spoliata, ligata, et funi applicata, adhuc benigne fuit admonita et hortata ad patendam veritatem, et non permittendum se cruciari;

respondit:


da ciò che stava per ordinare non avesse a provvenir pregiudizio ai diritti già aquisiti dal Fisco, e affin di ottenere una precisa e categorica risposta; ordinò che la inquisita venisse assoggettata all’esame rigoroso, cioè al tormento della corda; al qual effetto impose ai birri di menarla al solito luogo, e quivi spogliarla, legarla, e sollevarla in alto.










Fu dessa, infatti, menata al luogo della tortura, ivi spogliata, legata, e per giunta benignamente ammonita ed esortata che dicesse la verità, e non consentisse di venire tormentata;


Rispose:


» Ho detta la verità nè so che dir altro.


Tunc Sua Dominatio mandavit eam in altum elevari; quæ sic elevata cœpit dicere clamando:


Allora Sua Signoria comandò ch’essa venisse elevata in alto; la qual così elevata cominciò a gridare:


» o Gesù Maria le mie man! o Dio! o Madona del Rosario! ho dita la verità; no so altro: ohimè! lassème zo! o DIo! son morta! lassème zoso!... [p. 223 modifica]» Ei dicto (dettole) che dica la verità se sono stati altri compagni e compagne con essa nelli suoi congressi di striamenti, oltre li pronunciati in processo, rispose: no; solamente quelli che ho nominati.

» Interrogata, rispose:

» non ho avute ostie consacrate, nè è vero che ne abbi mostrate alla Mercuria... O Dio! lassème zoso! misericordia!

» Interrogata se Santo Peterlin abbia renuntiato al battesimo, rispose:

» no lo so; ma nessun pò venire in questi loghi con il diavolo se non hanno renuntiato... O Dio! mi no so altro, lassème zò! La Consola è stata consenziente anco alla fattura della fiola qui del signor Cancelliere.


Quæ cum stetisset in tormento elevata per spatium dimidii quarti unius horæ circa, Nob. et Spec. judex mandavit ipsam leniter deponi, dissolvi, brachiaque reaptari, reindui et ad locum suum reconduci, facta prius interrogatione an intendat ratificare omnia quææ dixit in tormentis, nunc soluta;

respondit:


Essendo durata la tortura circa un mezzo quarto d’ora, il signor Giudice ordinò che la paziente venisse con riguardo calata giù, slegata, le si rimettesser a posto i bracci, la si rivestisse, e riconducesse al carcere; interrogatala prima se intendesse confermare, or ch’era sciolta, ciò che ne’ tormenti avea dichiarato;

rispose:


» sì che intendo ratificare ogni cosa, come in verità dico essere vero tutto quello che ho deposto su nella corda.


Et hæc omnia fuerunt servata ad præsentiam magnifici domini Antonii Pizzini Nogaredi, ac domini Francisci del Villi Villæ tamquam virorum proborum, locoque gastaldionum assumptorum juxta formam statuti cap. 17 in ci-


E tutto ciò fu fatto alla presenza dcl magnifico sig. Antonio Pizzini di Nogaredo, e del signor Francesco del Villi di Villa, in qualità di probi viri, e assunti in luogo e stato di assessori, in conformità al cap. 17 degli Statuti Civili ecc.; [p. 224 modifica] vilib. etc.; quibus fuit delatum juramentum de taciturnitate.

ego

Costantinus Frisinghellus

cancellarius

scripsi.


ai quali fu deferito il giuramento di serbar il silenzio.

Io

Costantino Frisinghello

cancelliere

scrissi.


Questo 18 dicembre 1646 ci fu molto da fare nel pretorio di Nogaredo. Anche Domenica Gratiadei vi soggiacque ad interrogatorio e tortura, e l’udiamo protestare, confessare, lamentarsi, urlare allo stesso modo di testè: l’insalata di cui morì la figlia del Frisinghello torna a galla: per me ritengo che questo lusso di torture inflitte dal giudice Madernino, e dal commissario Ropele ebbe di mira dar soddisfazione al Cancelliere scrivente, al quale quelle furie dichiaravano senza circonlocuzioni d’aver assassinata moglie e figlia. Notiamo che la Gratiadei fu tormentata quattro volte più di Lucia,


cum stetisset in tormentis dimidium horæ.


avendo la sua tortura durato mezz’ora.


Il costituto del 20 dicembre ci presenta un nuovo personaggio più interessante di tutti i precedenti; dacchè non si tratta di femmine maritate, e di vecchie arpie, ma sì d’una fanciulla appena uscita d’adolescenza.

Benvenuta Gratiadei richesta che opinione s’abbia di sua madre, rispose:

» la ho sempre tenuta per dona da ben.

Richiesta s’era dimestica della Menegota, e di Lucia, rispose:

» venivano a domandar in prestito qualche cosa, come il scaldaleto.

Richiesta se lo stregamento dei buoi dello Scarambea l’era noto rispose negativamente: poi soggiunse turbata:

» se però mia madre non mi avesse fatto qualche cosa acciò non mi ricordassi. [p. 225 modifica]Le furon letti i costituti di Lucia del 15 e del 17.

» Non so di averlo fatto, a meno ch’io non fossi stata onta da esse, e che mi avesse parso come un sogno; perchè mi ha parso di trovarmi in compagnia di putte, e di ridere e di ballare.

Interrogata di nuovo, e con minacce, rispose:

» ben è vero che alcune volte comparve in mia casa un giovine che pareva un foresto, e mi faceva all’amore, e comparivan sonadori, e si ballava.

Richiesta intorno questo giovine, rispose:

» fu quello che mi bollò su d’una spalla con un ferrazzuolo fogato, e mia madre vi pose sopra l’anello che ha senza preda, e mi disse che quel giovene era il diavolo, e che io non dovessi dubitare che mi haverebbe sempre ajutata: ma sono alcuni anni, e non posso ben ricordarmi, perché non avevo tutto il mio giuditio. Parmi che mi donasse anche delli quattrini, non saprei dir quanti: li diedi a mia madre, che è stata una traditora a sassinare una sua creatura a questa maniera.

Richiesta se fosse intervenuta a’ convegni diabolici, rispose:

» tutto mi sembra, come ho detto, un sogno: e parevami che sempre vi fosse il diavolo in forma di quel giovene.

Interrogata se abbia portata quella tal insalata, rispose:

» sì, d’ordine di mia madre: mi venne dietro Lucia per osservare se questa vostra figlia la mangiava; e tornò dicendo che avea vista mangiarla: allhora tutte ci ponessimo a ridere (c’erano lì la Menegota e la Mercuria) gridando — la la ga magnada! — la la ga magnada!

Richiesta che nome s’avesse il diavolo suo innamorato, rispose di non ricordarsene.

Richiesta se portava sul proprio corpo qualche segno diabolico, rispose:

» si, lo ponno vedere. [p. 226 modifica] Quibus habitis spectab. Judex jussit eam denudari, ut possit videre signum factum a diabolo: quæ denudata et bene visitata repertum est signum super humerum sinistrum magnitudinis unius grani lentis.


Lo che udito, il signor Giudice ordinò che la si dispogliasse, affine di poter vedere quel segno diabolico: essendo stata spogliata e visitata, quel segno fu scorto sulla spalla sinistra, ed era della grandezza d’un grano di lente.


Appiè di questa pagina (la 137.ma), leggesi:

» Sin qui mandato un sumario a Salsburg.

Le deposizioni della giovine Benvenuta avendo confermata la complicità della Brentegana di Villa, e di sua figlia Polonia, stava per essere staccato contro di esse un mandato d’arresto, quando il Bargello a noi noto fece protocollare quanto segue:

» Isepo Goriziano officiale di questa Corte espone qualmente la preggion di sotto è mal sicura, e senza chiosura: perciò protesta, che, in caso che accadesse qualche cosa a Dominica Gratiadei che in detta preggion si ritrova, essendo le altre di sopra impedite da altre persone contenute nel processo, che non gli sia attribuito a mancamento. Di più espone qualmente Isabella Gratiadei, detta la Brentegana, e Polonia sua figlia non si ritrovano in Villa, et aver inteso che si siano absentate, e siano andate a Verona.

Il 23 dicembre Benvenuta subisce un altro interrogatorio, ove son da notare unicamente, che dice essersi ricordata, che il diavolo suo drudo si chiamava Martinello; e denunzia complici dello stregamento dei buoi dello Scarambea Zenevra Chemola di Castellano e la moglie di quel che « ha una natta in faccia, nominato Agostin Fitola.

Il 24 dicembre Lucia denunzia complice Maddalena, moglie di Antonio Andrei, detta la filosofa; conferma che Santo Peterlino era, non solo stregone, ma capo degli stregoni, perciò detto il caporale: rivela le parole pronunziate [p. 227 modifica] da Dominica Gratiadei quando manipolava l’unguento destinato a malefiziare Cristoforo, che consistono in una scellerata maladizione: palesa d’aver unto Agostino Agostini per vendicarsi; e denunzia nuovi complici.

Qui cade una petizione di Santo Peterlino, che, asserendo la sua età settuagenaria, e la sua nota probità, chiede d’essere sciolto di prigione, ov’era stato traddotto pochi giorni prima in conseguenza di un mandato d’arresto di cui ommettemmo la trascrizione. Ce ne ha qui un altro spiccato contro la Filosofa, e accompagnato dal processo verbale della cattura di lei:

ll 2 gennaro 1647 Domenica Gratiadei, depone:

» l’ordine che tenevamo nell’andare ai giochi era il seguente: tutte venivano le nominate: io con Santo andavamo avanti, e le altre seguitavano, tutte in forma de gatti: il diavolo sempre precedeva. Alcune volte pareva che fossimo a conviti grandi, commedie, balli, soni, canti; et allora il diavolo in forma di becco stava in piedi sovra d’un palco; e, subito entrati alla sua presenza, si va a fargli riverenza sempre ballando; poi si va alla tavola, dove pare che siano molte vivande: in capo stanno li caporali.

Richiesta dove tenessero que’ congressi, e quanto durassero, rispose:

» si ponno fare tali congressi dove si vuole: una volta all’anno solamente si osserva questa cerimonia, e noi l’abbiam osservata nei prati per andar a Piazza; ma non parevano prati, e piuttosto abitazion di palazzo con sala alla grande: i banchetti durano poco tempo, però par che vi si stia assai. Alcune volte sembrava che il diavolo si sentasse su d’una cadrega bella, e che fosse un gran personaggio al qual andavimo a baciare.. ..

Il 7 gennajo Santo Peterlino alle domande che gli vengono fatte, accompagnate dalla lettura delle deposizioni che lo gravano, non risponde altro che: [p. 228 modifica]» non è vero niente; no so niente; nemmeno ne voglio fastidio; son liber come il pater noster; non so di queste baje.

Vien confrontato con Lucia, ed assistiamo ad una scarica rabbiosa di — si ch’è vera! — no, che non è vera! —

Il 10 gennajo, la Filosofa (curioso personaggio troppo presto scomparso, come vedremo) vien assunta ad esame. Da principio nega tutto, poi ne dice più che non l’è domandato. A tirarla a rinunziare al battesimo era stata la Brentegana:

» ivi era presente il diavolo trasformato in un bell’huomo che pareva un capitanio vestito a livrea di rosso, ma era nero nel mostazzo e (nel mentre che da Santo mi fu buttata l’acqua sovra la testa, e diceva le parole del disbattezzo) muggiva co fa un toro, sopiando che pareva un mantese.

Richiesta quali eran gl’ impegni contratti dalle streghe, rispose:

» si deve adorare il diavolo; quando si comunica si deve sputar fori de bocca il Santissimo, et anco si toglie per fare delle furfanterie.

Richiesta della composizione dell’ unguento con cui si ungevano per andar a’ congressi, rispose:

» si piglia dell’Eucaristia, del sangue di creaturine piccole, dell’acqua santa, del grasso di bambini morti, e, mescolando tutto insieme vi si pronuntia sopra le parole secrete della maledizione.

Richiesta come celebrassero lor congressi, conferma le deposizioni a noi già note di Domenica Gratiadei: soggiunge ch’ essa (la Filosofa) vi portò i cadaveri d’alcuni bamboli, di cui nomina i padri.

» li cavassimo di notte uno verso la porta grande, et uno dalla parte della cappella ch’ erano ancora freschi con le

sue ghirlandine. In quel gioco prima se gli taglia via la [p. - modifica]

nelli Constituti della Meneghina

et di Lucia, et vi furon anco

quelle da Castellano che andas-

simo prima in casa de Santo

dove si radunavemo tutte

et andassimo a faturar

mo Agostino, mà mi non

v'andai

Tunc Nob. et Sp.lis D. Iudex

pro comprobatione predietus

...mandavit ipsam

in altu elevari -

Qua ... ellevaretur coepit esccla

mare dicens ò Dio, ò Giesus, ò

Gesus ò Giesus, o Giesus, son

morta quello ch hò dito,

ho dito, ò s.s Iddio Laseme

zo ch. hò deto la Verita

laseme zo; dicens dico la
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» testa, poi i brazzi, le mani, i piedi, i ginocchi; poi se gli cava fori dei grassi per far l’onto; e questo si fa tutto nella sinagogha delle strie; et ivi quei pezzi si mettono in pignatte, bollono, poi si portano in tavola, e si mangiano: alcuna parte anche si mette arrosto.

Prosegue denunziando altre streghe di cui vedremo in breve eseguita la cattura.

Termina descrivendo i malefizii di cui le streghe si giovano per suscitar temporali.

Il 13 gennajo, la Filosofa ritratta, e dichiara falso tutto quanto ha confessato il 10. Il Giudice le intima, sotto pena di venir tormentata, che dichiari chi è stato a suggerirle quella scappatoja; essa risponde:

» avendovi pensato su, e considerato che per la sorpresa e per la paura ho dette tante baje, certo ho trovato che ho fatto errore a dirvi quelle cose, perché, se avessi confessato, mi avreste ormai liberata, e saria tornata a casa: invece sono stata una minchiona a dirvi quelle cose che non son vere.

Il Giudice le tien parola, e la sottopone al tormento: eccola levata in alto che grida:

» O santo Iddio! è vero tutto quel che ho detto ne’ miei primi costituti; ratifico che sono una stria; ma lasséme zò per carita!

Fu calata, e intanto che le si rimettevano le ossa a posto non cessava di lamentarsi.

» O Giesus! fe’ pian! oh li mie brazzi! oh le mie man! come le ze vegnude negre!...

Nell’interrogatorio di Domenica Gratiadei del 18 gennajo troviam particolari d’una oscenità ributtante, ed ai quali non sapremmo far la menoma allusione circostanziata: basti dire che tuttociò vale a sempre più confermarci nella opinione che queste turpissime femmine, conquise da spavento, si lasciavan tirare a deporre ogni stravaganza iniqua che la immaginazione lor suggeriva, [p. 230 modifica] sperando con ciò di schivare la tortura, e propiziarsi il giudice.

ll 25 gennajo Santo Peterlino é sottoposto al tormento; ma persiste invitto ne’ suoi dinieghi.

ll 27 la giovine Benvenuta dichiara che tutto quanto ell’ha confessato precedentemente, é falso; carpitole da paura, e sorpresa. Per la singolarità del caso, ed anche per chiarire gli spaventi da cui gli accusati si trovavano sopraffatti, da’ quai cacciati ne venivano a confessioni di cui mal sapevano poscia render conto a sè stessi, trascriviam qui una pagina di questo costituto del 27.

Benvenuta interrogata se sia memore di ciò che ha dianzi deposto, risponde:

» so bene che ho ditto qualche cosa; non é però vera niente, perché se ben le ho ditte, non le ho però fatte.


Ei dicto quomodo audeat hoc inficiari, cum jam sponte confessa fuerit in suis constitutis quæ legi mandavit; quibus lectis, et per eam de uno in unum bene intellectis,

respondit:


Dettole come mai ardisse ritrattare ciò che liberamente avea confessato nei costituti suoi anteriori, che le si fecero leggere, poiché li ebbe uditi, ed un dopo l’altro attentamente ascoltati,

rispose:


» se ben le ho dette, non le ho però fatte tal cose: le avrò raccontate, perchè le intesi dire.

Richiesta da chi sia stata indotta a negare le cose predette che già avea confessate, rispose:

» io non sono stata istrutta altrimenti; ma le nego perchè non son vere.

Richiesta perché non disse così da principio, rispose:

» rispondeva conforme che mi veniva domandato.


Admonita ad dicendam veritatem circa consocios et consocias quam jam per propriam ipsius confessionem fuerant


Ammonita che dica la verità rispetto a’ complici; essendoche il Fisco mediante le precedenti confessioni da lei [p. - modifica]

Maria di Sparamani, ma

stimo d'havergene datto tropo

puoco che no habbi potuto far

buon effetto-

Dit Benvenuta non è vera

non sarà mai vera tù ti

meti per la gola bosiadrona

Bardassona che tù sei-

Allora Lucia dit si che è vera Rufi-

anona si ch è vera stria

boia si che è vera, et

te lo mantenirò sempre

com ho fatto anco sù nella

corda, dove gli narai

ancor di quele tue furfan-

tarie, et sentirai de

quello che la savarà-

Dit Benvenuta mi te dico che
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jura Fisco aquisita, a quibus nullo modo recedere Sua Dominatio intendit respectu suæ personæ;

respondit:


fatte ha già acquistato dei diritti, a cui Sua Signoria non vuol menomamente rinunziare;

rispose:


» dico che quel che ho detto non è la verità, mi: che volete che dica?

Richiesta s’ella ha mai data alcuna polver a Maria di Sparamani, rispose negativamente.


Tunc Judex mandavit per me Cancellarium legi constitutum Luciæ Cavedenæ factum heri in illa parte in qua dicta Lucia exponit pulverem datam per Benvenutam Mariæ Sparamani: quo lecto,

respondit:


Allora il Giudice ordinò ch’io leggessi quella parte del costituto di jeri, in cui Lucia dichiara d’aver dato a Benvenuta la polvere da ministrarsi a Maria Sparamani. Lo che udito leggere,

rispose:


» non è vera gnente.


Admonita ad dicendam veritatem, et ad magis illam convincendam de mendacio, Judex mandavit adduci Luciam ad præsentiam ejusdem Benvenutæ: qui cum adducta esset...


Fu ammonita che dicesse la verità; e affin di meglio convincerla di bugia il Giudice ordinò che Lucia fosse menata a confronto colla Benvenuta: la qual Lucia poiché venne...


qui c’imbattiamo in un diverbio ch’è troppo lungo e sconcio per poterlo riferire intero: eccone un saggio e ci pensiamo far cosa grata a’ lettori presentandone loro il facsimile stato cavato dall’originale col sussidio della fotografia, ridotta a metà grandezza.

» Lucia. Sì ch’è vera; e fu a casa tua avanti le vendemmie che ti m’ha dito — te sai, Lucia; ho dato de quelle polver sotto al naso alla Maria; ma stimo d’averghen dato troppo puoco che non abbi potuto far effetto.

» Benvenuta. Non è vera, nè sarà mai: ti menti per la gola bosiadrona, bardassona che ti se’! [p. 232 modifica]» Lucia. Sì ch'è vera, ruffianona, stria boja; e te lo mantenirò sempre come ho fatto, anca sulla corda.

Il 28 gennajo la Menegota fu sottoposta a tortura unicamente per cavarle i nomi d’altri complici, e ne denunziò, infatti, alcuni. Il tormento che subì non furon i tratti di corda, avuto riguardo alla sua età decrepita; sibbene quel de’ sibilli co’ quai già facemmo conoscenza nel processo della Signora di Monza. Anche qui la paziente è udita gridare:

» o le mie man! no posso dir altro! no so altro! Dio mio!

Simile scena rinnovasi la sera del medesimo giorno a spese di Domenica Gratiadei; le cui torture però sono senz’attenuazione, cioè consistono in tratti di corda.

Questa varietà di tormenti, secondo l’età, ci fa supporre, (vedendola rimandata senz’altro in prigione) che a Benvenuta abbiano profittato i suoi diciasette anni, ovverosia ch’ella, per titolo di giovinezza, andasse esente dal così detto esame rigoroso.

Una petizione del 28 chiede che Santo Peterlino sia rimesso in libertà, visto non avervi contro di lui altri indizii fuorché le denunzie di femmine qualificate vili, e indegne di fede.

Il 29 in virtù d’un mandato d’arresto del giudice, Valentina, figlia della Filosofa, vien arrestata da Goriziano, che presenta il processo verbale di tal cattura.

Il 7 febbrajo Pasqua Bernardini ne viene spontanea al giudice Madernino per purgarsi della taccia di strega, appostale, dice, da male lingue: è mandata in prigione. L’ indomane l’avvocato Noame presenta al Pretorio la difesa di lei: questo n’è l’esordio:

» Il fratricida Cain non fidava, nè si teneva sicuro in luogo alcuno, perchè sapeva la mala sua coscienza, e d’haver occiso il proprio fratello Abel: ma Pasqua Bernardina affidata nella sua innocenza e candida coscienza, non solamente non ha temuto le malle voci de’ malligni; [p. 233 modifica] » ma per far conoscere alla Giustitia ed al mondo tutto ciò che è, non ha dubitato comparere avanti quella, sicura che — cantabit vacuus coram latrone viator! —

Ecco Goriziano in movimento: il 10 febbrajo arresta e mena prigione Catterina Fitola, o Pedersina, e Junipara (voce significante l’ultima nata, o direm la minore), Chemola, o Zenevra: seguon lunghi interrogatorii che non ci apprendon nulla di nuovo.

Pasqua è chiamata ad esame: le si leggon denunzie che la qualificano strega: ella si abbandona a trasporti di collera. Richiesta se recasse sul proprio corpo un qualche segno sospetto, risponde:

» mi no go segni de sorta, se no fusser chianoni, o mortizzoli che mi han lasciato el segno; et anco me saltò una volta una slinza tra ’l brazzo e la spala zanca... Ah sassine maladette che son ben del diavolo, nè Dio ghe perdonerà se non restituiscono l’honor a chi l’han levato, quelle traditore!

Ci ha un confronto tra Pasqua e Lucia che ha sapore dell’altro poc’anzi memorato con Benvenuta. Il Giudice convinto dell’innocenza della Bernardini, o tocco, per quel che ne penso, della fulminante biblica eloquenza dell’avvocato Noame, la rimanda assolta.

Goriziano presenta l’inventario degli oggetti stati trovati in casa dell’arrestata Fitola, bossoli, vasetti, semenze, e nominativamente,

» un pitarel de terra verde con drento grasso,

» un fungo de larice,

» un fassoletto con onto, e

» un fiaschetto piccolo con dentro roba zalda ma puoca.

ll 19 febbrajo Catterina Fitola confessa d’essere strega, d'aver rinunziato al battesimo, d’aver assistito all’unzione praticata a danno d’Agostin Agostini.

Il 20 Junipara o Zenevra dopo lunghi dinieghi si confessa strega pur ella. [p. 234 modifica]Riscontriam qui varii costituti che versano su temporali suscitati, a quanto dicesi, da taluna delle inquisite.

Il primo marzo Frisinghello denunzia a Domenica Camello, a Lucia Cavedana, ed alla Filosofa il decreto 26 febbrajo che le dichiara ree convinte; e lor dimanda se contan difendersi.

Domenica e Lucia rispondono:

» noi siam qui, non sappiam come fare; averessimo caro di farlo, ma non abbiamo il modo: però in caso che ne sia assegnato un difensore d’officio, averessimo caro che ci fosse dato il sig. dottor Passerini, nel qual confidiamo.

La Filosofa disse:

» non so che difesa fare: e chi volete mai che mi difenda? e qual dottore me le vorrà far buone?

Il 9 marzo Goriziano dichiarò, ch’essendo sceso al levar del sole, secondo il suo costume, alle carceri per ispezionarle, vi trovò la Filosofa morta: Frisinghello venne alla sua volta, e verificò che la defunta era stesa a terra e già fredda. L’Arciprete di Villa D. Giovanni Bragliardi avendo, per forte sospetto di suicidio, ricusato al cadavere la sepoltura ecclesiastica, il Giudice ha ordinato che sia tumulata nelle ghiaje.

Il 13 marzo Domenica Gratiadei e Benvenuta sua figlia, interpellate se vogliono scegliersi un difensore, risposero:

» se buttemo nelli brazzi della bona giustizia, confidando che non me sarà fatto torto.

Lo stesso 13 Catterina Fitola dichiarò:

» è stato causa della mia perdizione Don Rinaldo per avermi perseguitata sempre fin da quando mi fece andar a Villa, e stare in sua casa quindici giorni con Antonia mia figlia.

Qui, con istrana preterizione, l’interrogatorio passa ad altri suggetti, senza punto addentrarsi in questo: direbbesi che la deferenza del Giudice per questo Don Rinaldo siasi [p. 235 modifica] spinta sin ad ommettere d’insistere su schiarimenti che avrebbon potuto comprometterlo: che se tali schiarimenti furono domandati e conseguiti, vuolsi allora notare che venner ommessi nel protocollo del costituto.

Il figlio del vecchio Santo Peterlino indirizza una supplica in forma di lettera al conte Paris di Lodron arcivescovo e principe di Salisburgo, acciò restituiscagli libero il padre: quell’Arcivescovo era il feudatario in cui nome agivano i magistrati inquirenti a Nogaredo.

Il 14 marzo Catterina Fitola, e Zenevra subiron la tortura senz’aggiunger niente a’ lor anteriori costituti. A patrocinatore di queste due, e di tutte le altre insieme fu scielto l’avvocato Bertelli, a cui si trasmise copia degli interrogatorii.

ll 18 l’Avvocato chiese, a pro della difesa, una proroga onde studiare la voluminosa filza delle carte trasmessegli; e gli venne concessa facoltà d’abboccarsi colle prigioniere.

I dottori in medicina Betta, e Bosini interpellati della lor opinione relativamente a’ segni trovati sul corpo di varii inquisiti, firmaron dichiarazione che potevan esser naturali. Richiesti se credesser che il diavolo potesse far perdere a fanciulle la verginità, risposero, che, trattandosi in ciò d’atto di vita, e la vita essendo una mistura d’anima e di corpo, e gli angeli non s’avendo corpo, ne conseguiva che le facoltà generative non avrebbon potuto venir esercitate dal diavolo, ch’è angelo scaduto, salvo il caso, che, impossessatosi della spoglia d’un trapassato, se ne fosse servito per produrre quello spaventoso fenomeno che appellasi incubo (1). Nel foglio empito da co[p. 236 modifica] siffatte elocubrazioni medico-teologiche, troviam inserita una polizzetta volante, su cui leggiamo:

» Per la faticha fatta nella opinion dichiarata circa la qualità et essentia de’ segni, come altri dubbii delle dettente nelle carceri, come appare nel già dato consulto, pretendemo due ducatoni per persona, non havuto riguardo alla difficoltà della materia che ci è stata proposta.

Gio. Franc. Betta.



Note

  1. Ecco il testo di questa curiosa parte della dichiarazione de’ medici sovranominati: « Remanet jam videndum utrum dæmones possint virgines deflorare ut petitum in cap. V, instructionis nobis latæ. Etiamsi hoc potius theologis quam physicis incumbat, attamen ut petitioni inserviamus breviter quod nobis videretur exponebimus. » Questio hæc duo habet capita, quorum primum est utrum daemones possint de sua natura virgines deflorare; alterum an coadjuvante altera natura. » Quo ad primum S. Thoma in p. p. quæst. art. 2.do agens utrum dæmones possint generare, expresse ait, et precipue in responsione argum. sexti, quod, cum generatio sit actus vitæ, et vita sit facultas dependens a composito ex anima et corpore, et cum angelus non sit corporeus, non potest neque habere operationes corporis, in quibus stat virtus generationis, ergo angelus non potest generare; sed dæmon est angelus, ergo neque dæmon ex sua natura potest generare, nec virgines deflorare; cum defloratio dependat ab operatione corporis. » Quoad alterum dicimus quod dæmones, cum sint naturæ angelicæ, non possunt generare, neque aliam corporis actionem perficere natura propria, sed virtute alterius naturæ, nimirum humanæ, ut habetur in Disquitionibus Magicis Martini Delrio lib. II, p. 151, nam dæmones cum volunt se ad aliquam actionem parare ne est ut corpus cadaveris assumant: et cum substantia spiritualis habeat imperium et dominium absolutum supra corporalem, non est absurdum si ipsa cadavera moveantur ab ipsis, et odoribus alterentur, ut fœtores illorum occultentur: et sic, modo incubi, possunt virgines deflorari ».