Le Nuvole (Aristofane-Romagnoli)/Parodos
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coro di nuvole
Se n’ode la voce lontana, solenne e misteriosa.
Strofa
Sorgiam, perenni Nuvole,
la parvenza svelando agile e rorida,
dall’echeggiante Ocèano
padre, ai sublimi vertici dei monti
incoronati d’alberi;
e contempliamo gli ultimi orizzonti,
la sacra terra che nutrica i frutti,
il fragorfo dei santissimi fiumi,
il fremer cupo dei marini flutti.
Ché il sole, infaticato occhio dell’ètere,
sfavilla, cinto d’abbaglianti lumi.
Or via, si scuota il pluvio
vel dalle forme eterne,
ed alla terra volgasi
l’occhio che lungi scerne!
socrate
Dunque m’udiste, o Nuvole venerande! — Hai. sentito
suon di voci, e d’un tuono il celeste muggito?
lesina
Certo! Ed a voi, Signore venerande, mi prostro,
e rispondere voglio corrègge al tuonar vostro.
A verga a verga, tremo! Che paura m’ han messo!
Ora si, che la faccio, permesso o non permesso!
socrate
Non dire buffonate, non seguire l’usanza
di questi scrittoracci di commedie! S’avanza
di Dee folta una schiera, che al suon degl’ inni danza.
coro
Antistrofa
Moviam, piovose vergini,
le pingui zolle a contemplar di Pàllade,
la popolosa amabile
cecropia terra. Qui dei riti arcani
il pregio, allor che il mistico
tempio si schiude a pure orge: agli Urani
qui le votive offerte; e i simulacri,
e i santuari eccelsi, ed i cortei
solenni, in gloria dei Beati, e i sacri
festini: in ogni tempo qui si cingono
di bei serti le vittime agli Dei.
E a Primavera, i bacchici
agoni, e’ l’allegria
d’ebbre danze, e dei flauti
la cupa melodia!
lesina
Oh me lo dici, in nome di Dio, chi son costoro,
Socrate mio, che intonano così nobile coro?
Eroine?
socrate
Chè! Nuvole celesti, sono, Dee
solenni degli sbucciafatiche. Esse le idee
ci dànno, la dialettica, la ciurmeria, l’ingegno,
la chiacchiera, il ghermire concetti, il dar nel segno!
lesina
Per questo, al solo udirle, sembra che metta piume
il mio spirito, e cerca di parlar con acume,
di dir fumose ciance, di bucare concetti
con più fini concetti, di opporre detti a detti.
Sicché, vorrei, se posso, veder come son fatte!
Dalle due pàrodoi cominciano ad entrare lentamente alcune Nuvole,
m forma di donne nasute, avvolte in veli bianchi e cinerei.
socrate
Guarda verso il Parnète! Scender già quatte quatte
le vedo.
lesina
Guarda verso dove gli ha detto Socrate, e perciò fuori del teatro.
E dove? Mostrami!
socrate
Li di fianco: son molte:
sgusciano tra i valloni, tra le macchie più folte!
lesina
sempre guardando verso il Parnetc.
Come succede? Mica le vedo!
socrate
accennandogli con un gesto 1 ingresso delle parodoi.
Li, all’ ingresso!
lesina
Adesso, appena appena!
socrate
Scorger le devi, adesso,
se non hai le traveggole!
lesina
E come! Oh venerande
Dive! Si sono sparse già da tutte le bande!
Con lente e composte danze, le ventiquattro Nuvole
si aggruppano intorno all’altare di Diòniso.
socrate
Lo sapevi che queste d’essenza eran divina?
Lo supponevi?
lesina
Io? Punto! Io le credevo brina,
rugiada, fumo!
socrate
Affatto, perdio! Non ti figuri
quanti sofisti nutrono! Indovini di Turi,
ungulanellizazzeraperdiltempodottori —
straziacoricicliciastronomimpostori
mantengono a poltrire nell ozio, perché questi
le celebran nei canti.
lesina
Perciò scrivono:
Declama con enfasi.
“ O infesti
guizzi d umide nuvole tortofolgoreggianti!
Ricci del centocipite Tifon! Nembi fischiatiti!
O eteree, o molli! O in aere natanti aduncartigli
augelli! Delle roride nuvole, o nembi figli! »
E dopo, bravi muggini, in cambio di tai ciance,
bravi tordi arrostiti si calan nelle pance!
socrate
Non è giusto compenso?
lesina
Mi dici, oh come avviene
che somigliano in tutto alle donne terrene,
se son davvero nubi? Le nubi, non son mica
fatte a quel modo!
socrate
E a quale?
lesina
Cosa vuoi che ti dica...
Somigliano piuttosto a bioccoli di lana,
per Giove, e non a femmine, nemmeno alla lontana!
E queste si rimpastano certi nasi!
socrate
Risposta
dà ora a quel ch’ io chiedo.
lesina
Parla, svelto, a tua posta!
socrate
Hai mai vista una nuvola che avesse l’apparenza
d’un centauro, un pardo, un lupo, un toro?
lesina
Senza
dubbio! E con questo?
socrate
Mutano di forma a lor piacere.
Se vedono un di questi dalle gran capelliere,
ricoperti di peli tutti quanti, un selvatico
sul fare di Geronimo, per beffar quel fanatico,
si cangiano in centauri.
lesina
E che fanno, se passa
Simone, che sui beni pubblici fe’ man bassa?
socrate
Divengon lupi; e mettono le sue magagne a nudo!
lesina
Perciò quando Cleònimo, quei che gittò lo scudp,
ieri passò, scorgendo quell anima codarda,
divenner cervi.
socrate
Adesso, distene han visto; e, guarda,
son divenute femmine!
lesina
Benvenute, o Signore!
Per me, se altr’uomo ottenne mai da voi tal favore,
le voci alzate al cielo, o possenti regine!
coro
Salute, annoso veglio, cacciator di dottrine
filosofiche! (A Socrate) E tu, della più fine ciarla
sacerdote, che cosa vuoi da noialtre? Parla!
Niuno ubbidir, fra quanti sofisti imbottan vento,
vorremmo, tranne Pròdico, pel sapere e il talento;
e te, perché fai sempre la ruota andando a spasso,
triboli scalzo, guardi tutti dall alto al basso,
e ti gonfi, securo del nostro propugnacolo!
lesina
Oh sacra, oh eccelsa voce! E qui c’è del miracolo!
socrate
Egli è che àono Dive soltanto queste qui:
tutto il‘resto è una baia!
lesina
Oh per la terra! E di’:
non è Dio, Giove Olimpio?
socrate
Chi Giove? Ma se Giove
non c’è! Non dir sciocchezze!
lesina
Che mai sento! E chi piove,
dunque? Per cominciare, spiegami questa cosa.
socrate
Queste, diamine! E prove posso addurtene a iosa!
Senza nuvole, hai visto mai, dimmi, che piovesse?
Se fosse Giove, piover dovrebbe anche quand’esse
son lungi, a ciel sereno!
lesina
Questo me l’hai provato
bene assai, per Apollo! E io che pel passato
mi credevo che Giove pisciasse in un buratto!
Ma chi fa i tuoni, dimmelo? Quelli m han sempre fatto
venir la tremarella!
socrate
Tuonano rotolando
queste!
lesina
E in che modo, spirito demolitore?
socrate
Quando
si sono rimpinzate di molta acqua, e conviene
si spostino per forza, di pioggia essendo piene,
e traendole il peso naturalmente al basso,
piombando una sull’altra, scoppian con gran fracasso.
lesina
E chi le sforza a muoversi? No Giove?
socrate
No davvero!
È l’etereo vortice!
lesina
Vortice? Non me n ero
accorto! Non c’è Giove, c’è Vortice, sul trono!
Ma nulla ancor m’ hai detto della romba e del tuono!
socrate
Non ci senfai? Le nuvole, pese per la gran piova,
cadendo una sull’altra, rimbombano!
lesina
E la prova?
socrate
La trarrò da te stesso. Nelle feste d’Atena,
t’avvenne mai d’avere la pancia troppo piena
di brodetto, e sentirtela sconvolta, e un brontolio
rimescolarla tutto d’ un tratto?
lesina
Lo credo io!
E tutta si scombussola con terribile effetto,
e leva orrendo strepito e rimbomba il brodetto,
come un tuono. Pria lento: Mbùuuh! Mbuuuh! Poi più veloce:
Mbumbùuh! Mbumbumbùh! Quando poi la faccio, è la voce
del tuono, come quello: Mbumbùmbumbùmbumbùuuuh!
socrate
Ve’, da un pancino tanto, che peti scagli tu!
E l’aria eh e infinita, non vuoi che rumoreggi
sf forte?
lesina
Ah! Perciò dicono che tuoni, se scorreggi!
Ma donde viene il fulmine scintillante di fuoco?
Spiegamelo un po’, questo! Ti arrostisce, per poco
che ti tocchi; e ti rosola, se pur ti lascia in vita!
Lo scaglia Giove sopra gli spergiuri, è capita!
socrate
Uomo antidiluviano, anticaglia, babbione,
come, se gli spergiuri colpisce, di Simone,
di Cleònimo e Tèoro non ha fatto ancor scempio?
Più spergiuri di quelli? Su lo stesso suo tempio,
sul promontorio Sunio, sopra le querce, tira!
Non spergiurano mica, le querce! Oh che gli gira?
lesina
Che ne so? Ma tu parli bene! E che sono 1 fulmini?
socrate
Allor che un vento secco, dell’ètra ascesi i culmini,
s’ingolfa entro una nuvola, al par d’una vescica
la gonfia, indi per legge naturai se n’esplica,
lacerandola, rapido per quanto fu compresso,
e per lo slancio e l’impeto s’accende da sé stesso!
lesina
Proprio così, per Giove! Alla Diasie potei
farne prova a mie spese. Me ne stavo coi miei
arrostendo un ventricolo; ma non 1 avevo inciso.
E quello, gonfia, gonfia, scoppiando all improvviso,
mi schizzò dentro gli occhi, e mi brucio la faccia!
Aristofane - Commedie, 11-4.
coro
Uom che‘d’alta saggezza fra noi venisti in traccia,
in Atene e ne l’Eliade tu avrai prospera sorte,
se pure hai comprendonio, memoria, animo forte
negli stenti, né stanco ti fa lo stare in piedi
né il camminare, e il gelo non t’abbatte, e non cedi
alla gola, e t’astieni dai ginnasi, dal vino,
da buaggini simili; e, da cervello fino,
pensi che giunto al culmine sia l’uom che si distingua
nell’ intrigo e l’acume, nello schermir di lingua!
lesina
Se ci vuol chi non dorme pei gran pensieri, e lesina
sul cibo, ha cocciutaggine, stomaco saldo, e desina
con due foglie di salvia, lascia ogni inquietudine:
picchia su me sicuro come sopra l’incudine!
socrate
Non crederai davvero più ad altri Numi, se
non ai nostri? Càos, Lingua, Nuvole: sono tre!
lesina
Neppur d’una parola degnerei gli altri Numi,
quand’anche mi venissero fra i piedi! Né profumi
né libagioni o vittime mi scroccheranno più!
coro
Fa’ cuor, di’ che desideri da noi: l’avrai, se»tu
ci ammiri e pregi, e l’animo tuo d’affinarsi specola.
lesina
Signore mie, vi chiedo solo questa bazzecola:
superar tutti a chiacchiere di cento stadi e cento.
coro
Concesso! D’ora innanzi, nessuno in Parlamento
te nell’esprimer grandi concetti uguaglierà!
lesina
Ma che grandi concetti da esprimer! Non è già
quel ch’ io cerco! Ma il modo di trovare rampini
per mio conto, ed all’unghie sfuggir degli strozzini!
coro
Otterrai ciò che brami: gran pretese non mostri:
or, di buon grado affidati agli accoliti nostri.
lesina
Dovrò farlo e obbedirvi, poiché m’incalza il fato,
pei cavalli e le nozze che il tracollo m’ han dato!
E dunque, via, si servan come credono!
Questo mio corpo io lascio a loro arbitrio,
perché mi si bastoni, mi si faccia
patire gelo, fame, sete, lercio
mi si riduca, mi si metta in concia:
solo ch’ io giunga ad evitare i debiti,
e la gente mi stimi temerario,
pronto di lingua, fegataccio, faccia
franca, lezzone, montator di trappole,
rotto alle brighe, professor di chiacchiera,
volpone, azzeccagarbugli, pendaglio
da forca, anguilla, ciarlatano, nacchera,
osso duro, sornione, birba, pittima,
leccapiatti, girella. Purché m’abbia
chi m’incontra, a chiamar con questi titoli,
mi riducano pur com’essi vogliono.
E, per Demètra, se gli salta il ticchio,
di questa mia ciccia
pei pensatori ne faccian salsiccia!
coro
Di costui l’alma non è
vii, ma pronta! Ammaestrato quando poi sarai da me,
sappi che fra i mortali la tua celebrità
sino al ciel salirà!
lesina
Che mi capiterà?
coro
Che la più lusinghiera
vita del mondo meco farai, da mane a sera.
lesina
E tanto io vedrò mai?
socrate
Altro! E seder vedrai
sempre gran folla presso
all’uscio tuo, per chiederti
pareri e abboccamenti,
per consigliarsi teco in un processo
d’assai talenti, degno
del tuo sottile ingegno!
corifeo
Sll’, al vecchio esponi i primi punti della dottrina,
eccita la sua mente, l’acume suo scrutina.
socrate
Andiamo, dunque, dimmi le attitudini
tue, sicché io, saputele, ti possa
rimandare ferrato e catafratto!
lesina
Santo Dio! Devo farmi una frattura?
socrate
Macché! Mi devi dire in due parole:
hai la memoria pronta?
lesina
’ Si, e no:
se avanzo 1 ho di ferro; se poi devo,
scordo le cose dal naso alla bocca!
socrate
Possiedi facoltà di parlatore?
lesina
Di parlatore no: di truffatore!
socrate
E allora, come imparerai?
non ci pensare!
lesina
D incanto,
socrate
Attento dunque! E quando
butto là qualche idea sopra i fenomeni
celesti, abbocca a volo, tu!
lesina
La scienza
devo abboccarla a volo, come un cane?
socrate
Quest’uomo è proprio un ignorante, un tanghero!
Oh vecchio, temo che per te ci vogliano
le busse! — Dimmi un po’, come ti regoli.
se qualcuno ti picchia?
lesina
Me le piglio,
aspetto un po’, mi cerco i testimoni,
aspetto un altro po’, gli dò querela.
socrate
Giù quel mantello, via!
lesina
Che male ho fatto?
socrate
Nessuno! £ usanza entrare qui senz’abito!
lesina
Ché, entro a fare una perquisizione?
socrate
Spogliati, e meno chiacchiere!
lesina
Di’ un po’:
se sarò diligente e imparerò
di buona voglia, a chi dei tuoi discepoli
potrò rassomigliare?
socrate
A Cherefonte,
come due gocce d’acqua!
lesina
Ah, poveretto
me! Sarò mezzo vivo e mezzo morto!
socrate
Vuoi stare zitto o no? Vuoi seguitarmi
alla spiccia qui dentro? Allunghi il passo?
lesina
pieno di paura.
Una pizza di miele, dammi prima:
la terrò in mano! Ho più paura a scendere
costaggiù, che nell’antro di Trofonio!
socrate
Entra! Ché perdi tempo innanzi all’uscio?
Lesina esita sempre.
coro
Oh via, spicciati! E allegrati d’avere alma si ardita!
Lesina e Socrate entrano.
Rida la sorte all’uom, che poi che il bàratro
degli anni ultimi scese,
di giovanili imprese
tingendo la sua vita,
con la filosofia viene alle prese!
Detti questi ultimi versi, i coreuti si rivolgono verso gli spettatori
per dire la parabasi.