La virtù indiana/Atto secondo

Atto secondo

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Atto primo Atto terzo
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ATTO SECONDO

Scena Prima
Zarak solo.


Che ascolto? e tanto adunque in Regal cuore
Può d’un empio Oppressor l’arte, e la frode?
Nizam, che di Golconda il popol tutto
Gemer vede al suo piè, Nizam, che in petto
5Cotanta ambizion fomenta, e pasce
Nizam dunque vedrò, Nizam istesso
Dell’adunato stuol reggere il freno,
Ed in sua man di questo regno intero
La sorte io scorgerò? prostrato, e vinto
10Gl’insulti io soffrirò di lui, che sempre
S’oppose al mio voler, di lui, che solo
Brama ottener del regio cuor l’impero?
Ah no, che ver non fia nascer vedrassi
Dal fausto suo destin la sua sventura.
15Di Muhamed nella delusa mente
D’un empio ingannator l’inique frodi
Svaniranno al mio dir; Nizam lontano

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Alle mie cure oppor nulla si puote,

Il suo partir s’attenda, i miei disegni
20Ora tacer convien, vana ogni speme
Si renderìa, se all’inimico sguardo
Giungesse a traspirar.


Scena Seconda
Muhamed, e detto.


Muhamed.   Nulla, o mio fido
A desiar mi resta, armansi a gara
Le radunate turbe, a’ venti esposto
25Brilla il regal vessillo, il segue, e freme
Il minaccioso stuol, sua guida or ora
Nizam sarà degl’inimici al campo
Nizam cui sol delle guerriere squadre
Il valor noi dobbiamo, a cui del regno
30La difesa dovrem. Vedrai fra poco
Vinta, e dispersa la nemica turba,
Incolume il Mogol, salvo il mio trono,
E forse un dì potrem di questo regno
Armati oltrepassar le fisse mete,

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Forse il popolo ostile...

Zarak.  35E in Nizam dunque
Tanto, o Signor, confidi?
Muhamed.  In lui del regno
È riposta ogni speme alto valore
A provido consiglio in lui s’accoppia.
E qual mai rinvenir duce più degno
Tra’ miei fidi potrei?
Zarak.  40Di troppo avvanzi,
Signor, perdona, la tua speme, il forte
Armato stuolo ostil, se a noi concede
Fausto destin di superar, saranno
Paghi del regno i voti, indarno il ferro
45Spinger vorresti al suol nemico in seno;
Lo spavento, il terror, l’orrore, il lutto
Del tuo regno rammenta, il ferreo giogo,
Che imperiosa al popol nostro impone
La nemica Ispahan, come ad un tratto
50Scuoter potrem? de la giurata fede
Come violar le stabilite leggi?

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Come del popol tutto?...

Muhamed.  Ah no di questo
Smarrito cuor con sì funesta immago
Non accrescer, mio fido, il grave affanno
55Troppo il dolor del popol mio m’è noto.
De’ Maratti il destin, del regno il fato
Dubbioso pende dell’armate squadre
Da l’opposto valor: vinto, e sconfitto
L’amico stuol, fra le ruine avvolto
60Il mio regno sarà: dispersa uccisa
De’ Maratti la turba, al fausto raggio
Di felice destin, d’amica sorte
Da le ceneri sue sorger vedrai
Lo smarrito valor, l’ardir perduto
65D’Omar nel popol tutto, il ferro, il fuoco
Spinger potremo allor de la nemica
Persia guerriera in sen, fiaccar l’orgoglio
Degli alteri Sofì scuotere il giogo,
Che insoffribil ci opprime, e in ogni dove
70Lo spavento arrecar, l’orror de l’armi.

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Ah de’ miei voti il suon propizio ascolti

Benigno il ciel, di tanti mali ah giunga
Il sospirato fin, cadano infranti
I lacci, che di crude, aspre ritorte
Stringono il popol mio...


Scena Terza
Amet-Schah, e detti.


Ameth-Schah.  75Padre, che ascolto?
De Maratti lo stuol s’appressa omai
A queste mura, e già Surate, ed Agra
Preda son de’ nemici, il tutto cede
All’ostile furor, Bengala istessa
80Bengala un dì sì forte al fiero scontro
Abbattuta cadè, stride pur anco
Dell’altera Golconda intra le mura
La crepitante fiamma, il popol tutto
Atterrito sen corre, e cerca invano
85Nella fuga lo scampo, il ferro, e l’armi
Abbandona il guerrier, Nizam istesso
Nizam1, che sol ne’ timorosi petti

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Il valor suscitò, l’estinto ardore,

Nel commune spavento, egli puranche
90Attonito, confuso accoglie in petto
Un indistinto orror s’aggira, e scorre
In mezzo a l’armi, ed all’altrui terrore
Mal può arrecar conforto.
Muhamed.  E tanto, o Numi,
Dunque in odio a voi siam! dunque di questo
95Misero regno il rio destin cotanto
Veglia infelice a’ nostri danni? oh cielo,
Chi ci difenderà? chi del mio trono
Il sostegno sarà? l’armato stuolo
Timido ci abbandona il duce istesso
100Ei, che pur ora con sicuro aspetto
Salvezza promettea di questo regno
Al popolo infelice, egli smarrito
Al terror si dà in preda, e cerca infido
Scampo al furore ostil.
Amet-Schah.   Signore, ah quale
105T’ingombra il cuor di regio spirto indegna

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Vergognosa viltà! s’innoltra è vero

L’armato stuol di queste mura a fronte,
Ma non siam vinti ancor, nò non si ceda
Sì tosto al rio destin, questo il peggiore
110Sarìa de’ nostri mali; il tutto puote
Inconcusso valor, delle nemiche
Armate schiere a fronte il nostro ardore
L’opre di questa destra or or vedrai.


Scena Quarta
Ibraimo, e detti.


Muhamed. Che mai reca Ibraim?
Ibraimo.  Signor, s’avvanza
115De’ Maratti lo stuol ver queste mura
Armi, faci raccoglie, e or or saremo
Assaliti in Delly: nunzii pur ora
Giunser dal campo esploratori, e a noi
Noto fero il periglio. Il tutto a l’uopo
120Nizam dispose omai, ferrate sbarre
Assicurar l’aenee porte a l’alte
Mura difesa, e scudo in su l’eccelsa

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Munita torre spaventoso orrendo

Sta il fulmine di guerra, in ogni dove
125Sicura offre Delly la fronte altera
A l’inimico stuol ma incerta ancora
Fra speranza, e timor dubbiosa pende
La turba armata, ogni terror da l’alma
Del timido guerrier solo potrìa
130Togliere il regio aspetto ah gli smarriti
Animi a confermar vieni tu stesso
Te brama il popol tutto.
Muhamed.  Ebben si vada
S’appaghi il tuo desir.
Zarak.  Seguirti anch’io
Vuo’ ne l’utile impresa.
Ibraimo.  (Andiamo è questo
135De’ nostri voti il fin sarà fra poco
Privo di rege il regno).
[Partono Ibraimo, Zarak, e Muhamed.]

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Scena Quinta.
Osnam con spada nuda, e Amet-Schah.


Osnam.   Ah fuggi, o Prence,
Da queste mura un tetro orror di morte
Minaccia i passi tuoi, questo, che impugno
Funesto acciaro del tuo sangue asperso
140Nizam già volle in lui confida in vano
Il genitor deluso, a l’empie turme
Il varco egli aprirà cadrà trafitto
Per di lui mano il rege istesso, in preda
Te pure ei brama a cruda morte acerba
145A me l’impresa ei confidò, l’orrendo
Attentato crudele invan cercai
Di palesarti, ognor me volle allato
L’iniquo traditor, l’infide schiere
Ei guadagnar già seppe, ed in brev’ora
150In sua mano sarà del regno il freno,
Omai...
Amet-Schah.  Che ascolto! qual profondo abbisso
D’iniquità, d’orror s’apre ad un tratto

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D’innanzi a gli occhi miei! quai mostri asconde

Nel suo seno il Mogol!... Barbaro cielo!...
155Misero Padre!... egli pur ora in braccio
Al periglio fatal... ma dove, o Numi,
Dove il valor sen fugge?... andiam si serbi
Al trono il rege, il genitore al figlio,
La mia vita si sprezzi, e solo, oh cieli,
Solo il padre si salvi... [Trae la spada]


Scena Sesta.
Soldati in lontano, e detti.


Soldati.  160A l’armi, a l’armi,
Osnam. Quai voci!
Amet-Schah.  Amico, andiamo, il grido è questo
De l’esercito ostile, è giunta omai
L’ora estrema per noi, moriam da forti
Scampo al perir non v’è, con fermo petto
165Il periglio s’affronti, il regno, il trono
Con noi commune abbian la sorte, allato

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Ambi cadrem trafitti, altra salute

Non resta a noi, che il non sperarne alcuna,
Non più si tardi andiamo. [S’incammina seguito da Osnam.]


Scena Settima.
Zarak con spada nuda, e detti.


Zarak.  [Trattenendoli.] Oh Dio, fermate
170Dove il passo volgete? ah tutto innonda
L’orrore, il lutto, lo spavento, il sangue;
Già fu Delly, furo i Mogoli, e il grande
Onor del nostro nome, il tutto cadde
Allo spirar d’avversa sorte ovunque
175Scorre il barbaro acciaro armati, ed armi
Versa il campo nemico, empio, e ribelle
E stragi mesce, e vincitore insulta
Nizam crudele, per sua man trafitto
Giace là nel suo sangue...
Amet-Schah.  Ah taci, intendo,

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180Il genitor perì; misero Padre!...

Monarca sventurato! ah questo dunque
Si riserbava a’ tuoi funesti giorni
Lacrimevol destin! questo di tante
Sventure esser dovea la meta estrema!...
185Prence infelice! ah se di questo sangue
Non giunse il prezzo a liberarti, avrai
Da questo ferro ampia vendetta, a l’opra,
Miei fidi, andiam, del nostro rege inulta
190Non sia l’acerba morte, a l’ombra afflitta
Vittima cada il traditor crudele,
Seguite i passi miei. [Vuol partire seguito da Zarak, e da Osnam.]


Scena Ottava.
Nizam con spada nuda e detti.


Nizam.  [Trattenendoli.] Prence, t’arresta
L’opra è compiuta del Mogol il regno
195Più tiranno non ha vittima ei cadde

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Alla nascente libertade, al giusto

Commun desìo, che a ricovrar ci spinge
Ciò che ragion, ciò, che il diritto implora;
L’armi deponi, al vincitor t’arrendi,
In mio poter tu sei.
Amet Schah.  200Barbaro, e tanto
Ardisci in faccia al tuo Signor? nemico
Al cielo, in odio al mondo a quest’albergo,
Scellerato, t’invola, il nero spettro
Ch’esangue, e mesto a te s’aggira intorno
205Chiede vendetta, e non la chiede invano.
A la pugna, miei fidi, olà guerrieri [Alle guardie]
Il ribelle s’atterri.
Nizam.  Io non vi temo.
[Amet-Schah, Osnam, e Zarak vanno contro di Nizam, il quale difendendosi, dopo breve contrasto è disarmato, e circondato dalle guardie.]
Amet-Schah. T’arrendi, o traditore, a carcer tetro

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Costui si guidi, e voi seguite in tanto,

210Amici, i passi miei mostra la sorte
A noi men truce il volto, andiam, si corra
Su le sue traccie, e vincitori, o vinti
A più temerci il fier nemico impari.
[Parte Nizam da un lato tra una parte delle guardie, e dall’altro Amet-Schah, Osnam, e Zarak seguiti da un altra parte delle medesime]


Fine dell’Atto Secondo.


Note

  1. Nizam, soprascritto su Egli, barrato