La favola dei sette colori/Terzo atto

Terzo atto

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Atto secondo
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TERZO ATTO


La notte ingoia il bosco. Ma notte poco serena, calda di fermenti, gravida di tempesta, corsa lontano da stracci neri di nuvole appena visibili e di brontolii. Si sente lo schiamazzio vicino dei sette fauni e delle sette gocce.

Personaggi: Mercurio, Giunone, Iride, le sette gocce, Arco, i sette fauni, Bacco. [p. 195 modifica]

TERZO ATTO
MERCURIO
Il mio padrone, il sommo Giove, Re
d’Olimpo, manda a chiedere alla sua
consorte, se ha condotto a compimento
la morte di quel misero omiciattolo.
GIUNONE
Vorrei sapere che diritto ha
il sommo Giove di seccarmi l’anima
come se fossi un usciere pagato.
Digli da parte mia che se ne ho voglia
quando avrò tempo, moverò il mio dito!
MERCURIO
O regina Giunone, non t’offendere.
In confidenza, io m’interesso a Iride.
Vorrei sapere se si è rassegnata.
Iride mi fa tanta compassione.
GIUNONE
Non so ancora bene se Iride l’abbia ucciso.
Io credo, ma non potrei...
MERCURIO
                                            Oh! Mi fa tanta pena!
E dimmi un po’ regina Giunone, sapresti
quando gli strapperà la morte?
GIUNONE
                                                      Se a giorno non l’ha
già fatto, stanotte, nella tempesta, l’ucciderà!

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MERCURIO
Oh! Benissimo! Ma tu ne sei proprio sicura,
non è vero, regina Giunone?
GIUNONE
                                                      Ne sono sicura.
Ma mi dici perchè questo sfoggio di domande?
MERCURIO
Tó! Per Giove... No! Perchè mi fa tanta pena,
quella povera Iride! Volevo sapere ragguagli!
GIUNONE
Perchè sei la frode impersonata!
O perfido Mercurio, non si può
esser mai certi se si parla a te!
MERCURIO
Ma no... Ma no... Ma no... Ma no... Ma no..;
IRIDE

(entrando)


Io ti cercavo, o regina Giunone.
E’ tanto tempo che ti cercavo.
Non vuoi più la tua schiava fedele?
E poi... ho paura, la notte
tutta sola. Sí ho paura,
dopo che ha avuto paura anche Arco.
MERCURIO
In fede mia dev’essere un eroe!
GIUNONE
O ancella io non capisco più. Diventi
fracida come un cencio rilavato
ben tre volte! Ora hai paura la notte,

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e ora fremi del giorno,
e ora senti i rimorsi
e non obbedisci agli ordini...
Iride, che fai?
MERCURIO
Iride? Che fai?
IRIDE
Io? Niente... Non avete capito
ancora ch’io sono una povera
fanciulla un poco ingenua,
un poco sentimentale,
e che ho tanta voglia di piangere!
GIUNONE
A proposito di piangere,
avevi deciso. Che cosa hai fatto
di Arco, l’aedo morituro?
IRIDE
Come? Domandi che cosa ho fatto
di Arco?
MERCURIO
             Domando proprio questo.
IRIDE
                                                                 Arco...
Eh! Arco vive... non l’ho ancora... ucciso.
GIUNONE
Iride, tu non gli hai ancora tolto
il suo capello biondo come l’oro?
Ma come? E’ un giorno che te l’ho ordinato.

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Nasceva il sole; ora c’è già la luna.
C’è già la luna e tu sei sempre lí!
IRIDE
C’è la luna ed io son sempre... No,
no, lascia ch’io ti preghi ancora, o dea.
Non son riuscita a togliere il capello.
Imagina la scena, o dea, imagina
la mia tragedia! Io stavo accarezzando
i suoi capelli morbidi, e cercavo
con le mie dita, trepidando, il suo
filo; e mi sorrideva, Arco, mi alzava
gli occhi, guardando e sorridendo. Il mio
pugno stringeva la sua morte. E a un tratto
ecco dai rovi e dai cespugli un vago
fremito, e voci di satiri ebbri.
Ecco dal bosco una rivelazione;
che anche gli uccelli sussurraron tra le
ramaglie il loro avvertimento. Ed Arco
mi sorse via di tra le braccia al grido
della Natura. Perch’è sua sorella!
Sí, me l’ha detto Arco, la vita è sua
sorella, ed io non sono più l’amante!
MERCURIO

(tra i denti)


Pel mio padrone, ho già il latte ai ginocchi!
GIUNONE

(severa)


Perchè?
MERCURIO

(incerto)


           Perchè... Perchè... stamani ho fatto
una girata per la via lattea.

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IRIDE
Non volle diventare Dio! Non volle
vivere sempre nel mio bacio. Volle
vivere poco sulla terra e perdere
tutto ma non la vita. Oh! Sua sorella!
Oh! sua sorella è più della sua amante!
MERCURIO
La cosa, cara mia, si allunga troppo.
Hai già promesso; ed ho promesso a Giove
quella morte, anzi gli ho giurato
che questa volta la legge del fato
era sdrucita assolutamente.
E Giove s’è pappata la mia favola
come l’ambrosia, con la sua ben nota...
GIUNONE

(severa)


Ben nota?
MERCURIO
Eh... cortesia! Ma sí, regina,
chi pappa senza far smorfie è cortese.
IRIDE
Ma io vi giuro che obbedire a Giove
era la mia volontà. Non ho
potuto... non ne ho colpa io! La legge...
MERCURIO
Noi ci crediamo che non hai voluto.
Ma a noi non ce ne importa proprio niente.
A noi ci basta che tu faccia senza
volere, proprio per isbaglio. Via!

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GIUNONE
E meno storie, perchè la pazienza
non è il mio forte, e ve l’ho già cantato.
Tu l’ami, e mi dispiace, e non pensarci!
Ma voglio che tu obbedisca. Andiamo!
Perchè se no, lo giuro sopra il capo
d’Ermete e se mi fiacco vado al Diavolo!
Io ti dissolvo con una sguardata.
MERCURIO

(uscendo)


Quando Giunone ha messo il suo puntiglio
non lo si storce d’un pollice e mezzo!

(escono Giunone e Mercurio)


IRIDE
Non c’è più scampo! Piccole mie amiche,
andiamo, andiamo ad uccidere Arco!
Venite meco a uccidere Arco! Io corro
ad obbedire Giove!
LE GOCCE

(arrivando)


                                   E noi vogliamo
obbedire a te sola, Iride!
IRIDE
                                             Grazie.
Ma io non voglio le consolazioni.
Oh! i conforti fanno tanto piangere!
Io non voglio essere piangente.
Io devo fingere come la Discordia,
sembrar radiosa e mentire e mentire...
addormentarmi fra le braccia il mio
amante e massacrarlo mentre dorme.

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Questo è obbedire Giove. E non sapete
che le sue frasi sono perfettissime?
LE GOCCE
Povera Iride! Come sei triste!
IRIDE
No, io non sono triste! Io sono lieta.
Ma dunque fingo così male? Dunque
non so mentire? Ditemi, fanciulle,
non sembro lieta? Il mio sorriso è fosco?
LE GOCCE
Iride, tu sei l’allegria.
Come una torcia è il sole.
IRIDE
Oh! mi dispiace, e ditemi, fanciulle,
ora sono più lieta? Sí? Andiamo,
andiamo, andiamo ad obbedire Giove.
Avete visto il mio amante? Io voglio
trovarlo — ma non voglio dei conforti;
No! I conforti fanno tanto piangere!
Io devo fingere come la Discordia,
sembrar radiosa, e mentire e mentire...

(escono lentamente. Silenzio. Lontanissimo un tuono rulla e si sente l’eco tramandata ancor più lontano. Un altro tuono più vicino. Un lampo. Il vento di tempesta investe il bosco ululando; qualche frasca schianta. Nuovi lampi e nuovi tuoni)


ARCO

(entrando quasi a tentoni, ha un gran mantello scuro)

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C’è il vento d’Africa. Sbuffa
maledettamente,
rotola in spire verticose
abbracciando i fuscelli
e storcendoli con rabbia.
Li scaglia lontanissimo,
chissà dove? Fuori
dal loro bosco, dalla loro casa,
dalla vita. Cattivo
perfido vento d’Africa!

(pausa)


Ah! Ah! Io sono come quei fuscelli,
io gemo e strido come quei fuscelli,
io sono stretto nelle reti delle
spire come quei piccoli fuscelli!
E il mio Austro si chiama Morte.
Che brutta parola!
Non rassomiglia al sibilo
dell’aria sulla terra china?
Tutto si china!
Chi? Chi? Ditemi chi regge
a quella forza? Siete tutti vili;
nessuno stende i muscoli allentati
scricchiando i denti della volontà?
Nessuno sfida il vento? Oh vili! vili!
Io solo ho urlato la mia sfida. Io solo
non piego il capo, io sono schianto a terra
tutto squarciato ma non piegato
di un pollice. Tra poco mi vedrete
anche voi. E allora godrete
e vi vendicherete della vostra
paura. Lo so! Lo so che chi ha paura

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odia chi ha coraggio! E mi vedrete
qui, lo ripeto, steso a terra. Allora
il vento si sarà rincantucciato
nella sua caverna lontana,
e voi vi dondolerete alla carezza
di una brezza amante!
Ah! Ah!

(tuono, lampo terribile; Arco fa un salto e trasale tutto per il terrore)


Ecco la risposta di Giove.
Un lampo. Oh! perchè non mi ha colpito?
Bella morte per me. Un fulmine;
non si è più.

(tuono, lampo terribile)


        Alberi centenari
tremate anche voi, però.
Anch’io tremo, non sogghignate:
un fulmine vi può sradicare
— radici all’aria come una criniera! —
meglio di me! Non sogghignate!
Ho paura; ma lo sapevate
già, che la notte mi fa paura.
Ma dove posso andare?
Ditemelo, voi che non lasciate mai casa!
Io sono inseguito dalla mia paura.
Io voglio rivedere Iride,
perchè mi dica l’ultima risposta.
Ho ancora un lampo di speranza, io.

(tuono, lampo)


Aiuto! I miei nervi sono tesi,
e strappati! Ho paura! Ho paura!
Alberi centenari, io non vi sdegno.
Voi siete grandi ed io sono piccino.

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Copritemi col vostro corpo. Aiuto,
alberi centenari! Io sono il vostro
schiavo; mi rannicchio tra le rughe
profonde delle radici
per aspettare Iride.
Difendetemi voi, almeno!

(tuono, si ode uno schianto e un albero precipita)


Non ho più scampo! Sono la vittima
di tutta la collera divina.
Perdóno, Giove! Perdóno!

(caccia un urlo pieno di spasimo e corre via disperatamente avviluppato nel mantello)


BACCO

(con voce fortissima)


O Fauni!
I FAUNI

(accorrendo da molte parti)


Dioniso siamo qua!
Bacco, Bacco, Bacco, Bacco,
siamo qua! Siamo qua!

(tuono)


BACCO
Soffiate forte con le vostre guance,
e con le braccia incatenate il fulmine.
Stringete al bosco la tempesta!
IL VENTO

(soffiando)


                                                       Sssssss!

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I FAUNI

(imitando)


Sssss! Sssss! Sssss! Sssss!
BACCO
Malissimo! Siete ridicoli!
Ma non importa. Uno di voi
Voli alla grotta di Noto
e di Borea e urli il mio comando:
«Vento! Temporale! Strage!»

(un fauno balza via)


UN FAUNO
Dionisio, perchè?
BACCO
                               Che diritto hai
di chiedere perchè? Te lo vo’ dire
lo stesso; ma bada che un’altra volta
ti caccio a calci in mezzo alla spirale
d’una ventata — e andrai chissà dove —
Perchè questa tempesta
— se lo volete sapere —
scontorcerà il cervello
d’Arco come un pinastro.
E io ho bisogno che il cervello
d’Arco sia un po’ fuori di posto.

(tuono, fulmine)


IL VENTO

(soffiando)


Sssss!
I FAUNI

(imitando)


Sss! Sss! Sss! Sss!

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Il cervello d’Arco
è torto come un pinastro!
che cosa buffa un temporale!
Vogliamo il temporale!
Vogliamo il temporale!
Sempre tempesta! sempre tempesta!
Sssss! Sss! tuona! ohè!
Come ci divertiremo!

(il tuono più forte)


O Bacco aiuto!

(si accartocciano pavidamente sotto l’egida del loro signore)


BACCO
Vigliacchi! Udite, ora; seguite Arco
più che potete e fino che potete.
Badate bene che non faccia cose
pazze per battisoffiola e consimili.
E se si vuole uccider per paura
d’esser ucciso — ed è abbastanza facile —
Ohè! Tutti quanti schizzategli addosso,
strappategli il coltello e frantumatelo,
e conducete il pazzo a me; via!
I FAUNI
                                                      Sssss!

(scappano sghignazzando)


BACCO

(solo)


Questa è la volta che Bacco si vendica!
Tu non ricordi, o regina Giunone,
gli affronti che mi hai scolpito in petto.
Ah! Bromio è un vile bastardo di Giove!

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Ah! tu hai negato la mia deità!
Regina Giunone ti vo’ strappare
dalle grinfie la vittima. Trema
che la collera non ti schianti
la vena del collo! Ma perchè, perchè
vuoi uccidere Arco? Non so...
forse perchè è l’amante della tua
Iride? Io non lo voglio sapere.
A me non importa. Io ti voglio solo
fare un atroce dispetto.
Arco, non morirai, te lo grida Dioniso.

(sopraggiungono i Fauni con Arco)


I FAUNI
Bacco, l’abbiamo trovato
sotto una quercia traballante.
Ci si era gettato sotto
pazzo di paura, gridando
«Salvami! Salvami! tu che sei grande!
O uccidimi! Ma non lasciarmi
girovagare per il regno delle ombre!
Io sono ubriaco di temenza
come tu sei ubriaca di pioggia.
E’ Giove che mi ha stregato!»
S’era coperto gli occhi
con le mani sanguinolenti.
Gridava: «Salvami! Salvami!»
E la quercia scricchiolava
sinistramente, sulle radici
marce. L’abbiamo tratto a forza
da quella nicchia. Un istante

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dopo l’albero precipitava
con immenso fragore.
ARCO
Giove m’ha stregato.
Io una volta era
il più coraggioso degli uomini.
Ora sono una femminella.
Lo confesso, ho paura,
perdonami, uomo.

(riconoscendolo)


Ah! Ma tu sei Bacco!
Tu sei Bacco! Tu sei Bacco!
Tu sei che m’hai promessa la mia vita,
e m’hai salvato da una prima morte.
O Bacco, io stringo i tuoi ginocchi! Io grido
a te come gridavo alle fronzute
querce: Salvami! Salvami da morte!
Ma più di tutto scaccia la paura
che mi tormenta come una tanaglia.
Perch’io la sento e non la voglio, e grido
e il grido a stento è strappato di bocca.
E corro e vorrei stare, e stringo i pugni
e ho paura di aver più paura.
BACCO
Io ti vo’ dire cosa che ti è dolce:
tu puoi salvarti dalla morte. Segui
i miei consigli e beverai la vita
per molti lustri.
ARCO
                            Parla! Parla! Parla!

[p. 209 modifica]

IL VENTO
Sssss!
I FAUNI
Sss! Sss!

(tuoni, fulmini)


BACCO
Tacete! Tu hai tutta la forza
e la volontà d’iride, in pugno,
usane con sapienza.
ARCO
No, io nel pugno non ho che la cetra
e al mio volere non suonano che sette
corde tese fra il gioco e la scaglia.
BACCO
Non fare il modesto. Prega
Iride di salvarti. Non ti piegare
alle sue lamentazioni,
ai suoi scongiuri, al suo amore
sitibondo di eternarti.
Diffida molto di Giunone
e delle sue promesse.
Fuggi la tua amante se vedi
che cedi. Non ti lasciare
ingannare, abbindolare
da una donna divina.
ARCO
Ma se io fuggo e non lascio che Iride
m’uccida, dimmi, o Dio, che sarà
di lei? Rispondi il vero.

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IL VENTO
                                        Ssss! Ssss!

(il tuono)


I FAUNI
Ch cosa buffa il temporale!
Vogliamo il temporale!
Sempre tempesta! Sempre tempesta!
BACCO
Non ti piegare a quelle stupidaggini!
Ma Iride farà ciò che le pare!
Trufferà Giove, trufferà Giunone.
E trufferà Mercurio. Datti pace!
Vattene, vedo che s’avanza Iride.
E tu non sei ancora persuaso,
non sei deciso ancora, non sei forte.
Vattene. E fauni, voi, stupida schiatta,
per una volta non siete stati cretini.
Fondetegli la massa del coraggio.
Persuadete la sua indecisione!

(escono i Fauni con Arco, entrano Iride e le Gocce)


IRIDE
Io cerco Arco e non lo trovo più.
Da quando ho urlato il mio giuramento
non trovo Arco. E’ ancora presto. Il sole
dev’essere lontano.
LE GOCCE
                                 Sii più calma!
Il tuo cervello è barcollante come
una ginestra sotto il vento australe.

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IRIDE
Sono radiosa, non è vero? Ditemi
se sono allegra. Guardate il mio volto.
BACCO
Dea della morte, è inutile che ridi,
tu sei la morte, e la morte non ride.
IRIDE
Chi mi saluta col nome di morte?
Ah! Sei tu Bacco! Oh! Giunone, Giunone!
«E non guardare l’uomo che ti guarda.
E non sentire quello che ti dice».
Ma io ti guardo; di’ Bacco, mi vuoi
male?
BACCO
          Io nom ti voglio male! Chi
può non amarti di tutti gli uomini?
IRIDE
Mi vuole male un uomo solo...
BACCO
                                                      Iride,
io non ti voglio male. Io, Bacco, voglio
salvare te salvando Arco.
IRIDE
                                           Tu
vuoi salvare Arco? E chi lo può? Tu sei
cosí potente?
BACCO
                      Io son così potente.

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Non fare nulla, non strappar capello
e lascia Arco vivere. Vedrai!
IRIDE
Ma io non posso!
La regina Giunone m’ha imposto
di ucciderlo. Io non posso
disubbidire. E poi
se non l’uccido, io dovrò dissolvermi.
Oh! Questo a me non importerebbe!
Ma Arco morrebbe lo stesso
e non potremmo più baciarci!
Arco morrebbe di dolore!
Io non posso! Io non posso!
BACCO
Non accadrebbe niente
di tutto questo. I Fati
non vogliono la morte
d’Arco. Io ne avviso le Parche
perchè pongano l’interdetto.
Lo sai, se mi ci metto
di mezzo io, va bene tutto.
E poi Giunone ti perdonerà.
IRIDE
Giunone non mi perdonerà!
Chi mai più perdonerà Iride?
LE GOCCE
Povera Iride disperata!
Ma finiranno i tuoi dolori. Un giorno
farà ritorno
anche su te il sole dorato.

(tuono)

[p. 213 modifica]

IRIDE
Sentite come farà ritorno
su me il sole dorato?
No, no! Tuoni faranno ritomo
e saette di fuoco dorato.
BACCO
Iride, io corro a chiamarti Arco.
di cosa t’ho gridato.

(fischia violentemente. Risponde un tuono e l’ululato dei fauni)


VOCI
Ohè! Ssss! Veniamo!

(compaiono due fauni)


I DUE FAUNI
Dioniso, che vuoi?
BACCO
Conducetemi Arco! In fretta, razza
maledetta!

(i fauni corron via e ritornano con Arco)


ARCO
                  Perchè mi fai chiamare,
Bacco? Non sono ancora fermo. Oh! Iride!

(preso dallo sgomento)


Non parlare, Iride. Non
parlare! Non voglio sentire
la parola che mi farà morire.
Lasciami ancora per un minuto
nell’incertezza!

[p. 214 modifica]

BACCO
Io parto.

(piano ad Arco)


                      E tu cerca di agire saggiamente!

(esce coi fauni)


IRIDE
Arco se vuoi io tacerò per sempre.
Dormi un minuto il tuo solito sonno
profondo sulle mie ginocchia. Dormi
come una volta.
ARCO
                         Non posso dormire.
Per trenta notti non potrò dormire,
se vivo ancora trenta giorni.. Dimmi
ora, dimmi presto
la risposta. Ti sembro
contradditorio, forse?
Prima non la volevo,
ora la bramo disperatamente! Oh! Vedi,
quest’incertezza mi pesa
ora, come una nausea.
Perchè non rispondi?
Forse che devo morire?
Oh! Vita! Vita! Come ti amo
in questo momento!
Io amo anche la notte
di tempesta, in questo momento!
Sapevo che bisognava morire;
ma quest’ultimo silenzio
mi ha meravigliato come fosse
la prima volta. Oh! Vita!
Iride! Piangi anche te!

[p. 215 modifica]

Ma no: tu sorridi, tu canti
la gioia di potermi uccidere
per avermi in eterno!
IRIDE
Arco, sii buono, non ti disperare.
No, io non voglio piangere, perchè
non sarei bella come tu mi vuoi.
E poi non sai che io non posso piangere?
Vieni, non voglio che tu pensi a quella
parola brutta; vieni, dormi sulle
ginocchia della tua Iride. Vieni...
ARCO
No, io non vengo!
Ho paura di te.
       Ho paura di diventare Dio.
Io non voglio diventare Dio!
Te l’ho già detto, Iride, ti prego,
non farmi Dio. Salvami,
io non mi fido di Giunone.
Io non mi fido neanche di te.
Io non mi fido più di nessuno,
in questo momento.
Io te lo ripeto ad altissima voce:
Se sono Dio non t’ameró più!
Lasciami stare uomo!
Non mi uccidere. Vivremo
tanti anni stretti insieme
e la nostra vita sarà un bacio!
Tanto, Giunone ti perdonerà.
Non è vero che ti perdonerà?

[p. 216 modifica]

IRIDE

(pallidissima)


Sí, mi perdonerà. Vattene pure,
Giunone non mi farà niente. Va
presto, ti prego, che oggi non posso
vederti; e ho paura... di me stessa! Va,
Arco!
ARCO
Vivrò! Vivrò!
Tempesta incatenabile,
alberi travolgenti
sotto il fulmine,
io vi sfido di nuovo!
Arrivederci Iride!
Io vi sfido di nuovo!

(esce in fretta, tuono violentissimo)


IRIDE
Non ha voluto diventare Dio!
Perchè non vuole? Non è forse bello
essere Dio?... Oh no, che non è bello!
Ha fatto bene a non essere Dio!
Ma soffrirà quando saprà ch’io sono
dissolta? o non vorrei ch’egli soffrisse!
LE GOCCE
Perchè morire, Iride?
Pensa a vivere. Giunone
ti perdonerà. Piuttosto uccidi
Arco. Ma non morire!
Non dissolverti!

[p. 217 modifica]

IRIDE
Piccole gocce che mi amate tanto
io v’amo tanto, e non vorrei lasciarvi.
Non io mi anniento, ma è la mia signora.
E forse no, non impallidiranno
i bei colori: forse vivranno
ancora per la gioia d’Arco. Io vedo
venire Giunone con Mercurio!
LE GOCCE
Viene Giunone!
Trema Iride!
Cambia proposito!
Questa è la morte!
Cambia proposito!
IRIDE
E’ troppo tardi. Ma forse mi salva
Bacco, rassicuratevi sorelle.
LE GOCCE
Noi non ci fidiamo di Bacco!
Bacco non ti vuol bene,
odia troppo Giunone
per non odiarne la schiava,
quando ti parlava
aveva l’occhio cattivo.
GIUNONE

(con voce solenne e potente)


Iride, hai ucciso l’Aedo?
IRIDE

(dolcissima)


Regina, io non l’ho ucciso,
e non lo potrò uccidere.

[p. 218 modifica]

MERCURIO
Oh! Ma questa è una catastrofe!
Ma questo non ci voleva!
che cosa dirò a Giove?
IRIDE
Mercurio, digli per una volta
la verità.
GIUNONE
      Iride, ho giurato la tua
dissoluzione sul capo
di Mercurio. Tu devi finire
e quasi mi dispiace. Eri
buona, Iride... Ma ho giurato,
quando Giunone ha giurato
deve mantenere. E poi
è troppo grande il tuo fallo.
IRIDE
Sí, il mio fallo è grande,
hai ragione di uccidermi.
Io non sono degna dei miei
sette colori. Ma in nome
della bontà che misi al tuo servizio
dammi una grazia: lasciami concedere
i miei colori — la mia carne — a chi
voglio.
GIUNONE
            Fa pure, Iride,

[p. 219 modifica]

ma fra due ore devi esser dissolta.
Fra poco sentirai la mia guardata
dissolvitrice. Addio, Iride!
IRIDE
                                             Addio!
Giunone! Io ti saluto per l’ultima
volta. Addio, povero mondo,
 a cui prodigavo i miei colori.
Ora chi ve li donerà?

(si siede sulla maneggia dell’albero del primo atto. Tace. Le gocce la guardano trasognate. Passano Bacco e i fauni urlanti e spariscono sghignazando, come una ventata. Il cielo si è un poco schiarito. Le nuvole appaiono sopra un biancore incerto, come del Sudicio. C’è una luce che non si sa se di luna o d’alba lagrimosa)


Sento, sento il dissolvimento fatale!
Gocce, sto per sparire!
L’ultimo vostro bacio!

(si baciano)


Guardate che non venga Arco!

(si alza in piedi, quasi più grande)


E ora udite quel che devo dirvi:
Sorelle, avrete i vostri bei colori,
vedete che ho potuto accontentarvi!
Tu avrai il rosso, e tu il verde, e tu
il mio arancione, e tu il giallo, e l’indaco
tu — non gridate sulle mie spoglie! —
e tu l’azzurro e tu il violetto.

[p. 220 modifica]

LE GOCCE
                                               Ma
noi non li vogliamo più!
Ma non li vogliamo. Sarebbe
il ricordo di un eterno pianto!
IRIDE
Prendeteli, che piaceranno ai fauni!
Io mi sento dissolvere!
Ho paura, anch’io!
Incoraggiatemi un poco;
perchè non sono coraggiosa!
Arco! Arco! Non venire!
Non voglio che mi vedi cosí!

(ricomincia la tempesta)


IL VENTO
Sssss! Sssss!
IRIDE
Il vento mi strappa;
ho paura, un po’, della tempesta!
ditemi parole amorevoli...

(alla prima goccia)


Prendi, imbeviti del mio violetto!

(il colore si dilegua impercettibilmente dal corpo di Iride e compenetra quello della goccia)


E’ un bel colore. Io mi dissolvo!

(alla seconda goccia)


Imbeviti di rosso! Succhiatemi tutta
perchè io riviva un poco in voi! Prendetemi!

(ogni goccia è compenetrata del suo colore. Un tuono)

[p. 221 modifica]LA VOCE DI IRIDE

(quasi invisibile)

Ecco. Sto per scomparire dalla terra
e dal cielo. Tra poco non sarò più
assolutamente niente.
Perdonami, Giunone. Addio Arco!
Sento che svanisco...

(le nuvole si sono squarciate di colpo e appare l’aurora magnifica, come nel preludio)


L’aurora! che cosa bella!
Arco, capisco che ami la vita!
Anch’io l’amo in questo momento!
Oh! cosa terribile!
Fatemi rivivere! Io ho capito la vita
ora che muoio! Ora vedo
questa bellezza radiante.
Avevo un rivale invincibile.
Oh vita! Vita! Come sei bella!
E io che non ti avevo mai goduta...
Arco! Ora ho indovinato il tuo amore
di vivere, la tua passione!
Perdonami se ti volli togliere
la tua bella sorella
L’aurora, l’aurora
illuminata dai miei sette colori...
io non l’ho vista che una volta!
Arco!

(è scomparsa. Le gocce piangenti alzano le braccia al cielo. L’aurora è serenamente bella, attraverso al luccichio delle lagrime)

[p. 222 modifica]

LE GOCCE
Oh! Giove, tu sei re clemente
della terra e del cielo, perdona,
perdona la nostra povera Iride!
UNA VOCE DALL'ALTO
Gocce, sorelle d’iride, stringete
insieme i vostri bei colori. Io voglio
che per immortalare Iride al mondo
sorgiate in cielo dopo la tempesta.
E il vostro grande balenío sia visto
in tutto il mondo.

(le gocce si stringono, si confondono, si distendono meravigliosamente su per l’azzurro e appare l’arcobaleno purissimo)


LE GOCCE

(molto lontane, voce velata)


Uomini spasimanti
per la vita, risate gioconde
bevute in silenzio sulla terra,
ricordatevi sempre di Iride
che amò la vita quando scomparve


FINE DELLA FAVOLA