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C’è il vento d’Africa. Sbuffa
maledettamente,
rotola in spire verticose
abbracciando i fuscelli
e storcendoli con rabbia.
Li scaglia lontanissimo,
chissà dove? Fuori
dal loro bosco, dalla loro casa,
dalla vita. Cattivo
perfido vento d’Africa!

(pausa)


Ah! Ah! Io sono come quei fuscelli,
io gemo e strido come quei fuscelli,
io sono stretto nelle reti delle
spire come quei piccoli fuscelli!
E il mio Austro si chiama Morte.
Che brutta parola!
Non rassomiglia al sibilo
dell’aria sulla terra china?
Tutto si china!
Chi? Chi? Ditemi chi regge
a quella forza? Siete tutti vili;
nessuno stende i muscoli allentati
scricchiando i denti della volontà?
Nessuno sfida il vento? Oh vili! vili!
Io solo ho urlato la mia sfida. Io solo
non piego il capo, io sono schianto a terra
tutto squarciato ma non piegato
di un pollice. Tra poco mi vedrete
anche voi. E allora godrete
e vi vendicherete della vostra
paura. Lo so! Lo so che chi ha paura