La capitana del Yucatan/21. La distruzione della cannoniera

21. La distruzione della cannoniera

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21. La distruzione della cannoniera
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CAPITOLO XXI.


La distruzione della cannoniera.


Quando Cordoba ed il mastro risalirono in coperta, una profonda oscurità avvolgeva l’ampia ensenada di Corrientes.

Il tempo minacciava di mettersi a male. Dei densi vapori erano sorti lentamente dalla parte del tramonto ed avevano invaso il cielo, oscurando completamente le stelle.

Dal ponte della piccola nave non si scorgevano quasi più le rive, quantunque non dovessero essere lontane più di quaranta o cinquanta passi. Si vedevano solamente spiccare, come una enorme massa le foreste che circondavano la baia.

Cordoba ed il mastro, mentre i marinai issavano a bordo l’ancorotto gettato a poppa e l’àncora mezzana che era stata calata a prora per mantenere la nave in mezzo al fiume, erano saliti sulla crocetta dell’albero di trinchetto per perlustrare attentamente l’uscita della baia, temendo che da quella parte comparisse improvvisamente la temuta cannoniera.

Essendo in quella direzione sgombro il mare, non esistendo colà alcuna linea di scogliere, nè lingue di terra boscose, non ostante l’oscurità si poteva scorgere una nave proveniente dal largo, anche se non avesse avuto i fanali accesi.

— Vedi nulla, Colon? — chiese Cordoba, al vecchio marinaio che si trovava sopra di lui, sulle aste della crocetta.

— Un momento, mio tenente, — rispose il mastro. — Può essere stato qualche pesce fosforescente, la bocca d’un pesce-cane forse, che come sapete di notte sembrano illuminate, però potrebbe anche essere stato un fanale.

— Guarda bene, Colon.

— Guardo, apro per bene gli occhi eppure ora non vedo più nulla.

— Credi a quanto ci ha narrato quel birbante?...

— Sì, signor Cordoba. Non avrebbe alcun interesse a ingannarci, ora che lo teniamo in nostra mano.

— Se fosse vero, la faccenda sarebbe assai grave. La nostra nave è rapida, solida, ma le sue caldaie non hanno una [p. 177 modifica]— Chi v’ha dato il permesso di sbarcare e cacciare nella mia piantagione? [p. 179 modifica]efficiente protezione contro i grossi proiettili. Una palla basterebbe ad immobilizzarci.

— È vero, signor Cordoba. Se la cannoniera comparisse, cosa vorreste fare?... Tentare di forzare il passo?...

— Sì, dopo però d’averla fatta saltare in aria.

— Col nostro pezzo?... Hum!... Voi sapete, signor Cordoba, che quelle cannoniere hanno una cintura corazzata.

— Non sufficiente però a difenderle da un buon colpo di cannone.

— Tuttavia con quest’oscurità?...

— Mio caro Colon, hai dimenticato che sotto il quadro di poppa abbiamo due siluri?...

— No, signor Cordoba.

— Sai bene di cosa sono capaci quei gingilli.

— Mandano all’aria una corazzata.

— E noi faremo saltare la cannoniera. —

Mastro Colon guardò il signor Cordoba con un misto di stupore e d’incredulità.

— Dite?... — chiese dopo alcuni istanti.

— Che noi faremo saltare la cannoniera, — ripetè il tenente. — Sono deciso a tutto, mastro Colon, pur di lasciare questa dannata baia e di condurre l’Yucatan ai cayos di S. Felipe. Se poi...

— Signor Cordoba!...

— Cos’hai, Colon?

— Guardate laggiù, verso il capo Corrientes.

— Vedo un fanale.

— Ed una grande ombra che fuma.

— E vedo anche delle scintille, Colon.

— È la cannoniera.

— Sì per tutti i diavoli dell’inferno!... Quel sacripante di Del Monte non ha mentito. Dove si dirige quella dannata?...

— Non scorgo più nulla.

— E nemmeno io. Che siamo diventati ciechi, Colon?...

— Io dico che la cannoniera si è arrestata presso la riva e che ha spento i fanali. Forse il suo equipaggio attende l’attacco degl’insorti per piombarci addosso e per chiuderci il passo.

— Sì, così deve essere, — mormorò Cordoba, aggrottando la fronte e come se parlasse fra sè. — Gl’insorti sulle sponde e la cannoniera con quattro pezzi dinanzi a noi... L’Yucatan sarà messo a dura prova, ma bah!... Il siluro aprirà la via alla valorosa nave. Colon, vieni!...

I due lupi di mare ridiscesero sulla tolda, dove i marinai, schierati lungo le murate ed armati di fucili e di sciabole d’arrembaggio, aspettavano i loro ordini.

— Due uomini robusti con me ed una lanterna, — comandò Cordoba. — In acqua la scialuppa. — [p. 180 modifica]

Due marinai, due giovanotti dalle forme erculee e dai muscoli poderosi uscirono dalle file, mentre un terzo si affrettava ad accendere una lampada.

— Colon, — disse Cordoba. — Avanzati nella baia a piccolo vapore, adagio, adagio, senza far rumore. Tutti gli uomini a posto di combattimento ed i migliori puntatori al pezzo della torretta ed agli hotchkiss...

Ciò detto scese nel quadro di poppa seguito dai tre marinai, poi passò nella stiva ed aprì uno sportello che si trovava sotto le cabine. Tosto alla luce della lanterna apparvero, cacciati entro due lunghi incavi, difesi da ammassi di celluloide e da grosse sbarre di ferro che dovevano proteggerli contro un proiettile anche di grosso calibro, due oggetti scintillanti.

— Estraete uno di questi fusi, — disse Cordoba, volgendosi verso i marinai. – Badate a non urtare se non volete far saltare in aria l’Yucatan.

I tre marinai ne afferrarono uno e adagio adagio, con infinite precauzioni, lo trassero da quel nascondiglio.

Era quello un fuso in forma d’un sigaro avana, di ottone, lungo circa due metri e con un diametro di settanta od ottanta centimetri verso il centro. Era perfettamente liscio, senza la menoma intaccatura, a poppa però, riparate entro una specie di coda, si vedevano le pale di un’elica pure di metallo ed a metà si scorgeva, avvolto al fuso, un sottilissimo filo.

— Un siluro!... — esclamarono i marinai, con un brivido.

— Sì, miei cari, un ordigno terribile che contiene una carica di fulmicotone così potente da mandare in aria una corazzata, — rispose Cordoba, con un sorriso.

— Orsù, portatelo in coperta. —

I tre marinai afferrarono strettamente il formidabile arnese guerresco e con mille precauzioni lo fecero passare nel quadro, poi lo issarono sulla tolda.

Mastro Colon aveva fatto scendere un solido gherlino dal picco della randa.

Con pochi colpi di mano legò il siluro, lo spinse fuori dal bordo, poi lo fece calare nella piccola baleniera, che era stata condotta sotto la poppa.

— Due uomini di buona volontà nella scialuppa, — comandò Cordoba.

Poi volgendosi verso Padilla e Quiroga, i due soldati spagnoli, disse loro:

— Volete accompagnarmi?...

— Siamo ai vostri ordini, signore, — risposero.

— Andiamo ad affrontare la morte: badate.

— Siamo pronti, — dissero i due valorosi.

— Sta bene: Colon!...

— Tenente!...

— I remi?... [p. 181 modifica]

— Sono stati coperti di tela onde non facciano rumore. Le vostre istruzioni, signore?

— Seguici a piccolo vapore, a mezzo miglio di distanza. Quando avverrà l’esplosione correrai a raccoglierci.

— E se l’impresa dovesse avere per voi un esito fatale?... Tutto si deve prevedere in guerra, signore.

— Forzerai il passo e andrai ai cayos di S. Felipe a salvare la marchesa.

Poi avvicinandoglisi in modo da non poter venire udito da nessuno, gli mormorò in un orecchio:

— L’Yucatan è atteso a Santiago: è là che la patria giuocherà la sua più terribile carta.

— Tenente!... — mormorò il vecchio mastro, con voce commossa. — Lasciate tentare il colpo a me.

— No, Colon, — rispose Cordoba con incrollabile fermezza.

— Voi potete morire nella pericolosa impresa.

— Ho fiducia nel mio destino: addio, mio vecchio lupo. Hai fatto collocare tutto nella scialuppa?...

— Tutto, le armi e la pila per la scintilla elettrica. —

I due lupi di mare si strinsero la mano, entrambi commossi, ma entrambi decisi a compiere fino all’ultimo il loro dovere, poi Cordoba scavalcò rapidamente la murata e si lasciò scivolare nella piccola baleniera.

I due marinai che avevano portato il siluro vi si trovavano di già, colle mani sui remi; i soldati spagnuoli si erano schierati ai due lati del banco di poppa, tenendo fra le ginocchia due fucili.

— Partiamo, — disse Cordoba.

— Andiamo, tenente? — chiesero i due robusti giovanotti, afferrando i remi.

— Verso la punta di Corrientes. Vogate con precauzione poichè andiamo a sorprendere e distruggere la cannoniera che ci attende per colare a picco l’Yucatan. Silenzio ed avanti. —

La piccola baleniera si scostò dalla nave che si avanzava lenta lenta, muovendo appena appena l’elica, onde non precedere Cordoba ed i suoi valorosi compagni.

I due marinai arrancavano con forza, senza però produrre rumore alcuno, avendo la precauzione di non sbattere i remi. Questi d’altronde erano stati avvolti con grossa tela per attutire i colpi.

Cordoba, alla barra del timone, dirigeva la piccola e svelta imbarcazione, cercando di mantenere la prua verso la punta di Corrientes, la quale si intravedeva confusamente, essendo coperta da altissimi palmizi fino all’estremo limite.

Di quando in quando però si voltava per dare uno sguardo al siluro che era stato legato a rimorchio, come se temesse che la corda che lo univa alla scialuppa si spezzasse.

Un silenzio quasi perfetto regnava sull’oscura e vasta insenatura. Il mare, essendo tranquillo fuori della baia, non scagliava [p. 182 modifica]alcuna onda lungo le spiagge; appena appena si udiva, ad intervalli misurati, l’acqua a gorgogliare fra le centomila radici dei paletuvieri, mossa dalla marea che cominciava allora a montare lentamente.

La scialuppa, confusa fra le tenebre che pareva diventassero sempre più dense, si teneva lontana dalle rive, guizzando silenziosamente su quelle acque nere come l’ebano.

Nessuno parlava: i due marinai tenevano gli occhi fissi sul tenente, pronti ad arrestare la scialuppa od a raddoppiare l’arrancata; i due spagnuoli invece guardavano attentamente verso la punta estrema di Corrientes per cercare di discernere la cannoniera.

— Si scorge? — chiese Cordoba, sottovoce, agli spagnuoli.

— Non ancora, gli alberi della costa ed i paletuvieri proiettano un’ombra così cupa da non poterla distinguere.

— Pure si dovrebbe scorgere qualche scintilla od il riflesso del fuoco dei forni sul pennacchio di fumo.

— Può essersi nascosta entro qualche piccola insenatura, — disse Quiroga.

— Ed i ribelli, cosa fanno?... Del Monte mi ha detto che devono già essere giunti sulle sponde dell’Ensenada.

— Attenderanno qualche segnale dalla cannoniera.

— Sì, attendano pure e noi intanto usciremo in mare, — borbottò Cordoba.

Si volse e guardò se l’Yucatan si poteva scorgere a quella distanza. A tre o quattrocento metri vide confusamente la massa della nave, la quale però pareva immobile.

— Ci vorranno degli occhi di gatto per mirarlo e cannoneggiarlo con buon esito, — mormorò il bravo lupo di mare, con un risolino.

La scialuppa intanto continuava ad avanzarsi con crescente precauzione, rimorchiando sempre il siluro, il quale rimaneva sommerso quasi interamente. I due marinai, temendo che la cannoniera fosse vicina, avevano rallentata la vogata, anche perchè quelle nere acque accennavano a diventare leggermente fosforescenti presso i paletuvieri della spiaggia.

Già non distava più di trecento metri dalla punta di Corrientes, quando Cordoba vide alzarsi fra le tenebre alcune scintille.

— Avete veduto? — chiese ai due soldati.

— Sì, signor Cordoba, — risposero questi.

— La cannoniera non è che a duecento passi.

— E si tiene nascosta entro una piccola insenatura, — aggiunse Quiroga.

— Alto!... — comandò il tenente.

I due marinai ritirarono con precauzione i remi e la piccola baleniera rimase immobile a meno di cinquanta metri dalla massa dei paletuvieri. [p. 183 modifica]

Cordoba si era alzato e si era spinto verso prora, guardando attentamente là dove aveva veduto alzarsi quelle scintille. In mezzo alla fitta e nera ombra proiettata dai palmizi che crescevano sulla penisoletta, gli parve di discernere una massa che si teneva a breve distanza dalla riva.

— L’oscurità ci favorisce, — mormorò.

Poi cominciò a spogliarsi, dicendo a Quiroga:

— Volete seguirmi?...

— Sono pronto, signore, — rispose lo spagnuolo.

— Sapete nuotare?

— Come un pesce.

— Benissimo: spogliatevi. La spedizione sarà pericolosa ma se riusciamo vi regalerò cento piastre.

— Non sono necessarie, signor Cordoba.

— Silenzio!... —

Gettò le vesti sul banco di prora non conservando che una larga fascia di lana entro la quale aveva cacciato uno di quei coltelli messicani, un po’ ricurvi e taglientissimi chiamati machetti, poi da un cestello che era stato nascosto sotto il banco di poppa estrasse una scatoletta e la mostrò all’altro soldato, dicendogli:

— Voi sapete cos’è questo, Padilla?

— Sì, signor Cordoba, — rispose lo spagnuolo. — Basta premere questo piccolo tasto, e si sprigiona la scintilla elettrica. Sono stato artigliere un paio d’anni.

— Siete intelligente, giovanotto mio: ora ascoltatemi.

— Sono tutto orecchi.

— A questa scatoletta è attaccato questo filo il quale comunica col siluro.

— Lo vedo: serve per farlo scoppiare.

— Benissimo; lasciate che il filo si svolga, dovendo il siluro percorrere un bel tratto prima di giungere sotto la carena della cannoniera.

— E poi?

— Quando voi mi udrete a gridare «Si salvi chi può» premete il bottone e fate esplodere il siluro.

— Sì, signor Cordoba.

— Attendete il mio segnale qualunque cosa accada, o assieme alla cannoniera farete saltare anche me ed il vostro camerata.

— Non temete, signore. Dovessimo venire bersagliati dagli insorti, noi non agiremo prima del vostro segnale.

— Arrivederci, amici.

— Una parola, se lo permettete, signor tenente, — disse uno dei due marinai, alzandosi.

— Parla.

— Voi andate ad arrischiare la vostra vita, signor tenente; lasciate che andiamo uno di noi. [p. 184 modifica]

— Grazie giovanotti, ma è impossibile. Rimanete qui ed aspettate il mio ritorno. Quiroga, siete pronto?

— Sì, signor Cordoba.

— Prendete questa rivoltella e legatevela alla fronte. Può esservi utile.

— È fatto, signore.

— In acqua, amico. Padilla, attento al filo!...

— Il rocchetto scorre, — rispose lo spagnuolo.

Cordoba ed il suo coraggioso compagno si calarono dolcemente in acqua e si misero a nuotare verso il siluro che si trovava a dieci passi dalla poppa della piccola baleniera.

Il lupo di mare con un colpo di machetto recise la funicella che aveva servito a rimorchiarlo, poi si mise a spingerlo verso la riva, aiutato dallo spagnuolo.

La cannoniera non era che a trecento passi; prima di accostarla, Cordoba voleva cacciarsi sotto la cupa ombra proiettata sull’acqua dagli alberi della spiaggia, onde non correre il pericolo di venire scoperto, poi far agire la piccola elica.

Procedendo lentamente e muovendo le braccia adagio adagio per non far rumore, dopo pochi minuti i due nuotatori giungevano presso le prime radici di paletuvieri.

Colà l’oscurità era così profonda, in causa delle piante che s’incurvavano sull’acqua, da non poter distinguere cosa alcuna alla distanza di pochi passi. Tenendosi presso le radici, il tenente e lo spagnuolo erano più che certi di poter accostarsi alla cannoniera senza farsi scoprire.

Di quando in quando però si arrestavano per tendere gli orecchi, temendo che fra le radici si trovasse qualche insorto, o per accertarsi se il filo della scintilla elettrica che univa il siluro alla scialuppa non s’era spezzato od imbrogliato fra qualche ramo penzolante sull’acqua.

Avevano già percorsa mezza distanza, quando ai loro orecchi giunsero alcuni scricchiolii che venivano dalla parte della riva. Pareva che qualcuno s’avanzasse attraverso le radici dei paletuvieri.

— Avete udito? — chiese Cordoba, con un filo di voce, volgendosi verso lo spagnuolo.

— Sì, — rispose questi.

— Che qualcuno ci abbia scoperti?

— Non lo so, signore. Toccate coi piedi?...

— Sì.

— Anch’io.

— Allora fermiamoci e nascondiamoci sotto quelle fronde che s’incurvano sull’acqua.

— Zitto, signore. —

Gli scricchiolii continuavano e si udivano le foglie delle piante [p. 185 modifica]Un’instante dopo la marchesa del Castillo si arrestava sulla soglia... [p. 187 modifica]a susurrare lievemente. Un uomo od un animale, probabilmente più un uomo, si avanzava cautamente passando da una radice all’altra per giungere presso l’acqua.

Il tenente e lo spagnuolo, abbandonato il siluro che non poteva venire scoperto, essendo quasi tutto sommerso, si cacciarono sotto le piante, nascondendosi in mezzo al caos di radici e di rami. Entrambi avevano impugnate le rivoltelle, pronti a difendersi.

Passarono alcuni istanti, durante i quali lo scricchiolìo delle radici divenne più forte, poi ogni rumore cessò.

Cordoba alzò il capo e guardò attraverso il fogliame, ma subito si rannicchiò su se stesso.

Un’ombra umana era comparsa improvvisamente sul margine dei vegetali e pareva che esplorasse attentamente la superficie dell’acqua.

— Ti sei ingannato? — chiese una voce.

Carrai!... — borbottò l’uomo che si era curvato per meglio osservare ciò che accadeva sotto l’arcata dei vegetali. — Non vedo più nulla, Gaspardo.

— Hai preso qualche pesce per un uomo, forse qualche delfino o qualche squalo.

— Può essere, però... Carramba!... Non vedo nulla, assolutamente nulla.

— Ti dico che non sono così sciocchi da abbandonare il loro Yucatan.

— Possono essersi accorti della comparsa della cannoniera.

— E tu credi che abbiano l’audacia di prendere il largo a bordo delle scialuppe?... Forse che sfuggirebbero all’inseguimento?...

— È vero, Gaspardo. Io sono uno stupido ed ho fatto una corsa inutile attraverso a queste radici che trasudano la febbre.

— Vedi la cannoniera?...

— Non è che a venti braccia dalla riva.

— Andiamo a bordo a dire al capo che siamo tutti pronti e che fra poco le scialuppe agiranno.

— Andiamo, Gaspardo. —

Le radici scricchiolarono più forte di prima, le fronde si agitarono rumorosamente, poi il silenzio tornò a regnare sulle rive della penisoletta.

— Lampi!... — mormorò Cordoba, quando non udì più nulla. — Fra mezz’ora le scialuppe e la cannoniera daranno addosso all’Yucatan? Ah!... Miei cari, giungerete troppo tardi.

Quiroga, sbrighiamoci o non potremo più tornare a bordo. — Lasciarono il nascondiglio e raggiunto il siluro si misero a spingerlo innanzi, tenendosi però sempre celati sotto le arcate dei paletuvieri.

Ancora un minuto, poi si trovarono improvvisamente all’entrata d’una insenatura che poteva avere uno sviluppo di costa di duecento metri. Proprio in mezzo a quel tranquillo bacino che [p. 188 modifica]si apriva presso l’estremità del capo Corrientes, i due nuotatori scorsero la cannoniera degli insorti.

L’oscurità non permetteva di discernere il suo armamento nè il numero degli uomini che la montavano; era però di forme massicce e s’indovinava che non doveva essere d’un tonnellaggio limitato. Dalla sua ciminiera usciva un grosso pennacchio di fumo misto a qualche scintilla, la quale volteggiava in aria cadendo poscia, pari ad una lucciola, fra i paletuvieri ed i palmizi della vicina sponda.

Nessun fanale brillava a bordo, nè quelli regolamentari di prora, nè quello a luce bianca dell’albero, segno evidente che gli uomini che la montavano ci tenevano a non farsi scoprire prima della comparsa del Yucatan, onde piombare improvvisamente sulla povera nave della marchesa e forse mandarla a picco con un buon colpo di sperone.

— Sessanta o settanta metri, — mormorò Cordoba, misurando collo sguardo la distanza che lo separava dalla cannoniera. — Siamo a buon punto. —

Spinse innanzi il siluro, poi afferrò il filo che lo teneva unito alla scialuppa e si provò a tirare; sentendo una certa resistenza, fece col capo un gesto di soddisfazione.

— Preparatevi a prendere il largo, — disse a Quiroga.

— Si ritorna?... — chiese lo spagnuolo.

— Sì, ma il siluro sta per partire. —

S’accostò alla poppa del fuso e premette un piccolo bottone. Tosto si vide l’elica mettersi silenziosamente in moto ed il formidabile istrumento di distruzione partì, colla punta volta verso la cannoniera.

— Al largo!... — ripetè Cordoba.

I due uomini si misero tosto a nuotare rapidamente non più verso la sponda, ma in direzione della scialuppa.

Dopo poche bracciate, Cordoba si mise a gridare, con voce tuonante:

— Ohe!... Uomini della cannoniera!... Una torpedine vi manda all’aria!... Badate!...

— Cosa fate, signore? — chiese lo spagnuolo stupito.

— Cerco di salvare qualcuno di quei poveri diavoli, — rispose il tenente. — A me basta che salti in aria la cannoniera.

In quell’istante sul ponte della nave si udirono alzarsi urla di terrore:

— Una torpedine!... Una torpedine!...

— In acqua!... In acqua!...

— Aiuto!... La cannoniera salta!... —

Poi seguirono dei tonfi come se degli uomini precipitassero in mare.

Cordoba, con un vigoroso colpo di tallone uscì più di mezzo dall’acqua, urlando:

— Si salvi chi può!... Scoppia il siluro!... —