Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
La distruzione della cannoniera | 187 |
a susurrare lievemente. Un uomo od un animale, probabilmente più un uomo, si avanzava cautamente passando da una radice all’altra per giungere presso l’acqua.
Il tenente e lo spagnuolo, abbandonato il siluro che non poteva venire scoperto, essendo quasi tutto sommerso, si cacciarono sotto le piante, nascondendosi in mezzo al caos di radici e di rami. Entrambi avevano impugnate le rivoltelle, pronti a difendersi.
Passarono alcuni istanti, durante i quali lo scricchiolìo delle radici divenne più forte, poi ogni rumore cessò.
Cordoba alzò il capo e guardò attraverso il fogliame, ma subito si rannicchiò su se stesso.
Un’ombra umana era comparsa improvvisamente sul margine dei vegetali e pareva che esplorasse attentamente la superficie dell’acqua.
— Ti sei ingannato? — chiese una voce.
— Carrai!... — borbottò l’uomo che si era curvato per meglio osservare ciò che accadeva sotto l’arcata dei vegetali. — Non vedo più nulla, Gaspardo.
— Hai preso qualche pesce per un uomo, forse qualche delfino o qualche squalo.
— Può essere, però... Carramba!... Non vedo nulla, assolutamente nulla.
— Ti dico che non sono così sciocchi da abbandonare il loro Yucatan.
— Possono essersi accorti della comparsa della cannoniera.
— E tu credi che abbiano l’audacia di prendere il largo a bordo delle scialuppe?... Forse che sfuggirebbero all’inseguimento?...
— È vero, Gaspardo. Io sono uno stupido ed ho fatto una corsa inutile attraverso a queste radici che trasudano la febbre.
— Vedi la cannoniera?...
— Non è che a venti braccia dalla riva.
— Andiamo a bordo a dire al capo che siamo tutti pronti e che fra poco le scialuppe agiranno.
— Andiamo, Gaspardo. —
Le radici scricchiolarono più forte di prima, le fronde si agitarono rumorosamente, poi il silenzio tornò a regnare sulle rive della penisoletta.
— Lampi!... — mormorò Cordoba, quando non udì più nulla. — Fra mezz’ora le scialuppe e la cannoniera daranno addosso all’Yucatan? Ah!... Miei cari, giungerete troppo tardi.
Quiroga, sbrighiamoci o non potremo più tornare a bordo. — Lasciarono il nascondiglio e raggiunto il siluro si misero a spingerlo innanzi, tenendosi però sempre celati sotto le arcate dei paletuvieri.
Ancora un minuto, poi si trovarono improvvisamente all’entrata d’una insenatura che poteva avere uno sviluppo di costa di duecento metri. Proprio in mezzo a quel tranquillo bacino che