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176 | Capitolo ventunesimo |
— Signor Cordoba!...
— Cosa vuoi? — chiese il lupo di mare, volgendosi verso il cubano.
— Ho la vostra parola, è vero?...
— Il diavolo ti porti! Meriteresti la tortura invece della corda, furfante. —
Ciò detto uscì col mastro, sbattendo furiosamente l’uscio della cabina.
CAPITOLO XXI.
La distruzione della cannoniera.
Quando Cordoba ed il mastro risalirono in coperta, una profonda oscurità avvolgeva l’ampia ensenada di Corrientes.
Il tempo minacciava di mettersi a male. Dei densi vapori erano sorti lentamente dalla parte del tramonto ed avevano invaso il cielo, oscurando completamente le stelle.
Dal ponte della piccola nave non si scorgevano quasi più le rive, quantunque non dovessero essere lontane più di quaranta o cinquanta passi. Si vedevano solamente spiccare, come una enorme massa le foreste che circondavano la baia.
Cordoba ed il mastro, mentre i marinai issavano a bordo l’ancorotto gettato a poppa e l’àncora mezzana che era stata calata a prora per mantenere la nave in mezzo al fiume, erano saliti sulla crocetta dell’albero di trinchetto per perlustrare attentamente l’uscita della baia, temendo che da quella parte comparisse improvvisamente la temuta cannoniera.
Essendo in quella direzione sgombro il mare, non esistendo colà alcuna linea di scogliere, nè lingue di terra boscose, non ostante l’oscurità si poteva scorgere una nave proveniente dal largo, anche se non avesse avuto i fanali accesi.
— Vedi nulla, Colon? — chiese Cordoba, al vecchio marinaio che si trovava sopra di lui, sulle aste della crocetta.
— Un momento, mio tenente, — rispose il mastro. — Può essere stato qualche pesce fosforescente, la bocca d’un pesce-cane forse, che come sapete di notte sembrano illuminate, però potrebbe anche essere stato un fanale.
— Guarda bene, Colon.
— Guardo, apro per bene gli occhi eppure ora non vedo più nulla.
— Credi a quanto ci ha narrato quel birbante?...
— Sì, signor Cordoba. Non avrebbe alcun interesse a ingannarci, ora che lo teniamo in nostra mano.
— Se fosse vero, la faccenda sarebbe assai grave. La nostra nave è rapida, solida, ma le sue caldaie non hanno una suffi-