La capanna dello zio Tom/Capo IX

IX. In cui si dimostra che un senatore è anch’esso un uomo

../Capo VIII ../Capo X IncludiIntestazione 5 dicembre 2015 100% Da definire

Harriet Beecher Stowe - La capanna dello zio Tom (1853)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1871)
IX. In cui si dimostra che un senatore è anch’esso un uomo
Capo VIII Capo X
[p. 79 modifica]

CAPO IX.

In cui si dimostra che un senatore è anch’esso un uomo.


Il chiaro d’un buon fuoco riverberava sugli arredi e sul tappeto di una sala magnifica, scintillava sugli orli indorati delle tazze e sulla ben polita [p. 80 modifica]coccuma da the, mentre il senatore Bird si stava cavando li stivali per gittare i piedi in un bel paio di pantofole nuove che sua moglie gli avea trapunte, durante la sessione del senato. La signora Bird, con un volto sorridente, invigilava ai preparativi della tavola, e dava tratto tratto un avvertimento a parecchi vispi fanciulletti, che le strepitavano intorno con mille di quei giuocherelli che, dal diluvio a noi, formano la delizia e la meraviglia delle madri.

— «Tom, non toccare il bottone della porta — questo è un uomo! Maria! Maria! non tirare la coda al gatto — povero micino! Gima, non salir su quel tavolo; no, no. — Non puoi immaginarti, mio caro, quale sia stata la nostra sorpresa nel vederti capitar questa sera tra noi!» disse ella finalmente, non sì tosto ebbe comodo di indirizzare una parola al marito.

— «Sì, sì, ho pensato di fare una gita a casa per riposarmi un tantino questa notte. Sono morto dallo strapazzo; pare che il capo mi si fenda.»

La signora Bird gittò un’occhiata sopra una boccetta di acquavite canforata, che stava in un armadio semichiuso, e parve meditasse nell’avvicinarsi, ma il marito ne la trattenne.

— «No, no, Maria, non voglio droghe; una tazza di buon the caldo e un po’ di pace domestica; ecco ciò che desidero. Oh quanti affari in questa sessione!» E il senatore sorrise di compiacenza, quasi si riguardasse come vittima del suo paese.

— «Ebbene — riprese la moglie; dopo che tutto fu imbandito per il the — che si fa in senato?»

Era cosa veramente strana che la buona signoria Bird si desse pensiero di ciò che si faceva in senato, mentre ella ben giudicava di aver già troppo a pensare per casa sua. Difatti il signor Bird spalancò gli occhi per meraviglia, e rispose:

— «Nulla di importante.»

— «Benissimo; ma è vero che hanno passata una legge la quale proibisce di dar da mangiare e da bere a quella povera gente di colore che capita nel nostro paese? Intesi a parlare d’una tal legge, ma non credo che un’assemblea cristiana possa sancirla!»

— «Perchè, Maria, diventi ad un tratto donna politica?»

— «No, no; non darei un obolo per tutte le vostre discussioni politiche in generale; ma credo che una tal legge sia ingiusta, crudele, anticristiana. Spero, amico mio. che non sarà sancita.»

— «Si approvò una legge che proibisce, cara mia, di ricoverare li schiavi, i quali vengono dal Kentucky; li abolinisti, infaticabili, tanto fecero, che i nostri fratelli del Kentucky ne furono altamente irritati; e [p. 81 modifica]parve necessario, ed anche opera cristiana e giusta, che il nostro Stato facesse qualche cosa per acquetarli.» Tom salì in vettura, ed Haley, tratte dal cassettino sotto il sedile due grosse catene, si pose a ribadirgliele intorno ai piedi. Capo X.

— «E che è mai questa legge? Ci proibisce di ricoverare, almeno per una notte, quelle povere creature? di dar loro un qualche refrigerio, qualche brano di abito logora e quindi rimandarli in pace?»

[p. 82 modifica]— «Sì, sì, mia cara; sarebbe, come vedi, un aiutarli; un incoraggiarli.»

La signora Bird era una donnetta timida, non più alta di quattro piedi all’incirca, di gracile complessione, con due occhi azzurri, con una voce piena di dolcezza; — quanto al coraggio, tutti sapevano che il grido di un gallinaccio avrebbe bastato a metterla subito in fuga, e che un cane da guardia, di mezzana grossezza, l’avrebbe tenuta lontana con mostrarle solamente i denti. Suo marito, i suoi figli erano tutto il suo mondo, ed ella regnava su costoro piuttosto colla dolcezza e colla persuasione, che col comando e coll’energia. V’era solo una cosa che avrebbe potuto infiammarla all’ira; e questa commozione solea svegliarsi nella parte più dolce e compassionevole del suo animo; tutto ciò che sentia di crudele le eccitava un’esaltazione che era tanto più sorprendente ed inesplicabile quanto più soave era l’indole sua in generale. Quantunque fosse la più indulgente, la più pieghevole di tutte le madri, tuttavia i suoi figliuoletti conservavano una paurosa memoria del castigo più terribile che ella avesse mai loro applicato, perchè in compagnia di alcuni sgarbati garzoncelli del vicinato, avean preso a sassate un povero gattino.

— «Vi assicuro — solea dire il più grandicello di essi, il signorino Bill — che ne portai i segni per un bel tempo. Mamma mi venne sopra con aspetto di infuriata, fui staffilato ben bene e mandato a letto senza cena, prima che io ne potessi sapere il perchè; quindi la intesi a piangere accanto all’uscio, e ciò mi fece più male che il resto. Vi assicuro — soggiungeva — che non prenderemo mai più a sassate un gattino!»

— In questa occasione, la signora Bird si levò prontamente in piede, e accesa in volto d’un bel rossore che la rendea più avvenente, si avanzò verso il marito, così apostrofandolo con accento e con piglio risoluto.

— «Ora, Giovanni, vorrei sapere se tu credi che una tal legge sia giusta e cristiana?»

— «Non vorrai mica ammazzarmi, Maria, se dico di sì!»

— «Non avrei mai avuto questo concetto di te, o Giovanni! l’hai tu votata?»

— «Sicuro, mia bella politicona.»

— «Ne dovresti arrossire, o Giovanni! Povere creature, senza letto, senza pane! È una legge vergognosa, iniqua, abbominevole, e la romperò io stessa, non si tosto l’occasione mi si presenti; e spero che questa occasione non tarderà! Le cose sono a un bel partito, se una donna non può dare un po’ di cena calda, un letticciuolo a creature povere, assiderate, solamente perchè sono schiavi, perchè furono maltrattati, oppressi per tutta la loro vita, povere cose!»

— «Ma, ascoltami, Maria. I tuoi sentimenti sono nobilissimi, giusti, ed io ti amo appunto per essi; ma non dobbiamo comportare che i [p. 83 modifica]nostri affetti facciano volo al nostro giudizio. Dobbiamo ricordarci che qui non si tratta di un sentimento personale, ma sì bene dei più grandi interessi pubblici; la agitazione del paese va crescendo a segno che dobbiamo lasciare in disparte ogni nostro privato sentimento.»

— «Per me, Giovanni, non mi curo di politica, ma leggo la mia Bibbia; e qui vedo che debbo dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, consolare li afflitti; ed io intendo di attenermi alla Bibbia.»

— «Ma nei casi in cui l’agir per tal modo importa un gran danno pubbiico....»

— «L’ubbidire a Dio non può recar mai danno pubblico; ne sono sicura; riesce sempre a bene far ciò che egli comanda

— «Ma ascolta, Maria; e verrò a dimostrarti con argomento palpabile...»

— «Non è vero, Giovanni; potresti parlare tutta la notte senza però riuscire a convincermi. Ti domanderò, o Giovanni, se cacceresti dalla tua porta una povera creatura che morisse di fame, non per altro che per esser dessa uno schiavo fuggitivo; lo faresti?»

Ora, per dire il vero, il nostro senatore avea la disgrazia d’esser uomo sommamente caritatevole, affabile, uomo che non avea mai saputo accommiatare alcuno che abbisognasse di lui; e ciò che era ancor peggio in questo caso speciale si è, che sua moglie lo conosceva, e per conseguenza, prendea d’assalto il punto più vulnerabile. Quindi egli ricorse al solito espediente di guadagnar tempo e provvedere; tossì più volte, si trasse di tasca il fazzoletto e cominciò a pulire i suoi occhiali. La signora Bird, vedendo che il territorio nemico era scoperto, non ebbe scrupolo di proseguire la vittoria.

— «Vorrei vederti agire in tal modo, Giovanni! Vorrei vederti davvero! cacciare dalla tua soglia una povera donna, mentre, per esempio, nevicasse a dirotta, o farla arrestare e gettare in carcere! Oh sarebbe una azione gloriosa!»

— «Sarebbe pur troppo un dovere ben doloroso!» cominciò il signor Bird con voce sommessa.

— «Dovere, Giovanni; e puoi usare una tal parola? Sai che questo non è un dovere, ne può esser tale. Se i padroni pretendono che i loro schiavi non fuggano, li trattino bene — questa è la mia dottrina. Se io avessi negri (spero che non ne avrò mai), scommetto che non verrebbe loro il grillo di fuggir nè da me, nè da te, Giovanni; ti assicuro che quando sono trattati bene, non pensano per nulla a fuggire; e se fuggono vuol dire che hanno patito già troppa fame, troppo freddo, troppi spasimi, infelici creature! perchè altri abbia a rivolgersi contro di loro; legge o non legge, io nol farò mai, coll’aiuto di Dio!»

[p. 84 modifica]— «Maria, Maria, amica mia, ragioniamo tranquillamente.»

— «Io detesto i vostri ragionamenti, o Giovanni, specialmente su questa materia. Voi altri uomini politici avete il vezzo d’imbrogliare le cose più semplici e piane; ma quando si tratta di metterle in pratica, non credete nè meno più a voi stessi. Ti conosco abbastanza, Giovanni. Tu sei persuaso, quanto io, che questa legge è ingiusta; e, quanto io, ripugneresti ad osservarla.»

In questo momento difficile, il vecchio Cudgioe, un negro soprintendente della casa, fece capolino dalla porta, e pregò la signora di recarsi un momento in cucina. Il nostro senatore, non poco sollevato, tenne dietro collo sguardo alla piccola sua moglie, non senza un misto di piacere e di dispetto; abbandonandosi quindi sopra la sedia, cominciò a leggere alcuni giornali. Di lì a poco si udì alla porta la voce di sua moglie, che in modo vivo, incalzante, lo chiamava:

— «Giovanni, Giovanni, vieni qua un momentino.»

Il signor Bird depose il giornale, andò in cucina, e rimase altamente meravigliato allo spettacolo che gli si presentava: — Una giovane, di complessione delicata, con vesti lacere, indurite dal gelo, co’ piedi scalzi e sanguinolenti, giaceva, quasi morta, sopra due sedie. Quantunque la faccia di lei portasse il carattere di una razza disprezzata, non si potea a meno di ammirarne la bellezza triste e commovente, quell’apparenza di morte, quel volto freddo, immobile, che faceva rabbrividire. Il signor Bird sentì stringersi il cuore e non fe’ motto; sua moglie e la vecchia zia Dina, l’unica fantesca di colore che essi avessero, le si affaccendavano intorno per richiamarla in vita; mentre il vecchio Cudgioe si era posto il fanciullo sulle ginocchia, gli toglieva le scarpine, le calze, e studiavasi riscaldarne i piccoli piedi.

— «Oh badate — diceva con voce compassionevole la vecchia Dina — pare che il caldo l’abbia fatta rinvenire. Ella era in forze quando venne, e mi chiese di lasciarla un tantin riscaldare; mentre io stava per dimandarle donde veniva, ella cadde sul pavimento. Non è donna da fatica, a giudicarne dalle mani.»

— «Povera creatura!» esclamò pietosamente la signora Bird, mentre la sconosciuta aprì lentamente i suoi grandi occhi neri, e quasi smemorata si guardò intorno. Un’espressione di agonia le contrasse in un subito i lineamenti del volto e gridò, sollevandosi:

— «O mio Arrigotto! me l’hanno tolto?»

Il fanciullo, a quella voce, balzò dalle ginocchia di Cudgioe e correndo al fianco della madre, le stese le braccia.

— «Ah è qui! è qui — sclamò quella; e volgendosi quindi, quasi fuori di essa, alla signora Bird: — proteggeteci! — soggiungeva; — non permettete che me lo tolgano!»

[p. 85 modifica]— «Nessuno vi farà male, povera donna — disse la signora Bird, incoraggiandola — siete in salvo; non abbiate paura.»

— «Dio ve ne rimuneri» disse la donna, coprendosi la faccia colle mani e singhiozzando; mentre il fanciulletto, vedendola piangere, si studiava salirle in grembo.

A forza di sollecitudini, di cure amorevoli, che nessuno, meglio della signora Bird, sapea prodigare, la povera donna cominciò a tranquillarsi. Acconciatosele, per il momento un letticciuolo vicino al fuoco, di lì a poco si addormentò profondamente, tenendo in braccio il fanciulletto, che non parea meno stanco di lei; perchè la madre resistette, con ansietà nervosa, ad ogni affettuosa prova che si fece per allontanarlo: ed anche nel sonno, il suo braccio lo circondava con una stretta incessante, quasi temendo che alcuno volesse involarlo.

I signori Bird, tornati nella sala, non fecero — strano a dirsi, — allusione di sorta al loro precedente discorso; ma la moglie prese alacremente al lavorar di maglia, e il signor Bird fingeva di leggere i giornali.

— «Vorrei sapere donde viene e chi è» disse finalmente il signor Bird, deponendo il foglio.

— «Quando sarà svegliata, e un po’ ristorata, lo sapremo» disse la signora Bird.

— «Ascolta, moglie mia» riprese il senatore, dopo aver meditato alcun poco sopra i giornali.

— «Ebbene, mio caro?»

— «Non potrebbe ella indossare una delle tue vesti, racconciata alla meglio? ma pare che sia più grande di te.»

Un sorriso quasi impercettibile sfiorò il labbro della signora, la quale rispose: «vedremo.»

Di lì a poco il senatore ricominciava:

— «Senti, moglie mia!»

— «Che vi è di nuovo?»

— «Quel vecchio mantello di frustagno che tieni in serbo, e suoli gittarmi addosso mentre prendo un po’ di sonno, al dopo pranzo, potresti darlo a quella donna; — ha bisogno di veste.»

In quel momento, Dina si affacciò all’uscio, per dire che la sconosciuta si era svegliata e domandava di veder la signora.

I coniugi Bird tornarono in cucina, seguiti da due loro figliuoli grandicelli, poichè in quest’intervallo di tempo, i più piccini erano stati posti a dormire.

La donna siedeva sopra una panca presso il fuoco; guardava la fiamma con occhio immobile, ma con calma, con una cupa espressione di accoramento, ben diversa dall’agitazione che poc’anzi l’avea dominata.

[p. 86 modifica]— «Oh, che chiedete di me? — disse la signora Bird con voce carezzevole. — Spero che ora vi sentirete un po’ meglio, povera donna!»

Un sospiro lungo, profondo, fu la sola risposta; ma sollevò i suo grandi occhi neri, la fissò con tale uno sguardo di abbattimento e di preghiera, che le lagrime vennero agli occhi di quella buona donnetta.

— «Non abbiate paura di niente; siamo tutti vostri amici, povera donna! ditemi donde venite e di che abbisognate» chiese la signora.

— «Vengo dal Kentucky;» rispose la donna.

— «Quando?» domandò il signor Bird, entrando anch’esso nel discorso.

— «Stassera.»

— «Per qual mezzo?»

— «Ho traversato il fiume sul ghiaccio.»

— «Traversato sul ghiaccio!» esclamarono tutti ad una voce.

— «Sì, — disse lentamente la donna — sì. Coll’aiuto di Dio ho traversato sul ghiaccio: essi m’incalzavano; li avea proprio alle spalle; e non v’era altra strada.»

— «Dio mio! — esclama Cudgioe — il ghiaccio è rotto in mille pezzi, che si urtano e si ravvolgono su e giù dall’acqua.»

— «Lo sapeva, lo sapeva anch’io! — riprese la donna: — ma ho traversato. Non credea di riuscirvi; ma non mi ristetti: era rassegnata a perire. Il signore mi aiutò; nessuno sa quanto il Signore aiuti coloro che hanno fede» soggiunse ella, animandosi negli sguardi.

— «Eravate voi schiava?» dimandò il signor Bird.

— «Sì, signore; apparteneva a un uomo nel Kentucky.»

— «Vi trattava male?»

— «No, signore; era un buon padrone.»

— «La vostra padrona vi trattava male?»

— «No, signore, no! la mia padrona fu sempre buona con me.»

— «Dunque che potè indurvi ad abbandonare una buona famiglia, a fuggire, ad avventurarvi fra tanti pericoli?»

La donna gittò uno sguardo penetrante sulla signora Bird e s’accorse che ella era vestita a lutto.

— «Signora — chiese ella improvvisamente, — avete perduto un figlio?»

La domanda riuscì inaspettata, e riaprì una piaga recente; poichè non facea più d’un mese, da che un brioso fanciullo di quella famiglia era stato portato al sepolcro.

Il senatore si volse indietro, dirigendosi verso la finestra, e la signora Bird ruppe in lacrime; ma riacquistata la voce, rispose:

— «Perchè mi fate una tal dimanda? sì, ho perduto un figliuoletto.»

[p. 87 modifica]— «Allora potrete comprendermi. Io ne perdei due, l’uno dopo l’altro: li ho lasciati colà sepolti, quando fuggii; mi rimase questo unico. Non ho dormito mai una sola notte senza di lui; egli era il mio tutto, la mia consolazione, il mio orgoglio, giorno e notte; ah signora! e volevano strapparmelo — venderlo — venderlo nel Sud, signora; andar là tutto solo — un bambino che non si è mai staccato un momento in sua vita dal fianco di sua madre! Non potei rassegnarmi, signora; sapeva che se mel toglievano, non avrei avuto mai più un’ora di bene; e quando intesi che il contratto era firmato, che egli era venduto, lo tolsi in braccio e fuggii di notte; ed essi mi inseguirono — l’uomo che lo avea comperato e alcuni domestici del padrone; — già mi avean raggiunta, mi stavan sopra. Gli udii, spiccai un salto sul ghiaccio, traversai non so come; mi ricordo solamente, che sull’altra sponda un uomo mi aiutò a salire.»

La donna non diede un gemito, non un singhiozzo. Era giunta a quel punto, in cui la fonte delle lacrime è inaridita; ma quanti l’udivano, ciascuno a suo modo, davan segni di cordiale simpatia.

I due figliuoletti, dopo aver rovistato inutilmente nelle saccoccie, in cerca di quel fazzoletto che le madri ben sanno non vi si trova mai, si erano intanto accostati, con atto di dolore, ai fianchi della lor madre; e lì presero a singhiozzare, ad asciugarsi gli occhi e il naso nelle pieghe della veste di lei; la signora Bird si nascondeva la faccia col fazzoletto; e il vecchio Dina, colle lacrime che gli scorreano sulla faccia, su quella faccia di galantuomo, esclamava con religiosa compunzione: «Il Signore abbia pietà di noi;» mentre il vecchio Cudgioe, asciugandosi fortemente gli occhi colle maniche della camicia e facendo un’infinità di smorfie coi muscoli della faccia, rispondeva, sul tono stesso e collo stesso fervore. Il nostro senatore era uomo politico, e quindi non dobbiamo aspettarci che esprimesse il suo dolore come il resto dei mortali; volse le spalle alla compagnia, guardò fuori della finestra; parve specialmente che volesse, espettorando, trarsi qualche impaccio di gola; prese a nettar le lenti dei suoi occhiali, a soffiarsi, tratto tratto, il naso, in modo da ispirar sospetto in chi attentamente l’osservasse.

— «Avevate dunque un buon padrone, avete detto?» chiese egli improvvisamente, mandando giù dalla gola qualche cosa che lo imbarazzava, dirizzandosi verso la donna.

— «Sì, era un buon padrone, non potrò mai dire altrimenti; e, la mia padrona era buona; ma non potea fare diversamente. Avean molti debiti e nessun modo di liberarsene, come intesi a dire; perchè il loro creditore era crudele, ed essi dovettero rassegnarsi ai voleri di lui. Udii la padrona che pregava, scongiurare il marito a favor mio; e questi rispondeva non poter egli fare altrimenti, aver già firmato il contratto; allora [p. 88 modifica]presi il mio bimbo e fuggii di casa. Ben sapeva che senza il mio figliuoletto non avrei potuto vivere; perchè questo fanciullo è quanto posseggo al mondo.»

— «Non avete marito?»

— «Sì, ma appartiene a un altro uomo. Il suo padrone è crudele, e non permetteva che venisse nemmeno a vedermi; si inasprisce ogni giorno di più contro noi e minaccia di venderlo ai mercanti del Sud. Forse non lo vedrò mai più!»

La prontezza di voce con cui la donna pronunziò queste parole, avrebbe potuto indurre un osservatore meno accorto a credere che ella fosse indifferente affatto; ma vi era una calma tale, un sì profondo accoramento ne’ suoi grandi occhi neri, che facevano argomentar ben altro.

— «E dove intendete di andare, povera donna?» chiese la signora Bird.

— «Al Canadà, se sapessi solamente da che parte si trova. È molto lontano il Canadà, non è vero?» soggiunse ella guardando in volto alla signora Bird con espressione di semplicità e di confidenza.

— «Povera creatura!» esclamò la signora involontariamente.

— «È veramente molto lontano?» ripetè subito la donna.

— «Più lontano di quanto credete, figliuola mia! — rispose la signora Bird — Ma studieremo ciò che si può fare per voi. Dina, preparale un letto nella tua stanza, presso la cucina; penserò intanto ciò che domattina converrà fare per lei. Non temete, povera donna; abbiate confidenza in Dio, egli vi aiuterà.»

I coniugi Bird rientrarono in sala. La signora siedette e prese a dondolarsi pensierosa su di una piccola scranna elastica dinanzi il fuoco, mentre il marito passeggiava su e giù della camera, mormorando tra sè: «Capperi! è un affare mal imbrogliato!» finalmente, accostatosi alla moglie, cominciò a dirle:

— «Debbono, moglie mia, di questa stessa notte partir di qui. L’uomo che l’ha comperata, giungerà certo domattina. Se non vi fosse che la donna, potrebbe appiattarsi qui finchè fosse passato; ma quel diavoletto di ragazzo, non lo terrebbe a freno nemmeno un esercito; farà capolino ora dall’uscio, ora dalla finestra. Sarebbe un bell’affare per me, se venissero ad arrestarceli in casa, ora appunto! no; bisogna che partano di questa notte.»

— «Questa notte? Come è possibile? E per dove?»

— «Lo so io benissimo il dove — rispose il senatore, e cominciò a calzarsi li stivali, con aria di riflessione; poichè ne ebbe calzato uno a metà, si abbracciò il ginocchio con amendue le mani e parve si immergesse in profonda meditazione. — Davvero, è un maledetto affare — disse [p. 89 modifica]alla fin fine, ricominciando a tirar su lo stivale — è un bel caso! — Poichè ebbe calzato uno stivale, il senatore prese l’altro in mano e parve studiasse a lungo la forma del tappeto. — Bisognerà far così, sebbene prevegga d’altra parte..... alla malora!» infilò frettoloso il secondo stivale e andò a guardare dalla finestra.

La signora Bird era donna discreta, dalla cui bocca non si era mai udito in sua vita: «e non vel dissi io?» ed ora, tuttochè si accorgesse qual forma ed indirizzo prendessero i pensieri del marito, evitò prudentemente di immischiarsene, e tranquilla sulla scranna, si tenea pronta ad ascoltare le intenzioni di lui, quando egli giudicasse opportuno comunicarle.

— «Un mio antico cliente, Val Trompe — cominciò il signor Bird — è venuto dal Kentucky e rimandò liberi tutti i suoi schiavi; distante sette miglia dalla baia, nell’interno dei boschi, acquistò un podere dove nessuno, se non di proposito, suole recarsi; è un sito fuori di strada. Là potria essere sicura; ma il difficile si è, che nessuno, se non io, potrebbe condurla di questa sera in vettura.»

— «E perchè? Cudgioe è un ottimo cocchiere.»

— «Sì, sì, ma ecco il motivo. Bisogna traversare due volte la baia, e la seconda volta il tragitto è molto difficile, a meno che il cocchiere non ne sia pratico come sono io. L’attraversai a cavallo ben cento volte, e conosco i giri che bisogna fare; perciò vedi che non si può fare altrimenti. Cudgioe metta in pronto i cavalli, di soppiatto quanto è possibile, verso la mezza notte, ed io condurrò meco la fuggitiva. Per colorir meglio la cosa, ci avvieremo alla prossima osteria, ove chiederò un posto nella vettura periodica che va a Colombo e che suol giungere verso le tre o quattro ore; si crederà che abbia preso il mio legno unicamente per quella gita. Domani, per tempo, la faccenda sarà compiuta; ma temo che sarà un bell’imbroglio dopo quanto si è detto e fatto; ad ogni modo, succeda che può.»

— «In questa circostanza, o Giovanni — disse la moglie posando le sue bianche manine sul braccio del marito — il tuo cuore è migliore della tua testa. Avrei forse potuto amarti, se non ti avessi conosciuto meglio che non ti conosci tu stesso?» E quella donnetta si facea sì bella con quei suoi occhi velati di lacrime, che il senatore tenne per fermo di essere un grand’uomo per aver saputo ispirare una così appassionata ammirazione di sè; in conseguenza, che potea fare se non andarsene gravemente a vedere se la vettura era pronta? Tuttavia, giunto alla porta, ristè un momento, e tornando addietro, disse con qualche esitanza:

— «Maria, io non so le tue intenzioni; ma abbiamo un cassettino che è pieno delle robe del... del... del povero nostro Arrigotto.» E così dicendo, voltò le spalle e si chiuse dietro la porta.

[p. 90 modifica]Sua moglie aprì l’uscio d’un camerino annesso alla sua stanza da letto, tolse un candeliere, lo posò sullo stipo, trasse una chiave da un piccolo ripostiglio, con aria meditabonda, l’introdusse nella toppa, e ristette alquanto, mentre che i fanciulletti, che secondo l’usanza, l’avean seguita da vicino, stavano taciturni, ma con occhi significanti osservando ogni movimento della lor madre.

O madre — che leggi questa pagina — avresti mai in tua casa un ripostiglio, un cassettino, che ti abbian fatto provare nell’aprirli ciò che proveresti nello scoperchiare nuovamente un piccolo sepolcreto? Madre avventurata, se ciò non ti avvenne mai!

La signora Bird aperse lentamente il cassettino. Vi eran dentro vesticciuole di varie forme, grembiali, calzettine, e un paio di scarpette, già logore nella punta, che usciano da un involto di carta. Vi era un cavallino di legno, una carrozzina, una trottola, una palla, — memorie raccolte con molte lacrime e spezzamento di cuore! Siedette presso il cassettino, e chiudendo la faccia tra le mani; ristette alquanto, mentre le lacrime le scorrean tra le dita; levando quindi subitamente il capo, cominciò a scegliere, con ansietà nervosa, li articoli più adatti e meglio conservati, e li raccolse in un fardelletto.

— «Mamma — disse uno di questi fanciullini, toccandole amorevolmente il braccio — vuoi dar fuori di casa qualcuna di queste cose?»

— «Caro il mio bambino — rispose ella dolcemente — se il nostro amato Arrigotto ci abbassasse dal cielo uno sguardo, sarebbe lieto di ciò che facciamo. Non mi sentirei cuore di regalarle ad una persona ordinaria — a qualcuno che fosse felice; ma io le do ad una madre assai più afflitta, più disgraziata che io non mi sia; — spero che Dio vorrà benedirli.»

Vi sono anime bennate le cui afflizioni tornano a conforto altrui; le cui speranze più care, deposte con molte lacrime dentro una tomba, sono seme donde sbucciano fiori odorosi, balsamici per li infelici, pei derelitti. Una di queste anime è la donna sensitiva che qui seduta al lume della lampada, piangendo tacitamente, mette insieme per la povera pellegrina queste memorie del fanciulletto che ha perduto.

Ciò fatto, la signora Bird aperse una guardaroba, e cavatene fuori una o due vesticciuole in istato ancor di servire, si pose a sedere presso il suo tavolo di lavoro, e dato di piglio alle cesoie, cominciò a racconciarle come il marito le avea consigliato; e continuò affaccendata, finchè un antico orologio appostato in un angolo della camera, suonò le dodici e si sentì alla porta il calpestio dei cavalli.

— «Maria — le disse il marito entrando in camera, col ferraiuolo sul braccio — bisogna svegliarla, e partire.»

[p. 91 modifica]La signora Bird depose subito in una valigietta varii articoli, che avea raccolti, la chiuse, la rimise al marito perchè la portasse in vettura, e corse a chiamare la donna. Costei, rivestita d’un mantelletto, di un cappello e di uno sciallo che avea appartenuto alla sua antica benefattrice, comparve ben presto nella camera col suo figliuoletto in braccio. Il signor Bird la aiutò a salire in vettura, e la signora Bird venne ad accompagnarvela. Elisa guardò dallo sportello, e stese fuori una mano non meno bella, non meno delicata di quella che le fu sporta in ricambio. Fissò in volto alla signora Bird i suoi grand’occhi neri, pieni d’un profondo sentimento, e parve che volesse parlare. Le sue labbra si mossero, tentò due o tre volte articolar parole, ma non trovò voce; allora accennò il cielo con uno di quegli sguardi che non si possono dimenticar mai; cadde sopra il sedile, e si celò il volto; si chiuse lo sportello e la carrozza si mise in via.

Ora, qual situazione per un senatore patriota, che tutta la settimana innanzi si era adoperato a tutt’uomo acciò il potere legislativo del suo paese sancisse i provvedimenti più energici contro li schiavi fuggitivi e contro coloro che li ricettassero!

Il nostro buon senatore nel congresso tenuto a Washington, non era stato superato da nessuno de’ suoi colleghi in un genere di eloquenza che procacciò loro una rinomanza immortale. Qual sublime atteggiamento era il suo, mentre, colle mani nelle tasche, fulminava il codardo sentimentalismo di coloro i quali anteponevano i vantaggi di pochi miserabili schiavi disertori ai grandi interessi dello Stato!

Avea nell’aspetto l’alterezza del leone, e convinse potentemento non solo se stesso, sì ben anche quanti lo ascoltavano; ma in allora questa idea di un fuggitivo non era se non la idea delle lettere che compongono una tal parola; o tutto al più la ricordanza d’un’incisione, veduta sopra un giornale, rappresentante un uomo con un fagottino raccomandato alla punta d’un bastone, e sotto esso una scritta: fuggito dalla casa del sottoscritto. La potenza magica della disperazione in persona, l’occhio umano che implora, la debole tremante mano, la preghiera tacita dell’agonia, dell’abbandono, non l’aveano messo a prova giammai. Non avea pensato mai che questo fuggitivo poteva essere una madre inerme, un fanciullo senza difesa, come quello che ora indossava le vesti del suo defunto figliuolo; ed ora, siccome il nostro povero senatore non era di sasso o di acciaio, ma uomo, e uomo di cuor retto e generoso, si trovava, come ciascun può vedere, in un contrasto ben singolare col suo patriotismo. Nè bisogna che esultiate sopra di lui, buoni fratelli degli Stati meridionali; poichè incliniamo facilmente a credere che molti di voi non avrebbero agito meglio di Bird in circostanze consimili. Abbiamo diritto di asseverare che nel [p. 92 modifica]Kentucky e nel Mississipi, son cuori nobili, generosi, ai quali nessun infelice espose mai inutilmente i proprii mali. Ah, buoni fratelli! E potete esiger da noi servigi tali che il vostro onesto e nobil cuore non potrebbe mai ricambiarei, se foste al luogo nostro?

Comunque, se il nostro buon senatore era un delinquente politico, stava per farne una bella espiazione nel corso di quella notte. Pioveva da lungo tempo; il molle ubertoso terreno dell’Ohio è acconcio mirabilmente, come ognun sa, alla fabbricazione del limo, e la strada verso l’Ohio, era una di quelle ferrovie del buon tempo antico.

— «Di grazia, che sorta di strada è questa?» potrebbe chiedere qualche viaggiatore dell’Est uso a connettere l’idea della ferrovia con quella d’un moto equabile e rapidissimo.

Devi dunque sapere, ingenuo viaggiatore dell’Est, che nelle infelici regioni dell’Ovest, dove il fango è di una profondità sublimissima, che le vie sono costrutte di grossi e rozzi tronchi d’albero, disposti traversalmente, e ricoperti di terra e sabbia e materie consimili. Quei del paese godono chiamarle strade, e si provano a cavalcarvi sopra, in poco di tempo la pioggia porta via la terra, disunisce i travi e viene a formarsi una varietà pittoresca di fendimenti, sconnessure e pantano che mal si potrebbe descrivere.

Sopra una strada di cotal fatta il nostro senatore andava facendo le sue riflessioni morali, per quanto le circostanze e le scosse della vettura glielo permettevano: punf! su e giù nella melma! — il senatore, la donna, il fanciullo prendean le più strane e repentine posizioni che si possano imaginare per li inaspettati scoscendimenti delle mote. Alla fin fine la vettura si ferma, e si ode Cudgioe, che dal sedile esterno grida a tutta gola per eccitare i cavalli a proseguire. Dopo inutili e replicati sforzi di cacciarli innanzi, mentre il senatore già stava per perdere la pazienza, la vettura dà un nuovo crollo, le due ruote anteriori si affondano, e il senatore, la donna, il fanciullo si rovesciano alla rinfusa sopra il sedile di fronte; il senatore si sente calcar sugli occhi e sul naso senza gran cerimonia, il cappello, già dispera d’uscirne salvo; il fanciullo strilla, Cudgioe, al di fuori, apostrofa nel modo più veemente i cavalli, che strepitano, si impennano sotto ripetuti colpi di scudiscio. Finalmente la vettura si trae d’impaccio con nuovo slancio; le ruote scorrono, il senatore, la donna, il fanciullo si rimettono al loro posto; il signor Bird si racconcia il cappello; Elisa la cuffia, il fanciullo s’acqueta, e proseguono, rinfrancati, il loro cammino.

Il passo più difficile è superato; le ruote scorrono sulle diverse accidentalità del terreno; e i nostri viaggiatori cominciano a lusingarsi che le cose andranno meglio. Ma ecco che di subito un nuovo rimbalzo li [p. 93 modifica]fa cadere sui loro sedili; la vettura si ferma, e Cudgioe compare allo sportello.

— «Padrone, vi è un pantano insuperabile; non so in qual modo potremo uscirne; le ruote affondano.»

Il senatore si avventura a mettere fuori un piede per cercar sul terreno un punto non cedevole; ma vi si ammolla; tenta ritrarlo dal pantano, perde l’equilibrio, e stramazza nella melma, donde Cudgioe lo solleva in uno stato veramente compassionevole.

Non aggiungeremo parole per un benigno riguardo alla sensibilità dei nostri lettori. Chi, viaggiando in paesi occidentali, ha dovuto ingannar le ore della notte nell’accatastar tronchi per riempiere le fenditure della strada, saprà compiangere con rispettosa simpatia il nostro malarrivato eroe. Li preghiamo a tributargli tacitamente una lacrima, e proseguiamo. Facea notte fitta, quando la vettura, insudiciata, sconquassata, si fermò alla porta di una vasta fattoria. Non ci volle poca fatica per risvegliarne gli abitanti; ma comparve alla fin fine il rispettabile proprietario e schiuse la porta. Era questi quasi gigante, alto sei piedi e parecchi pollici, tarchiato della persona, e indossava, ad uso di cacciatore, una casacca di flanella rossa. Una folta capigliatura di un rosso pallido, incolta, scomposta, una barba cresciuta da più giorni, gli dava un’apparenza non molto gradevole. Stette alcuni minuti immobile col candeliere alla mano, squadrando da capo a piedi i nostri viaggiatori con espressione di sorpresa, di malcontento, che avea qualche cosa di grottesco ben singolare. Il nostro senatore non durò poca fatica a fargli comprendere di che si trattava; e mentre, come può meglio, gli espone l’avventura, lo faremo alcun poco conoscere ai nostri lettori.

Il buon Giovanni Van Trompe possedeva anticamente una tenuta considerevole e molti schiavi nello Stato del Kentucky. Non avendo dell’orso che la pelle, essendo anzi dotato dalla natura d’un cuor nobile, retto, onesto, corrispondente alla sua gigantesca corporatura, aveva assistito, non senza fremere, agli effetti di un sistema, che non è meno cattivo per li oppressori che per li oppressi. Un bel giorno, il cuore generoso di Giovanni non potè più oltre resistere, tolse dallo scrigno il suo portafoglio, e si avviò verso l’Ohio, dove comperò due o tre leghe quadrate di terreno fertilissimo; emancipò legalmente tutti i suoi schiavi, uomini, donne e fanciulli, li accomodò in vagoni e li trasportò nel suo nuovo podere; ed ivi si raccolse tranquillamente, per godere della propria coscienza e delle proprie riflessioni.

— «Siete voi uomo da ricoverare una povera donna e un fanciullo inseguiti da cacciatori di schiavi?» Domandò esplicitamente il senatore.

— «Credo di sì — rispose l’onesto Giovanni, sviluppando le sue forme [p. 94 modifica]muscolose — sono prontissimo; e ho meco sette figli, alti ciascuno sei piedi, dispostissimi al pari di me. Fate loro i nostri rispetti — soggiunse Giovanni — dite loro che li aspettiamo, saranno benissimo ricevuti.» E così dicendo, ficcava le sue dita tra la folta capigliatura che gli pendea sulla fronte, e scoppiava in un gran riso.

Elisa, pallida, estenuata, quasi esamine, si era avvicinata alla porta, sostenendo tra le braccia il suo figliuoletto che dormiva profondamente. Quell’omaccione le appressò il candeliere alla faccia, non senza un fremito di compassione, schiuse la porta d’una cameretta attigua alla vasta cucina dove stavano, e la invitò ad entrarvi. Accese un altro candeliere, lo posò sul tavolo e disse ad Elisa:

— «Vi assicuro, buona giovane, che qui non avete a temere, venga pur chi vuole. Sono avverso a queste cose — soggiunse, accennando col dito due o tre buone carabine che stavano appese sopra il camino — e coloro che mi conoscono hanno per fermo che non riuscirebbero felicemente a portarmi via qualche cosa, mentre io sono in casa. Ora coricatevi e dormite tranquillamente, come se vostra madre vi cullasse.» Così disse, e chiuse, nell’uscire, la porta della camera.

— «È una bellezza non comune — disse egli al senatore — Pur troppo! donne così belle hanno spesso buone ragioni di fuggire, qualora non sieno meno oneste che avvenenti. Lo so per prova.»

Il senatore espose in poche parole la storia di Elisa.

— «Oh! oh! adesso comprendo! — esclamò il bravo uomo pietosamente — adesso capisco! Povera inerme creatura, cacciata come un daino perchè nutre sentimenti umani, perchè ha fatto ciò che nessuna madre si sarebbe rattenuta dal fare! Queste cose mi farebbero bestemmiare» soggiunse il buon Giovanni, mentre colla sua grossa ingiallita mano si asciugava le lacrime.

— «Vi assicuro, straniero 1, che io stetti anni ed anni prima di unirmi ad una chiesa, appunto perchè i ministri nei nostri paesi sogliono predicare che la Bibbia approva tali cose; e siccome io non intendeva il loro greco ed ebraico, lasciai in disparte essi e la loro Bibbia. Non mi unii mai ad una chiesa, se non quando incontrai un ministro, che ne sapeva più di loro e del loro greco, e che mi insegnò tutto il contrario; allora compresi il vero, e mi aggregai ad una chiesa. Questo è un fatto» conchiuse Giovanni, mentre cavato non senza fatica il turacciolo ad una bottiglia di spumeggiante cidro, ne presentava al senatore.

— «Il meglio che ora potreste fare, sarebbe di rimanere qui sino all’alba — soggiunse cordialmente; — chiamo la vecchia, e il vostro letto è subito acconciato.»

[p. 95 modifica]— «Grazie, mio buon amico — rispose il senatore; debbo partir subito per prender posto di questa notte nella vettura periodica di Colombo.»

— «In questo caso, se mi permettete, verrò ad accompagnarvi un tratto di strada, per insegnarvi una via più breve, di quella che avete fatta. Questa è pessima.»

Giovanni fu pronto in un subito, e dato di piglio ad una lanterna, fu visto guidar la vettura del senatore verso uno scorciatoio che girava alle spalle dell’abitato. Nel punto di separarsi, il senatore gli fece sdrucciolare nella mano un biglietto di dieci dollari, dicendo in fretta:

— «Questo è per lei.»

— «Sì, sì» disse Giovanni, con egual concisione.

Si strinsero la mano e si separarono.


Note

  1. Nel Kentucky si chiama straniero qualunque viandante.