Istoria delle guerre gottiche/Indice

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Libro quarto
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INDICE

DELLE

MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME.



LIBRO PRIMO

DELLE ISTORIE DEL TEMPO SUO (TETRADE SECONDA).


Capo I. |||
Zenone imperatore di Bizanzio, Augustolo di Occidente. — Morto di ferro il costui padre Oreste, regna Odoacre. — Teuderico, re dei Gotti, dalla Tracia muove contro l’Italia per istigazione di Zenone. — Assedia Ravenna. — Uccide Odoacre. — Padrone della penisola ne regge i popoli con lode. — Reo della ingiusta morte di Simmaco e di Boezio, sembratogli vedere in un piatto il capo del primo, inorridisce, e piangente sen muore. |||
 P. 7
— II. |||
Il pargoletto Atalarico successore del morto re dalla genitrice Amalasunta, commendatissima donna, fidato a’ precettori acciocchè attenda agli studi. — La regina ne ha biasimo dai Gotti, odiatori d’ogni sapere. — Sua costanza e prudenza nello sventare una loro congiura |||
   » 13
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— III. |||
Schiatta, costumi e risoluzione di Teodato. Ambasceria al romano Pontefice in Bizanzio. Giudizio di Procopio sulla religione. — Allo infermarsi d’Atalarico la genitrice, tenendosi mal sicura co’ Gotti, si vale ascosamente dell’opera di Alessandro per cedere a Giustiniano l’Italia. — Carteggio all’uopo tra’ due monarchi sotto coperta di scambievoli rimprocci. — Tornata dell’ambasceria in Bizanzio. L’imperatore manda Pietro in Italia |||
   » 17
— IV. |||
Amalasunta frena la rapacità di Teodato. — Chiamalo, morto il figlio, volendo seco rappattumarsi, a partecipare del regno. — Sua prigionia comandata dall’ingratissimo re. — Al quale Pietro, ambasciadore di Giustiniano, dopo la uccisione di lei intima la guerra |||
   » 22
— V. |||
Giustiniano prende a guerreggiare i Gotti facendo assalire da Mundo la Dalmazia, e da Belisario coll’armata di mare la Sicilia. — Scrive ai capi de’ Franchi. — Mundo espugna Salona; Belisario, impadronitosi di tutta la Sicilia, termina gloriosamente il suo consolato |||
   » 26
— VI. |||
Teodato patteggia con Pietro ambasciadore di Giustiniano. — Sua pusillanimità appalesata in un lepido colloquio. — Commercio di lettere tra Teodato e Giustiniano |||
   » 29
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— VII. |||
Morte di Mundo e del figliuol suo profetizzata, giusta la fama, dalla Sibilla. — Teodato manca alla data parola, e fa disonorevole accoglienza all’imperiale ambasceria. Suo colloquio cogli ambasciadori. Lettera di Giustiniano agli ottimati de’ Gotti. Costanziano mandato dall’imperatore con esercito in Dalmazia la sottomette ai Romani. Termina l’anno primo della guerra contro i Gotti |||
   » 33
— VIII. |||
Belisario entrato in Italia strigne amicizia con Ebrimut, genero di Teodato; quindi assedia Napoli. — Risponde a Stefano, originario di quella città, il quale stoglievalo da tale impresa. — Fermatosi dai cittadini l’arrendimento, Pastore ed Asclepiodoto induconli co’ loro discorsi a cangiare sentenza |||
   » 39
— IX. |||
Un prodigio appalesa a Teodato, re dei Gotti, i futuri destini della guerra. — Belisario adoperasi vanamente contro i Napoletani; fatto nondimeno avvertito della via che metterebbelo al possesso della città, ordina che la si adatti con segretezza all’uopo. — Invita quindi i cittadini a composizione, rammentando loro i mali cui soggiacerebbero vinti |||
   » 46
— X. |||
Apprestamenti di Belisario per entrare in Napoli armata mano. — L’acquidotto ne fornisce agli imperiali il mezzo. — Eccidio nella vinta città. — Improvvisa morte di Pastore. Alterco fra Stefano ed Asclepiodoto. L’ultimo è fatto in brani dal popolo |||
   » 50
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— XI. |||
Sospetti pigliati in Roma dai barbari contro il monarca loro. Vitige, creato re dei Gotti, fa morire Teodato. — Sue parole sulla utilità d’un temporeggiare giudicioso, e dell’apprestarsi convenientemente alla guerra. — Presidiata Roma va a Ravenna, e vi sposa Matasunta figliuola di Amalasunta |||
   » 58
— XII. |||
Descrizione di alcune parti dell’Orbe; antiche stanze dei Franchi. — Dominio dei Visigotti. — Arborichi e Franchi riuniti in un popol solo. — I Visigotti padroni di tutta la Gallia. — I Franchi legansi con Teuderico re d’Italia; vincono i Burgundioni; uccidono Alarico re de’ Visigotti; assediano vanamente Carcassona. Imprese di Teuderico nella Gallia. — Teudi tiranno  |||
   » 63
— XIII. |||
Toringii e Burgundioni debellati dai Franchi. Amalarico passato a nozze colla sorella del costoro monarca appaciasi con Atalarico. Cade spento dai Franchi in una battaglia. — Accordi fatti con questi da Teodato, ed orazione di Vitige ai suoi per riportarne il consentimento. — Dopo la quale egli strigne lega coi re dei Franchi |||
   » 70
— XIV. |||
Belisario, guernite Napoli e Cuma, piglia la via di Roma; arrendimento de’ costei cittadini; descrizione della via Appia. — I Gotti abbandonano la città; entrata in essa delle armi imperiali, e provvedimenti del capitano per sostenere un assedio |||
   » 74
— XV. |||
Parte del Sannio arrendesi a Belisario: Benevento perchè detto ab antico Malevento. Diomede, suo edificatore, trasportovvi i maravigliosi denti del Cinghiale Caledonio, e vi diede il Palladio troiano ad Enea; descrizione della immagine di esso Palladio. — Il seno Ionico, la Magna Grecia ed altre parti dell’Italia |||
   » 78
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— XVI. |||
Truppe di Belisario nella Tuscia. Bessa padrone di Narnia, Constantino di Spoleto e Perugia; costui vittoria. Vitige, mandata soldatesca nella Dalmazia, parte a furia per Roma. — I Gotti assediano Salona. — Domanda fatta dal re gotto ad un sacerdote uscito di Roma, e costui risposta |||
   » 82
— XVII. |||
Constantino e Bessa per volere di Belisario dalla Tuscia tornano a Roma. Posizione di Narnia. — Vitige presso della città. Ponte fortificato dal condottiere imperiale; fuga de’ suoi custodi |||
   » 85
— XVIII. |||
Belisario, venute le truppe ad ostinatissima battaglia, cavalcando un destriero balan pugna valorosamente e con propizia sorte. — I Gotti fuggenti mettono in rotta gl’imperiali; rinnovamento del conflitto. — Il romano duce ripara alle mura, e sbaraglia altra fiata il nemico. Mirabile caso del gotto Visando. I cittadini romani da Vitige instigati alla ribellione |||
   » 88
— XIX. |||
I Gotti formano sette campi. — Tagliano gli acquidotti della città e demoliscono i molini eretti da Belisario. Questi ne ordina il rifacimento |||
   » 94
— XX. |||
Vittoria pronosticata a Belisario da un fanciullesco giuoco. — I Romani tollerano a malincuore l’assedio. — Ambasceria di Vitige al duce imperiale. — Risposta di Belisario |||
   » 99
— XXI. |||
Apprestamenti di Vitige per la espugnazione di Roma. Descrizione dell’Ariete. Balista Lupo, altre macchine guerresche |||
   » 102
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— XXII. |||
Belisario si fa giuoco delle macchine condotte dai Gotti. Sua mirabile agilità nel trarre d’arco. Vitige dalla porta Salaria passa alla Prenestina. — La mole d’Adriano ostinatamente assalita con vie più ostinazione resiste |||
   » 105
— XXIII. |||
Inutili conati dei barbari. Parte del romano muro sotto la tutela dell’apostolo Pietro. — Strania morte d’un barbaro. — Ingente massacro de’ Gotti al Vivario ed alla porta Salaria |||
   » 110
— XXIV. |||
Lettera di Belisario a Giustiniano Augusto. — Presagio nella caduta dell’imagine di Teuderico re dei Gotti. — Oracolo sibillino |||
   » 115
— XXV. |||
Belisario trasferisce nella Campania la disutile romana popolazione. — Bandisce papa Silverio nella Grecia. — Innalza Vigilio al Pontificato, e provvede alla salvezza della città. — Alcuni accingonsi a riaprire il tempio di Giano |||
   » 120
— XXVI. |||
Vitige uccide i senatori in istatico ed occupa Porto. — Belisario con grave disagio riceve dalla città d’Ostia rinfrescamenti |||
   » 124
— XXVII. |||
Il duce imperiale riceve nuove truppe: stanca il nemico a forza di combattimenti, e tre fiate lo vince. — Imitato indarno da Vitige. Truppe gottiche in che discrepanti dalle romane |||
   » 126
— XXVIII. |||
Belisario aringa i Romani chiedenti battaglia. — Instruisce l’esercito su d’una equestre pugna. — Indotto dalle parole di Principio accoglie nell’ordinanza i fanti |||
   » 130
— XXIX. |||
Vitige anima i Gotti alla battaglia. — Da principio i Romani vincitori. — Quindi sconfitti |||
   » 135
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LIBRO SECONDO

DELLE ISTORIE DEL TEMPO SUO (TETRADE SECONDA).

Capo I. |||
Preclare geste di Bessa e di Constantino. — Tal de’ Romani e tal pur de’ Gotti, ambo caduti nella medesima fossa, ritraggonsene in virtù d’un lepido accordo tra loro. — Audace valore di Corzamante |||
 Pag. 142
— II. |||
Belisario fa sicura la via ad Eutalio in cammino da Bizanzio cogli stipendii. Manda truppe contro i Gotti. — I Romani vincitori alla porta Pinciana, e vinti nel campo di Nerone. — Ferita d’Arzo mirabilmente sanata; morte di Cutila e Buca. Lutto dei barbari |||
   » 147
— III. |||
Roma in balia della peste e della fame. Il Gotto converte gli acquidotti in bastite. — I Romani aizzati dalla fame chiedono al condottiero d’investire il nemico, ma l’orazione loro è da lui confutata |||
   » 151
— IV. |||
Belisario manda Procopio a Napoli, e mette presidio in Tivoli ed Alba. — I Gotti sempre gnardinghi dal violare i tempj degli apostoli Pietro e Paolo. La moria fa strage ne’ loro campi. Antonina e Procopio tutti solleciti, in Campania, dell’armata di mare. — Descrizione del Vesuvio |||
   » 156
— V. |||
Arrivo di nuove truppe bizantine. — Stratagemma di Belisario. Temeraria impresa di Aquilino. — Mirabile ferita di Traiano |||
   » 160
— VI. |||
Gottici ambasciadori mandati a trattar di pace con Belisario; tregua infra essi |||
   » 164
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— VII. |||
Copia di vittuaglia rimontando il Tevere apporta abbondanza in Roma. — Abbandonato dai Gotti Porto, Centumcelle ed Albano entranvi i Romani. Belisario si fa beffe delle gottiche minacce; spedisce truppe nel Piceno, e promette guernigione ai Milanesi |||
   » 169
— VIII. |||
Uccisione di Constantino assalitore colla spada in pugno di Belisario dopo un costui precetto di restituire l’iniquamente tolto |||
   » 174
— IX. |||
Tentativi de’ Gotti per impossessarsi di Roma col mezzo d’un acquidotto; ma dopo vani assalti, ora in palese, ora proditoriamente dati, vien meno ogni loro speranza. — Gastigo da Belisario imposto ad un traditore |||
   » 177
— X. |||
Giovanni, messo a ferro e fuoco il Piceno, occupa Arimino. — Riceve un messaggiere da Matasunta consorte di Vitige. Sconfitta de’ Gotti nell’abbandonare l’assedio di Roma |||
   » 180
— XI. |||
Vitige presidia molti luoghi. Provvedimenti di Belisario in Arimino. — Il fortilizio Pietra espugnato dagli imperiali. Inobbedienza di Giovanni ad un comandamento del supremo duce |||
   » 183
— XII. |||
Arimino assediata dai Gotti. Generoso provvedimento e sermone di Giovanni. — Il presidio spedito da Belisario ai Milanesi apporta a Genova, combatte al Ticino dov’è spento Fidelio prefetto dell’annona. — Toadeberto re de’ Franchi manda aiuti ai Gotti. Questi assediano Milano |||
   » 186
[p. 591 modifica]
— XIII. |||
Belisario occupa Tudera e Clusio. — Posizione di Ancona. Imprudenza di Conone. Strage degli imperiali. — Venuta in Italia dell’eunuco Narsete |||
   » 192
— XIV. |||
Antica dimora degli Eruli; loro crudeltà verso gl’infermi ed i vecchi. Barbaro costume delle mogli ne’ funerali dei mariti. — Rodolfo re loro armasi contro ai Langobardi chiedenti pace, sfidatili a battaglia e v’incontra morte, per divina vendetta, colla massima parte de’ suoi. — Ritirata degli Eruli presso i Gepidi, quindi, imperante Anastasio, presso i Romani. — Sotto il principato di Giustiniano adorano Cristo ed abbandonano lor empie costumanze. Uccidono il proprio re |||
   » 195
— XV. |||
Parte degli Eruli viaggia a Tule. Posizione di quest’isola, ove nella state il sole per quaranta dì non tramonta, e nel verno per altri cotanti non leva; il ritorno di esso vien celebrato con grandissima festività. — Costumanze degli Scritifini. Religione de’ Tuliti. — Parte degli Eruli si procaccia un re di Tule, ed abbandona l’imperatore Giustiniano |||
   » 200
— XVI. |||
Belisario e Narsete congiungono lor forze presso Firmio, città. In un consiglio di guerra il secondo persuade che soccorrasi Arimino. — Lettera dell’assediato Giovanni a Belisario. Partenza dell’esercito |||
   » 205
— XVII. |||
Mirabile amore d’una capra verso un fanciullino derelitto dalla madre. — I Gotti informati della venuta di Belisario levano l’assedio da Arimino |||
   » 209
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— XVIII. |||
Ildigero prende il campo de’ Gotti. Narsete e Belisario discordi tra loro. — Aringhe d’entrambi. Giustiniano Augusto conferma per lettera Belisario nel supremo comando della guerra |||
   » 213
— XIX |||
Belisario assedia Urbino. — Narsete parte dal campo. Gli assediati per difetto d’acqua arrendonsi agli imperiali. — Giovanni assalta indarno Cesena; ricupera Imola e tutta l’Emilia |||
   » 217
— XX. |||
Belisario differito l’assedio d’Aussimo va e prende Orbibento. — Descrizione di orrenda fame nell’infierir della quale diciassette uomini furono divorati da due donne |||
   » 220
— XXI. |||
Martino ed Uliare comandati di soccorrere Milano temporeggiano al Po. Ripresi da Paolo con pungente discorso. Lettere di Martino a Belisario, e di Belisario a Narsete. — Mundila esorta vanamente i suoi a non darsi al nemico. Miserando sterminio di Milano |||
   » 224
— XXII. |||
Attristamento di Belisario all’udire la strage de’ Milanesi. Narsete richiamato dall’imperatore. Gli Eruli abbandonata l’Italia stringon lega co’ Gotti. — Indarno Vitige invita i Langobardi a parteggiare seco. Manda ambasciadori a Cosroe esortandolo a rompere gli accordi co’ Romani. — Giustiniano cerca di rappattumarsi col nemico |||
   » 230
— XXIII. |||
Cipriano e Giustino assediano Fiesole. Martino e Giovanni entro Dertona. — Belisario sotto le mura di Aussimo. — Saggio consiglio di Procopio, il quale con doppia tromba stabilisca un doppio segno |||
   » 234
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— XXIV. |||
Lettera de’ Gotti in Aussimo a Vitige chiedendogli soccorso. Vana promessa del re. Cipriano e Giustino assediano Fiesole. Uraia in marcia al Ticino; ma, valicato il Po, non osa cimentarsi co’ Romani |||
   » 239
— XXV. |||
Re Teudeberto con truppa in Italia. Costoro armi, e travalicamento del Po a Ticino, città. Riti presso di loro, giusta Procopio, dell’antica superstizione. Scacciano Gotti e Romani dai rispettivi campi. Molti di essi rimangon vittime della dissenteria. — Lettera di Belisario a Teudeberto. Ritorno de’ Franchi alle case loro |||
   » 243
— XXVI. |||
Un soldato romano traditore porta lettere dagli assediati in Aussimo a Vitige, e quindi recane la risposta. — Tale degli Sclabeni torna al suo campo trascinandosi un Gotto sorpreso in agguato, e confessatosi da costui il tradimento si passa alla punigione del reo |||
   » 247
— XXVII. |||
Ostinatissimo combattimento alla fonte d’Aussimo. — Resa di Fiesole ed Aussimo |||
   » 251
— XXVIII. |||
Belisario impedisce l’introduzione di vittuaglie in Ravenna. — Ambascerie dei re franchi e di Belisario a Vitige. — Granai di Ravenna incendiati. — Arrendimento de’ Gotti a stanza nelle alpi Cozzie |||
   » 256
— XXIX. |||
Giustiniano manda ambasciadori di pace a Vitige. Convenuti gli accordi Belisario si rifiuta di apporvi il suo nome, e raccolti a parlamento i duci sconsiglia la pace. — Offertogli l’imperio di Occidente dai Gotti finge accettarlo, ingannali, ed entra in Ravenna. — Fa prigioniero Vitige. Occupa Tarvisio ed altri luoghi |||
   » 262
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— XXX. |||
Chiamata di Belisario a Bizanzio. Uraia eletto monarca dai Gotti persuade loro che offrano il regno a Ildibado. — Questi, accettatolo, ne dispone a pro di Belisario, il quale con singolare modestia e lealtà non vuole saperne |||
   » 268

LIBRO TERZO

DELLE ISTORIE DEL TEMPO SUO (TETRADE SECONDA).

Capo I. |||
Belisario conduce prigionieri in Bizanzio Vitige ed i Gotti. Non gli vien decretato il trionfo. Sue grandissime lodi. — Ildibado re de’ Gotti raccozza in Italia i rimasugli di sua gente. Alessandro Logoteta, di soprannome Forficula (forbicetta) colla sua avarizia mette a soqquadro le romane cose. Ildibado vince in campo Vitalio. Commosso dalle preghiere dell’offesa moglie dà morte ad Uraia; quindi è spento egli stesso in un convito |||
 Pag. 273
— II. |||
Erario eletto a re dai Rugii, gottica gente. — Totila invitato al trono dagli altri Gotti. — Uccisione di Erario intanto ch’ei per ambasciadori tien pratica con Giustiniano. Totila possessore del regno |||
   » 281
— III. |||
I romani duci ripresi da Giustiniano raccolgonsi a parlamento. Constanziano ed Alessandro presso Verona. La città presa da prima a tradimento vien quindi abbandonata, colpa e vergogna dei duci |||
   » 283
— IV. |||
Artabaze parlamenta i Romani; — Totila i Gotti. — Certame da solo a solo tra Artabaze ed Uliare, in mezzo ai due eserciti, funesto ad entrambi. — Strage e vergognosissima fuga de’ Romani |||
   » 287
[p. 595 modifica]
— V. |||
Firenze assediata dai Gotti, e rimasa libera alla nuova della venuta de’ Romani. Questi, appiccatasi battaglia, colti da spavento per un falso romore, diedero le spalle al nemico |||
   » 292
— VI. |||
Totila prende molte castella, città e provincie. Assedia Napoli. — Giustiniano manda in Italia Massimino prefetto del pretorio con armata di mare e Demetrio, il quale prepara aiuti pe’ Napolitani. Un altro Demetrio nel tornare a Napoli cogli apprestamenti fatti, caduto il navilio in potere dei Gotti, paga il fio della imprudente sua lingua |||
   » 294
— VII. |||
Indugiare di Massimino. — Imperiale armata di mare agitata da procella, e male accolta dai Gotti. — Il prigioniero Demetrio per ordine di Totila esorta i Napolitani ad arrendersi. Totila stesso persuadeli a cedere quelle mura, che alla per fine ottiene |||
   » 298
— VIII. |||
Totila di singolare bontà verso i vinti. Atterra le mura di Napoli. — Dà morte a una sua guardia rea di strupo. Sua gravissima allocuzione su tale argomento |||
   » 302
— IX. |||
Malvagità dei duci e delle imperiali truppe. Italiche sciagure. — Lettera di Totila al senato romano. Ariani sacerdoti banditi da Roma. Assedio del castello d’Otranto |||
   » 305
— X. |||
Belisario tornato in Italia alla testa dì pochissime truppe salva, coll’opera di Valentino, Idrunto. Totila n’esplora astutamente l’esercito. — Prende Tivoli |||
   » 309
[p. 596 modifica]
— XI. |||
Belisario in Ravenna parlamenta i Gotti ed i soldati romani. Vitalio nell’Emilia alla testa de’ pubblici affari è abbandonato dagli Illirj. Aussimo stretta da Totila riceve aiuti. — Ricila stoltamente ardito incontra morte. Le truppe di Belisario uscite da Aussimo incappano negli agguati de’ Gotti. — Totila indarno tenta Pesaro fortificato dagli imperiali; Fermo ed Ascoli assediate dalle sue truppe |||
   » 312
— XII. |||
Belisario scrive chiedendo aiuti all’imperatore. — Giovanni sposa la figlia di Germano. — Totila conquista Fermo, Ascoli, Spoleto ed Assisi. Tenta Perugia e ne fa mettere a morte il comandante; ma quel presidio all’imperatore devoto costringe i Gotti a ritirarsi dalle sue mura |||
   » 317
— XIII. |||
Totila assedia Roma; fame entro la città. Piacenza cinta pur ella d’assedio. — Belisario vedendosi agli estremi passa da Ravenna ad Epidanno, dove l’imperatore manda truppe. Narsete eunuco ottiene gente dagli Eruli, i quali battagliando vincono e fugano gli Sclabeni |||
   » 320
— XIV. |||
Digressione sopra Chilbudio impostore. — Costumi degli Sclabeni e degli Ante. — Narsete scuopre l’inganno |||
   » 324
— XV. |||
Valentino e Foca molestano gli assediatori di Roma guardandone Bessa le mura; caduti in agguati giuntanvi la vita. — Navi cariche di grano mandate alla città dal pontefice Vigilio, cadono in potere dei nemici. — Totila ordina che sieno mozzate le mani al vescovo Valentino falsamente incolpato di menzogna |||
   » 330
[p. 597 modifica]
— XVI. |||
Il pontefice Vigilio chiamato in Bizanzio. Arrendimento dei Piacentini ai Gotti. — Generosità del diacono Pelagio a pro dei Romani, e sua andata a Totila per implorare una tregua. — Sermoni d’ambedue |||
   » 332
— XVII. |||
Orazione de’ romani cittadini ai duci, posta sulle labbra loro dalla fame; descrizione della costei rabbiosa forza |||
   » 337
— XVIII. |||
Deliberazione sulla partenza da Epidanno. — Belisario venuto da Idrunte fuga i Gotti. Totila fortifica il Tevere. Giovanni padrone della Calabria. — Tulliano si amica i Bruzj ed i Lucani; atteso nel porto romano dal condottiero vince in campo Recimundo |||
   » 341
— XIX. |||
Apprestamenti e partenza del condottiero a pro dell’assediata Roma. — Battaglia intra le due fazioni. — Temerità d’Isacco. La mercè di lui il condottiero turbatosi cessa dall’impresa; sua malattia. Morte d’Isacco |||
   » 345
— XX. |||
Avarizia di Bessa e sua negligenza nel reggere il presidio romano. — Gli Isauri a difesa della porta Asinaria macchinano tradigione. Re Totila conquista Roma, ed è placato da Pelagio nel tempio di S. Pietro. Estrema indigenza dei senatori. — Bontà di Totila con Rusticiana e con le altre romane donne |||
   » 350
— XXI. |||
Totila esorta i Gotti a seguir giustizia. — Riprendendo il senato romano d’ingratitudine vien da Pelagio placato. — Manda a Giustiniano ambasciadori per trattare di pace. — L’imperatore spedisceli a Belisario |||
   » 354
[p. 598 modifica]
— XXII. |||
Tulliano sbaraglia i Gotti nella Lucania. — Lettera di Belisario a Totila per distorlo dallo sterminio di Roma. Il re ne abbandona le mura quasi spoglie di abitatori. Giovanni passa ad Idrunte. A Tulliano vien meno ogni soccorso. |||
   » 358
— XXIII. |||
Marciano ricupera Spoleto all’imperatore. — Belisario in Roma. — Giovanni occupa e munisce Taranto. — Totila, in possesso dell’Acherontide, calca la via di Ravenna |||
   » 361
— XXIV. |||
Belisario occupa e munisce Roma. — Valorosamente rispinge Totila. — I Gotti rimprocciano di temerità il re loro, e si fanno al Tevere |||
   » 364
— XXV. |||
Totila esorta l’esercito all’assedio di Perugia, e adopera scolparsi delle sue disgraziate imprese |||
   » 369
— XXVI. |||
Imprevista battaglia sotto Capua tra imperiali e Gotti; rotta degli ultimi. — Giovanni fa libere le romane matrone rilegate in Capua. — Totila, ne’ Lucani, di notte tempo assale e mette in fuga Giovanni. Morte di Gilacio armeno |||
   » 373
— XXVII. |||
Imperiali truppe in Italia. Temerarietà di Vero duce degli Eruli. Valeriano manda trecento suoi militi a Giovanni. — Belisario per la via di Taranto. Derivazione del nome Scilleo, ed origine di quelli, Cinocefali e Licocranite, dati ad alcune genti |||
   » 377
— XXVIII. |||
Belisario navigando alla volta di Taranto sopraffatto da tempesta apporta a Crotone — Avuti in prima buoni servigj dalle truppe, quindi pessimi, tutto trepidante passa in Sicilia con Antonina sua donna |||
   » 380
[p. 599 modifica]
— XXIX. |||
L’Illirio messo a ferro e fuoco dagli Sclabeni. Tremuoti. Straordinaria inondazione del Nilo. — Presa d’un cetaceo nomato Porfirione. — Totila assedia il castello Rusciano |||
   » 382
— XXX. |||
Mandata d’imperiali fanti nella Sicilia. Valeriano raggiugne Belisario. Antonina sulla via di Bizanzio. Morte di Teodora Augusta. Patteggiamento del presidio rusciano con Totila: Conone spento a Roma dalle truppe. — Unione di Belisario e Giovanni per soccorrere Rusciano; respinti dai Gotti; lor nuovi tentativi. — Totila in possesso del castello; sua crudeltà verso Calazare. Antonina ottiene da Augusto il ritorno del consorte |||
   » 385
— XXXI. |||
Primi segni di congiura contro Giustiniano. Artabano di ritorno dall’Africa, preso di Proietta imperiale nipote, vien costretto a riunirsi alla ripudiata donna. Suo corruccio per le nozze di lei, che ama, con Giovanni figlio di Pompeo. — Germano, altro imperial nipote ed erede del fratello Boraide, dallo zio molestato |||
   » 389
[p. 600 modifica]
— XXXII. |||
Arsace punito dall’imperatore congiuragli contro unitamente ad Artabano. Disvela i suoi pensieri a Caranange ed a Giustino di Germano. — Questi appalesa il segreto al padre, il padre a Marcello. — Leonzio ascolta di soppiatto le parole di Caranange, e riportale a Marcello, il quale ne avverte Giustiniano. — I congiurati posti in carcere manifestano il tradimento. Giudizio. Marcello ottimo patrocinatore. Germano in grave pericolo. Gastigo de’ rei |||
   » 392
— XXXIII. |||
L’occidentale imperio in mano de’ barbari. Giustiniano accorda ai Franchi il possesso della Gallia abbandonata dai Gotti. De’ barbari, i soli re Franchi batton moneta colla propria effigie. — Affari dei Gepidi, Longobardi ed Eruli |||
   » 398
— XXXIV. |||
Nata discordia tra’ Gepidi e Longobardi ambo procacciansi con ambasceria la protezione di Giustiniano. — Questi manda aiuti ai Longobardi. Riconciliazione dei prefati barbari |||
   » 401
— XXXV. |||
Disonorato ritorno di Belisario dall’Italia. Presagio delle sue prosperità. — Papa Vigilio sollecita l’imperatore alla ricuperazione del suolo italiano. Giustiniano tutto immerso nelle religiose controversie. Longobardi. — Perfidia e prosperi eventi d’Ilaufo |||
   » 408
— XXXVI. |||
Roma assediata dai Gotti; perplessità di Giustiniano. — Gli Isauri tradiscono la città al nemico. — Paolo nella mole di Adriano resiste valorosamente. Il re perdona alla città vinta |||
   » 412
— XXXVII. |||
Il re de’ Franchi rifiuta le nozze di sua figlia con Totila. Questi racconcia Roma, e fonda il regno. Assedia, non potendo ottener pace da Giustiniano, Cemtumcelle ed il castello Regino. Occupa Taranto ed Arimini. — Instabilità d’Augusto. Strage di Vero |||
   » 416
— XXXVIII. |||
Gli Sclabeni valicano l’Istro e l’Ebro, battono le romane truppe, inveiscono contro Asbade ed espugnano la città di Topero. — Somma crudeltà loro |||
   » 419
[p. 601 modifica]
— XXXIX. |||
I Gotti entro le mura di Castel-Regino, Totila dà il guasto alla Sicilia. — Liberio eletto a comandante dell’armata di mare vien quindi surrogato da Artabano. Germano condottiero dell’esercito. Suoi apprestamenti. — Allegrezza dei Romani. Diogene ricusa di abbandonare Centumcelle |||
   » 422
— XL. |||
Scorreria degli Sclabeni, e loro trepidazione all’udire la mandata in Italia di Germano vincitore un tempo degli Ante. Morto il duce imperiale i suoi figli e Giovanni vengono eletti a capitanare le truppe. Liberio afferra a Siracusa. Artabano soggiace a tempestosa fortuna. I Gotti partonsi dalla Sicilia per consiglio di Spino. Altro scorrimento degli Sclabeni. Strage, e quindi vittoria de’ Romani |||
   » 426

LIBRO QUARTO

DELLE ISTORIE DEL TEMPO SUO (TETRADE SECONDA).

Capo I. |||
In questo libro l’autore accingesi al proseguimento della guerra persiana prendendo le mosse dalla descrizione del Ponto Eusino |||
 Pag. 432
— II. |||
Descrizione del Ponto Eussino da Calcedone città sino agli Apsilii |||
   » 434
— III. |||
Monte Caucaso e sue gemine Porte-Unni Sabiri. Amasoni. ― Abasgi cristiani. Giustiniano vieta loro la castratura |||
   » 439
[p. 602 modifica]
— IV. |||
Bruchi. Zecchi. Sagidi. Sebastopoli e Pizio. — Eulisia. I Gotti Tetrassiti domandano un vescovo a Giustiniano Augusto |||
   » 442
— V. |||
Uturguri e Cuturguri, perchè di tal guisa nomati. Antica stanza dei Tetrassiti. Guado mostrato da fuggente cerva. Partita de’ Gotti — I Cuturguri ne occupano la dimora. Passata de’ Tetrassiti nell’opposto lido. Gli Uturguri tengonsi in patria — Taurica, tempio di Diana in essa. Le città Bosporo, Cherso, Cepi, Fanaguri. Sorgente e corso dell’Istro. Circonferenza del Ponto Eussino |||
   » 444
— VI. |||
Se il Tanai o il Fasi divida l’Asia dall’Europa. — Donde l’Eussino scaturisca. Incertezza d’Aristotele nello stabilire come avvenga il movimento dell’Euripo. Stretto Siculo. Doppia corrente nel Bosporo Tracio |||
   » 449
— VII. |||
Motivi di Cosroe re de’ Persiani nell’intraprendere la colchica spedizione. — Dara città in vano da lui tentata |||
   » 454
— VIII. |||
L’autore prosegue la narrativa cominciata nel capitolo primo risguardante la spedizione dei Persiani, capitanati da Coriane, nella Colchide. Sconsigliato orgoglio de’ Lazj. — Orazione di Gubaze loro monarca. Schieramento degli eserciti. Fuga dei Lazj. Combattimento di Artabano. Battaglia. Morte di Coriane, e sconfitta delle sue truppe |||
   » 456
[p. 603 modifica]
— IX. |||
Dagesteo accusato di tradigione dai Lazj vien posto in carcere. Bessa, maestro de’ militi per l’Armenia, passa nella Lazica, i cui re solevano chiedere ai Romani le spose loro. — Ribellione degli Abasgi. Trachea. Gli Abasgi assaliti e sconfitti dai Romani |||
   » 462
— X. |||
I Persiani possessori di Tzibilo castello dell’Apsilia incontranvi morte per isceleraggine del comandante loro. — Anatozado offende il genitore Cosroe, infermiccio di sua natura e caldo favoreggiatore del medico Tribuno, ottimo personaggio; l’insolente figlio soggiace a grave gastigo |||
   » 466
— XI. |||
Fine della tregua. Scambievoli ambascerie. Fasto del reale ambasciadore Isdiguna. Il turcimanno Braducione morto da Cosroe. — Il muro di Petra, cinta d’assedio, minato indarno dagli imperiali. — Dei Sabiri chi favoreggiatore di Giustiniano, chi de’ Persiani. Leggierissima ariete, di nuova invenzione. Le truppe reali tentano d’incendiare colla nafta, detta altrimenti olio di Medea, le macchine approssimate alla città. Mirabile forza del vecchio Bessa maestro de’ militi. Persiani consunti dalle fiamme in una torre di legno. — La città apre le porte agli assediatori |||
   » 469
— XII. |||
I Persiani rinchiusi nel forte anzi muoionvi consunti dalle fiamme che trattare di arrendimento col nemico. Liberalità di Cosroe nel fornire di vittuaglia Petra. — Sua accortezza nella costruzione d’un acquidotto. Bessa manda i prigionieri a Bizanzio: sfascia di muro la vinta città; lodato dall’imperatore, ed assai più dall’universale |||
   » 478
[p. 604 modifica]
— XIII. |||
Mermeroe duce persiano tardi calca la via di Petra. Conduce truppe ed elefanti ad Archeopoli. Sordida avarizia di Bessa. Soverchia condiscendenza di Giustiniano verso i prefetti. — Scanda e Sarapani castelli della Lazica. — I paesani atterrano Rodopoli. Fuga degli imperiali quivi a campo |||
   » 484
— XIV. |||
Archeopoli; assedio delle sue mura. I Romani avvalorati dai loro duci arrecano sortendo grave danno al nemico. — Spavento e furia d’un elefante. — Episodio dell’autore sopra Edessa, ove in altri tempi gli elefanti infierirono al grufolare dei majali. Prodigio ivi mirato. Partita degli assediatori. — Mermeroe giunto nella Muchiresia vi restaura il castello Cutatisio |||
   » 488
— XV. |||
Tregua di cinque anni turpemente compra da Giustiniano Augusto. — Libertà di Procopio nello scrivere. — Vendemmiatosi, le viti riproducono grappoli e gli alberi nuovi frutti |||
   » 494
— XVI. |||
Gli imperiali offensori dei Lazj. Uchimerio castello, per opera di Teofobio, cade in potere delle reali truppe. — Gubaze re dei Lazj sverna pe’ monti, e con lettera esortato da Mermeroe ad abbandonare le parti romane si tien fedele |||
   » 498
— XVII. |||
Indiana semenza dei bachi da seta, ed ammaestramenti per averne bozzoli dati da monaci ai Romani. — Sottoscritta da Cosroe la tregua prosegue impertanto la guerra presso de’ Lazj. — Stato delle affricane faccende |||
   » 502
[p. 605 modifica]
— XVIII. |||
Pronta guerra tra Gepidi e Longobardi spenta da panico timore. — Tregua di Torisino e Auduino loro capi. Cuturguri mandati dai Gepidi contro l’impero. Uturguri in armi, ad instigamento di Giustiniano, contro ai Cuturguri. Pugna tra essi |||
   » 509
— XIX. |||
I Romani servi presso de’ Cuturguri tornano, fuggendo, liberi. I Cuturguri udita la strage de’ loro compagni vengono a patti con Giustiniano, e ne hanno tracico suolo. Querimonie di Sandilo, capo degli Uturguri, per l’imperiale ordinamento |||
   » 509
— XX. |||
Suolo abitato dai Varni. — Situazione e popoli dell’isola Brittia. — Ermegiscio, re de’ Varni, impalma la sorella di Teudeberto monarca de’ Franchi, ed impromette suo figlio Radigere, avuto dalla prima donna, alla sorella del re degli Anglicani; quindi presago di sua morte, rotti i prefati sponsali, destinalo a sposo della matrigna. — Offesane la fidanzata muove guerra a Radigere, lo combatte e fa prigioniero. — Una parte dell’isola Brittia, separata da muro ed inabitabile dai viventi, si vuole che accolga le anime de’ trapassati condottevi in paliscalmi da rematori Franchi |||
   » 513
— XXI. |||
L’autore fa ritorno alla gottica guerra. Onoranze conferite a Belisario in Bizanzio. Giovanni sverna a Salona. — Narsete scelto da Giustiniano a proseguire la gottica guerra prolunga sua dimora in Filippopoli, e quindi calca la via dell’Italia |||
   » 520
[p. 606 modifica]
— XXII. |||
Totila richiama in Roma parecchi senatori. Zelo romano diretto a conservare i pubblici ornamenti. Descrizione della nave di Enea. — Conghiettura di Procopio intorno all’isola di Calipso. Nave di pietra in Corcira dedicata a Giove Casio, ed altra nell’Eubea, a Diana. — Sepolcro di Anchise |||
   » 523
— XXIII. |||
I Gotti assediano da terra e da mare Ancona. Valeriano con lettera esorta Giovanni ad unirsi seco onde soccorrere il presidio. — Ambo, fatto un sol corpo delle genti loro, afferrano a Senogallia. Il nemico procede ad incontrarli. Arringhe dei condottieri ai proprii eserciti. Marittimo combattimento; strage e fuga de’ Gotti |||
   » 527
— XXIV. |||
Nella Sicilia valorose gesta di Artabano a pro de’ Romani. Vani esperimenti de’ Gotti per riappattumarsi coll’imperatore. Felici imprese dei Franchi nell’Italia. — Leonzio imperiale ambasciatore a Teudibaldo di Teudiberto. Dicerie d’entrambi. — La Corsica e la Sardegna in potere dei Gotti. Nella prima delle isole uomini e cavalli di piccolissima taglia |||
   » 533
— XXV. |||
L’Illirico posto a sacco dagli Sclabeni. — Giustiniano si lega co’ Gepidi, quindi spedisce aiuti per guerreggiarli, ai Langobardi. Costoro vittoria. — Città rovesciata dai terremoti. Marittima inondazione. Crotone assediata dai Gotti |||
   » 538
— XXVI. |||
Sciolto l’assedio di Crotone all’apportare de’ romani vascelli Ragnari e Morra, comandanti de’ Gotti, pensano arrendersi. — Guerresco apparato e truppe di Narsete cui negasi dai Franchi il passo pel veneto suolo. Consiglio di Totila. Narsete prende la via di Ravenna |||
   » 542
[p. 607 modifica]
— XXVII. |||
Ildigisal Langobardo, all’Imperatore disertato, fugge da Bizanzio unitamente al gotto Goar. Quindi entrambi in compagnia de’ paesani loro combattono e vincono nella Tracia i Cuturguri, ed uccisi gl’imperiali duci mal vigilanti nell’Illirico riparano presso ai Gepidi. — Ustrigotto gepida legasi co’ Langobardi. Costui e Ildigisal per frode spenti dai re loro confederati |||
   » 546
— XXVIII. |||
Usdrila capo dell’ariminese presidio provoca gl’imperiali a battaglia. — Contrasta il valicar del ponte a Narsete diretto coll’esercito a liberare quel forte. Ucciso il Gotto nella pugna i Romani procedon oltre |||
   » 550
— XXIX. |||
Totila, in aspettazione di Teia, udita la morte di Usdrila si dirige all’Appennino, dove raggiunto da Narsete ne riceve officiosi consigli. Inoltratosi poscia contro de’ Romani fa replicati, ma sempre vani tentativi di cacciarli da un poggio. — Bellissime imprese di Paolo e di Ausila |||
   » 553
— XXX. |||
Arringhe di Narsete e di Totila |||
   » 557
— XXXI. |||
Ordinanza d’ambe le fazioni. — Singolare certame — L’ostentazione di Totila nel cavalcare |||
   » 560
— XXXII. |||
Totila coll’esercito ripara negli steccati. — Provvedimenti di Narsete. Ritorno de’ Gotti in campo. Battaglie. — Vittoria dei Romani. Strage delle regali truppe |||
   » 563
— XXXIII. |||
Narsete rimanda i Langobardi. Verona indarno assediata da Valeriano. — Elezione di Teia a re de’ Gotti. Narni, Spoleto e Perugia occupate dagli imperiali. — Questi assalgono le mura di Roma e rendonsene agevolmente padroni |||
   » 569
[p. 608 modifica]
— XXXIV. |||
La vittoria di Narsete torna fatale al senato ed al popolo romano. — Fellonia, crudeltà e stragi del gotto Ragnari — Teia vanamente implora l’aiuto de’ Franchi. Cuma e Centumcelle assediate dai Romani. Ambo gli eserciti metton piede nella Campania |||
   » 573
— XXXV. |||
Fenomeni di alcune eruzioni del Vesuvio. — Accampamenti d’ambo gli eserciti. Gottica ritirata sul monte del Latte. — I Romani assaliti. — Eroico valore di Teia. Morto egli le genti sue proseguono a combattere ostinatamente. Chiedono alla fine di terminare la guerra. Consiglio di Giovanni e condizioni della pace |||
   » 576

INDICE

DELLE

TAVOLE CONTENUTE IN QDESTO VOLUME.


Carta geografica dell’Italia |||
 Pag. 1
Pianta dell'antica Roma |||
   » 5