Il fiore di maggio/Il Battello del canale
Questo testo è completo. |
◄ | Franchezza | La Cucitrice | ► |
IL BATTELLO DEL CANALE.
Di tutti i mezzi di locomozione, messi in opera dalla nostra nazione viaggiatrice per essenza, non avvene alcuno che sia tenuto più a vile del canotto americano. Come è umile e prosaico particolarmente in paragone al magnifico battello a vapore, che nella sua solida costruzione, nell’aspetto fiero ed aristocratico, in tutto il suo assieme alla fine, ha in sè qualche cosa di tanto pittoresco, direi quasi di sublime! Salite un’altura a contemplare le cilestri acque dell’Ohio, rotte da lunghi fila d’argento; ovvero il rapido Mississippì, che s’apre la via attraverso selvaggie foreste, ed il cuor vostro sarà commosso nello scorgere quel vigoroso bastimento fender l’onde nel suo irresistibile cammino, come si rappresenterebbe qualche mostro marino della mitologia, gittante fiamma della bocca, e facendo risuonare i lidi di profondi muggiti. Si avvì qualche cosa di misterioso, e di terribile nella possanza del vapore. Mirate quel vapore addensato in spessi globi, che svaniscono innalzandosi verso le nubi trasparenti d’un ciclo bleu — ridente, leggero, intangibile; in apparenza, la più dolce, la più benigna fra le cose spirituali — e fate ragione che sia una fata che tiene in moto la metà dell’uman genere; e con esso la riscalda: fate ragione qual potente ausiliare la natura vi pose in mano, che eseguisce ogni gigantesco lavoro, come i genii de’ tempi andati: eppure se vi lasciate sfuggire di mano il talismano un solo istante, come si prevarrà imperiosamente contro di voi di quell’obblio fatale. Ed allora vi sarà forza confessare ch’ella ha diritti ai titoli di magnifico e terribile.
Nulla di somiglievole in una barca: là non havvi nè forza nascosta, nè mistero, nè pericoli; non vi si corre risico, come nel suo superbo confratello, di saltar in aria, od essere annegati, a meno che questo secondo caso non avvenga per imprudenza, o per magnanimità. Qui si scorgono alla scoperta gli agenti checoncorrono al muoverla: un cavallo, una corda o la correntia dell’acqua. Ecco tutto. Vi siete forse mai imbattuti in questo mezzo di trasporto, o lettori? No, dite voi. Ebbene facciamo un brieve giro; a solo titolodi saggio.
“Ecco il battello! sclama un viaggiatore dall’omnibus, quando ci allontanammo da Pittbury Mansion House per recarci al canale.
— Dove? dissero una dozzina di voci, al tempo stesso che una dozzina di teste spingevansi dalle finestre della vettura.
— Ma, colaggiù, sotto il ponte; non vedete il lume?
— Che! quella piccola macchina? sclama uno saccente viaggiatore. Non è neppure capace di contenere la metà della nostra compagnia.
— Non fatevi sentire, disse un vecchio pieno di esperienza non solo il battello è capace di contenerci tutti; ma ancora una dozzina di più.
— Impossibile! dissero alcuni.
— Ebbene vedrete, riprese il vecchio. E non appena scesi sul battello, avresti udito una confusione, una torre di Babele, un’inesprimibile subisso di voci, di grida frammiste al suono delle valigia, de’ bauli, delle borse da viaggio e d’un profluvio di oggetti descrivibili ed indescrivibili, che cadevano, che s’urtavano a destra, a manca, innanzi ed indietro, come la tempesta.„
Nella bocca d’un americano occidentale, tutto questo sarebbe espresso dalla voce saccheggio, che noi traduremo con quello di confusione.
“Ecco la mia valigia!„ grida un uomo grosso, rotondo e corto; “Ecco la mia scattola„ grida una vecchia, fremendo all’idea che i suoi cappelli di festa abbiano a risentirne la menoma scossa. “Dov’è la mia borsa rossa? avea due sacchi da notte, ed un..... Il mio baule aveva un lucchetto — Olà! ove andate voi con quella valigia? Marito mio! marito mio! non perdere di vista il gran cesto e la borsa da viaggio ricoperta di crine!
— Oh! e la piccola sedia del ragazzo?
— Scendete, scendete per amor di Dio, mia cara io farò guardia al bagaglio.
Alla fine, la parte femminea della creazione, volgarmente chiamata donna, fattasi accorta, che per allora, non guadagnava nulla a parlare in pubblico, stette contenta di lasciarsi condurre sul battello. Desta ilarità lo sguardo di terrore, che tutte gittavano sullo stretto spazio che s’offre alla lor vista. Quanti, degli ultimi ad arrivare, ignari della forza di compressione, suppongono da lunge che il battello sia grande appena da contener essi e la loro famiglia; ma qual spavento, gran Dio! quando, entrandovi, offresi a’ loro sguardi una rispettabile colonia di vecchie donne, di bimbi colle loro balie, di madri, di valigie, di borse, già collocate.
“Misericordia! dice uno de’ sopraggiunti, dopo avere lentamente rivolti gli occhi in giro della piccola sala di dieci piedi di lunghezza, sopra sei di altezza. Ove dormiremo noi questa notte? Oh gran Dio, che nicchia di bimbi disse una signora in tuono di disperazione.
— Bah! soggiunge un viaggiatore esperimentato, ma se avvi quasi nessuno; vediamo: uno, la donna nell’angolo, due, quel ragazzo col pane ed il burro; tre... e da ultimo quell’altra donna, colle due marmotte. È ancor poco per un battello da canale. Finora non possiamo dir nulla, aspettiamo che sieno tutti arrivati.
— Tutti! per l’amor di Dio! Devono forse arrivare altri passaggeri gridarono due o tre persone: essi non vi ci possono stare; non v’è posto.„
Quasi a contraddizione di questa frase risolvente, presentossi ad un tratto, una signora sull’età, d’una formidabile corpulenza, in compagnia di tre figlie, che per taglio e pinguedine non cedevano in nulla alla taglia e la pinguedine della loro rispettabile madre. Volsero attorno degli sguardi della più estrema compiacenza, senza fare attenzione agli sguardi poco caritatevoli, che la società lanciava su di loro.
Silenzio! l’azione assorbe tutto; una valanga, un rovescio, un diluvio di persone d’ogni forma, d’ogni sesso, d’ogni età, — uomini, donne, nutrici e bimbi, si precipitarono d’un tratto sul battello. Ogni movimento divenne quasi impossibile pei passeggeri. Tutte le figure si accigliano. Da molti punti del battello si innalzano grida lievemente articolate “Siam soffocati! Dobbiamo morire d’asfissia!„ Eppure, sebbene il battello non si allunghi, nè si allarghi, ognuno vive ognuno sopporta l’incomodo, ad onta di reiterate proteste.
In questo mentre, i ragazzi incominciano a sentirsi bisogno di dormire. E varii piccoli duetti, o terzetti interessanti s’intuonano qua e là. “Mamma io sono stanco,„ grida un fanciullo. “Dov’è la veste da notte del ragazzo?„ chiede una nutrice. “Pigliatevi Pietro sui ginocchi affinchè se ne stia quieto. Date loro qualche biscotto per indurli a tacere.„ Tai detti rotti dalle grida di bamboli, grida messe con spirito, come dice il solfeggio, è piacevolmente variate da diverse fioriture ed arpeggi suggeriti dalla natura. I sospiri delle desolati madri hanno la loro parte in questo concerto improvvisato: sembra loro che la fine del mondo sia vicina: ed i giovani sembrano grandemente attristati, meravigliandosi che “sianvi donne che possono viaggiare con dei ragazzi.„
La scena si muta. Tutta la carovana è spinta nella sala, perchè vi sia mezzo d’acconciare i letti; si stendono le tende rosse, e si dà mano ai misteriosi apparecchi della notte. Alla fine s’annuncia che tutto è presto. Allora tutta la femminea compagnia ritorna premurosa al posto, donde s’era allontanata, e trova le pareti abbellite da una serie di coccette, larghe non più di un piede, se ciascuna fornita di origlieri e di coperte, e attaccate alla soffitta da una corda troppo sottile per non dare inquietudini. Parole di timore, e voci di esclamazione fanno risuonare i viaggiatori mal pratici mentre riguardano quegli apparecchi assai equivoci! Ecchè, arrampicarci e dormire colassù? Per me non vo certo a dormire in quelle coccette! oh! no certo, le corde si spezzerebbero.„
Qui entra in iscena la fantesca. Ella da solenne asseveranza, che non bisogna pensare a tali accidenti, che presentano un’impossibilità materiale: che di tali cose non ne potevano accadere senza un prodigio.
Questa dottrina è solida nel senso che si basa sopra fatti compiuti. La serva non è da un giorno sul battello: invecchiò sulla tolda; è esperimentata e pratica: inoltre ha buon senso, parla bene ed in tuono sincero e convinto. Bisogna far calcolo di tutto ciò è poichè addiviene sempreppiù evidente che trenta donne non ponno tutte dormire sulle più basse coccette; si fa qualche sforzo per esperimentare alquanto una simile dottrina. Pure nell’istante di metterla ad effetto, le donne si guardano l’un l’altra con timore ed un lieve fremito: ma, dato un primo esempio di risolutezza, si può asserire ad onore delle viaggiatrici che fu di presente da tutte seguito.
Un caso sopraggiunto, parve volesse turbare la calma che già cominciava a stabilirsi. La signora di una corpulenza così straordinaria, madre di tre figlie, pingui esse pure, come sopra fu detto; quella signora volle farsi issare su una coccetta in alto; ma alle vivo istanze della signora, che in tal modo sarebbe rimasta la sua vicina disotto rispose con una bonarietà affatto naturale che un posto od un altro erale ugualmente convenevole, ed accettò graziosamente lo scambio di posto con quella signora, che avea momentaneamente sentito tanto terrore.
I passaggeri sono frattanto allogati per la notte; ma rimane un’ultima lotta. Chi vuol levarsi il cappello, chi ricerca il mantello, lo scialle, chi desidera frugare nel sacco da notte; e ciò si fe, e si vuol fare con tanta smania e precipitazione, che non si viene a capo di nulla.
“Signora! voi mi pestate i piedi dice taluno. Volete farvi più in là, o signora, dice un’altro, spalancando la bocca per respirare, e dimenandosi. — Veramente sarei contento, d’andarmene innanzi; ma non ne veggo il mezzo. — Ragazza! grida una signora in mezzo d’un mucchio di sacchi da notte e d’una truppa di bimbi. — Signora, risponde la povera fantesca, che trovasi in altro punto assediata. — Dov’è il mio mantello? — Lo troverei se potessi muovermi. — Ragazza, il mio cesto è smarrito. — Ehi la mia borsa da viaggio!„ Alla fine i passaggeri vengono a capo delle loro piccole miserie. I ragazzini si sono addormentati, ed anche quella martire, la ragazza di servizio, va in cerca di qualche angolo per prender sonno. Voi pure incominciate dopo tante fatiche, e tante vicissitudini della sera ad addormentarvi, allorchè bumh! il battello urta contro un oggetto qualunque, che non si nomina, e la violenta scossa che ne risulta è designata col misterioso nome di lock. Le corde cigolano, gli uomini corrono, e si fanno cuore fra loro col mettere clamoroses grida, e dall’alto del battello si scorgano le teste di tutti gl’inquilini delle coccette superiori. Questa classe elevata si compone sempre de più giovani fra i passaggeri “Che avvenne? Che è stato?„ vola di bocca in bocca, e di presente ciascuna sveglia i parenti e gli amici. Gridasi: Madre mia! zia Anna, svegliatevi! Così è questo sinistro rumore? Oh non è che un lock. — Per carità statevi cheta, dicono in suono gemebondo i passaggeri addormentati nelle coccette inferiori.
— Un lock! sclamano le persone inquiete, sempre intente ad imparar qualche cosa; di grazia che cos’è un lock? — Non sapete, ignoranti, cosa sia un lock? Andate a letto, e lasciateci dormire.
— Ma un lock non mette ad alcun rischio non è vero? ripigliano gl’importuni. — Rischio! sclama una vecchia sorda, grattandosi la testa, che avvi mai? qualche cosa di spezzato?
— No! no!„ grida il partito dell’opposizione su tutte le furie, e che dopo avere spiegato alle vecchi di giù, ed alle giovani di su, l’esatto e filosofico significato del lock, son d’opinione che nulla avvi di meglio del sonno, quando si prova una prepotente necessità di dormire. In capo a qualche minuto la conversazione di nuovo si arresta, tutto ridivien calmo, e non si ode che il calpestio de’ cavalli, ed il gorgolio dell’onda solcata dal naviglio il sonno vi piglia. Vi addormentate e sognate, quando di botto, vi risveglia il grido — “Cameriera! svegliate la signora che deve scendere qui.„
Tosto la serva, la signora e i suoi ragazzi si levano dal letto, e formano all’istante un comitato. “Ov’è il mio cappello? dice la signora mezzo ancora addormentata, e facendone incetta a tastoni, in mezzo ad un mucchio di simili oggetti. Parvemi d’averlo attaccato dietro la porta. — L’avete ritrovato? dice la ragazza di servizio sbadigliando, e stroppieciandosi gli occhi. Eccolo„, e così, il mantello, lo sciallo, i guanti le pantoffole sono ciascuno, oggetto di particolare discussione; finalmente tutto sembra pronto, e si mettono in moto per la partenza, quando Pietro s’accorge che gli manca il berretto.
“Dove mai può essersi ficcato, chiede fra sè la signora, l’ho posto a’ piedi della tavola, forse lo si ritroverà su qualche letto„. Perciò la domestica, prende il lume, e fa il giro di tutti i letti presentando la candela proprio sotto il naso di ciascuna dormiente. Eccolo sclama alla fine, traendo qualche cosa d’oscuro di sotto ad un cuscino.
— Ma no! per dio! sono le mie calze, grida una dormiente, punta alquanto — È là, soggiunge, mostrando a dito un’oggetto nero su un’altro — No! per bacco! è il mio sacco di notte, risponde un’altra signora.„ La ragazza compie allora la sua ronda, stendendo a terra tutti i ragazzi, per vedere se mai il berretto si fosse vicino a loro; ma tale operazione non può effettuarsi senza svegliarli completamente; da qui un terribile baccano, che finisce a destare tutti i viandanti, che fanno voti, perchè il berretto, in compagnia di Pietro, se ne yada a mille diavoli. Mentre che nei loro cuori esulcerati cavano voti così poco caritatevoli, si ode la buona signora sclamare: “Ma! guarda mo’! egli è la sotto il paniere„ ed in così dire se ne va finalmente in mezzo al mormorio di tutta la società sebbene non composta che da donne.
Ebbene dopo questa scena, tanto sventuratamente prolungata, i ragazzi tossiscono, sputano, sternutano, e soffiano il naso. Al tempo istesso dai diversi piani di letti sospesi partono una folla di osservazioni tanto edificanti come piene d’interesse. Una signora fa osservare giudiziosamente che quella donna (la signora del berretto) sembrava mancare d’ordine e di tenuta; un’altra dice che aveva desto tutta la compagnia; una terza aggiunge che aveva svegliati persino i ragazzi; e le donne d’una certa età fanno riflessioni morali sull’importanza di saper disporre le cose con metodo, in modo di tosto rinvenirle al bisogno: le quali osservazioni eran profferite con languida voce e sonnolenta, che facevano una specie di contrabasso, che s’accompagnava armoniosamente col cigolio di letti in cui gli abitatori de’ piani superiori si dimenavano, dichiarandosi completamente desti; sicchè dubitando di non poter riaddormentarsi per tutta la notte, prendono a trattare su tutti i soggetti del mondo con tanta loquacità, che siete costretto a vivamente rammaricarvi di non esser loro parente abbastanza prossimo per intimar di sospendere quel minacciante profluvio di parole indigeste.
Ma la natura piglia a gabbo quelle ostili intenzioni: poco a poco le lingue intorpidiscono, gli occhi si chiudono ed ognuno è riaddormentato. Dormesi un sonno refrigerante. Vi pare di non dormire da più di un quarto d’ora, quando la donzella vi solleva pel braccio “Volete levarvi, signora, dice tirandovi per la manica; dobbiamo racconciare i letti.„ Vi scuotete, e volgete attorno uno sguardo ancora sonnolento: pure la notte è trascorsa; e sapete ora come si passa la notte a bordo d’un battello di canale americano.
Due sole parole sugli inconvenienti, risultato di questa agglomerazione di persone in uno stretto cerchio. Uno specchio serve a trenta persone; un catino ed una brocca a sessanta mani; e, giacchè ci è forza il dirlo, per tutta la compagnia non avvi che un solo asciugamano; un solo! Noi taceremo poi di certi stivaletti di donna rinvenuti nella sala degli uomini, e di certe scarpe insolentemente ficcatesi fra giubbe femminee; ciò che ha nulla di straordinario in mezzo ad un’infinito andirivieni, a scene di confusione, che fanno assomigliare il povero battello ad un caos in miniatura. D’altronde le sale per ambo i sessi son più che contigue, non essendo che una sola e stessa sala divisa in due parti da una tenda rossa, che necessariamente deve avere il destino delle colonne d’Ercole. Per tagliar corto e por fine di remo, come quella povera francese, che a bordo d’un battello americano, costretta a parlare inglese, sclamava:
“Oh! che notte! oh! che notte!„
Qui queste piccole escursioni si denominano col titolo di Viaggi di piacere; non fu nostra mente di denigrarle; preghiamo soltanto coloro, cui prendesse voglia di fare simili viaggi, a provvedersi innanzi di una buona dose di pazienza, e di molte serviette di bucato.