Il Re della Prateria/Parte prima/5. Il marchesino Almeida
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Capitolo Quinto.
Il marchesino Almeida.
Tutta la notte l’Albatros, aiutato da un vento freschissimo che veniva dall’est, filò verso il nord con una rapidità stimata non inferiore ai dieci nodi all’ora, malgrado che l’Oceano atlantico fosse solcato da larghe ondate.
Il suo equipaggio, che pareva avesse fretta di abbandonare le coste del Brasile per far perdere le tracce ai parenti del giovanotto ed alle autorità brasiliane che forse in quel momento spingevano alacremente le loro ricerche, non abbandonò un solo istante la coperta. Anzi parecchi uomini salirono più volte sulle coffe e più su, fino sulle crocette, per vedere se qualche nave li inseguiva.
Anche il capitano Nunez, che non si sentiva pienamente tranquillo, quantunque avesse preso infinite precauzioni per uscire dalla baia inosservato, non ardì discendere nella cabina, volendo assicurarsi coi propri occhi di ciò che poteva accadere. Il francese invece si ritirò nel quadro poco dopo la mezzanotte e non si fece più vedere finchè spuntò l’alba.
Si era ritirato nella cabina assegnatagli, oppure aveva vegliato presso il letto del giovane marchese? Nessuno potè saperlo.
Verso l’una del mattino vi fu a bordo un falso allarme, che destò nell’equipaggio una viva inquietudine. Essendo stati scorti al largo due punti luminosi, che dapprima pareva si dirigessero verso il nord con grande rapidità, si sparse fra l’equipaggio la voce che era una nave del governo brasiliano lanciata sulle tracce dell’Albatros; ma ben presto tutti si convinsero che era stato uno scompiglio senza ragione, poichè i due fanali virarono di bordo scomparendo verso l’est.
All’alba l’Albatros, che filava come l’uccello di cui portava il nome, si trovava già a centodieci miglia dal porto di Rio Janeiro. La costa brasiliana era ormai scomparsa fra le masse di vapori che si accumulavano verso l’ovest, e l’Oceano, fin dove giungeva lo sguardo, appariva completamente deserto.
Nunez, che non si sentiva ancora del tutto sicuro, per ingannare vieppiù gli inseguitori, nel caso che questi avessero rivolto le loro ricerche sul mare, lanciò la rapida nave verso l’est per allontanarsi di qualche centinaio di miglia dalle coste del Brasile, sicuro di trovare oltre una buona corrente di vento che lo conducesse più facilmente nel golfo del Messico, e anche per approfittare del Gulf-Stream che sale verso l’arcipelago delle Antille.
Stava per ritirarsi nella sua cabina a fine di prendere un po’ di riposo, quando si trovò dinanzi al signor di Chivry, che pareva avesse lasciato in quel momento il quadro di poppa.
— Buon giorno, signore, — disse lo spagnolo. — Come sta il nostro prigioniero?
— Fra poco si sveglierà, — rispose di Chivry.
— Ha già dato qualche segno?
— Sì, le sue membra cominciano a muoversi e la respirazione è più libera.
— Assisteremo al suo risveglio?
— È necessario, — rispose il francese, che da qualche istante era diventato pensieroso.
— Come accetterà la sua prigionia?
— Ve lo dirò più tardi, capitano; venite. —
Stava per ridiscendere nel quadro, quando si arrestò bruscamente.
— È accaduto nulla, durante la notte? — chiese.
— Nulla, — rispose Nunez.
— Nessuna nave è comparsa?
— No, e credo che ormai più nulla abbiamo da temere.
— Chissà ove lo zio del marchesino avrà rivolte le sue ricerche, — mormorò di Chivry. — Meglio così!... Ma un giorno lo saprà, e forse non avrà da pentirsi di questo rapimento.
— E perchè, signor di Chivry? — chiese Nunez.
— Non m’interrogate, e lasciate che l’acqua corra pel suo verso. Andiamo dal prigioniero. —
Scesero nel quadro di poppa ed entrarono nella cabina.
Il marchesino Almeida dormiva ancora, ma si vedeva che quel sonno stava per cessare. Il suo viso, leggermente abbronzato, aveva ripreso il primiero colore perdendo la tinta scialba, la sua respirazione era diventata più naturale e più potente, le sue palpebre cominciavano ad agitarsi come se fossero stanche di essere abbassate, e le sue membra avevano dei fremiti che diventavano sempre più forti.
Il francese gli si accostò, gli introdusse fra i denti convulsivamente stretti, la punta del coltello spagnolo che teneva sempre fra le pieghe della sua larga fascia, e gli versò in bocca alcune gocce di rhum.
Subito il marchesino trasalì fortemente come se fosse stato toccato da una pila elettrica; poi alzò lentamente le palpebre, fissando sul francese due occhi neri, vellutati, d’uno splendore ammirabile.
Guardò quello sconosciuto per alcuni istanti, poi con una brusca mossa si alzò a sedere, esclamando:
— Dove sono io? —
Tornò a fissare il signor di Chivry che gli stava dinanzi colle braccia incrociate e senza dire verbo, poi guardò il capitano Nunez che lo contemplava silenziosamente, indi girò lo sguardo stupito all’intorno.
— Ma dove sono io? — chiese, aggrottando la fronte, mentre un fiero lampo gli sprizzava dalle pupille contratte.
— Su di una nave in rotta pel Golfo del Messico, signor marchese, — rispose di Chivry con voce tranquilla.
— Su di una nave!... — esclamò il giovanotto al colmo dello stupore. — Ma chi siete voi?...
— Il barone Renato di Chivry, — rispose il francese, — e questi è il capitano Nunez, comandante del brick l’Albatros.
— Ma per quale motivo sono qui, mentre ieri sera mi trovavo nella fazenda del Rio Jacuhy?
— Ieri sera! — esclamò il barone, con leggera ironia. — Eh, via! V’ingannate, marchese! Volevate dire quattro sere sono. —
Almeida lo guardò colmo di stupore, e per alcuni istanti non riuscì a pronunciare parola; ma poi, battendosi improvvisamente la fronte, disse:
— Ah! Ora mi ricordo... tornavo dalla caccia del giaguaro... sì, mi ricordo che il mio cavallo cadde... che io stramazzai a terra mezzo morto... ma poi?... Ditemi, signori, cosa accadde poi?...
— Se volete proprio saperlo, vi dirò che dopo la vostra caduta, degli uomini che si erano imboscati sul sentiero, vi presero, vi legarono, vi fecero bere un potente narcotico e vi trasportarono a bordo dell'Albatros. Siete soddisfatto?...
— Ma chi erano quegli uomini? — chiese il marchesino con voce furente.
— Che v’importa di saperlo?
— Ma perchè sono a bordo di questo legno?
— Ecco una cosa che voi ignorerete fino al vostro sbarco.
— Fino al mio sbarco? Ma dove pretendete di condurmi?
— Nel Golfo del Messico, ve lo dissi già: e se volete saperne di più, aggiungerò che vi sbarcherò alla foce del Rio San Fernando nella laguna della Madre.
— Ma io non ho alcun affare laggiù.
— Io vi dico invece che delle persone vi aspettano.
– Ah!... O io sogno o voi siete pazzo! — esclamò il marchesino, stringendo le pugna e balzando giù dal tettuccio. — Orsù, la commedia dura troppo, signor barone, e la mia pazienza è limitata.
— Ebbene? — chiese il barone di Chivry, con voce pacata.
— Intendo di dire che mi si lasci libero, od io...
— Che vorreste fare?
— Uscirò di qui a vostro dispetto e farò accorrere l’equipaggio.
— Provatevi! Vi avverto però che sul ponte vi sono trenta uomini pronti a ricondurvi nella cabina.
— Sono forse su di una nave pirata?... — chiese il giovanotto. — Cosa pretendete fare di me? Badate!... Appartengo ad una famiglia che potrebbe un giorno farvi pagar cara la vostra infamia!... —
Il barone crollò le spalle.
— Noi non siamo pirati, — disse. — Io eseguisco un ordine ricevuto e nulla più. Voi credete che noi abbiamo dei sinistri progetti, forse che abbiamo intenzione di tenervi prigioniero colla speranza di ottenere un giorno un favoloso riscatto o qualche cosa di peggio. Ebbene, io vi dico che voi v’ingannate! Vi si condurrà nel luogo stabilito, dove una persona vi aspetta, poi noi più nulla avremo da fare con voi. Ignoro io stesso i motivi che mi spinsero a rapirvi ad insaputa di vostro zio, ma un giorno li conoscerete e forse allora non maledirete il barone di Chivry. Volete ora un consiglio? Mantenetevi tranquillo, non opponete una inutile resistenza, non sognate un’evasione che sarebbe impossibile, e voi non avrete da lagnarvi di noi. Vi avverto però che se tenterete qualche cosa contro la sicurezza della nave o dell’equipaggio, sarò costretto, con mio dispiacere, a tenervi incatenato nella vostra cabina fino al termine del viaggio. Mi avete compreso? Di più non posso dirvi, signor marchese. —
Almeida per tutta risposta gli si slanciò contro gridandogli:
— Tu menti, pirata!... —
Il signor di Chivry a quell’apostrofe impallidì, poi arrossì e la sua destra corse involontariamente alla cintura per levare il coltello; ma frenandosi quindi con uno sforzo prodigioso, disse con voce che pareva tranquilla:
— Avete torto, marchese d’Araniuez, a non credermi.
— Se non siete un pirata, riconducetemi nella mia fazenda, — riprese il giovanotto.
— Giammai!...
— Fissate il prezzo per la mia libertà adunque, — disse Almeida con sprezzante ironia.
— Non mi appartenete, nè saprei che fare del vostro denaro.
— Nemmeno se vi offrissi tutto ciò che mi rimane della mia sostanza?
— Carrai! — mormorò il capitano Nunez, che fino allora non aveva pronunziato una sola parola. — Che affare d’oro sarebbe per me, se avessi in mia mano quel giovanotto.
— No! — rispose il barone. — È inutile, non mi tentate, signor marchese.
— Ma chi siete voi adunque? — gridò il giovanotto.
— Un uomo che non tradisce l’amicizia e che sa mantenere i suoi giuramenti.
— Ditemi almeno chi è l’uomo che mi aspetta e cosa intende fare di me.
— Non lo so, — rispose il barone con accento risoluto.
— Ah! no!... — esclamò Almeida con furore concentrato. — Ma un giorno sarò libero e ricorrerò alle autorità brasiliane.
— Fatelo.
— E voi sarete appiccato!
— Forse allora non sarò più vivo, signor marchese, o sarò tanto lontano da farvi perdere ogni speranza di raggiungermi.
— Ma io metterò in subbuglio questa nave maledetta!...
— Provatevi.
— Le aprirò i fianchi e la subisserò o la incendierò.
— Pazzie!
— Vi giuro che mi vendicherò, — urlò il marchesino vieppiù irritato dalla calma del barone. — Lo giuro sul mio onore.
— Come vi piace. Vi ripeto però che sul ponte vi sono trenta uomini risoluti a impedire l’effettuazione di qualunque vostro disegno, e che le coste del Brasile sono lontane. A rivederci, signor marchese, e procurate di mantenervi tranquillo! —
Ciò detto, di Chivry uscì dalla cabina seguìto dal capitano, richiudendo dietro di sè la porta con ambi i catenacci.
Il marchesino non si era mosso per impedire l’uscita a quei due uomini: pareva fulminato, stupidito dalla sorpresa. Per alcuni istanti rimase immobile cogli occhi fissi sulla porta e le pugna convulsivamente strette, poi esclamò:
— Che io sogni o che io sia diventato pazzo!... Io prigioniero su questo vascello e nelle mani di quegli uomini che mai vidi in nessun angolo del mondo?... Per quale motivo?... Chi sono essi?... Pirati o rapitori di uomini?... E mi si conduce nel Golfo del Messico... e una persona colà mi aspetta?... Quale trama infernale è mai questa?...
Si arrestò girando all’intorno uno sguardo smarrito, uno sguardo che pareva quello d’un pazzo.
— Un uomo mi attende!... — riprese dopo alcuni istanti. — Ma chi è costui?... È una menzogna per tranquillarmi forse?... Ed essi sperano che io mi rassegni alla prigionia e che li segua fino al Golfo del Messico!... Miserabili!... —
Si arrestò per la seconda volta come se fosse stato colpito da un profondo pensiero.
— Che vogliano farmi sparire per impossessarsi della mia fattoria, credendomi ancora immensamente ricco?... — si chiese facendo un gesto di furore. — Che un parente mio, che io non conosco, abbia tramato un progetto diabolico?... Ma chi?... Mio zio, che mi adora e che vegliava assiduamente su di me? No... no, lui, no!... Ah! io sento che divento pazzo!... Ah! Ma no, pirati miserabili!... No, Almeida non è un ragazzo come voi supponete, ha buon sangue nelle vene e saprà sventare le vostre infamie!... Ah! Mi credete in vostro potere!... No, non mi lascerò trascinare nel Golfo del Messico, barone di Chivry. Dovessi dar fuoco alla nave che vi porta, dovessi aprire i suoi fianchi, sventerò i vostri sinistri progetti. —
Poi ebbe un accesso di furore. Si scagliò contro la porta della cabina tentando di scassinarla, risoluto a salire sul ponte e affrontare l’intero equipaggio; ma non riuscì nemmeno a scuoterla, tanto era robusta. Si slanciò verso il sabordo colla speranza di arrampicarsi fino al capo di banda e comparire sul cassero; ma la distanza era tale da impedire l’evasione.
— Bah! — diss’egli, calmandosi e quasi vergognandosi di quell’inutile accesso di collera. — La vedremo, signor di Chivry!... Aspetta che la nave si mostri all’orizzonte e ti farò appiccare!... —