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capitolo v. — il marchesino almeida. | 39 |
destò nell’equipaggio una viva inquietudine. Essendo stati scorti al largo due punti luminosi, che dapprima pareva si dirigessero verso il nord con grande rapidità, si sparse fra l’equipaggio la voce che era una nave del governo brasiliano lanciata sulle tracce dell’Albatros; ma ben presto tutti si convinsero che era stato uno scompiglio senza ragione, poichè i due fanali virarono di bordo scomparendo verso l’est.
All’alba l’Albatros, che filava come l’uccello di cui portava il nome, si trovava già a centodieci miglia dal porto di Rio Janeiro. La costa brasiliana era ormai scomparsa fra le masse di vapori che si accumulavano verso l’ovest, e l’Oceano, fin dove giungeva lo sguardo, appariva completamente deserto.
Nunez, che non si sentiva ancora del tutto sicuro, per ingannare vieppiù gli inseguitori, nel caso che questi avessero rivolto le loro ricerche sul mare, lanciò la rapida nave verso l’est per allontanarsi di qualche centinaio di miglia dalle coste del Brasile, sicuro di trovare oltre una buona corrente di vento che lo conducesse più facilmente nel golfo del Messico, e anche per approfittare del Gulf-Stream che sale verso l’arcipelago delle Antille.
Stava per ritirarsi nella sua cabina a fine di prendere un po’ di riposo, quando si trovò dinanzi al signor di Chivry, che pareva avesse lasciato in quel momento il quadro di poppa.
— Buon giorno, signore, — disse lo spagnolo. — Come sta il nostro prigioniero?
— Fra poco si sveglierà, — rispose di Chivry.
— Ha già dato qualche segno?
— Sì, le sue membra cominciano a muoversi e la respirazione è più libera.
— Assisteremo al suo risveglio?
— È necessario, — rispose il francese, che da qualche istante era diventato pensieroso.
— Come accetterà la sua prigionia?
— Ve lo dirò più tardi, capitano; venite. —
Stava per ridiscendere nel quadro, quando si arrestò bruscamente.
— È accaduto nulla, durante la notte? — chiese.