Gli assempri/D'un mercatante mal'uomo che dette falsamente un testamento
Questo testo è completo. |
D’un mercatante mal’nomo che dette1 falsamente un testamento.
CAP. 45.º
Conobbi un mercatante ne la città di Siena, el quale ebbe a trafficare ben da sette eredità, cioè di suoi nipoti e d’altri suoi parenti, e perchè rimasero piccolini et egli aveva tutti e’ lor beni ne le mani, si fece egli stesso totore e dispensatore di tutti e’ lor fatti come gli piacque, e ciascuno disertò molto di grosso e mai da lui non si potè vedere nessuna ragione. E d’alquanti testamenti ch’egli stesso si fece dispensatore essendone dimandato una volta da un suo amico, disse: che se n’era concio col vescovo, ma non disse che se ne fusse concio con Domenedio. E fu molto dissoluto de la lengua, e disordinato mangiatore e bevitore, et era tenuto da chiunque el conosceva di molto gattiva conscienzia. Costui informando una volta et agravando molto, la moglie mandò per un prete che ’l confessasse che già egli non n’aveva pensiero. Allora ci confessore ch ’l conosceva gli disse. Vedi C. che tu si se’ angiomai antico nel mondo et hai molto avuto a trafficare dell’altrui, e non è possibile che del l’altrui tu non abbia a restituire qualche cosa per qualche modo, massimamente hai avuto a trafficare ciò che i tuoi nipoti hanno nel mondo. Unde io voglio che tu acconci molto bene e’ tuoi fatti, e dichiari molto bene ogni cosa. Sicchè se Dio ti vuole chiamare a se tu non lassi in briga nè in quistione persona, però che se tu facessi altrimenti l’anima tua ne starebbe male. Allora el mercatante rispose, et affermò con giuramento, che dell’altrui non aveva veruna cosa del mondo, e che non era veruna persona nel mondo, a cui fusse tenuto di restituire un denaio. Unde che ’l confessore non gli potè tanto dire che ’l mercatante si volle mai del l’altrui fare nessuna conscienzia. E come piacque a Dio el mercatante guarì perfettamente, et essendo ben guarito, el sopra detto confessore el chiamò un di dassè e luie disseli. Vedi C. tu m’hai fatto più maravigiiare de’ tuoi fatti che di cosa che io vedesse mai, con cio sia cosa che uomo di tanto traffico quanto se’ stato tu, et essendo tu già vecchio nel mondo, et avendo tu avuto si grave infermità, tu non ti sia fatto conscienzia dell’altrui di veruna cosa, che pur so’ certo che quando tu fusti giovano fusti gran giocatore. Allora rispose el mercatante e disse; egli è vero che io mi sentivo tanto affanno de la ’nfermità, e vedevami tanto intriga’2, et imbrattato in molte cose, che io non sapevo da che lato rivoltarmi. Allora disse ’l confessore: ecco che ora Idio t’ha fatta grazia che tu se’ guarito, e se’ sano quanto tu fosse mai, perché non t’acconci ora che tu hai al tempo che se tu t’indugi forse non avara’3 ’l tempo quando tu ’l vorresti? Allora gli rispose el mercatante e disse. Voi dite bene e vorrassi fare come voi dite, ma io non potrei attendare ora a ciò: quando io potrò, et io vi farò motto: et altra risposta, nè altro acconcime fece mai più. Adunque bene è stolto et ingannato dal diavolo, colui che crede poter fare quello nella ’nfermità quando la natura gli vien meno e tutti e’ sentimenti l’abbandonano, al quale essendo sano e lieto, eziandio volendo con tutto ’l suo studio in molto tempo arebbe fadiga di farlo. Ciò4 di molti impacci e di molti intrigamenti, ne’ quali è inviluppato nel mondo, potesse istrigare et isbrattare. E però è di necessità che gl’intervenga, come dicono e’ santi, cioè che chi senza legge vive, senza legge perisca a le pene dello ’nferno; e chi amente
5 vive amente muoia, e non si ricordi di se medesimo. E però intende a’ fati de la salute dell’anima tua quando tu se’ sano e lieto, e non t’indugiare, però che ’l tempo non t’aspetta e verratti meno, quando tu non tel penserai. Aveva el sopra detto mercatante un suo fratello, el quale era secondo el mondo valente e venerabile notaio; avenga che secondo Idio era ’l contrario. Questo notaio venendo a morte, lassò suo fedel commessale et assecutore del suo testamento questo mercatante suo fratello. Unde el mercatante fece del testamento del fratello come aveva fatto degli altri, cioè che frodolentemente e falsamente el dette. Aveva el notaio lassato a una donna per amor di Dio, a la quale era molto obligato, dodici fiorini d’oro. Sicchè ’l mercatante suo fratello disse a la moglie sua che mandasse per lei, e facessiela venire ne la casa et ella cosi fece. Allora el mercatante vi menò el notaio e’ testimoni, e dettele dodici denar d’oro per l’anima del fratello, e fecesi fare la quittanza. E fatto questo accomiatò el notaio e’ testimoni, et andossene un poco con loro, e poi tornò a dietro e disse a la donna, a cui aveva dato e’ denari, che gli voleva in presta per alquanti dì, et ogni ora che tu gli vuogli viene a me al banco, et avaragli subbitamente. La buona donna semplicemente sel credette e presto gli e’ denari, e cosi si tornò a casa senz’essi.
Avenne poi che una buona donna vicina del sopradetto mercatante la notte seguente dormendo ella, e non sapendo di queste cose cavelle, l’apparbe in visione el sopra detto notaio, e parevale ch’egli fusse molto turbato e malinconoso. Allora la buona donna, che ’l conosceva el dimandò e disse: non sete voi la tal persona? El notaio le rispose e disse: figliuola, sì che io so’ esso: E la buona donna el dimandò e disse: come state voi? E’ mi pare che voi siate si turbato e malincoroso! El notaio le rispose e disse; figliuola e’ ti pare ’l vero, però ch’io so’ molto adirato e turbato con fratelma. E però ti prego che tu gli dica da mia parte che io mi reputo da lui tradito e ’ngannato, però ch’egli fu presente quand’io feci el mio testamento e lassalo mio fedel commessale, et egli mi promisse ne la sua fede che gli ’l darebbe fedelmente, per la qual cosa io mi fidai di lui. Ora egli s’è concio col vescovo e non l’ha dato fedelmente come mi promisse, ma anco l’ha dato falsamente e froudolentemente. Et in segno di ciò, ieri dette a una donna dodici fiorini d’oro che io le lassai, e fecesi fare la quittanza, poi innanzi ch’ella si partisse tanto la seppe lusengare, ch’ella gli ’l prestò, e per questo le fece molte belle promissioni, unde ella si fido di lui et egli mai non le ’l rendarà.
Sicchè digli che se egli non s’amenda e non corregge la vita sua, ched’egli di scorto tempo morrà e verrà dinanzi al giudicio di Dio, e rendarà ragione di tutte le sue operazioni ch’egli fece mai. Et arditamente gli di’ da mia parte, che egli farà altra concia con Domenedio che egli non ha fatta col vescovo, e verrà, colà dove so’ io et avarà molto peggio di me. E doppo queste parole la donna si svegliò tutta sbalordita, e levandosi poco stette che ’l mercatante passò dinanzi all’uscio de la casa sua, però che ogni mattina aveva per usanza d’andare a udire una messa, e quella era sua via. Allora la buona donna vedendolo passare, el chiamò e recitogli tutta la sopra detta visione. Sicchè ’l mercatante udendola si fece beffe di lei, e dissele ch’ella aveva la sera troppo bevuto e però aveva sognato. Avenne poi ine forse a due mesi che una mattina dicendo egli a un suo garzone che stava co’ lui al banco: Va per lo vino che beviamo, e poi ci andiamo al banco. El garzone tornando col vino el trovò caduto sul goffano et aveva perduta la lengua e tutto el lato ritto, e così visse quaranta ore che mai non parlò parola che s’intendesse. E come visse dormendo, così mori sognando. Et anco gl’intervenne come dice ’l proverbio, che chi non vive accontio muore a ontio. La sopra detta visione ebbi da lei medesima, e di tutto l’altre cose nessuno ne po eva essere più chiaro testimonio di me, però che tanta notizia ebbi di loro e di tutti e’ lor fatti, quanta fu più possibile. El quale mercatante spesse volte motteggiando diceva. Chi in questo mondo è pecora, nel’altro va belando. E veramente egli non mori belando, però che perduta ch’egli ebbe la lengua diventò quasi insensibile e non belò mai, ch’egli si raccomandasse nè a Dio nè a’ Santi.
Note
- ↑ Riferisce alla frase notariale dei testamenti complevi et dedi.
- ↑ Troncatura per non ripetere due terminazioni in ato.
- ↑ Averai.
- ↑ Cioè
- ↑ Cosi il Cod. Singolare sembra questo vocabolo in uno scritto sì popolare. Dante in quel solenne scritto che è il Convivio l’usò una volta. Se si dovesse intendere per l’avverbiale a mente, sarebbe contrario al contesto. Su poche linee oltre l’amente abbiano i fati e l’intendere: forse in un accesso di erudizione, l’amente è saltato fuori come una reminiscenze latina. Perciò lo ritengo interpretandolo per ismemorato, negligente.