Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro IV/III
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CAPITOLO TERZO.
Si nota ciò, che si vide sino a Tolosa.
Fatte due leghe il Venerdi 12. e passati due Villaggi, rimanemmo nella Terra d’Almasan, del Conte d’Altamira; cinta di mura, sopra un colle, e bagnata da un lato dal fiume Duoro. Passate quindi tre leghe, pernottammo in Almaryl.
Il Sabato 13. dopo cinque leghe di. buona strada, desinammo in Hiñajosa; e passate poscia alcune aspre montagne, venimmo in Agrida, (ultima Città, posta non lungi dal monte Moncajo, sempre coperto di neve) e vi avemmo buona cena, e letto. Dimorammo nella medesima la Domenica 14. sino a mezzodì, per manifestare l’oro, e’l danajo, che si portava per la spesa necessaria; perocche non si permette quivi d’estrarre, che una pezza d’otto, e mezza. Manifestai io il danajo, che teneva in oro; e mi convenne pagare l’un per cento. Prima di partire vidi un Convento di Monache, dove riposa il corpo della B. Maria d’Agrida, tenuto in molta venerazione.
In uscendo dalle porte della Città, vennero di nuovo le Guardie, e fu d’uopo regalarle, per non esser tenuto più a bada; però alle altre, che incontrammo quattro leghe più avanti, e ne’ confini, non volli, dar niente. In questo luogo confinano i re Regni d’Aragona, Castiglia, e Navarra; sicchè potrebbono tre Re, seduti in una mensa, desinare, ciascuno tenendo i piedi nel suo Reame. Dopo esser passati per lo Casale di Centronico, entrammo in paese meno freddo; e a un’ora di notte giugnemmo in Curella, luogo di molto traffico, ricco, ed abitato da mille famiglie; poichè quantunque situato sopra un Monte, tiene buone vigne, e giardini, con ottime frutta. Rimanemmo il Lunedì 15. nell’istessa terra, patria del cocchiere; e partitici il Martedì 16. a capo di due leghe, passammo in barca il fiume Ebro, (il maggior delle Spagne) e dopo un’altra lega Valtierra. Quindi fatte tre altre leghe, valicammo in iscafa il fiume Aragon, che va a rendersi nell’Ebro. Pernottammo in Marsella, Città quivi vicina.
Ne partimmo il Mercordì 17. due ore prima di giorno; e venimmo a desinare dopo quattro leghe, in Tafalla, Città Re già ben grande, e cinta di mura. Passata poscia, indi a due leghe, Barasein, ed altri luoghi; andammo a pernottare dopo altrettanto cammino, ma pessimo, nell’Osteria de las Campanas, del Casale di Tieves. Il Giovedi 18. prima di mezzo dì fatte due leghe, giugnemmo in Pamplona; ed albergai nella strada di S. Nicolas in una buona Osteria.
Questa Città, situata in latitudine 45. gr. è Metropoli del Regno di Navarra, e perciò ordinaria residenza del V. Re, sala civile, e criminale, ed altri Ministri togati. Per lo spiriruale v’ha un Vescovo, che allora esercitava, pro interim, la carica di V. Re. Ha questo Vescovo di rendita circa 22. mila pezze, e per abitazione un palagio, migliore di quello del V. Re. La Città è in sito ineguale, appiè de’ Pirenei, partecipando, benche insensibilmente, del piano, colle, e valle. Il circuito delle sue mura, ch’è quasi ottangolare, sarà di mezza lega. Le case generalmente sono ottime, e le vettovaglie a buon prezzo. I Conventi, e Chiese non sono gran fatto magnifiche: e benche la Cattedrale sia grande, e fatta di pietre di taglio a cinque navi; è però molto oscura: il chiostro bensì, a lei contiguo, è una fabbrica ragguardevole. La Cittadella è ben grande, con mura così larghe, che vi ponno andar due carozze del pari. Il fosso è molto profondo, e in somma è molto forte, sempre che sarà provveduta di bastante artiglieria, e soldati.
Gli abitanti di Pamplona, e di tutta la Navarra, sono affabili, et amici degli stranieri; rispettandogli molto nel passaggio, che fanno per lo loro paese, ed anteponendogli a’ loro medesimi Cittadini nel vendere, o altro affare. Quindi è che ciascuno può sicuramente far viaggio per tal Reame, senza temere di veruna insolenza, o ruberia. Non ebbi tanta difficultà in ottener passaporto dal Vescovo, innestato a V. Re, quanto in trovar cavalcature; perocchè era in tempo di raccolta, e servivano tutte a’ contadini. Rimediò a questo male D. Giovanni Cruzat, Marchese di Gongora, Governador della Piazza; ordinando al suo Tenente, che mi provvedesse di mule, per passare i monti. In arrivando io a Pamplona era stato a riverir questo Cavaliere, e a dargli novella di D. Fausto suo fratello, Governador delle Filippine; ed egli, nulla tralignando da’ suoi maggiori (congionti de’ Regi di Navarra) dopo avermi accolto, e trattenuto gentilmente; m’era venuto ad accompagnare, per sua bontà, fin sulla strada.
Avute per mezzo del Tenente, le mule, ad otto pezze l’una, sino a S. Jean pìed-du port. Partimmo il Venerdi 19. un’ora dopo desinare. Facemmo prima tre leghe sempre fra valli, e paese ben coltivato, con belli villaggi, sino al ponte di Suveri; (dove il Sargente maggiore di Pamplona, che lo governa, tiene Soldati, che dimandano della condizione di chiunque passa) e quindi faticammo molto in salire, e scendere una straripevole montagna, e ci rimanemmo nel casale d’Erro. In questo cammino non s’intende, che da pochi, la favella Spagnuola; parlando tutti i contadini quella di Guascogna; onde il vetturino ne serviva d’interprete. Due ore prima di giorno, il Sabato 20. ci avviammo per una strada molto cattiva, e montuosa; e lasciato dopo una lega il Casale d’Espinal, e a capo d’un’altra il Burghetto (dove si truova guardato il passo da un Governadore, con soldati) trovammo cento passi più avanti il Casale di Roncisvalle: luogo freddissimo, sicchè vi si cuopron le case di tavole, che non ponno esser rotte dal ghiaccio. La Chiesa è juspatronato Regio, e vi sono oltre i Rationieri, 12. Canonici, con 300. ducati di rendita per ciascheduno. I medesimi Canonici conferiscono i Canonicati vacanti; però il Priore vien nominato dal Re. Fan vedere in questa Chiesa due mazze ferrate, colle quali combatteasi anticamente: l’una armata di palla di bronzo, l’altra di ferro: oltre acciò una staffa di Rolando, Paladin di Francia; i calzari, co’ quali celebrava Messa lo Storico Turpino, Vescovo d Pariggi, venutovi con Carlo Magno; il sepolcro del medesimo Turpino, in luogo separato dalla Chiesa, dove sta dipinta la famosa battaglia, ove morirono i più bravi Cavalieri di Francia, che si ritiravano con Carlo Magno; e in fine le tombe de’ medesimi. Fattici quindi sul monte, per istrabocchevol sentiero, e nello scender dall’altra parte, passate due leghe e mezza di simigliante strada, coperta di moltissimi alberi; passammo un picciol fiume, che divide i confini delle due potentissime Corone di Spagna, e Francia.
Giugnemmo, indi a un’altra lega, in S. Jean pied du port, Metropoli della bassa Navarra. Ella è ben murata, ed ha un picciol Borgo. Vi passa per lo mezzo un rapido fiume, che la sera ne fece avere a cena buone trotte. Sopra il monte, che domina la Città, si vede un Castello, con fortificazioni regolari al di fuori, e dentro buone case, per abitazione de’ soldati Albergammo in una buona Osteria.
La Domenica 21. sentimmo Messa nell’istessa Terra; e vedemmo, per lo gran freddo, le donne coprirsi il capo con un mantellino, come quelli, che usano i Mori; e gli uomini con certe berrette schiacciate. Il Governadore della Piazza mi mandò a visitare da un Tenente, offerendosi in tutto quello, che mi bisognasse; e facendomi dire, che se avessi voluto comprare un calesso, me lo arebbe dato a buon prezzo. Presi affitto tre cavalli sino a Pau, per nove scudi Francesi.
Ne partimmo il Lunedi 22. e camminammo per un paese ben coltivato, e verde; con case di campo in competenti spazi. Passammo vari fiumi sopra ponti; e fra gli altri uno ben grande (una lega prima di giugnere in Navarrens) dove il ponte sta chiuso con porte, per riscuotersi il passo. Rimanemmo, dopo sette leghe nella Fortezza di Navarrens, in casa del Doganiere (come aveamo fatto in Pied du port) il qua le però, senza il rigore, che si usa negli altri luoghi della Francia, non aperse le valige, prestando credenza a ciò che io dicea. Questa Fortezza, che, si comprende nella Provincia di Bearn, è presidiata da un battaglione di soldati; e vi passa un buon fiume, che abbonda di trotte. Ha il Re di Francia, non solo renduto il cammino sicurissimo; ma per comodità maggiore de’ viandanti, vi ha fatto porre, di spazio in spazio, alcuni legni, e pietre, per mostrare la strada, e la quantità delle leghe; opera degna di sì gran Monarca.
Pagati i diritti della Dogana, a buon’ora mi posi incammino il Martedi 23. e passato di là dal fiume, sopra un ponte di pietra, nella piazza d’armi; i soldati, ch’eran di guardia, mi menarono dal Comandante, il quale, con molta cortesia, informatosi donde veniva, subito mi licenziò. La strada, che seguitai a fare, benche montuosa, parea un continuato giardino. Venni infine a riposarmi, dopo due leghe e mezza, in Moneim; dove una vecchia ostessa si fece ben pagare un cattivo desinare. Quindi fatta una lega, passammo in barca il fiume Gave, che va a scaricarsi nell’Adour; e ce n’andammo nella Villa di Lascar; dove si uniscono gli Stati della Provincia, per non disputare sulla precedenza, nel Parlamento di Pau. Oltre la Città, ch’è nel pianoterra, se ne vede un’altra fra’ monti, ma picciola, serrata da basse mura.
Di là partitici, facemmo sei leghe, e pernottammo in Pau, Metropoli della Provincia di Bearn. Ella si divide in bassa (bagnata dallo stesso fiume Gave, che si passa sopra un lunghissimo ponte di pietra) ed alta, dove risiede il Parlamento, e vi ha un buon Castello. Nè l’una, nè l’altra è cinta di mura; però l’alta tiene buone case, e ricche botteghe di mercanti. La sua figura è bislunga, e può dirsi, che non vi sia, che una strada sul piano, perche alle laterali si scende, come in valli. Il Castello è di buona fabbrica all’antica, senz’alcuna fortificazione moderna. Nel cortile si veggono scolture famosissime, e statue di mezzo corpo di pellegrino lavoro; particolarmente un pastore, e una pastorella, posti in un muro. Mi mostrarono la Cappella Regale di Errico IV. e’l gabinetto dove egli era nato, posto verso Occidente, sopra il giardino. I viali di questo giardino sono tutti coperti di volte, fatte da’ medesimi alberi, e folte piante intrecciate, e annodane insieme. Si passa poi al 2. giardino, il di cui suolo, o parterre, come dicono i Francesi, è tutto adorno di mirti, artificiosamente intessuti, e tagliati. Calai poscia al bosco, (serrato da alte mura) dove sono due lunghissime, e diritte strade, per passeggiare all’ombra d’alte quercie; e di là in un colle, a vedere un’altro giardino, che serviva di delizia a quel gran Rè; tutti però di presente mal coltivati.
In tornando a casa, vidi il palagio del Parlamento, presso al Castello. Quivi si uniscono 52. Consiglieri in quattro camere, che sono: una del Criminale, una delle Finanze, o esazion delle rendite Regie; e l’altra due del Civile. Ogni Consigliere ha di soldo dal Rè cento Luigi l’anno, oltre i loro emolumenti; però i Presidenti hanno più. Sono queste cariche tutte comprate per sempre, e si ponno vendere altrui, con licenza del Rè. Una lega lontano da Pau, stà la Città di Morlans, la più antica della Provincia; e a cinque leghe si truovano le salutifere acque di Bagneres; e a quattro leghe la miracolosa Immagine della Madre Santissima di Beteran.
A cagion del tempo cattivo, non mi partii il Mercordì 24. ed andai a udir Messa nella Chiesa de’ Francescani; poiche la Città tiene quattro Conventi di Frati, e due di Monache. Pagate in tutto tre pezze da otto all’oste, e tolti in affitto tre cavalli sino a Tolosa, per quindici scudi di Francia, ne partimmo il Giovedi 25.; e camminando sempre per paese piano, ben coltivato, e bagnato da piccioli fiumi; mi posai, dopo due leghe, nell’osteria di Bordes point; ed andai a pernottare la sera, dopo tre leghe, in Tarbe, a cagion della mala strada.
Tarbe è una Città posta in piano, e composta di più membri; perche nell’entrare si truova un borgo, poscia una Città murata; quindi un’altra, più grande, anche cinta di mura; e in fine altre abitazioni continuate, per un miglio Italiano di lunghezza. E’ Capo della Provincia di Pigorre, però soggetta al Parlamento di Tolosa.
Il Venerdi 26. per paese ben coltivato, a veduta sempre degli alti, e canuti Pirenei (che dividono le due più grandi Monarchie d’Europa) facemmo quattro leghe, e venimmo a desinare in Puid a rios: quindi, dopo altrettante, passammo per lo Casale della Lanette; a capo d’un’altra lega, andammo a pernottare nell’osteria della Battaille.
Sul far del giorno il Sabato 27. ne ponemmo a cavallo; e fatte tre leghe, ci riposammo in Lombez, Terra murata, con fosso d’acqua, sebbene picciola. Andammo poscia, sempre fra case di campagna e villaggi sino a Plesaince, dove rimanemmo la notte, avendo fatte in tutto il dì otto leghe.
S’era accompagnato meco, sin da Madrid, un mezzo Milanese, di razza Spagnuola, il quale era amico dell’acqua, come il can del bastone; tanto, che essendo ad ogni ora ubbriaco, nelle strade di scesa non potea reggersi a cavallo, ancor che giovane; nè potea viaggiar di notte. Allo spesso egli si smarriva; ma alla per fine sempre lo trovava io in qualche taverna, col beccai nelle mani. Che bella conversazione in vero era la mia.
Partimmo al far del giorno la Domenica 28. e dopo due leghe di paese piano, e coltivato, entrammo nel Borgo di Tolosa, ch’è anche chiuso di mura. Quivi le guardie, senza aprir le valige, si contentarono d’esser regalate; onde senza star molto tempo a disagio, traversato il Borgo, andammo appiè del ponte nell’osteria del Cornuto.
Tolosa, Città celebre per lo Parlamento, ed Accademia, è posta in elevazione di 43. gr. e 20. m. sotto ottimo Cielo; e dopo Pariggi, può dirsi la più gran Città della Francia; avendo mezza lega di lunghezza da Oriente, ad Occidente, e un terzo di larghezza. Nel 638. dalla fondazione di Roma Q. Cepione la distrusse; e ne tolse immensa quantità d’oro, e di argento. Le mura di presente sono di mattoni, con torri all’antica, in convenevoli spazj, circondate da uno stretto, e profondo fosso. Le case sono di mezzana struttura, anche di mattoni, e le strade ben lastricate; e insomma mi parve di vedere un altra Tauris di Persia.
Vi ha molta Nobiltà, e generalmente gli abitanti sono bene inchinati a’ forestieri, mostrandosi verso di essi leali, cortesi, attenti, e civili; come si costuma in tutta la Francia. I cibi sono a buon prezzo. Il ponte di Tolosa, fatto sulla Garonna, non è inferiore nella magnificenza a quello di Pariggi. E’ lungo due tiri di moschetto, e largo quanto basta, per andarvi sei carrozze dal pari; fatto tutto di buone pietre quadrate. V’era un’altro più antico ponte, fatto di mattoni, che poi andò in rovina. Nasce la Garonna ne’ monti Pirenei, ed è navigabile sino a Bordeaux, donde si rende al Mare. Ha eziandio comunicazione, un miglio lungi da Tolosa, col Canale, aperto per ordine di Luiggi XIV. oggidì Regnante. Non potei ben leggere l’iscrizione, che si vede sulla porta del ponte; perche era nato un arbuscello fra le fissure de’ marmi, che m’impediva veder le lettere; però, a quel che potei discernere, dicea così. Anno Restaur. Sal MCLXVIII.
Qui dedit Oceano, docuit te dulce Garumna
Ferre jugum primus; qui tuas compescuit undas,
Hactenus inviso jungens tua littora ponte.
Hoc opus inceptum, desperatumq; pependit,
Donec Ludovicum fœelicia secla tulerunt,
Qui tot . . . posset mirante Tholosa,
Tantam potenti cervici imponere molem.
Perche era ancor per tempo, andai a sentir Messa aux Jacobins, o Domenicani. La Chiesa da otto colonne vien divisa in tre navi, di artificiose volte. Nel mezzo è un bello altar maggiore, col Coro. Nella Sagrestia mi fu mostrato il Capo di S. Tommaso d’Aquino, sopra un mezzo busto d’argento. Il Cranio si vede, aprendosi una piastra nella sommità della statua.
Andai poscia a vedere il tanto rinomato Parlamento, istituito da Filippo il Bello; ma per esser tempo di serie, trovai chiuse le camere. Dopo desinare passai alla Maison de Ville, dove sono otto Ministri, per governare la Città, che portano una lunga veste cremesina, con maniche larghe, guernita di galloni d’oro. Il palagio è assai magnifico, colle mura tutte adorne di mezzi busti di marmo; e le stanze abbellite di fine dipinture, e de’ ritratti di tutti i Ministri passati.
Nella prima sala mi mostrarono divisi, come in sedie, i banchi, dove seggono, quando reggono giustizia. Si vedeva quivi dipinto Luigi Decimoquarto Rè di Francia in atto di giurare in mano al Parlamento genuflesso, di osservare i privilegj, prima d’entrar in Città. Nella seconda sala erano simili banchi coperti, per unirsi privatamente; e intorno le mura buonissime dipinture. Salito poi a gli appartamenti superiori, trovai nella prima sala i ritratti di tutti gli Uomini Illustri di Tolosa. Nell’anticamera seguente, ove si tiene l’assemblea de’ membri della Provincia, erano sedie ben disposte, e banchi, per darsi a ciascuno il suo competente luogo. Vi si vede dipinto Luigi XIV. ancor giovine, allora che andò a ricevere l’Infanta di Spagna sua sposa; e perche allora era minore, la Regina madre in groppa lo sostiene in sella.
Passai poi a vedere il gran canale, fatto da sì gran Re, per far comunicare il Mar mediterraneo coll’Oceano; aprendo monti, appianando valli, e in fine soggettando la Natura all’arte. Molte conserve d’acque, fatte, e ne’ piani, e ne’ monti, a mezzo cammino, provvedono della bastante acqua il canale. Gli argini di terra, fatti da spazio in spazio, mantengono l’acque, dove il suolo è più basso; e in tal guisa passano comodamente le barche a Tolosa, e scendono nel porto di Set (quattro leghe lontano da Montpellier) dove l’acque del canale entrano nel Mediterraneo; nel modo che la Garonna entra nell’Oceano, dopo aver bagnato Bordeaux. Per mezzo di questo Canale, e fiumi, come è detto, s’ha la comunicazione de’ due Mari, senza aversi a navigare intorno tutta la Spagna, e parte della Francia. Non ha altro fondo, che da dieci in dodici palmi, e larghezza due picche; onde non è capace di barche molto grandi, e fa d’uopo allo spesso nettarsi. Era all’ora senz’acqua, per tal cagione, e per farsi più profondo.
Il Lunedi 29. giorno di San Michele, sentii Messa nella Chiesa de’ Carmelitani, dove si faceva la festa. Ella è ad una nave, però ha due braccia presso la porta. Il Coro, e l’Altar maggiore sono nel mezzo, con buoni ornamenti, come tutte le altre Cappelle. Entrai dopo desinare nella Chiesa Arcivescovale, che quantunque a tre navi, non par punto buona; tra per l’oscurità, e per esservi fatti nel mezzo molti muricciuoli di divisione, per allogarvi tanta diversità di Ministri nelle pubbliche solennità. Il palagio dell’Arcivescovo è comodo sì, ma non vistoso.