Frammenti (Saffo - Bustelli)/Vita di Saffo/XII

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Saffo - Frammenti (Antichità)
Traduzione dal greco di Giuseppe Bustelli (1863)
Vita di Saffo - XI Frammenti

[p. 55 modifica]De’ traduttori italiani, brevissimamente. Molti furono: alcuni, come l’Anguilla e il parafraste Cappone, pessimi; pochissimi buoni; compiuto d’ogni eccellenza niuno. Quale voltò un’Ode, quale ambedue; quale un frammento, quale un altro; e taluno parecchi e i men brevi. Ecco il novero dei traduttori conosciuti da me. Traslarono l’Ode I Giambattista Possevini, Antonio Conti, Ippolito Pindemonte e Stefano Valletta; e in prosa Niccolò Tommaséo e Francesco Domenico Guerrazzi; l’Ode II Francesco Anguilla, Ugo Foscolo, Paolo Costa e Giovanni Marchetti; ambedue le [p. 56 modifica]Odi Francesco Antonio Cappone, Francesco Venini, Francesco Saverio De Rogati, Alessandro Verri, Giuseppe Maria Pagnini, Saverio Broglio D’Ajano, Giovanni Caselli (ma più veramente Francesco Benedetti da Cortona), Giuseppe Milani e Bonaventura Viani. Di costoro fu chi trasportasse ancora alcuni, chi molti, frammenti. Vincenzo Monti tradusse parte del Framm. XVII e il XL, Antonio Mezzanotte la Canzonetta sulla Rosa, Giulio Perticari elegantemente, ma troppo liberamente, il Framm. XLI: altri altre minuzie. Di tutte le versioni, la meno manchevole di frammenti quella del D’Ajano: ma sole poetiche, al mio sentire, e da non isvergognar l’originale, quantunque non troppo fedeli, quelle del Foscolo, del Costa e del Marchetti. Mi terrei dunque pusillanime, o certo m’infingerei, se volessi spegnere o celare la speranza (commune e naturale nei volgarizzatori) di superar chi mi precedette.

Io, come studiante ancora di greco, lavorai sul testo e la versione letterale in prosa latina del Neue: ne’ luoghi dubbii o di bujo significato o trascendenti la mia troppo scarsa grecità, mi soccorsero graziosamente d’interpretazione l’illustre amico mio Prof. Giosuè [p. 57 modifica]Carducci e il Prof. Pietro Casanova; ch’io qui nomino, ringraziando, per debito di gratitudine. Mi guardai sempre, a poter mio, quanto il metro e la poesia concedeva, dall’aggiugnere anche bazzecole: dacchè l’incantevole e sobria e possente ingenuità dell’originale stimai sacra cosa, e da non doversene disperdere in bella prova pur un atomo. Nè tuttavia m’incontrò di potermene sempre sempre astenere. Le parole chiuse tra le parentesi quadre dovetti aggiunger di mio, per compiere il senso, ai frammenti più mutili. Tentai d’infondere nel verso passione, serbando fedeltà: — debbo soggiungere, per avviso a’ pedanti, fedeltà poetica, non letterale? — Del metro saffico non presi cura, nè sollecitudine, imitando altri: quel metro per vero strangola il traduttore, lo sforza a stemperare ogni strofa greca in due strofe, o poco meno, italiane, e invita gli arbitrii; quel metro inceppa sempre, e tira a distorcere, a intarsiare, ad annacquare. E veramente anche i nostri maggiori lirici non l’ebbero dimestico. Ogni frammento accettai; pur taluno sospetto o quasi certamente apocrifo: bastando a me che già fosse creduto di Saffo o si creda ancora; e solamente notandolo qui di dubbia [p. 58 modifica]autenticità. Ma trasandai que’ pochi e non buoni versi di risposta ad Anacreonte, perchè, non che altro, Ateneo stesso, recandogli (XIII), li bolla di falsità; nè da lui si dipartirono il Mustoxidi (Vita d’Anacreonte) e la maggiore schiera de’ filologi vecchi e nuovi. E certe inezie d’una sola parola ciascuna o d’un pajo, che non rendono alcun significato, o che da niuna parte mi sembrarono di conto, nè possibili a tradurre in verso, eccetto che (brutto vezzo) parafrasando, io, per non empiere di minuzzame questo libercolo, non le raccattai. Di che fui costretto, pur mantenendo a’ frammenti la serie del Neue, di scorciarne il numero. Finalmente avvertirò come talvolta gli antichi, offerendoci i brani saffici, non citano l’autore; ma i dotti gli ascrivono alla Nostra per conghietture quando più, quando meno ragionevoli; e talune incerte; ma non rado giustissime, accettabili, accettate. Sono de’ siffatti i Framm. XXXI, XXXII, XXXV, XXXVI, XLIII, XLV, LII, LIV, LXI, LXXI, LXXII, LXXIV, XCIII, XCV, CII: de’ quali i XXXV, XXXVI, LII, LXXII sicuramente autentici; dubbii, chi più e quale meno, gli altri; sospetti la Canzonetta sulla Rosa (XCV), il frammento di Scolio (XCVI), [p. 59 modifica]l’Epigramma (XCVII), gli Epitaffi (XCVIII e XCIX) e l’Enigma sulla Lettera (C). Traducendo tutto, imito il Neue, che non guarentisce di tutto l’autenticità.

Queste diligenze e non minor affetto io posi nella presente versioncella: se con frutto o indarno, a te, leggitore, il giudizio.