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autenticità. Ma trasandai que’ pochi e non buoni versi di risposta ad Anacreonte, perchè, non che altro, Ateneo stesso, recandogli (XIII), li bolla di falsità; nè da lui si dipartirono il Mustoxidi (Vita d’Anacreonte) e la maggiore schiera de’ filologi vecchi e nuovi. E certe inezie d’una sola parola ciascuna o d’un pajo, che non rendono alcun significato, o che da niuna parte mi sembrarono di conto, nè possibili a tradurre in verso, eccetto che (brutto vezzo) parafrasando, io, per non empiere di minuzzame questo libercolo, non le raccattai. Di che fui costretto, pur mantenendo a’ frammenti la serie del Neue, di scorciarne il numero. Finalmente avvertirò come talvolta gli antichi, offerendoci i brani saffici, non citano l’autore; ma i dotti gli ascrivono alla Nostra per conghietture quando più, quando meno ragionevoli; e talune incerte; ma non rado giustissime, accettabili, accettate. Sono de’ siffatti i Framm. XXXI, XXXII, XXXV, XXXVI, XLIII, XLV, LII, LIV, LXI, LXXI, LXXII, LXXIV, XCIII, XCV, CII: de’ quali i XXXV, XXXVI, LII, LXXII sicuramente autentici; dubbii, chi più e quale meno, gli altri; sospetti la Canzonetta sulla Rosa (XCV), il frammento di Scolio (XCVI), l’E-