Eh! La vita/L'inconsolabile

L'inconsolabile

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I soliloqui di Bicci L'ultima lusinga
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L’INCONSOLABILE

[p. 157 modifica]La morte di Emma Flores era stata vivamente compianta anche da coloro che conoscevano soltanto di vista la giovane signora, sposa appena da diciotto mesi a colui che le aveva dato il suo nome, le sue ricchezze, il suo cuore, preferendola tra tante con gran dispetto delle rivali.

Tutti avevano ricordato in questa luttuosa occasione l’apparizione quasi luminosa di lei, uscendo dalla chiesa dove era stato celebrato il matrimonio religioso, tanta ineffabile gioia le vibrava dagli occhi, tanta lietezza di sorriso le infiorava la bella bocca, così profondo senso di felicità animava l’agile, slanciata persona che si appoggiava al braccio dell’elegantissimo sposo con soave gesto di abbandono e di possesso.

Al loro ritorno dal viaggio di nozze a traverso [p. 158 modifica]mezza Europa, parecchi — specialmente i più intimi — poterono notare qualcosa che pareva stendesse una lieve nebbia di tristezza attorno alla giovane coppia.

I maliziosi non si perdettero in vaghe supposizioni. — Si sono imprudentemente stancati. Hanno avuto troppa fretta. Basta guardarla in viso; i sintomi sono evidentissimi. Avremo tra poco l’annuncio del così detto felice evento...

Sembrava un po’ preoccupato anche lui, quasi la prossima paternità l’obbligasse ad assumere un’aria alquanto severa, per mostrare che ormai la frivolezza della sua vita di scapolo aveva dovuto cedere il posto a cure e intendimenti più elevati e più seri.

Per un pezzo parve che la gente non trovasse altro di meglio da fare che occuparsi dei fatti dei giovani sposi, quantunque essi evitassero di dare in pascolo alla curiosità degli sfaccendati l’intimità della loro vita.

A poco a poco, infatti, i Flores si erano ritirati dal prender parte a feste, a ricevimenti, a spettacoli; viaggiavano da città in città, o passavano lunghi mesi in una loro villa sempre soli.

— Sono giovani, sono innamorati; lasciamoli fare. Si annoieranno finalmente! [p. 159 modifica]

— La delusione della maternità forse entra per qualche cosa in questo loro contegno...

— Eh, via! hanno tanto tempo davanti a loro!

— Un po’ di posa, per rendersi più interessanti!

— Non ne hanno bisogno, confessiamolo!

— Ed io posso dirvi che la sposina è gravemente malata!

A queste parole del dottore Tarozzi, in casa della contessa Starani, le signore gli si erano affollate intorno.

— Di che male, dottore?

— Non tradisco un segreto di professione.

— E quand’anche? Non si tratta di peccati....

— D’un male strano, inesplicabile, che sfida tutte le indagini della scienza.

— Hanno fatto dei consulti?

— Parecchi. Ripeto: io non tradisco un segreto di professione. Me ne han parlato i colleghi come di un caso nuovo. Un rapido deperimento....

— Tisi, dunque!

— No. La malata non avverte nessun sintomo, all’infuori di una depressione di forze che, talvolta — e qui consiste la stranezza! — sembra le produca un senso di sodisfazione, quasi di gioia. — Egli n’è desolato, e intanto deve fingere di esser [p. 160 modifica]tranquillo, conducendo attorno, in rapide corse, da una provincia all’altra, quella che può, in un momento, spirargli improvvisamente tra le braccia.

— Spirargli?... E lei non si accorge del suo stato?

— Almeno non lo dimostra.

— Che tormento dev’essere per tutti e due!

Lisa Bretti, che era stata compagna di collegio con Emma, cercò di vederla appena seppe che i Flores erano tornati in città, ma non fu ricevuta. E poche mattine dopo si sparse fulminea la notizia: La Flores è morta! All’improvviso!

— Erano troppo felici! Non poteva durare a lungo!

Tutta la compassione si riversò sul superstite. Signore e signorine parvero prese da un grande impeto di carità per confortare il giovane vedovo, che sembrava l’immagine del dolore più concentrato e più profondo anche dopo un anno e più di strettissimo lutto.

Intimi amici avevan dovuto fargli forza per strapparlo dalla solitudine in cui si era chiuso.

— Caro mio — gli aveva detto Beraldi — bisogna darsi una ragione di tutto. Se a ogni perdita di persona cara la gente dovesse seguire il tuo esempio, in pochissimo tempo il mondo si ridurrebbe peggio dell’antica Tebaide. [p. 161 modifica]

— Ah! tu non puoi intendere....

— Intendo benissimo, anzi. Il tuo è un caso eccezionale, lo so. Ma, infine, tutti i casi sono eccezionali per chi n’è colpito. E sai che cosa diceva poco fa una signora amica della cara estinta e tua, parlando della tua sparizione? Diceva: Vuol dire che non è sicuro di sè. Ha paura di mostrarsi consolato troppo presto, o di consolarsi davvero con un nuovo matrimonio.

— Questo è impossibile. Ormai, mi sopravvivo!

— E va bene; ma fare il morto anticipatamente, scusa, mi sembra un eccesso.

La rientrata d’Icilio Flores nella vita sociale fu uno dei più notevoli avvenimenti della cronaca mondana.

Era rimasto il bell’uomo impeccabilmente elegante di una volta, con qualcosa di più che proveniva dalla bionda barba lasciata crescere dopo la disgrazia, quantunque tagliata su l’ultimo modello e accuratamente pettinata; dal lieve pallore della pelle del viso e da un’aria di concentrata tristezza nello sguardo che sembrava rivelasse la profonda, irrimediabile desolazione del cuore. [p. 162 modifica]

Nessuno osava di accennare alla povera morta; ma lui la ricordava a ogni po’, in questa o quella occasione:

— Emma diceva... Emma faceva... Emma pensava....

Sempre qualcosa di caro, di gentile, di pietoso: e nella voce gli tremava una commozione così viva, quasi non fossero ormai passati due anni dal giorno della disgrazia; e le palpebre si agitavano, come ad impedire che le lacrime sgorgassero per quel dolore che sembrava appena di ieri e assumeva, nel ricordo, il valore di ineffabile consolazione.

Quando la gente si accorse che il vedovo cominciava a sentire il fascino della grazia e dello spirito della signora Lizarri, stette ad osservare con vivo interesse tutte le fasi di questo avvenimento che si svolgeva nei ricevimenti della baronessa Starani, in casa dei Rossi, in casa Bretti, dove, su per giù, si incontravano sempre le stesse persone, e dove la Lizarri era lietamente accolta per la vivacità dei suoi modi, nonostante certe spregiudicatezze che la sua sincerità le faceva perdonare fin dalle invidiose; parecchie.

— Sì, — ella gli disse una sera in casa Rossi, [p. 163 modifica]sul punto di andar via — sì, io ho una piccola corte di amiche e di amici, di amici sopratutto. Bisogna intrattenersela attorno, per non accorgersi d’invecchiare.

— Invecchiare? Coi vostri venticinque...?

— Trent’anni; non mi addossi un’ipocrisia che abborro. Ma so anche allontanare i miei cortigiani e rimaner sola per godermi la conversazione di un amico che mi par degno di essere distinto così. Domani l’altro, per esempio, io sarei tutta per voi, se non vi dispiacesse di essere per qualche ora tutto per me. Capisco; chiedo troppo. Ma se vi affermassi che lo chiedo più per voi che per me, dovreste credermi.

Soltanto Lisa Bretti, la compagna di Emma Flores, disse a un’amica che la signora Lizarri era invadente.

— È vero, — rispose maliziosamente l’amica. Tanto il marito lei lo ha, quantunque sia quasi come se non lo avesse.

— È vero — rispose non meno maliziosamente l’altra.

Lisa aveva avuto la malaccortezza di far scorgere che avrebbe volentieri occupato il posto dell’estinta nella vita del vedovo, e perchè [p. 164 modifica]l’ingegnere Lizarri, pei suoi affari, viveva così lontano dalla moglie, da essersene cercata — si sapeva da tutti — una provvisoria, come la moglie pensava a rifarsi — dicevano le male lingue — delle lunghe assenze di lui.

Icilio Flores, entrando nel salotto della signora Lizarri, si accorse che tutto era abilmente preparato per impressionarlo. Una soave penombra invadeva la stanza; l’aria era greve di preziosi profumi, e non emananti soltanto dai molti fiori freschi, profusi nei vasi e sparsi anche per terra.

Una nuova ondata di sottile profumo parve spandersi attorno appena la signora Lizarri si mostrò tra le tende di un uscio, facendo una graziosa mossa di maraviglia.

— Siete venuto davvero? Ero così incredula, che mi son lasciata sorprendere in una toeletta quasi indecente.... Non ho voluto farvi attendere per farmi bella, alla meglio, in fretta.... Vi ringrazio.

Flores le baciò, inchinandosi, la mano.

Era tutt’altro che indecente lo splendido kimono che dava alla bella persona il fascino artistico dell’esoticità.

— Siete venuto davvero? — ripetè con lieve punta d’ironia nella voce. — Giacchè ora voi [p. 165 modifica]sembrate assente anche quando siete presente col corpo. In questo momento ci sono forse io davanti ai vostri occhi? Mi guardate, ma non mi vedete; devo dire così, se l’intimità con cui ho avuto la cattiva idea di ricevervi vi fa rimanere muto, quasi rannicchiato su quell’angolo di divano, in atteggiamento di difesa.... Oh! non dubitate; nessuno vuole assalirvi: io meno di tutte, che non sono vostra amica recente. Non ho dimenticato — mi supponete un’ingrata? — che nei bei tempi della nostra libertà mi faceste l’onore di un tantino di corte: di un tantino, devo dire, perchè voi siete stato sempre un po’ prezioso; vi è parso di accordare troppo, quando accordavate appena appena qualcosa. Esagero?

— Il mio gran difetto è la timidezza.

— Si dice che parecchie donne vi abbiano trovato tutt’altro che timido. Avete avuto un’amante ufficiale per la quale facevate delle pazzie.... Non vi biasimo.

— Non mi fate ricordare, vi prego, cose che mi fanno arrossire!

— Volete esser compianto? Vi comprendo; certi casi della vita turbano da cima a fondo un’esistenza; ma la giovinezza non c’è per niente. Si fa un [p. 166 modifica]po’ di sosta e si ricomincia, più insistentemente, più trionfalmente. Voi siete in questo caso. Non dovrei dirvelo io; posso sembrare interessata....

— Ah! — rispose Flores — Voi dovreste capire quel che è mancato tutt’a un tratto al mio cuore.

— È inutile rimpiangere il perduto. Non si può riavere. Si può però, si deve sostituire, con qualcosa che appunto avrà il grande pregio di esser diverso, e talvolta — può darsi — anche meglio.

— Se pensassi questo, mi parrebbe di compiere un atto di vigliacca profanazione.

— Eh, via, caro Flores!

— Non lo nego: posso dimenticare per qualche momento; specialmente quando odo parole e veggo sguardi di viva pietà che sembra mi ridestino alla vita, come le parole e gli sguardi di cui vorrei saper ringraziarvi quanto meritate....

— Non mentite. Le mie parole, i miei sguardi vi lasciano abbastanza freddo; ed è bene. Ora voi siete più pericoloso di una volta. Sono stata imprudente, invitandovi a venire a trovarmi, promettendovi di essere tutta per voi.... No, no; non aggiungete finzioni a finzioni.... No; lasciate stare queste povere mani. Che volete farmi credere...? Tutt’a un tratto?... Oh! Dovevo prevederlo.... Come siamo sciocche noi donne! [p. 167 modifica]

Lo vide rizzar da sedere, balbettando:

— Scusate!... Perdonate!... Ho abusato della vostra cortesia.... Addio.... No; a rivederci!

— Sbagliate uscio.... Di lì si va nella mia camera da letto. A rivederci!

La signora Lizarri non si mosse, e diè in una risata dietro a Flores, che pareva avesse fretta di scappare, risata di sdegnosa ironia e di mortificante delusione.

Come mai, intanto, nei ritrovi, egli affettava di nuovo le arroganti maniere del conquistatore, tanto da far credere che volesse sùbito rifarsi del po’ di tempo perduto? Tanto da sembrare che ora intendesse anche di smettere quella squisita apparenza di riserbo col cui fascino aveva soggiogato il cuore della poverina morta di eccessi di amore per lui, come tutti tenevano per certissimo?

Erano simulati o sinceri queste interruzioni, quei pentimenti che sembravano di sorprenderlo di tratto in tratto, quando più appariva sul punto di ricordarsi che la giovinezza reclamava i suoi diritti e che al culto di un affetto indimenticabile e di un immenso dolore non era ragionevole nè giusto sacrificare il presente e l’avvenire, più quello che questo? [p. 168 modifica]

Ciò turbava profondamente Lisa Bretti, che in certi giorni credeva di aver raggiunto il colmo delle sue speranze, e che le vedeva all’improvviso abbattute, quasi il fantasma della morta insorgesse per riprendere possesso dell’anima e del corpo del marito con gelosa violenza.

Allora Icilio Flores sembrava ritornare ai giorni più desolati del suo lutto, e abbandonarsi alla sopraffazione di esso con una specie di rabbiosa voluttà.

Ne era maravigliata anche la signora Lizarri, che si spiegava con uno di questi improvvisi assalti di malata sentimentalità la scena di quella visita così stranamente interrotta. Si erano riveduti dopo più volte, e Flores aveva avuto l’audacia o la sfrontatezza — ella non sapeva quale delle due — di dirle che le sue parole confortevoli di quel giorno gli tornavano a ogni po’ alla memoria e gli facevano bene quasi sentisse davvero ripeterle dalla gentile sua bocca.

— Peccato — aveva audacemente e sfrontatamente soggiunto — che io non possa formarmi in casa mia l’illusione di un’immagine, di un profumo da farmi credere alla apparizione, a un passaggio della vostra persona colà! [p. 169 modifica]

Un’ammenda? Un invito? Anche la signora Lizarri aveva perduto con quell’uomo la sicura padronanza del suo animo equilibrato.... E sorridendo e con l’aria di chi accetta una sfida, rispose:

— Se non è che questo!

Egli non se l’attendeva. In quel fosco pomeriggio di aprile, con quella pioggiolina che veniva giù fitta, uguale e metteva tanta tristezza, Icilio Flores sussultò sentendo annunziare dal cameriere la visita di una signora, e rimase interdetto vedendo la Lizarri, sfolgorante di eleganza, in piedi, quasi fosse lei che riceveva nel suo salotto.

— Vi ho portato la mia immagine e il mio profumo — disse, stendendogli la mano. — Non potrete dire che non sono generosa con voi, per quanto tutto ciò valga poco.

La prese per tutte e due le mani, baciandogliele ripetutamente; e invitandola a sedere, soggiunse:

— Ecco la Primavera da me!

— Lasciate stare la poesia, Flores! Una primavera che arriva con l’uggia del cattivo tempo, senza un sorriso di azzurro, senza un raggio di sole... e forse in un momento inopportuno....

— No, credetemi!

— Vi veggo star in orecchio, impacciato.... [p. 170 modifica]

— Ho gente... di affari... nel mio studio; ma possono attendere.

— Io non ho fretta; a meno che la mia presenza non vi disturbi....

— Che dite mai?

— Sarò indiscreta intanto: ammirerò il vostro appartamento fin dove è lecito... penetrare.

— Stimatevi in casa vostra... Oh! Non potevo prevedere; mi sbrigherò presto....

Dapprima la signora immaginò di aver disturbato un’avventura; e, tra lieta e indispettita, si inoltrò, sperando di sorprendere un indizio; decisa a qualunque crudele vendetta.... Niente! In una stanzina un armadietto a muro la tentò; esitò un momento, stese la mano alla chiave, la ritirò; poi si risolse; la curiosità ne potè più di qualunque sentimento di delicatezza....

Oh! Oh!... Un vero ripostiglio farmaceutico; boccette, boccettine, in gran parte vuote; barattoli di ogni specie, programmi, fascicoli....

Credendo che si trattasse di articoli di toelette, sorrise della vanità maschile, e volle scoprire i misteri cosmetici di Icilio Flores... Spalancò gli occhi dallo stupore e buttò via con ribrezzo le due boccette, i barattoli dei quali aveva voluto leggere l’etichetta.... Poi un riso irrefrenabile la vinse, un [p. 171 modifica]riso che la faceva quasi contorcere, e insieme col riso un senso di pietà che non poteva però sopraffare la gaia impressione della scoperta.

Dimenticò di chiudere l’armadietto, e tornando in salotto non potè fare a meno di fermarsi, fortemente commossa, davanti al ritratto di Emma Flores.

— Povera creatura! Che atroce disinganno dev’essere stato! E n’è morta!... N’è morta!....

— Andate via? — esclamò Flores, riapparendo.

— Questo ritratto mi fa capire che nessuna donna potrà mai consolarvi.... Per certi tremendi dolori non ci sono.... farmaci di sorta alcuna. Voi rimarreste sempre l’Inconsolabile! Dovete rassegnarvi....

E c’era tanta velata perfida ironia nella voce di lei, e tale equivoco sorriso su le labbra, che il disgraziato trovando, poco dopo, aperto lo sportello di quell’armadietto, ne ebbe, per un momento, così profondo senso di avvilimento da pensare al suicidio.

— Ma è possibile che la scienza.... finalmente?...

Questo filo di speranza, come tutte le vane speranze, resistette a ogni delusione. E Icilio Flores morì, a sessant’anni, «Inconsolabile», qual’era vissuto.