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164 | luigi capuana |
gnere Lizarri, pei suoi affari, viveva così lontano dalla moglie, da essersene cercata — si sapeva da tutti — una provvisoria, come la moglie pensava a rifarsi — dicevano le male lingue — delle lunghe assenze di lui.
Icilio Flores, entrando nel salotto della signora Lizarri, si accorse che tutto era abilmente preparato per impressionarlo. Una soave penombra invadeva la stanza; l’aria era greve di preziosi profumi, e non emananti soltanto dai molti fiori freschi, profusi nei vasi e sparsi anche per terra.
Una nuova ondata di sottile profumo parve spandersi attorno appena la signora Lizarri si mostrò tra le tende di un uscio, facendo una graziosa mossa di maraviglia.
— Siete venuto davvero? Ero così incredula, che mi son lasciata sorprendere in una toeletta quasi indecente.... Non ho voluto farvi attendere per farmi bella, alla meglio, in fretta.... Vi ringrazio.
Flores le baciò, inchinandosi, la mano.
Era tutt’altro che indecente lo splendido kimono che dava alla bella persona il fascino artistico dell’esoticità.
— Siete venuto davvero? — ripetè con lieve punta d’ironia nella voce. — Giacchè ora voi sem-