Discorso per le Scuole elementari di Bassano

Bartolommeo Gamba

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DISCORSO


per la instituzione


delle pubbliche scuole elementari


in bassano

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Questo Discorso, che fu dall’Autore recitato nella chiesa di S. Giuseppe di Bassano nel giorno 19 novembre, 1809, fu consegnato allora alle stampe per commissione della solenne Seduta Municipale tenuta in essa chiesa nel giornostesso, sotto la presidenza del signor Leonardo Stecchini, podestà.

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Penetrato dalla grande importanza, ben conosciuta da chiunque l'incarico assuma di cooperare alla pubblica educazione; nel giorno solenne in cui veggonsi ricreati gli animi nostri per lo stabilimento di quelle Scuole che gettar debbono i fondamenti della patria cultura, animato di quel zelo, di cui si accese per oggetto si salutare il nostro Consiglio Comunale; assistilo adesso dalla presenza onorevole di voi benemerito sig. Viceprefetto, di voi sapientissimo signor Presidente, di voi signor Podestà egregio, di voi reverendissimo signor Arciprete, di voi Magistrati ornatissimi, e Savi gentilissimi, i quali tutti mi fate nobil corona insieme ai dotti precettori che forman la base dello nostre speranze, ai Genitori dei nuovi alunni, ed a voi stessi, Giovanetti carissimi, che colla grata e festosa vostra presenza mi eccitate e mi commovete, non saprei non rallegrarmi meco medesimo dell’onore impartitomi di poter isciogliere in mezzo [p. 106 modifica]

a voi tutti la voce mia; voce pusilla, ma fiancheggiata dal tema impostomi, dal mio cuore dell’universal bene compreso, e dalla sperienza per me cimentata ne’ preziosi titoli di padre di famiglia, e di concittadino attaccato alla nostra cara patria comune.

Non sarà mio scopo, dell’educazione parlando, il prender le mosse dai Plutarchi, dai Quintiliani, né dai Sadoleti o dai Mureti, e l’ordire un’Orazione che potrebbe di leggieri spiccare per l’eccellenza del suo argomento, purché coll’industria dell’ape si volesse da quegli scrittor sommi, e da tanti altri illustri moderni, suggere il miglior fiore e tramandarlo a chi ascolta. No, miei signori, io non mi propongo di estender molto il mio volo. Persuaso che il rivolgermi ai precettori, ai genitori, ai figliuoletti, e l’indicar qualche bell’esempio, e l’aggiugnere qualche esortazione adattata alla circostanza nostra d’oggidì sia il dare un pegno di zelo per parte mia, e sia il cominciare con buoni auspicj il nuovo anno scolastico: a questi esempli, a queste esortazioni intendo di limitare il mio diro, ed a queste vi prego di voler dare benigno ascolto. Datelo voi. Precettori distinti, che non vi può sapere mal grado il sentirvi ripetere quegli [p. 107 modifica]

apotegmi, i quali formano i cardini della vostra condotta; datelo voi, Genitori amorosi, che conoscerete forse di avere il miglior bisogno d’esser illuminati e diretti; datelo voi. Giovanetti miei cari, che alla vostra capacità io saprò bene adattare le mie parole, e lo farò in modo che possano ne’ teneri vostri petti restare scolpite.

Ristrignendosi le nostre Scuole ai pruni Elementi del sapere, sì in riguardo alle scienze co me alle buone arti, non si creda per questo ch'esse non sien capaci di tutto quell'interesse con cui sogliono risguardarsi le scuole riservate ai Ginnasj, ai Licei, alle Università. Voi sapete bene, o signori, che il primo latte si beve nelle Scuole Elementari; e quindi la gitta in esse le sue radici la Religione augusta, le gitta la soda Morale, le gitta ogni più bella costumanza della persona, le gitta la lindura dell’ingegno nostro, il destino delle nostre fortune, il costante nostro amore al giusto ed al retto. E così essendo, com’è certamente, voi ben conoscete, che abbietto e spregevole sarebbe quel precettore, il quale assumesse l’incarico della pubblica Educazione o senza i dovuti corredi a ben sostenerla, o senz’altra mira furchè quella del suo privato interesse, [p. 108 modifica]

senz’affetto alle massime che deve instillare nell’animo de’ fanciulli.

Ma non basta mica che il precettore sappia riconoscere tutta l’estensione de’ suoi doveri, s’egli non sa eziandio condirli di altre doti eminenti. Sono, o precettori, vostri attributi la gravità del sembiante, la maturità del costume, la serietà del discorso, la sodezza dei lumi; ma se non vi accendete di carità, se non vi dedicate all’intera conoscenza del cuore umano, se non esprimete con limpidezza i vostri sensi, se non avete quel brio spontaneo, che renda, direi cos’i, le vostre azioni giulive e ridenti, le altre vostre prerogative o si diminuiscano mollo, o si smarriscono affatto. Noi lo proviamo nelle private nostre adunanze. Se tu vedi nel lato di una stanza starsi dispettoso e accigliato un ipocondriaco, tu lo risguardi tosto, solca dire il Lemene, come il tempo nero che si alza, e fa ritirare a casa ciascuno. Mantenete dunque, o moderatori della gioventù, i vostri volti atteggiati alla ilarità, che potete adesso farlo tanto più francamente, quanto che tra l'ulivo e l’alloro vedete finalmente riaprirsi e consolidarsi le nostre Scuole.

Bell’esempio, o signori, e bell’idea di un [p. 109 modifica]

ottimo precettore mi si presenta ora alla rimembranza onde proporvelo; e lo fo parlandovi di un sommo uomo di queste nostre contrade, che in secoli non ancor dirozzati seppe colla sola forza dal suo ingegno, coll’esempio delle sue virtù, coli infaticabilità del suo zelo diffondere per tutta Italia i frutti di un’eccellente educazione, che riuscì alla religione, al costume, alla dottrina, al buon gusto di vantaggio indicibile. Vittorino da Feltre fu questo incomparabile uomo che noi principio del xv secolo apparve in Padova pubblico precettore. Dominato da maraviglioso ardore del bene altrui, e ricco di ogni sapere che si procacciò con grandissimi sleali, aprì da principio una scuola, a cui concorrevano e ricchi e poveri, e senz’altra distinzione fuorché quella, che i ricchi dovessero una certa somma adattata alle fortune loro contribuire pel mantenimento dei poveri. Salito presto in grandissima rinomanza, fu invitato dal prudentissimo principe Giovanni Franceso Gonzaga alla instituzione de' suoi figliuoli, e dopo dilicati contrasti e renitenze passò il nostro Feltrense in Mantova: questa divenne il teatro della sua gloria, e a tanto riuscì il Liceo Vittoriniano che potrebbe anche oggidì ser[p. 110 modifica]

vir a noi di modello, quianlunque noi ci troviamo oggidì inondati da tanto moltiplici sistemi di educazione. Scolari, e maestri concorrevano a Mantova da ogni città d Italia e di Europa, e si veddero allora ben sistemale e dirette per la prima volta le scuole di Grammatica, di Logica, di Metafisica, di Aritmetica, di Pittura, di Musica, di Ballo, di Cavallerizza, poste tulle sotto la diluizione di Vittorino. Ma seguitiamolo nelle cure particolari, ch'egli prendeasi per la età più fanciullesca, e così adotteremo il suo esempio al nostro bisogno.

Studiava egli scrupolosamente l’indole dei suoi giovanetti, e se alcun ne scopriva testereccio o vizioso, consigliava tosto i genitori di lui a procurargli altro tenore di vita. Mettea ogni suo studio nel regolare il loro corpo, il loro ingegno, il loro cuore. Quindi abborriva la mollezza, ed era attento che non mancassero que' giuochi e que’ passatempi che sono più alti a rinvigorire le membra. Badava di buon’ora, che la esterna decenza, il tratto e la disposizione della persona si coltivassero quanto l’animo. L'ingegno era ad esatte discipline soggetto sin dagli anni più verdi, e tanta era la sua attenzione, che riusciano gli [p. 111 modifica]

alunni ad innamorarsi dello studio e a risguardarlo come un premio accordalo ai loro meriti, come un distintivo che li sollevava dal volgo degli altri compagni. Coltivava molto negli animi giovanili Io spirito di ambizione e di emulazione, e piaccagli di trovarli vaghi e curiosi, calcolando la curiosità come quella che la in noi maggior forza per moverci alle vie del sapere. Volea pure il nostro Vittorino che si tenessero i fanciulli esercitati frequentemente nella lettura ad alta voce, onde correggere o i difetti delia pronunzia, o la uniformità o la soverchia asprezza della voce; ed in fatti anche il saper leggere bene è lodevole pregio, è non troppo comune nemmeno fra gli eruditi. La sanità del corpo, la cultura dell’ingegno sarebbero stati troppo angusti confini al sistema di educazione di Vittorino, se non avesse posto principalmente ogni studio nel formare il cuore de’ suoi giovanetti. Per quest'importante oggetto innumerabili erano le sue previdenze; ma otteneva in ricambio di renderli attaccati e rispettosi alla religione, inclinati alle virtù morali, di costume innocente, di sincero carattere, amici della pace e della concordia, e fuggenti la solitudine, ch’egli risguardava come peste po[p. 112 modifica]

ricolosa e fatale. Questa disciplina, ch’io vi tratteggio in iscorcio, e che potreste vedere svolta maestrevolmente nella recente opera di un chiarissimo letterato il cav. Rosmini, non avrebbe peravventura prodotte tante frutta rigogliose e felici, se il nostro Feltrense non fosse stato diligente nell’accoppiarsi il proprio esempio; e se uomo sommo, com'egli era, pure trattandosi di un’età tenerella non avesse saputo conformarsi all’ingegno dello scolare: come chi ha il passo veloce, se accompagna un fanciullo, il cammino tosto rallenta, né si avanza più di quello che il comporti il suo picciol compagno.

E qui io da voi mi congedo, ottimi precettori, lasciando in Vittorino da Feltre l’antesignano del vostro rispettabile ufficio per tutte quelle incumbenze che più particolarmente possono appartenervi, e riservando una parte di esse ai genitori amorosi, ai quali or mi rivolgo, pregandoli a volermi prestare seria attenzione.

E per nostra indole umana, e per ogni interesse sta in sul cuore di noi genitori il più felice sviluppo, e la migliore riuscita della nostra prole. E di fatto, coll'averne ogni più attento governo noi prociuriamo il nostro stesso [p. 113 modifica]

vantaggio; e se siam poveri ci lusinghiamo di avvicinarci più presto il tempo da divider coi figli i nostri pesi; se siamo di condizione mediocre miriamo per essi al miglioramento delle nostre fortune; se siamo ricchi ci proponiamo di fermare in una prole educata lo splendore della famiglia, della patria, dello stato. Egli è però ben raro quel caso, in cui, per ottenere si plausibili oggetti, noi ci prestiamo di buon proposito, e fanno forza a nostri voleri o il favoreggiar delle madri spietatamente indulgenti, l’abborrimento alla fatica e alla vigilanza di noi stessi padri, o la troppo comune cecità delle une e degli altri. Io non son qua venuto per tesservi un sermone da uom che porti cherca o cocolla, ma se prendo in esame la mia coscienza, confessar debbo, che sarebbe più di una volta da rovesciare sopra di noi medesimi la colpa della poca riuscita di una porzione che ci è d'altronde cotanto cara. Studiamovi tutti, e pensiamo all’emenda, che io frattanto continuerò ad occuparvi delle nascenti nostre Scuole.

La Scuola Normale sarà preseduta e diretta da uomo di molta intelligenza e capacità, e che desidera di cuore frequenza e spontaneità di concorso. So che v’ha una falsa [p. 114 modifica]

opinione erroneamente introdotta. Queste Scuole Normali (mi bisbiglia alcuno agli orecchi) potrebbero far capitare male i nostri figliuoli, giacché da tanta uniformità di ammaestramenti nasce la fatale uniformità di riuscita nelle scritture, e l’evidente pericolo di contraffazione de' caratteri altrui. O sogno è questo, o piuttosto suggestion maliziosa di gente nemica dei bene pubblico, la quale, per mala sorte, non suol mancare giammai. In ogni tempo si è veduto comparire un qualche pessimo ingegno che poté abusare di una fatale abilità a danno degli uomini e a rovina sua propria; ma questi casi non diventarono già più frequenti da oltre trent'anni, epoca a cui risale l'erezione delle Scuole Normali, nè in generale è possibile che due mani diverse ci possano dare una stessa scrittura. Ben lo sanno gl'illuminati governi di Francia, d Italia e di Allemagna che le vollero erette e promosse, e che non le avrebbero sostenute se temute le avessero pericolose al buon ordine e alla società. Togliete dunque dagli animi vostri questo vano sospetto, e riflettete piuttosto che, addestrata la lingua del discepolo ad una lettura chiara ed esatta, indirizzata la sua mente alle operazioni dell'aritmetica, ch’è cibo di [p. 115 modifica]

strettissima necessità per tutti, e assuefattagli la mano ad un carattere di forme eleganti e regolari, ci hanno date le contrade anche a noi più vicine lusinghieri esempli che questo ramo solo di educazione poté bastare per procacciare un comodo sostentamento a qualche famiglia.

Copriranno le Scuole degli Elementi di Lingua italiana e latina, e quelle di Grammatica e di Umanità precettori degnissimi, a voi, Signori, particolarmente noti per lunga abitudine; e vorrei star in fiducia che fossero queste puro ben frequentate, se anche qui non temessi l’importuna voce di alcuno, troppo presto a soggiungermi, che poco gli cale di formarsi un figliuol latinista. Adagio, adagio. Confesso anch’io, che latine lettere non possono essere d’immediata utilità a chi è destinato alle arti e al traffico. Ma, e chi vi dice che quel giovinetto inclinato allo studio, il quale non avete voluto che si educasse nella lingua, apprestatrice ili un latte che non si succia se non di buon ora, e fondatrice d’ogni più eletto sapere, non fosse tale da riuscire con quest'unico mezzo un uomo atto a gravissimi affari, o un eccellente scienziato? E chi vi dice che, cresciuta poi questa pianterella con abborrimento al traffico e alle arti [p. 116 modifica]

paterne, non diventi miseramente la prima causa della distruzione delle paterne fortune? Le scuole nostre d’oggidì hanno anche il vantaggio indicibile d’essere instituite in modo, che le lingue italiana e latina camminano di pari passo, cosicché l'una dà mano all’intelligenza dell’altra: e della sola lingua nostra materna, credete voi che sia facile ed ovvia la cognizione? Conviene studiarla assai, assai: e dopo molta fatica, e dopo molta lettura soltanto si arriva a scriverla nettamente e correttamente. Beato quegli che n’è in possesso! Le sue scritture nitide e caste, non infangate di oltramontana lordura, nè scorrette, né inviluppate, vi porgono tosto l’idea d’un uomo abbigliato di veste linda e civile in confronto dì tutt’altro uomo che sia ricoperto di panno grossolano e cencioso.

Quando l’educazione è passata fra i triboli e fra le spine di quelle prime Scuole Elementari che ho sinora accennate, cominciano a sollevarsi gli animi al godimento di quegl’insegnamenti, che conducono allo sviluppo intero delle nostre percezioni, e che formano la scuola della rettorica. Se fossero state nei recenti tempi men ingrate le cure cittadinesche, bel drappello di allievi avrebbe potuto [p. 117 modifica]

dare il nostro Comune anche a questa scuola e al dotto precettore fissatovi della vigilanza del governo; ma noi non potremo veramente cogliere i frutti desiderati se non allora che le basi dell’odierno nostro edifizio saranno solidamente stabilite. Intanto anche su nuovo campo, o miei Bassanesi, potrete mietere. Questo ciel, questa terra, e questo fiume suonano dolcemente a chi è trasportato per le Arti Belle; e le più rimote contrade non conoscono Bassano se non perché qua nacquero pittori egregi, qua si formarono artisti valorosissimi. Alzate i vostri occhi con giusta compiacenza, e là in quella Nascita che sta al vostro cospetto, voi già vagheggiate un maestro pezzo di un vostro antico concittadino, un quadro che da uomini di finissimo gusto e stato giudicato il più grande modello che abbiano tutte le scuole della pittura risorta, in ciò ch’é forza di tinte e intelligenza di chiaro-scuro. Ma io non vi occuperò adesso dei nostri artisti, nè quest'è il luogo, nè questo e il tempo di tornare alle patrie glorie. È il luogo bensì, ed il tempo d’invitarvi ad essere grati all’egregio Podestà nostro, che ha saputo essere industrioso a segno da poter procurarsi i mezzi di ergervi in quest’anno [p. 118 modifica]

una scuola di disegno, affidata alle cure del nostro valoroso sig. Paroli. Profittatene con alacrità di animo, seguite gl’impulsi del patrio talento, e fate che non si spenga quell’entusiasmo da cui dipende il maggior nostro lustro. A questa scuola, che abbraccia eziandio gli elementi dell’ornato, potranno concorrere i garzoncelli degli orefici, de’ fabbri, degl’intagliatori in legno, e di ogni altro consimil mestiere; e formando essi di buon’ora nella medesima il pendio al buon gusto, alla proporzione, alla semplicità, ali eleganza, potranno riuscir per innanzi coll'industria loro a procacciarsi molt’aura di onore e fonti perenni di utilità.

O sia dunque nell’una, o sia nell’altra di queste scuole, o padri e madri, sarà d’ora innanzi in vostro arbitrio di far educare i vostri figliuoli. Co’ sudori del vostra volto avrete pur tentalo sempre ogni via di vederli istruiti; e voi spezialmente, genitori, più gentili di cuore, e di coscienza più giusti, quante privazioni non avete sofferte perché la vostra prole non mancasse di un morale alimento tanto salubre! Ora avete aperta una nuova strada, la avete senza alcun incomodo, anzi con vero vantaggio vostro, e senz'ombra di [p. 119 modifica]

sospetto che l’educazione non riesca pura, sollecita, affettuosa. Oh gran peccato che una irragionevol freddezza avesse ad assalirvi, e che il novero dei giovani ascritti, in proporzione della popolazione nostra, rimanesse tuttavia scarso! Se mai ciò pur procedesse da storte altrui insinuazioni, sappiate disprezzarle una volta, o se derivasse da incertezza di buon successo, v’accorgerete ben presto eh io non son qua venuto né per far pompa di belle parole né por illudervi, ma por invitarvi a godere di un’insigne opera di beneficenza, che tale si è veramente quell'educazione, la quale ci strappa dall'ignoranza e ci ripara dal cader vittime del disagio e delle insensate abitudini.

Frattanto, siccome ho promesso sin da principio, che sarà il mio discorso rivolto in ultimo luogo ai giovanetti, ora e appunto l’istante, in cui a voi dirizzo d pensiero, o dolce scopo di questa nostra funzione, o liete nostre speranze.

In verun modo non potrei tanto utilmente trattenervi quanto col darvi qualche amoroso suggerimento, e lo fo raccomandandovi di amare lo studio, di obbedire i maestri vostri, e di abborrir sempre anche l'ombra della menzogna. Non mi crediate cotanto burbero di volervi su due piedi trovare innamorati [p. 120 modifica]

delle scuole. No, ma andatevi con buona disposizione, e l'amore si spiegherà presto mercè le cure de’ vostri precettori, mercè gli eccitamenti de’ vostri genitori. Ricordatevi, fanciulletti carissimi, che l’essere attento e obbediente, non solo è cosa che piace a Dio ed agli uomini, ma è mezzo sicuro per rendervi cari a chi vi prende in custodia e per allontanarvi ogni sorte di austerità. Le ore che sono determinate per la scuola vi trovino tanto pronti quanto quelle nelle quali vi aspettano il giuoco e i passatempi. Badate di astenervi da que’ sutterfugi maliziosetti che troppo di buon ora si sviluppano appunto in chi è più fornito di buon talento. Non fate come quel cagnolino insolente, che ricalcitra dall’obbedire al padrone, e cerca intanto di raffrenargli il dispetto con carezze e con vezzi. Potete schermirvi dalla collera del maestro, ma senza arguzie; dovete essergli soggetti, ma con leale e premuroso interesse di non dispiacergli. Sappiate che la vera sapienza dei giovani dabbene è ninna cosa far apparir fintamente che sia, la quale non è; che bisogna aver l’animo d’accordo colle parole, amare sempre la verità. Le bugie dispiacciono e nauseano tutti gli uomini; e colui che si è fallo cono[p. 121 modifica]

scer bugiardo, non merita che gli venga più creduto nemmeno il vero; perde il suo buon nome, è da ognuno odiato e fuggito. Ricordatevi, che chi si addomestica ai mancamenti più leggieri cresce presto in iscaltrezza, e questa poi si converte in reo costume che strascina in un abisso di mali. Siate quanto vi piace fieri e ambiziosi, ma del vostro onore e dei vostri progressi, che da questa fierezza, da questa ambizione trarrete ottimo frutto, e ne avrete una ricompensa nell’anno prossimo. Vi troverete allora invitati a tornare in questo luogo stesso e al cospetto di queste rispettabili Autorità per dar conto de’ vostri studi; e quelli fra voi che si saranno veramente distinti, otterranno il premio e la mercede della loro bravura. Bella cosa è l'essere graziato come un bravo e diligente discepolo; brutta cosa e obbrobiosa l’essere segnato a dito come il rifiuto della sua scuola! Fale in modo che questa abbietta condizione non si possa giammai adattare a veruno di voi.

Non occorre adesso ch’io stanchi soverchiamente la vostra pazienza, gentilissimi Ascoltatori, avendo già, come mi sono sin da principio proposto, ad ogni ordino di voi esposte con brevità quelle cose che alla solennità di [p. 122 modifica]

questo giorno poteano esser opportune. Resta che ci uniamo tutti d'accordo onde navigar per un mare che miri a quel porto felice, ii quale ci offra il compenso di poter rendere i nostri simili degni della pubblica estimazione. Navighiamoci con costanza. Voi navigatevi, o benemeriti Magistrati, e voi, che gentili mi avete eccitato a scioglier oggi la voce, onorevoli miei Socj deputati alle pubbliche scuole. Voi navigatevi, Presidente novello del nostro clero, che pel candore del vostro costume siete già a quest’ora il più bell’esempio ch’io offerir possa a questa gioventù immaculata. Voi navigatevi, saggi Precettori, ed alle discipline scolastiche badate che non vadan disgiunte le vostre esortazioni all’amore e all’obbedienza al Governo. Voi navigatevi, Padri e Madri, onde cogliere presto un largo lucro delle merci preziose che avete in traffico; e voi su questo mar navigate. Giovanetti diletti, per segnarvi sin dall’aurora de’ vostri giorni una strada sicura alle ricompense e agli onori. Quando noi non saremo più, benedirete, io spero, le nostre rette intenzioni, come quelle di cooperatori zelanti alle instituzioni che debbono formarvi cristiani ottimi, sudditi fedeli, uomini colti e cittadini attaccati alla vostra patria. Ho detto.