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108 | discorso per la instituzione |
senz’affetto alle massime che deve instillare nell’animo de’ fanciulli.
Ma non basta mica che il precettore sappia riconoscere tutta l’estensione de’ suoi doveri, s’egli non sa eziandio condirli di altre doti eminenti. Sono, o precettori, vostri attributi la gravità del sembiante, la maturità del costume, la serietà del discorso, la sodezza dei lumi; ma se non vi accendete di carità, se non vi dedicate all’intera conoscenza del cuore umano, se non esprimete con limpidezza i vostri sensi, se non avete quel brio spontaneo, che renda, direi cos’i, le vostre azioni giulive e ridenti, le altre vostre prerogative o si diminuiscano mollo, o si smarriscono affatto. Noi lo proviamo nelle private nostre adunanze. Se tu vedi nel lato di una stanza starsi dispettoso e accigliato un ipocondriaco, tu lo risguardi tosto, solca dire il Lemene, come il tempo nero che si alza, e fa ritirare a casa ciascuno. Mantenete dunque, o moderatori della gioventù, i vostri volti atteggiati alla ilarità, che potete adesso farlo tanto più francamente, quanto che tra l'ulivo e l’alloro vedete finalmente riaprirsi e consolidarsi le nostre Scuole.
Bell’esempio, o signori, e bell’idea di un