Discorsi di guerra/Capitolo VI
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CAPITOLO VI
I lavori parlamentari nei mesi di febbraio e marzo 1917
La Camera dei deputati riprese le sedute il 27 febbraio 1917. In quel giorno l’On. Boselli prese la parola par commemorare i Deputati Rastelli, Campi e Altobelli.
Prese anche la parola nella seduta del 5 marzo successivo per commemorare l’On. Ruggero Mariotti.
Nella tornata del 17 marzo l’On. Petrillo presentò una proposta di legge per l’erezione di due monumenti nazionali in Avellino a Pasquale Stanislao Mancini e a Francesco Desantis. Dopo il discorso dell’On. Petrillo, il Presidente del Consiglio On. Boselli pronunciò le seguenti parole:
BOSELLI, presidente del Consiglio. A nome del Governo mi unisco al pensiero inspiratore di questa proposta di legge che viene innanzi a noi nella ricorrenza centenaria della nascita di Pasquale Stanislao Mancini, ed in un momento quanto mai opportuno, perchè onorando il grande giureconsulto, il potente oratore del Parlamento e del Fôro, si riafferma solennemente quel principio di nazionalità, per il quale i nostri prodi combattono, tutti i nostri cuori palpitano, tutti i nostri voti fervono. (Vive e approvazioni).
Pasquale Stanislao Mancini, dopo che Giuseppe Mazzini aveva posto il principio di nazionalità come fondamento politico, lo elevò a dignità di principio scientifico e giuridico (principio un po’ troppo trascurato ora e contradetto di poi nelle nostre Università), e ne fece l’applicazione in tutte le parti del diritto internazionale, anche marittimo, segnatamente quando sostenne la legittimità dell’arresto dei La Gala contro le pretese del Governo Borbonico: e nel diritto privato internazionale, quando ispirò quegli articoli del nostro codice civile relativi agli stranieri, i quali rappresentano, in materia, le disposizioni più liberali che esistano nella legislazione civile di tutti i paesi, disposizioni che qualche volta possono aver nociuto ai nostri interessi, ma che costituiranno sempre una splendida gloria del nostro pensiero giuridico. (Approvazioni).
Ringrazio l’onorevole Petrillo di aver rammentato come io sia stato discepolo di Pasquale Stanislao Mancini. Io lo intesi nella Università di Torino, in quei tempi nei quali egli, con Antonio Scialoja, con Francesco Ferrara e con Luigi Amedeo Melegari, mentre instaurava la scienza della libertà, animava noi ad essere della libertà assertori, seguaci e propugnatori. (Vive approvazioni).
Io ebbi anche la ventura in questa Camera di aderire, come relatore della Giunta generale del bilancio, alla proposta che Pasquale Stanislao Mancini mise dinanzi per l’arbitrato internazionale.
Egli fu un degno cittadino della patria di Pietro Giannone che fu del sapere altissimo lume, e ne ravvivò la scuola (cui io per verità non partecipo) con mirabile dottrina; egli, maestro e precursore nel diritto penale, fu degno cittadino della patria del Filangeri che nel diritto delle pene stampò filosoficamente orme indelebili. (Bravo!).
Francesco De Santis creò una nuova critica, o meglio, diede alla critica letteraria un’anima nuova.
Da Dante a Petrarca, da Leopardi a Manzoni non si restrinse a studiare analiticamente, e nelle loro esteriorità, le opere della letteratura italiana, ma con intuito singolare, con una visione divinatrice, penetrò nell’animo dei nostri scrittori, e creò così non solo una nuova critica ma diede allo stesso pensiero, allo stesso sentimento letterario del nostro paese un nuovo atteggiamento. (Approvazioni).
Io, onorevoli deputati, non mi indugio a dirvi se accetto la forma e la portata finanziaria di questa proposta di legge: ciò, che io accetto, è il suo pensiero.
A me pare giusto ed opportuno che la Camera attesti, con essa, riconoscenza ed ammirazione verso quelle provincie del Mezzogiorno, da cui Pasquale Stanislao Mancini e Francesco De Santis provennero, e che coi loro scrittori ed oratori tanto elevarono le idee e commossero i cuori altamente, italianamente: che con i loro martiri, coi loro patiboli, con le catene dei loro insigni patriotti insegnarono come si affermi la fede invitta nella libertà: quelle provincie del Mezzogiorno che oggi coi loro figli strenuamente pugnanti nella guerra liberatrice, dimostrano come si sappia generosamente morire per la Patria senz’altro compenso che quello che viene dalla coscienza del dovere compiuto e dal trionfo delle proprie idealità. (Vivissimi generali e reiterati applausi - Gli onorevoli ministri e moltissimi deputati si congratulano con l’onorevole Presidente del Consiglio).
La proposta dell’On. Petrillo fu presa in considerazione dalla Camera, la quale incaricò il proprio Presidente di nominare la Commissione incaricata dell’esame della proposta stessa.
* * *
(Mozione agraria).
Intanto, nelle tornate del marzo aveva avuto luogo una molto ampia discussione su di una mozione riguardante argomenti agrari. La mozione, presentata il 1° marzo dall’On. Miliani e sottoscritta da molti altri Deputati, tendeva principalmente ad ottenere che fosse assicurato il personale dirigente e la mano d’opera indispensabili per il lavoro nelle campagne e ciò mediante esoneri dal servizio militare e temporanee licenze da concedere ai contadini sotto le armi.
La discussione fu amplissima e toccò vari problemi agrari, non senza larghe escursioni nel campo della politica generale di guerra e in quella internazionale.
La discussione fu chiusa il 17 marzo. In quella seduta l’On. Boselli fece le dichiarazioni seguenti:
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. (Segni di vivissima attenzione). Onorevoli deputati! Per esprimere adeguatamente il pensiero del Governo intorno a questi numerosi ordini del giorno io dovrei riandare l’ampia, dotta, eloquente, pratica discussione, la quale si è estesa sopra tutti gli argomenti, che concernono la vita e la vitalità della nazione, e tratto tratto si levò all’altezza delle ispirazioni patriottiche ed auspicò ferventemente la immancabile compiuta vittoria dell’Italia e della civiltà. (Approvazioni).
Ma l’ora incalza: intorno ai singoli argomenti parlarono validamente il Commissario dei consumi e diversi ministri. Le critiche giovano, provvidi consigli ci vennero, le idee si cimentarono con la realtà dei fatti. Il Governo potè spiegare la sua politica di guerra: che altri aveva detto ingiustamente anarchia di guerra: si diradarono parecchie nubi di pessimismo, onde il paese avrà lume e conforto. Per tutto ciò, per questa discussione, onorevoli deputati, il paese stesso vi sarà grato, come grato vi è il Governo.
Io prego i deputati i quali presentarono le mozioni o gli ordini del giorno intorno alle licenze agricole di non insistere nelle loro proposte, ma di prendere atto delle dichiarazioni dei ministri della guerra e della agricoltura.
Le ragioni delle loro proposte apparvero evidenti agli occhi di tutti, ed ebbero il consenso di tutta la Camera; ma tutta la Camera e gli stessi onorevoli proponenti sanno ed ammisero che di fronte a queste ragioni di altissima importanza vi sono le ragioni della suprema necessità della nostra guerra e della nostra vittoria, che dominano e debbono dominare ogni altra aspirazione, ogni altra proposta, ogni altra decisione. (Approvazioni).
Entro i limiti di queste altissime necessità, per la guerra e per la vittoria, il Governo manterrà (e questo dico soprattutto all’onorevole Dello Sbarba, il quale, dopo le dichiarazioni del ministro della guerra, chiese che fossero meglio precisate), il Governo manterrà esattamente e intieramente le decisioni annunciate dal ministro della guerra e concordate con lui dal ministro dell’agricoltura: manterrà queste promesse, ed esse avranno effetto in tempo, recidendo le vane formalità (Bene!), in guisa da corrispondere ai bisogni delle varie coltivazioni e delle diverse regioni d’Italia. (Approvazioni).
Anzi, posso dire, a nome del ministro della guerra, che egli non solo manterrà ciò che ha promesso, ma, sempre, entro i limiti ai quali ho accennato e che hanno il consenso di tutti, farà più di quanto ha annunziato (Bene!), e questo farà mercè una sempre maggiore utilizzazione delle forze che sono fuori della zona di guerra o che anche possano essere dalla zona di guerra, per inabilità, o per non trovarsi ai primi posti, allontanate.
Per parte mia, e non più a nome del collega, vi posso testimoniare quanto per utilizzare queste forze, che sono, e taluni dicono si affollano, nell’interno del paese, egli deve lottare contro gli ordinamenti in vigore, contro pregiudizi che non cessano, contro resistenze passive: poichè, o signori, l’opera del disboscamento non è facile, visto che nei boschi vi sono parecchi nidi e questi nidi sono molto celati e molto difesi. (Ilarità).
Io non posso ad uno ad uno seguire i vari ordini del giorno, i quali concernono questioni importantissime della nostra agricoltura e talora si riferiscono a particolari bisogni di speciali parti d’Italia, come quello dell’onorevole Casolini sulle Calabrie, degli onorevoli Sipari, Cucca e Dentice sugli Abbruzzi, dell’onorevole Pais sulla Sardegna e di altri che in questo momento posso, involontariamente, dimenticare.
Prego tutti i deputati che presentarono ordini del giorno relativi in generale a questioni agrarie o, in modo particolare, a quistioni agrarie di diverse regioni d’Italia, o che riguardano gli approvvigionamenti, i consumi, i trasporti, i prigionieri di guerra, come quello dell’onorevole Cappa, ed altri argomenti speciali, di prendere atto delle dichiarazioni che hanno fatto i vari ministri e di non insistere nelle loro proposte.
Vi è poi un ordine di proposte che hanno carattere essenzialmente politico. Non so se tutte le annovero, ma segnalo fra esse, come quelle che si presentano subito al mio pensiero, le proposte che recano i nomi dell’onorevole Girardini ed altri colleghi, dell’onorevole Macchi ed altri, dell’onorevole Marchesano e dell’onorevole Marcello.
Non può esistere dubbio alcuno, io dico all’onorevole Girardini e all’onorevole Marcello, che devono essere con sforzo nobile e tenace difese le aspirazioni del paese, quelle aspirazioni le quali ci condussero alla guerra che strenuamente i prodi nostri sostengono per far sicuri i nostri naturali confini, per compiere l’unità della patria, liberando dal giogo straniero i nostri fratelli oppressi, per partecipare, come era nostro dovere di fronte alla nostra storia e al nostro avvenire, alla grande guerra della civiltà che si combatte in questo momento.
Dovere di tutti è certamente tutelare il paese dalle colpevoli insidie, così come dice l’ordine del giorno dell’onorevole Girardini. Sì, o signori, dalle colpevoli insidie per quanto diversamente vestite e trasfigurate. Sono colpevoli insidie non solamente quelle le quali si esplicano con l’esercizio e la scuola dello spionaggio, non solo quelle che armano la mano incendiaria e devastatrice. Ma sono insidie colpevoli e rovinatrici del paese anche quelle con le quali si vanno propagando le false notizie e le profezie oscure (Vivissime approvazioni): quelle con le quali si mira a deprimere l’animo dei combattenti deprimendo l’animo delle loro famiglie (Approvazioni); quelle con le quali si cerca di sradicare dalla mente e dal cuore del popolo nostro le idealità della guerra (Bene!) colle quali s’intende a gittare sospetti e discordie tra noi e i nostri alleati (Approvazioni); quelle con le quali si fa sperare prematuramente una pace, che tutti vogliamo, sì, ma il cui avvento, lo ha scritto testè l’onorevole deputato Treves, non può dipendere dall’azione singolare di ciascuno Stato belligerante e di ciascun Parlamento, ma dipende dalla vittoria. E per affrettare l’ora della vittoria conviene non solamente rafforzare le armi, ma difendere lo spirito pubblico e l’animo del paese contro tutte le insidie che malvagiamente si accampano contro di esso. (Applausi vivissimi).
Sì, onorevole Macchi, si devono suscitare tutte le energie, sia colla propaganda, che tenga alti gli spiriti, sia coll’assistenza civile, che tenga forti i sentimenti, sia con tutta la politica del nostro paese, che deve essere, sempre e dovunque occorra, pari ai destini dell’Italia presente e dell’Italia avvenire: si devono suscitare tutte le energie, le quali valgano ad intensificare il lavoro nazionale; e, oggi più che mai, tutte le energie che diano ai nostri uomini dell’Italia marittima il coraggio e la perseveranza per incontrare i pericoli inauditi onde i nostri nemici hanno ferocemente, barbaramente seminato i mari. (Benissimo!).
Ed è, onorevole Marchesano, ed è unanime la fede nei destini della patria, di quella patria, onorevole Prampolini, che non è una ideologia, ma è una realtà vivente di tutto l’essere nostro: di quella patria che è la voce della nostra storia, che fu la visione dei nostri genii più grandi, che fu la gloria dei martiri del nostro Risorgimento; di quella patria che, come una dea invisibile ma possente, parlava nel cuore di quelle donne napoletane, che l’onorevole Ciccotti intese, quando sospesero di chiedere il pane per gridare: Abbasso l’Austria! (Vivissimi applausi); di quella patria che, come una dea invisibile, ma possente, parlava nel cuore di quelle madri, incontrate dal mio amico Bonicelli in Sardegna, le quali piangevano i loro figli, ma, alzando gli occhi al cielo, gridavano: Viva l’Italia! (Applausi vivissimi). Questi ordini del giorno, che io ho citato, sono come uno squillo di tromba patriottica: ne fu commossa e ne è commossa l’Assemblea, e arriveranno alle trincee, e si propagheranno nel nostro paese. In questi ordini del giorno non batte solamente il cuore dei deputati che ce li hanno proposti, ma batte il mio cuore, batte il cuore di tutti noi: perciò sono certo che la Camera li approverà acclamandoli. Così, voi, che siete l’Italia, affermerete una volta di più che in Italia come sono intrepide le armi, così sono alti e forti i cuori: affermerete una volta di più ai nostri Alleati che la nostra fede e l’animo nostro sono con loro per le vie della vittoria e della civiltà ora e sempre. (Benissimo!). Così voi, mentre si approssimano forti prove e ardui cimenti, direte ancora una volta ai soldati e ai marinai d’Italia, direte al Re d’Italia: tutta l’Italia è con voi. (Vivi e prolungati applausi).
Ma, onorevoli deputati, il Ministero che sta su questi banchi, corrisponde a tali sentimenti patriottici; vi corrisponde tanto da avere piena e sicura la vostra fiducia? È in noi, quanto basta, l’anima della guerra? A voi il compito di dirlo, e conviene che lo diciate con la maggiore libertà perchè il momento è di tanta solennità e gravità che ogni reticenza sarebbe colpevole. Assuma ciascuno la propria responsabilità. Io prego tutti i deputati, e vorrei che la mia voce giungesse anche a quelli che non sono in quest’aula, io prego tutti i deputati di prender parte al voto.
Dal canto mio posso assicurare che il Ministero nazionale si mantenne e si mantiene fedele alle sue origini.
Noi, venuti da diversi partiti, ci siamo uniti per la guerra e per la vittoria della patria nostra.
In questa unione e per tutto ciò che riguarda questi fini patriottici, ci siamo trovati e ci troviamo in continua e piena corrispondenza di idee e di opere, in piena ed intima concordia di pensieri e di provvedimenti. (Benissimo!).
Noi siamo sorti per la guerra e abbiamo fatto ogni opera nostra per intensificare la guerra: così intensificando la produzione, nei limiti del possibile, delle munizioni: così chiedendo nuovi e gravi sacrifici a tanti dei nostri concittadini, con il chiamare parecchie classi alle armi, tanto dei più anziani quanto dei più giovani; così, infine, apprestando quelle difese, delle quali parlava l’altro giorno l’onorevole ministro della guerra e che debbono dare al paese nostro la maggiore garanzia di vittoria. (Vive approvazioni).
Se questa fiducia non ci concederete, e verranno qui uomini i quali, meglio di noi, possano corrispondere ai doveri verso la patria italiana; taluni di noi, che anelano di tornare alle trincee, seguiranno il consiglio che dava ieri ad essi l’onorevole Giacomo Ferri. (Si ride).
Tutti noi proseguiremo l’opera della propagazione. (Commenti — Ilarità). Non solo si propagano le generazioni, ma, il che spesso vale molto più, si propagano le idee, le quali hanno vita più duratura. (Bravo!)
Se invece ci accorderete la vostra fiducia, noi intensificheremo con ogni vigore l’opera della guerra e con ogni energia intenderemo a preparare la vittoria. Noi difenderemo le aspirazioni e i diritti della patria dovunque, contro tutti, ad ogni costo! Noi saremo fedeli alla libertà che vivifica i popoli: ma saremo vigili e pronti contro il parricidio comunque mascherato. (Vivi applausi).
Noi, che alla concordia nazionale rimanemmo fedeli in ogni opera nostra, noi manterremo aperto il tempio della concordia. Ma sempre in mezzo ad esso starà l’altare della vittoria, perchè la concordia che noi vogliamo, che noi invochiamo, alla quale noi fermamente crediamo, è la concordia che si invoca nel nome della patria, e si stringe col giuramento della vittoria. (Vivissime approvazioni - Vivissimi applausi).
Ed ora, pregando i diversi proponenti di non insistere nei loro ordini del giorno, invito la Camera a votare il seguente ordine del giorno presentato dagli onorevoli Baccelli, Dari e Pais.
«La Camera, confidando nell’opera del Governo e nelle forze della Nazione, passa all’ordine del giorno». (Commenti).
Non occorre dire che su questo voto il Governo pone la questione di fiducia.
Ritirati i numerosi ordini del giorno che erano stati presentati il Governo dichiarò di accettare, con significato di piena fiducia, quello degli Onorevoli Baccelli, Dari e Pais già accennato.La votazione nominale, su tale ordine del giorno, diede i risultati seguenti:
Presenti e votanti |
412 |
Maggioranza |
207 |
Risposero: Sì |
369 |
Risposero: No |
43 |
* * *
Nella seduta del 20 fu poi iniziata la discussione del bilancio di agricoltura per l’esercizio 1916-17.
Ancbe su di essa la discussione fu ampia e terminò nella seduta del 24 marzo, nella quale ebbe luogo la votazione con 289 votanti, con 242 favorevoli e 47 contrari.
Nella seduta precedente e cioè in quella del 23 marzo, la Camera fece una dimostrazione di simpatia alla Russia.
Il Presidente del Consiglio pronunziò le seguenti parole:
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. (Segni di attenzione). La Camera vorrà perdonare se io mi sono affrettatamente alzato per parlare, e se mi sonò richiamato al diritto che ha il Governo di parlare quando vuole: mentre in realtà un solo diritto avrei dovuto invocare: quello che mi veniva dal desiderio vivissimo di associarmi senza indugio alla nobile manifestazione dell’Assemblea, manifestazione il cui significato va assai oltre il recinto di quest’Aula. (Vive approvazioni).
Al saluto, che l’On. Turati ha rivolto alla Duma rivendicatrice di libertà ed al grande Popolo russo per cui si inizia un’èra nuova, unisco l’espressione dell’animo del Governo, interprete di tutto il Paese nostro, che ha sempre seguito con fraterna commozione le vicende del pensiero liberale nella Russia; in quella Russia che i grandi viaggiatori italiani, come i veneti insigni, che navigatori italiani, specialmente meridionali e genovesi, tanto contribuirono a disvelare, tanto frequentarono e frequentano; e verso cui le nostre genti furono sempre attratte dalla tradizionale cordialità ed ospitalità russa. (Vive approvazioni).
L’entrata del popolo russo nel novero dei popoli liberi accresce le forze della civiltà. (Vivissime approvazioni).
Noi, che dall’arte e dalla letteratura russa, ispirate dal dolore, da Tolstoi a Gorki, abbiamo appreso quanto possente fosse l’anelito di quel popolo verso la libertà, siamo certi che la libera Russia darà con le sue arti, coi suoi scrittori e con tutte le opere sue nuovo fulgore al pensiero civile e liberale di tutto il mondo. (Vivissime, generali approvazioni).
Gli avvenimenti, che si compiono in Russia, accrescono forza alla nostra guerra. (Applausi): ed anche per questo dobbiamo andarne lieti ed acclamare ad essi. (Vivi applausi).
Accrescono forza alla nostra guerra; perchè il Governo di quel paese, stretto in una sola tendenza, sarà animato da un solo volere, da un solo intento, quello di affrettare l’ora della vittoria; perchè il valoroso esercito russo, acceso da un nuovo fervore, mosso da un nuovo soffio di vita e ricongiunto più intimamente e liberamente col popolo, acquisterà novella forza: perchè tutti gli operai, sparsi nelle libere officine delle vaste provincie collegate nel patto della libertà, lavoreranno con ogni lor possa per meglio armare la Patria nella lotta gigantesca e per assicurarle la vittoria, che sarà vittoria di civiltà per il mondo, di civiltà e di libertà per la Russia. (Vivissime generali approvazioni).
In nome del Governo e dell’Esercito italiano, in nome dell’Italia tutta, fermamente auguro alla Duma gloriosa il pronto consolidamento di quelle istituzioni liberali, che dovranno essere fondamento e presidio del nuovo ordine di cose: ed al gagliardo esercito russo auspico nuovi successi, che segnino la completa liberazione di quell’Oriente, nel quale la bandiera inglese già sventola vittoriosamente contro la mezzaluna. {Bene!)
Al popolo russo mandiamo oggi l’amplesso della fraternità: daremo in un prossimo domani l’amplesso della vittoria! (Vivissimi e generali applausi — Il Presidente, i ministri ed i deputati sorgono in piedi al grido di: Viva la Russia!)
* * *
Nella seduta successiva del 24 marzo la Camera fece la commemorazione del Sottosegretario di Stato per le Finanze On. Danieli. Derogando al criterio di non riportare in questa raccolta le commemorazioni nelle quali parlò il Presidente del Consiglio si fa qui un’eccezione in considerazione della circostanza che l’On. Danieli fu Sottosegretario nel Gabinetto Boselli.
Ecco il testo dell’omaggio reso al compianto Deputato:
BOSELLI, presidente del Consiglio. All’unanime cordoglio che il nostro Presidente e gli altri oratori hanno espresso con tanta commozione ed eloquenza, io unisco una nota particolare, la nota che non può non levarsi da questo banco, poiché essa rammenta il collega il quale, con opera diuturna ed assidua, con tutte le forze del pensiero e dell’animo, partecipava ai lavori del Governo.
Egli che già altra volta adempì gli uffici che oggi adempiva, moltiplicava, ora, se così posso dire, le sue forze e la sua attività in corrispondenza degli ardui momenti in cui la cosa pubblica si svolge. Argomenti di importanza particolare, e difficilissimi nel loro apprezzamento e nella loro applicazione, erano affidati in modo speciale alle sue cure, argomenti i quali concernono la vita economica e le relazioni, internazionali del nostro Paese. Duole a me che non sia presente il ministro delle finanze, il quale per urgenti motivi di famiglia, ha dovuto allontanarsi da Roma, e di questa forzata lontananza proverà vivo rammarico. Egli, meglio di me, potrebbe dire quale preziosa opera assiduamente ed efficacemente prestasse alla cosa pubblica il compianto amico e collega. Egli potrebbe parlarne non solo col mio affetto, ma con quell’affetto specialissimo, che sorge dalla consuetudine di ogni giorno e di ogni ora, e che non può non provarsi per un uomo di affetti così sinceri e vivi come quelli appunto dell’onorevole Danieli. Voi tutti lo sapete, onorevoli deputati e colleghi, poiché in questa Camera noi abbiamo per tanti anni imparato e continuato ad apprezzarlo ed amarlo. Dello affetto suo era poi in modo speciale testimone la famiglia nella quale tanta parte, la massima parte dell’animo suo, tranne quella che dedicava alla patria, interamente viveva. Ed io mi associo al ricordo delle sue virtù famigliari, al ricordo della donna non solo gentile, ma eletta, che gli fu compagna, figlia di patrioti eccelsi, di quei Camozzi che diedero la loro vita nelle battaglie, le loro sostanze nell’emigrazione, e tutte le loro aspirazioni alle falangi garibaldine, alle falangi patriottiche. (Approvazioni). E in questo momento, al dolore della famiglia sua e al dolore nostro risponde quello delle molte operaie italiane faticanti in terre straniere, che il Danieli e la consorte e le figliuole sue soccorsero e redensero con tanto amore di intelletto e di opere, e quello delle popolazioni montane alle quali apprestarono scuole di istruzione e scuole di lavoro, che potrebbero essere di esempio a tutta l’Italia nostra. (Approvazioni). A questi intenti il Danieli, insieme con la consorte sua, diede ogni sua cura. E concedetemi di dire che quest’opera così spontaneamente data alla redenzione di tutte le parti della nostra popolazione, è molto più ammirabile di quella, che noi stessi, con maggiore ambizione, ma con minor sacrifizio, prestiamo ogni giorno. (Vive approvazioni). Della luce del suo intelletto hanno parlato gli oratori che già dissero di lui. Professore, scrittore di diritto commerciale, collaboratore del Mancini: basta accennare a questi fatti per significare che pari all’anima squisita aveva la mente. Il nostro Presidente ed altri oratori proposero di mandare un saluto al collegio che egli rappresentava. Io mi unisco a questo saluto e mi vi unisco con un pensiero particolare. Sono quelle le popolazioni le quali oggi più che mai palpitano per la sorte della guerra. Esse fidavano in lui e a lui guardavano come all’amico tutelare, come alla personificazione imminente dell’opera del Governo. Orbene, sappiano quelle popolazioni cho la eredità sua, quella eredità di affetto e di sollecitudine che egli aveva verso dì esse, noi assumiamo; e come il suo cuore non solo batteva per tutta l’Italia, ma in modo particolare per quelle popolazioni, anche il cuore nostro, per quelle popolazioni, batte coi più fervidi palpiti suoi. (Vivissimi e prolungati applausi — Moltissime congratulazioni).
* * *
In quella stessa seduta la Camera prese le vacanze pasquali. Anche qui derogando al contrario principio per altre occasioni seguito, riportiamo le, parole di saluto pronunziate dall’On. Boselli.
BOSELLI, presidente del Consiglio dei ministri. Mi associo innanzi tutto al saluto che l’onorevole Finocchiaro ha rivolto al nostro illustre ed amato Presidente, ravvisando in lui non solo il moderatore della nostra Assemblea, ma l’uomo che per tutta la sua vita personifica le alte e patriottiche aspirazioni della redenzione della Patria.
Ringrazio l’onorevole Finocchiaro per il saluto che ha rivolto al Ministero. Non occorre che mi unisca con le parole al saluto che mandò all’esercito nostro; perchè è questo un saluto che erompe in ogni istante dal cuore di tutta questa Camera. (Vivissimi generali prolungati applausi, ai quali si associano le tribune — I ministri e i deputati sorgono in piedi al grido di: Viva l’Esercito! Viva l’Armata!)
L’onorevole Finocchiaro, bene interpretando le necessità dell’ora presente rispetto ai lavori della Camera, ha chiesto al Governo quale data intenda proporre per la ripresa delle tornate di quest’assemblea. Io, in questo momento, non credo che si possa prevedere con sicurezza una data troppo vicina, nè d’altronde vorrei prevedere una data troppo lontana. (Benissimo!) Siamo fuori delle circostanze normali della vita parlamentare: sono, cioè, altre circostanze quelle che potranno determinare la necessità e l' opportunità di riunirci poi.
Io auguro che il Governo possa convocare presto questa Camera, e che a un tale desiderio corrispondano quelle circostanze, di cui dissi e che concernano le sorti del paese. Certamente un limite esiste, ed è quello che è prescritto per l’esercizio dei bilanci. La Camera è quindi sicura che, quali che fossero le circostanze, non si potrebbe andare oltre il termine necessario, perchè il Governo abbia i poteri finanziari ed amministrativi che gli occorrono, Ma, ripeto, è opportuno il non fissare in questo momento una data determinata.
TURATI. Chiedo di parlare.
BOSELLI, presidente del Consiglio. É ancora una prova di fiducia che il Governo domanda alla Camera. Voi non potete supporre che da minor rispetto o da minor fede nell’istituto parlamentare muovano le parole e la proposta che io vi rivolgo. Dell’istituto parlamentare non solo a parole noi siamo rispettosissimi: ma non sapremmo comprendere di vivere ed operare all’infuori dell’istituto parlamentare. (Vivissime approvazioni). E ciò sia detto per questa Camera, per il Paese, e per tutti coloro, i quali potessero mettere in dubbio che una cosa sola formano Parlamento e Governo. (Benissimo!) Ho inteso la lettura di un ordine del giorno che fisserebbe al tre di maggio la data della riconvocazione. Non occorre che io dichiari, dopo quanto ho detto, che questa proposta non può essere accettata dal Governo, ed ai proponenti rivolgo la preghiera di non insistere. Il Governo sente tutta la responsabilità che esso assume, che grava sopra di lui e che cresce quando il parlamento non è riunito; è una responsabilità che riguarda la forza e le sorti delle nostre armi, le condizioni del nostro credito e la vita tutta del nostro Paese. Sarebbe orgoglio vano da parte nostra il dire che abbiamo coscienza di corrispondere perfettamente a tutte queste esigenze; ma, con piena coscienza, possiamo dire che tutto l'animo nostro sarà dedicato in ogni istante a che questi intenti si conseguano coi migliori effetti, che alla nostra mente ed alla nostra attività riesca di conseguire. (Benissimo!)
Una parola ancora mi piace rivolgere al Paese; ed è una parola di fiducia! (Benissimo!) Il Paese nostro, che dà prova di tanta virtù di disciplina e di resistenza (Benissimo! Bravo!), che è così meraviglioso per i suoi eroici e sereni sacrifizi, viva tranquillo! (Benissimo! Bravo!): il Governo vigila alla sua difesa, per modo che - lo voglia Iddio! - la vittoria sarà nostra. (Generali entusiastici prolungatissimi applausi, che si rinnovano a più riprese e a cui si associano le tribune — I ministri e i deputati sorgono in piedi, gridando ripetutamente: Viva l’Esercito! Viva l’Armata! Viva l’Italia!)
Avendo l’On. Turati ed altri Deputati proposto che la Camera fosse riconvocata per il 3 maggio, il Presidente del Consiglio propose invece che la Camera fosse convocata a domicilio. Sulla proposta, sulla quale lo stesso Presidente pose la questione di fiducia, fu chiesta la votazione nominale che dette il seguente risultato:
Presenti e votanti |
314 |
Maggioranza |
158 |
Risposero: Si |
283 |
Risposero: No |
31 |
* * *
Diamo ora uno sguardo ai Lavoratori del Senato in quelle tornate della primavera 1917.
L’alto Consesso iniziò i suoi lavori nella seduta del 6 marzo, nella quale il Presidente del Senato dette notizia all’Assemblea che con R. Decreto 23 febbraio precedente erano stati nominati Senatori del Regno i Signori:
Ameglio Giovanni, tenente generale (Governatore della Libia)
Bianchi Ing. Riccardo (che fu nominato, come vedremo, Ministro dei Trasporti).
Bonazzi Lorenzo, tenente generale, (direttore generale dell’Arma del Genio).
Castelli Emilio, tenente generale a riposo (Cittadino di Venezia).
Cavazzi della Somaglia Conte Gian Giacomo (Presidente della Croce Rossa Italiana)
Dallolio Alfredo, tenente generale (Allora Sottosegretario per le Armi e Munizioni).
Grimani Conte Dott. Filippo (Sindaco di Venezia).
Mayor des Planches Barone Edmondo, Ambasciatore Onorario di S. M. (Capo della Delegazione Italiana per gli acquisti in Inghilterra).
Nicolis di Robilant Mario, tenente generale (Comandante di un’Armata in guerra).
Presbitero Ernesto, Vice Ammiraglio (Comandante di una Piazza Marittima).
Thaon di Revel Paolo, Vice Ammiraglio (Capo di Stato Maggiore della Marina).
In quella stessa seduta il Senato cominciò la discussione del progetto di legge sulla protezione ed assistenza degli orfani di guerra, che si protrasse per parecchie sedute, con elevati e dotti discorsi di molti Senatori e che fu approvato nella seduta del 17 Marzo con imponente votazione.
Nella seduta del 19 si iniziò la discussione, anche essa elevata e dotta, sul disegno di legge riguardante la protezione ed assistenza degli invalidi di guerra. Terminò nella seduta del 21 marzo in cui il progetto fu approvato con 99 voti favorevoli, su 102 votanti.
Il Senato chiuse i suoi lavori il 23 marzo ed in quella seduta fu portato, come di consueto, un saluto al Presidente On. Manfredi.
Al saluto si associò il Presidente del Consiglio On. Boselli.
Derogando dal criterio qui seguito di omettere i discorsi pronuziati dall’On. Boselli per commemorazioni e per saluti di congedo, crediamo opportuno di riportare qui le parole da lui dette in quella occasione, data l’importanza delle dichiarazioni politiche che vi si notano.
BOSELLI, presidente del Consiglio). Segni di viva attenzione). Il Governo si associa vivamente e fervidamente alle nobili parole del Senatore Canevaro rivolte all’illustre Presidente di questo Consesso. Il Governo ringrazia il Senato per le alte discussioni che esso in questo periodo dei lavori parlamentari dedicò a leggi di segnalata importanza patriottica. Già nel corso della discussione il mio collega ministro dell’interno, con l’eloquenza sua, ha dimostrato quanto il pensiero del Governo fosse congiunto alle leggi cui io accenno e come la collaborazione del Senato fosse pregevole per queste leggi e graditissima al Governo ed al paese. Una di queste leggi, quella relativa agli invalidi di guerra, già ottenne la sovrana sanzione poiché il Re, poche ore dopo che ambedue le Camere l’avevano approvata, volle col sanzionarla immediatamente, dimostrare quanto in ogni guisa tutto il suo cuore sia insieme coi prodi che soffrirono e soffrono per la Patria. (Applausi). Si, senatore Canevaro, tutti i nostri voti, tutti i nostri palpiti, tutte le nostre sicure speranze sono per la vittoria, alla quale ella ha auspicato, quella vittoria che il paese deve attendere con fiducia, perchè le difese nostre sono apprestate, lo spirito ed il cuore del nostro esercito è altissimo; si direbbe che il nostro esercito cresce in ogni giorno di vigoria e di coraggio (Applausi vivissimi) e perchè il paese nostro mirabilmente persiste e resiste in quest’ora di cimento: ond’è che tutto ci promette quella vittoria alla quale abbiamo diritto per le ragioni di nazionalità che noi sosteniamo. (Benissimo). Si, senatore Canevaro, la vittoria deve essere nostra e dei nostri alleati; nostra e dei nostri alleati coi quali insieme combattiamo per il trionfo della civiltà. Noi ammiriamo gli alleati nostri della Francia, che con tanto eroismo combatterono e combattono e speriamo giungano a liberare presto tutto il loro territorio profanato dall’armi straniere e crudelmente devastato. (Vivissime approvazioni). Ammiriamo i nostri alleati inglesi, alla cui vittoria di Badgad tanto abbiamo applaudito, rammentando come, un giorno in quella città risiedessero gli insigni califfi, che di là mossero per Costantinopoli; la storia ha i suoi destini e il pensiero può correre vaticinando altre prossime vittorie che compiranno le rivendicazioni della civiltà. (Benissimo).
Rivolgendoci ai nostri valorosi alleati russi, abbiamo fede che gli avvenimenti compiuti in Russia rinvigoriranno sempre più l’azione della guerra comune. E, mentre così le armi ci condurranno alla vittoria, confidi il Senato che il Governo veglierà per ogni guisa a tutto ciò che in questo momento forma i bisogni essenziali e la vita stessa del nostro paese, relativamente a quanto riguarda il grano, il carbone e l’aumento delle munizioni belliche, al quale rapido e potente aumento uno dei vostri colleghi, il senatore Dallolio, con tanta opera di energia e di patriottismo, tanto efficacemente provvede. E poichè tutte le questioni che più concernono la vita del paese si assommano nella questione dei trasporti 0 poichè oggi non solo si combattono le battaglie al fronte, ma una grande battaglia si combatte nel mare contro un’incredibile forma di barbarie, io ho fede che i nostri naviganti sfideranno sempre ardimentosi i pericoli del mare e contribuiranno a dare al paese nostro coi necessari trasporti tutto ciò che occorre per la sua gagliarda difesa e per l’andamento della sua vita operosa e sicura. Per quella vita italiana la quale dimostra di essere così salda, così rigogliosa, così ardente. Diciamolo con giusto orgoglio, onorevoli senatori, il Paese nostro ha moltiplicato meravigliosamente il suo esercito, lo ha organizzato e formato in un modo che desta l’ammirazione di tutti gli altri eserciti. (Vivissime approvazioni). Mentre i militari, dedicati per la loro nobile professione alla carriera delle armi, così eroicamente combattono si può dire che insieme con essi tutta la nazione italiana divenne nazione armata e strenuamente combatte.
I nostri ufficiali di complemento danno prove intrepide di valore da emulare qualsiasi valore militare: tutti i figli del nostro popolo di ogni condizione, di ogni grado nell’esercito e nell’armata, accrescono continuamente le prove delle loro eroiche gesta, dei loro mirabili sacrifici. (Approvazioni vivissime. Applausi).
Al campo, e in mezzo alle armi e fra tutti i combattenti è sempre il Re d’Italia. (Bene). Il Re d’Italia, rimanendo in mezzo alle armi, rimanendo dove si combatte, non solo partecipa all’opera della civiltà, non solo incuora col suo esempio i soldati italiani; ma il Re d’Italia, rimanendo al campo in mezzo a quelle falangi che domani ritorneranno in Patria e saranno la forza del nostro paese, e decideranno dei destini della futura Italia, il Re d’Italia, vivendo ora in mezzo a tanta parte del popolo suo di ogni terra della penisola, d’ogni ceto, d’ogni partito, in mezzo alle generazioni che sono il nerbo dell’Italia presente, e alla balda e generosa gioventù, nella quale s’impersona l’avvenire, egli dimostra come nell’alto animo suo vibra la fede nella vocazione della nuova Italia e come l’alta sua mente sia aperta alla visione e alla missione della civiltà. Onde egli, il Re, prepara i nuovi tempi alla Patria nostra e sempre più ne stringe la fede e le opere della Monarchia storicamente fatidica, popolarmente nazionale, presidio e propiziazione perenne per la libertà, la gloria e la felicità delle genti italiane. (Approvazioni vivissime. Applausi prolungati).