Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo XXIII
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CAPITOLO XXIII.
(dal 1795 al 1801)
All'occasione che il Criminale di Valle si trovava al principio del convocato 1795 in Roveredo
per un vergognoso processo della Calanca, parte della quale già d’alcuni anni cercava sotto diversi frivoli pretesti la separazione dal restante della Mesolcina per così formar una Giurisdizione indipendente, i partitanti di quella separazione si prevalsero di tal occasione per sollevare la gioventù e indurla a portarsi in Roveredo per liberare i detenuti loro confratelli che si facevano credere ingiustamente carcerati.
Un piccol numero di quei giovani esaltati, da poco tempo rientrati da paesi esteri, si unirono in fatti affine d’effettuare il perverso disegno; ma avendo inteso che il sedente Criminale avea provvidamente prese tutte le misure onde difendere la confertagli autorità, stimarono conveniente di sospendere la loro discesa in Roveredo, e furono poi chiamati Cocardieri, perchè erano tutti provveduti d’una eguale cocarda rossa. Quei sediziosi sul timor di venire puniti con severità, ed assecondati da altri partitanti della separazione, cercavano tutti i mezzi per indurre il restante della popolazione Calanchina nella loro fazione provocandola a reclamare contro le pretese ingiustizie ed arbitrii che le Giurisdizioni di Mesocco e Roveredo commettevano su quella di Calanca; per cui dopo due anni d'ostinati e dispendiosi litigi la Calanca interiore, cioè d’Arvigo in dentro, ottenne la totale separazione in cose giudiziarie, dal restante della Mesolcina, adottando la Comune di Rossa per Residenza del Criminale, e l’alternativa fra santa Domenica ed Arvigo per le magistrali sedute civili, meno la Comune di Cauco, che quantunque situata nell'interno della Calanca interiore, non volle prender parte a quella separazione. La Calanca esteriore, cioè le Comuni di Busen, santa Maria, Castaneta e Cauco restarono unite alla Val piana, conservando esse tutte le prerogative, il nome di Squadra e di Giurisdizione come lo era antecedentemente per l’intera Calanca, il tutto come appare all’Istromento segnato in modo autentico sotto il 21 ottobre 1796.
La disgiunzione della Calanca interiore dal restante della Mesolcina fu convenuta, come allo Strumento di separazione, sotto la data del 2 dicembre dell’istess'anno 1796, e due giorni dopo accettata dall’intero popolo vallerano, indi nel giorno 9 dell’istesso mese gli autorizzati deputati si riunirono nella Residenza di Roveredo per ricevere il convenuto pagamento di separazione, e per ultimare i reciproci conti generali di Valle.
In quell'occasione si cercò, ma invano di nuovamente dissuadere i deputati della Calanca interiore dalla loro ostinazione nel voler persistere in restar sciolti dal patriotico legame, che già da molti secoli teneva l’intera Mesolcina sì strettamente unita; ma essi inflessibili furono, adducendo che il loro popolo commitente e mai deviato avrebbe dalla presa risoluzione. Nel mentre che quella Sessione teneva ogni via per poter pervenire al desiderato intento, i deputati rappresentanti i due partiti dell’intera Calanca, si rimproveravano a vicenda d’essere stati causa delle grandi spese in cui avevano immersa la povera loro Valle, e con tal calore, che certamente sarebbero venuti alle mani, se gli altri deputati non si fossero intromessi. Quell’insorta disdicevole disputa fu motivo che i Rappresentanti della Calanca si dividessero in due parti eguali l’argenteo sino allora usato comun sigillo giurisdizionale, e fu da quell’istante che la Calanca prese il nome d’Interiore ed Esteriore, e che i Capi di quei due magistrati si denominarono pure Landama. Dopo la separazione, il Landama rappresentante la Calanca Interiore concorre bensì in tutti i Consigli di Valle, ma ha voce attiva in quelle sole cose che attingouo l’intero Comune Grande della Mesolcina.
Primi di tal separazione non esistevano nelle due Valli che gli Statuti di Martinone, ma subito dopo, la Calanca interiore ne compilò particolari, basati sopra quelli già vent'anni addietro proposti dinanzi alla Centena. La maggioranza delle Tre Leghe non avendo voluto per politiche viste ricevere come liberi cittadini i suoi sudditi della Valtellina e dei due Contadi di Chiavenna e Bormio, essi vennero nel 1797 in ottobre aggregati alla Lombardia che Napoleone aveva allora eretta in Repubblica Cisalpina; nella quale occasione furono pure ingiustamente confiscate tutte le proprietà che i Grigioni possedevano in quei loro antichi possessi.
Il nuovo Governo della Repubblica Cisalpina s’appropriò anche dispoticamente i capitali appartenenti al Collegio Elvetico che s.Carlo con tanto vantaggio aveva fondato per il bene della Svizzera cattolica; per cui da quell’usurpazione in poi l'adempimento della pia fondazione dovette per necessità cessare. Dietro li continui annuali riclami della Dieta Federale presso l’Imperatore d’Austria come attuale Sovrano della Lombardia, si spera che la Svizzera otterrà di poter di nuovo entrare a godere di que’ suoi giusti diritti.
Nel 1798 in aprile, epoca in cui tutta la Svizzera si trovava in gravi agitazioni, sollevazioni e disordini, si convocò in Coira per ordine dell’antecedente Dieta un Tribunale incaricato di rivangar quei processi per delitti di Stato, od altre incolpazioni, che non furono ultimale nel 1794. Nella composizione di quel memorabile Tribunale, al quale si diede il nome d’imparziale, si trovarono pare due focosi membri della Mesolcina.
Nel suddetto anno le repubblicane armate Francesi occuparono una gran parte della disunita Elvezia, per cui ebbero luogo diversi sanguinosi combattimenti, e fu motivo che ogni Cantone pensasse separatamente alla propria politica esistenza. Quelle vittoriose truppe, dopo d’aver con prepotenza arrestati e condotti nelle Prigioni francesi molti ragguardevoli Svizzeri perchè giudicati contrari allo stabilimento dei loro nuovi sistemi repubblicani, imposero enormi contribuzioni alle più ricche città della desolata patria, la quale divisa in dieciotto proporzionati Cantoni, dovette ricevere una nuova costituzione ed il nome di Repubblica Elvetica, a far parte della quale fu pure sollecitata la Repubblica delle Tre Leghe; ma le loro Comuni interpellate, rigettarono alla maggioranza, ed unanimaniente quelle della Mesolcina tale proposizione.
Al 26 ottobre trecento uomini delle armate austriache, che poco prima avevano invaso il paese dei Grigioni dalla parte di Coira, entrarono nella Mesolcina per portarsi sui confini dei Cantone Ticino, il quale era già occupato dalle truppe francesi. Le Comuni della Valle furono obbligate con prontezza di fornir alternativamente ed a proprie spese un giornaliere e proporzionato numero d’uomini, i quali cogli austriaci dovevano montar la guardia sui detti confini.
Da quell'anno in poi non si tenne più Centena, perchè gli affari comuni della Mesolcina vengono di presente trattati nelle Conferenze e Consigli Generali così detti di Valle, le di cui deliberazioni devono però essere riferite alle Comuni per la sanzione, qualora queste, per mezzo dei loro giurati od incaricati, non avessero già dato il loro voto sopra quegli oggetti che previamentefossero stati proposti. La Centena potrebbeperò aver luogo ogni volta che l’intero popolo della Valle la richiedesse.
All’alba del 6 marzo 1799 le truppe francesi, le quali si trovavano stazionate in Bellinzona e suoi contorni entrarono inaspettatamente nella Mesolcina in numero di dieci mila uomini circa comandati dai generali Lecourbe e Mainoni per rendersi nell’interno della Repubblica affine di riunirsi al corpo d’armata dei generale Massena. Al loro passaggio i Francesi trattarono la Valle ostilmente, giacché oltre d’entrare con violenza nelle case dei pacifici abitanti spogliandoli di quanto avevano di più prezioso, gli obbligavano anche colla forza a trasportare i loro equipaggi e munizioni. I fuggitivi trecento Austriaci ebbero in diversi luoghi lungo lo stradale degli attacchi coll’avanguardia nemica, ove restarono sempre dei morti d’ambe le parti. Causa del cattivo tempo il forte dell’armata francese non potè in quella giornata proseguire il suo viaggio, ma dovette pernottare in Mesocco, ove mise tutto sossopra. Avendo un Magistrato reclamato con calore presso i Superiori di quelle truppe sulle violenze che esse commettevano contro la popolazione, il generale in Capo gli rispose: che non poteva opporvisi perchè così esigevano le vicende della guerra. Nel seguente giorno 7, dopo d’aver persi alcuni de’ suoi malvestiti soldati, l’armata passò la montagna.
Prima d'abbandonare Mesocco, i Capi di quell’armata tentarono in diverse guise di far seco condurre i due grossi cannoni che ancor si trovavano nella Casa comunale, ciocche per l’enorme lor peso fu ad essi impossibile.
È rimarchevole il Buono, ossia cedola rilasciata dal Comandante della prima retroguardia francese ai Console di s.Vittore, stato obbligato di fornirgli gente e bestiami per il trasporto delle munizioni; il Buono era così concepito: La Nazion francese ha il diritto di requisire; la legge a ciò l'autorizza, e la Comune paga.
Dopo la partenza dei Francesi, la Reggenza di Valle fece spezzare quei due pezzi composti
igitized by Google di fino metallo, il di cui ricavo andò a profitto della Valle.
In aprile la Repubblica sottoposta alle truppe francesi dovette veder con dolore condotti via prigionieri alcuni de' suoi stimati cittadini griggioni sospetti d’opinione austriaca, e fu obbligata d’unirsi con un patto d’alleanza alla Repubblica Elvetica.
Verso quei tempo tutta la Svizzera era divenuta il teatro d’una sanguinosa guerra fra l’Austria e la Francia; e gli stessi Elvetici si distruggevano reciprocamente combattendo sotto l’una o l'altra bandiera.
Nei primi giorni di maggio un forte corpo d’armata austriaca penetrò dalla parte di Coira nella Repubblica, la quale sulla speranza di riacquistare la sua libertà ed antica costituzione, si levò in massa per combattere e scacciare i Francesi dal suo suolo; al qual fine la Mesolciua fu pur invitata di contribuire con ispedire in soccorso dei volontari. Un centinaio di essi si mossero di fatto, ma appena passata la montagna di san Bernardino, ricevuto l’avviso che i Francesi battuti si ritiravano sopra Bellinzona, i Mesolcinesi retrocedettero alle lor case.
Nel giorno 10 maggio, sotto la condotta dei generali Lecourbe, Loison e Ney, e quasi in egual numero della loro prima entrata, gli irritati francesi comparvero in rotta nell’atterrita Mesolcina, ed affatto la saccheggiarono. Prima del loro arrivo tutti quei che aveano prese le armi, o che potevano esser accusati del partito austriaco, eransi salvati sui monti, od aveano abbandonata la Valle.
L’avanguardia francese che conduceva circa quattrocento prigionieri, e scortava gli equipaggi, fu all’improvviso assalita da un distaccamento austriaco, il quale nel giorno antecedente da Chiavenna era disceso all’imboccatura della Forcola, ove nascostamente tenevasi in imboscata. I Francesi così sorpresi, furono in un momento disarmati, e prigionieri degli stessi lor prigionieri, per la medesima via della Forcola vennero condotti al campo nemico.
Al principio di settembre passò per la Mesolcina alla volta di Coira un distaccamento di trecento Cosacchi appartenenti al corpo di Suwarow, il quale col restante di sua forte armata passava allora il S.Gottardo per internarsi nella Svizzera. Quei barbuti ed indisciplinati militari ebbero in tutte le Comuni vallerane ove passavano forti dispute cogli abitanti perchè esigevano ciocchè per mancanza non poteva loro venire somministrato.
Dopo le già narrate antiche alluvioni successe in un sol anno del decimo secolo, le quali tanto distrussero la Mesolcina, non si trova menzionato che essa d'allora in poi sia stata memorabilmente afflitta da simili disgrazie, come lo fu entro il mese di settembre dell’ultomo citato anno.
Erano già alcuni giorni che pioveva, dirottamente, allorché nella notte del giorno 23 una terribile alluvione distrusse e danneggiò molti fondi situati sulle sponde della Moesa, la quale fra tutti i ponti della Valle che allora rovinò, il più rimarchevole fu quello di S.Rocco situato vicino all’ospizio di Mesocco, e che era costruito a due alti archi di pietre intagliate.
La gonfiata ed impetuosa Calancasca sortendo dal curvo suo letto, trascinò seco alcune case della sottoposta Grono con undici persone, ingombrando indi di grossi macigni più che la metà di quella Comune, la quale per i suoi bei palazzi e piacevoli giardini era da molti anni divenuta il più bel paese della Valle, come al presente ne è il più compassionevole. Passata l'alluvione si è anche trovata una staffetta russa che a canto del suo cavallo giaceva fracassata sulle sponde della Calancasca. Sembra che quel corriere siasi trovato sul ponte dell’Aramo al momento che diroccava.
Il paese de’Griggioni dopo essere stato entro quell'anno più volte ed alternativamente preso e ripreso con sommo suo danno dalle truppe francesi ed austriache, si trovò alla fine di dicembre occupato da queste ultime.
Nel 1800 in luglio le vincitrici truppe francesi rientrarono improvvisamente di nuovo nel Cantone, il quale constituito sul piede della confederata Repubblica Elvetica, fu diviso in undici distretti. Alla Mesolcina venne dato il nome di distretto della Moesa. Per ordine superiore ogni Comune dovette in quell'anno piantare degli alberi di libertà. In tutto il paese dei Grigioni tal nuova organizzazione non fu messa in esecuzione, che per la minaccevole influenza francese.