Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo XXIV
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CAPITOLO XXIV.
(dal 1801 all’alluvione del 1834.)
Nel 1801 al 26 giugno il Direttorio della Repubblica Elvetica sotto il nome di Consiglio
Esecutivo, unì per viste geografiche il Distretto della Moesa, Mesolcina, al Cantone Ticino. La Valle si sottomise in apparenza a tale precipitosa disposizione, e spedì a Bellinzona i cinque richiesti deputati per sedere in quel Gran Consiglio
Cantonale; ma intanto essa si governava e si amministrava sempre sul suo antico sistema, non mancando però di reclamare per essere nuovamente aggregata alla Repubblica delle Tre Leghe, della quale faceva parte già da tre secoli e più. Essa ottenne il suo bramato intento dalla Dieta generale convocata in Berna il 7 settembre dell'istess’anno per progettare una nuova costituzione addattata all’intera Svizzera, chiamata allora Repubblica Unitaria.
Appena che le guarnigioni francesi ebbero abbandonato il suolo Elvetico per la seguita pace tra la Francia e l'Austria, si sollevarono nella Repubblica dei Griggioni i diversi partiti; e nel restante della Svizzera tutto era in rivolta.
L’allora possente Napoleone Capo della Nazion Francese per dar pace e concordia alla disunita Elvezia, si fece di lei Mediatore, imponendole nel mese di febbrajo 1803 il suo Atto di Mediazione consistente nella elvetica general legge fondamentale, e nelle costituzioni particolari d'ogni Cantone. Da quel tempo in poi la Repubblica delle Tre Leghe si chiamò Cantone dei Griggioni.
Nel 1805 mori in Mesocco Antonio Anotta, soprannominato l'Orbo Vedente, rimarchevole per la sua straordinaria felice memoria e finissimo tatto di cui era dotato. Già nella sua gioventù e quattro anni prima del suo matrimonio egli perdette all’improvviso e totalmente la vista per essersi un giorno d’estate stanco riposato per qualche tempo sul terreno esposto a a' cocenti raggi del sole: giacché svegliatosi si trovò colla vista tutta offuscata, e pochi giorni dopo la perdette affatto; ma favorito dei sopraccennati eccellenti doni di natura, egli dirigeva ed accudiva benissimo ai suoi abituali affari sì domestici che campagnuoli. Quando la di lui moglie era ammalata, egli solo ne aveva premurosa tenera cura senza l’ajuto di persona; egli inventava e componeva con precisione e facilità diversi utensili di casa; andava da solo e senza difficoltà, provveduto però sempre di un bastone che chiamava il suo occhio, nei luoghi di cui ricordavasi d’essere già stato, o altrimenti vi si faceva condurre una volta: il che bastava per indi ritornarvi da solo col mezzo di mentali marcati punti dal detto suo appoggio facilitati. Pervenuto ad una distanza egli sapeva benissimo quai giri e quanti passi ci voleano per arrivare ad un’altra, e così progressivamente giungeva da solo al destinato luogo. Fu veduto nei primi anni di sua cecità farsi accompagnare sul sito di que’ suoi beni stabili di cui non aveva una cognizione perfetta per istruirsi dei reali loro termini e confini, ed alcuni anni dopo, causa insorte discussioni di divisioni territoriali, portarsi sui medesimi contesi fondi, e col suo bastone indicare con esattezza la situazione dei marcati termini; egli era in caso di ripetere letteralmente quanto aveva inteso nella giornata; col suo tatto egli conosceva e distingueva a perfezione tutto ciò che gli passava per le mani. Nelle lunghe serate d’inverno ed ogni volta che se gli presentava l’occasione, Anotta amava ascoltare qualche lettura, facendovi indi le sue giudiziose ed istruttive riflessioni, e raccontava volontieri ciocchè aveva inteso o veduto, essendo egli nella sua gioventù stato assente dalla patria, per lo spazio di cinque anni; ed amava idi ragionar con ardore di cose patrie, delle quali era non meno istruito. Sentendosi egli all’estremo di sua vita, fece chiamare vicino al suo letto i di lui più prossimi parenti, e fra gli altri morali e patrii ricordi, li scongiurò di non mai dimenticare che la prima eredità che un padre mesolcinese può lasciare ai suoi figli, è la libertà, assi più preziosa di qualunque ricchezza. Questo uomo veramente straordinario visse sin all’avanzata età di settantatrè anni, avendone passati trent’otto nella cecità, costretto in tutto quell'infelice tempo di tenere le palpebre chiuse per non sentirsi, come egli diceva, abbracciar l’orbite. Io conobbi molto bene questo mio memorabile compatriota, le di cui riferite narrazioni da lui sapute per tradizione, mi furono in parte di grande schiarimento in alcuni fatti in questa breve Istoria riferiti.
Nel 1807 e due consecutivi anni le Comuni della Mesolcina, come tutte quelle dell’intero Cantone, s’aggravarono di forti debiti per aver dovuto fornire i contingenti uomini che per le continue sanguinose guerre venivano a mancare ai Reggimenti che la Svizzera si era obbligata con capitolazione alla Francia.
Sotto il pretesto di far eseguire il commerciale adottato sistema continentale, per odine del dispotico Mediatore della Svizzera, allora Imperator dei francesi, le truppe italiane invasero nell’ottobre 1810 il Cantone Ticino; un distaccamento delle quali composto di duecento uomini compresi alcuni finanzieri, entrò pure sotto l'istesso motivo, nel giorno cinque marzo dell’anno seguente, nella già prevenuta Mesolcina, portandosi alcuni di essi ad occupare la montagna di san Bernardino, mentre il restante stazionava nei due Capi-luoghi della Valle, Mesocco e Roveredo. Finalmente dopo ventisei giorni di dimora, quella truppa abbandonò la Mesolcina nel primo giorno d’aprile, ritirandosi nel Cantone Ticino, il quale per mezzo dei reiterati riclami, e principalmente per ii successi strepitosi cambiamenti politici, ne fu poi altresì liberato.
Nel 1813 morì l'amato mio padre, ultimo Pannerher della Mesolcina, nell'età di 75 anni, compianto da tutti quelli che lo conoscevano, essendo la sua vita sì privata che pubblica stata di continuo un tessuto di esimie virtù e chiari meriti. È memorabile il monumento dedicato alla sua giustizia, pietà e patriottismo dall’inclito Contado di Chiavenna l'anno 1791, imperocché tra le altre volte nel 1789 toccando, giusta i già stabiliti comparti, alla Mesolcina l'ufficio di Commissariato di Chiavenna, venne a questa piazza nella Centena unanimamente eletto mio padre. Durante i due anni di sua amministrazione, egli si cattivò talmente la generale stima ed amore di quel Contado, che riconoscenti quegli abitanti fecero formare, subito dopo la partenza del loro compianto Magistrato, la di lui arma impressa ed intagliata sopra un pezzo d’argento massiccio in forma ovale e della circonferenza di trentasei oncie, e novanta di peso. Questo prezioso monumento che ora, per disposizione di chi lo ha dedicato, si trova esposto al di sopra d'un altare nella chiesa parrocchiale di Mesocco, fu recato al Donatario da una scelta deputazione di Chiavenna, composta di quattro distinti personaggi. Esso porta la seguente Inscrizione:
JO. ANT. A MARCA . JUSTO . PIO . RELIGIOSO . COMMISSARIO . JURIBUS . PRIVILEGII . INTEMERATIS . CLEMENTI . MARIAE . A MARCA . ASSISTENTI . PATRUI . INTEMERATIS . PATRIA . DIGNIS . ORTODOXIS . NOVUM . IN TEMPLO . MISAUCI . ELOGIUM . GRATO . ANIMO . CLAVENNAE . JURISD. P. C. A. . MDCCXCI. (1)
(1) I Magistrati della Giurisdizione di Chiavenna questo nuovo elogio per gratitudine dedicarono nel Tempio di Mesocco a Gio. Antonio a Marca, giusto, pio, religioso Commissario, fermo ed immacolato conservatore dei loro diritti e privilegi; ed a Clemente Ma a Marca di lui Assistente e dello Zio immitatore, degni ed ortodossi compatrioti; l'anno 1791. . Clemente Maria a Marca partecipe di questo monumento era uomo dotto e di molti meriti Dopo T ultimazione de 1 suoi studj regolari, egli fu sempre impiegato in affari amministrativi si Vallerani che Cantonali, e fu l’ultimo Governatore della Valtellina. Trovandosi egli nel 1818 membro del Governo Cantonale, contribuì energicamente all’erezione del nuovo stradale di san Bernardino decretato in quell’anno. Un anno 4opo venendo da Roveredo, morì colpito d’a* poplessia sulla pubblica strada vicino a Leggia, Oveivedesi una lapide eretta in di lui memoria.
La Comune di Soazza fu un sicuro asilo per la Reggenza del Cantone Ticino, la quale nel 1814 in settembre si era ritirata, causa le insorte turbolenze de* partiti. Fochi giorni dopo essa rientrò nel sub Cantone ricondotto all’ordine per opera della Dieta Federale,;l. Dopo li sorprendenti successi avvenimenti politici ohe atterrarono l’alta potenza del superbo Napoleone, e che diedero una nuova marcia al* T intera sollevata Europa, la Svizzera distruggendo T umiliante Atto di Mediazione., formò nel 181 5 il Patto Federale che nel giorno 7 agosto fu giurato, e segnato in Zurigo dai ventidue Cantoni, sotto il quale al presente vivono felici.
Il 18 16 è disgraziatamente memorabile per la Mesolcina come per quasi tutta l’Europa causa ■
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là carestia d’-ogni genere di vitttiaglle che mancarono in queH’anno, per cui sino alla metà del susseguente* fu una generale miseria. In taolti paesi della Valle la gente si nutriva unicamente di schifosi insetti, di scorze, d’erbaggi e d’altri cimili alimenti destinati solo alle bestie. Nella Mesotcina però nissuno morì di fame, come in tante altre contrade pur troppo avvenne* v wh Cantane avendo risolto di far costrutte per utile del commercio il nuovo ^ menzionato stradale da Coirà a Bellinzona per la via del?aq. Bernardina, il Gran Consiglio Cantonale deW8i8 ne incaricò il Governo; il <juale «tttrò ’in trattativa eoa quel di Piemonte come aventene uri maggior interesse commerciale. Le Comuni ed i particolari della Valle proprietari cederonò al Cantone, mediante indennizzaz ione, i necessari terreni, materiali, i-diritti ’del daziò ed altri diritti di qua1 unque specie ohe sin allora possedevano sulle merci di transito 7 non riservandosi la Valle che l’antico diritto dello scarso dazio interno e l’affitto della peschiera, quali piccole due rendite vengotió ora percepite alternativamente dalle Squadre ctune. anticamente. Lo Stato Sardo vi contribuì sotto il Re Vittoria Emmanuele per una*’ porr zione delle spese. Verso la fine dello stesso anno si diede principio ai lavori per economi accantonale sul disegno e direzione del Ticinese ingegnerò = io3 =
PocoBelG. In.ijuatti-Q anni que^o juj}ga stradale fu a; perfezione ultiin&tq. «^collaudato,;jun;ai*np dapo^iei d-, aiterà, in poi qujest^ interessale, ben codtarutta, e comoda *tr/*d* è assai frequentata eonie, l’unica cheiconduee, traveraq^ìo le.Ajpi v più
direttamente e brevemente, àajla>. Gejan^p ja r flj Piemonte e Lombardia. Essa è sempre ben mantenuta per coato del Cantone» SnfKS^^B^p. r t conoscenza alla contribuirne! fe|ta,;( ^a f jà Re di Sardegna * diede ji nbmetfaWfy%VQ$m manuele al superba.poinjte chs&t^t^ ^ f ^I<? ai luogo detto, di 1 Mucci^ (, };*>i»yo/I. xDopò la costruzione dsk nAq^p,jfti?a^, | i;( man teoimentQ. ideila ttr^aitdt cfcbfetòi ft(/&;§3ft$a passu, ùiaicai»ente:,allS^: G^miin^^i ^Wj^dq > la qèssklei|>¥OvyisiptìAl«iefttef p®lx$bk&f#iki?agip*tii ritii?a*e quelle -piccole ^ (impo^^igià^R^j^it^^iu" gèneri che tt-a vedano q^eU^/.moiitag^^, coipp le percepisce: k Qwiil»0; di ^pa^ja^^u 8ttftp9 tragittano Ja>rciola, tf 4 q fo; wjpoté oiaaim hfiià’ innova,€osti tuckme <fbntqna%wi9W jtfh^A gorarj e già j stata pr©*feft|^& i^a^^iK^ fu definitivamente: nalfi^o. lacqgt^t^ gf^Cpifr sigi* e: Gonauni deLlGunfcane, ( [JV ofolnjc:) ’fon ’:L? ann0jiii82gu -,è pu$f>)AÌt^,, ÌB>4W^9^? per la Bassa Mesolcina, un’annata di desp^zion^ derivaniidat <?ue foilfcAlluffic^^ terribreuXa prima sperduta* pel ^9SmiM> p} tT?> ssz 204 sa
(V a vef arrecati matti danai sì particolari che generali, mise anche in pericolo queir estrema parte di Roverèdo giacente sulla destra della Moesa* levandogli altresì due case, e preparò i disastri Maggiori e spaventevoli del giorno 20 y giacché continuando sino a quel dì a piovere senza in* terni z ione è dirottamente, nella notte del 1 9, ie Calan casca che si era eccessivamente ito, inondò in diversi luoghi con sensibili i la Comune di (Srono, ed aprendosi sotto ponte dell’Aramo un nuovo diretto corso so* pra Rovereto, distrusse totalmente quel pèzzo dèi nuovo stradale che da colà lungo la base montanini conduce a quest’ultimo paese, ove la Moesa ’spinta dalla Calancasca strascinò seco la chiesa e piazza di s. Sebastiano con dieci case e quei pochi contigui giardini, ove anche di presente scorre un ramo del fiume. Tutte quelle disgrazie nòa f furono però che un preludio di quanto cinque anni più tardi dovea accadere di ^ fùàKM^ ^ r^ genere, come si vedrà nel seguente apposito Capitolo. Durante quei giorni di dìruta ^ò^i^1ac«à»aÉia misteriosa descritta
nel Capitolo VII, gettò dell’acqua, ma sola* mente bianca, ©asia lattea, che fu chimicamente analizzata. iL 1,rm:i Va,n:.’o! iva Paolo Battaglia rieco Milanese, a cui questa òpera è ’ducato i il^uale d’aicuoi anni fi*H qaen!a le salutifere acque minerai! di s. Bernarnardino, per semplice filantropia, oltre d’aver fatto fabbricare nel i83o, a proprie apese il va?
- to portico, «otto il quale i concorrenti possono
comodamente prendere quelle acque, fondò un perpetuo pio legato d’annuali cénto scudi mir lanesi* qual somma unita alle, poche altre, serve al mantenimento d 1 uno stabile Sacerdote ia * Bernardino, La Comune di Mesocco che già da più secoli gelosamente mai dispensò a persona la sua cittadinanza, la, coni parti però in ricoqosceiwa al distinto di lei generoso benefattore e più tardi fece porre a perpetua di lui memoria *eir interno del sopraccennato pori ico una marmorea lapide portante la seguente Inscrizione:
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IL SASSO ADDITA 7, DI RELIGIONE E FILANTROPIA. * I SENSI DEL GENEROSO CUORE DI, I. PAOLO BATTAGLIA»., _ ■
A PERPETUA DI LUI MEMORIA LA RICONOSCENTE MESOCCO. Sj - i835., "
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Nel i83i f si costrusse una nuova strada carreggiabile lungo la Val Calanca, fabbricata a spese d’tuia società^mesolcinese per così ottener V esportazione della mercanzia legnami che dai boschi di quella Valle si traggono.— — — — : — -•JiUn --’àn^nimo Me&olcinese diede alla stampa nei 1 833, in,settpmbre un progetto di modlfi* cagioni’ sulla’ Costituzione ddir:intói*o Catitadb*, ed in jndrfcò 1884* per kfiga^ierie ò? alcuni tot* fcidi kttriganti iafliTen^ti-dà pochi innovatori mosolcinesi é forestieri, furono kstituile in. al-f cune Comuni Vdllerane certe Ili unioni segrete sotto ir Dome di Sooietà Patriottiche e «li Gabinetto, direttore delle quali si fece poi quello dì Crono j ohe ridicolmente nomina vasi Società* ’Madre y ^ Cenérale: quali appunto nient* altro iii propónevano ehe’P appoggio dell’annunziata rifttf ma e l’esaltamento del così detto moderrib ^rqgiesso^iioa tutte le sue conseguenze, in confutazione delle proposte modificatoci t, i comparve in quel giugno un opuscolo riguardante principalmente P immunità ècclésiasfièa ancor conservata nellé fcòmuni dattoiicbè dèi 4 tìàntone. Il Gran Consiglio, al quale feprògettótà ^riforma cjoii le sue aggiunte idra -stata presentata, larigettò nelj seguite iluglia. _1foa;mcitfiudisapprovata rispq^t$;gl surldpttq • opuscolo ^sojto il nome del partito riformista v fu ^condannata a Roma fra i libri proibiti.
Coinè: a tutte ’quelle ciarlatanerie, de’ Gabinetti non; prcddevapo parte che pochi iiilrfgdnti % a poco: a poco inuonoibilmonte» si sciolsero.^ I -.ii jdo ititi*’;;; &i «Wfw.?>r**a ••’•,«» wù’ilw^ s.Otocj-.Hj:* £l&V tilhln* ii> idrv.’i