Ciuffettino/Capitolo XX

In cui Ciuffettino si vendica nobilmente dei suoi carnefici e salva la vita al capitano Mangiavento

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In cui Ciuffettino si vendica nobilmente dei suoi carnefici e salva la vita al capitano Mangiavento
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XX.

In cui Ciuffettino si vendica nobilmente dei suoi carnefici, e salva la vita al capitano Mangiavento

Quando il povero Ciuffettino sentì il freddo dell’acqua che filtrava nel sacchetto, si raccomandò mentalmente al buon Dio... ed invocò il soccorso dei genitori... Ma oramai, per salvarlo, ci voleva proprio un miracolo. Il ragazzo si agitò disperatamente per uscire dal sacco: inutile! Quella tela era così forte!... Provò con le dita, con i denti, a stracciare l’involucro; neanche per sogno! I secondi trascorrevano, e Ciuffettino si sentiva soffocare...

Proprio quando stava per cedere, si ricordò di avere in tasca il temperino che mastro Mangiavento gli aveva regalato... Quello di vero metallo nichele.

Con prestezza incredibile cavò di tasca il suddetto temperino, e si pose a menar colpi furibondi su la tela del sacco... E riuscì a liberarsi con uno sforzo supremo. Ma nel momento che tornava a galla, per la commozione intensa, per la fatica immane, per l’acqua [p. 160 modifica]bevuta, per il freddo, per tutto, insomma, Ciuffettino provò una specie di gran confusione nel cervello, sentì un gran male nel petto, e svenne, ricadendo negli abissi del mare.

— Questa volta è finita davvero per Ciuffettino!... - direte voi che mi ascoltate: e scommetto che ci avete già i lucciconi.. Bravi: è segno siete dei ragazzi di cuore buono. Ma non voglio vedervi piangere: e perciò vi dico subito che, anche questa volta, la Provvidenza volle aiutare Ciuffettino.

E in fin dei conti non sarebbe stato giusto che Ciuffettino fosse finito in corpo ai pesci, dopo il coraggio e l’onestà dimostrata! Non vi pare? C’è sempre un Dio per i buoni!

Dunque il fanciullo cadeva pian piano sott’acqua: ma un salvatore lo raggiungeva nella tremenda discesa, e lo trascinava di nuovo alla superficie del mare. L’aria fresca battè sul volto del ragazzo, e penetrò per le narici nei piccoli polmoni contratti, producendo degli effetti benefici in tutto l’organismo. Dopo pochi istanti Ciuffettino aprì un occhio... e vide accanto a sè il grosso muso, grondante acqua, di Melampo. Gli occhi del buon cane, nella penombra della sera, lustravano di gioia.

— Melampo! - balbettò Ciuffettino... - tu...

— Io, mio bravo figliuolo... Quando ti hanno chiuso nel sacco e poi buttato dal finestrino... io stavo nascosto, dietro certe casse, nella stiva. Se avessi abbaiato, o avessi tentato di difenderti allora avrei fatto peggio. Mi avrebbero ammazzato, e buonanotte. Purtroppo i miei morsi non fanno più male a nessuno... E poi... chi vuoi che abbia paura di un cane senza denti?... Mi sono gettato nell’acqua dopo di te... e in tempo per salvarti, grazie al cielo! [p. 161 modifica]

Ciuffettino in fondo al mare. [p. 163 modifica]

Ciuffettino, commosso, si accostò al muso di Melampo e vi depose un bacio... quasi fraterno.

— Sei proprio una perla di cane, e ti voglio un bene dell’anima! Quando penso che quel maledetto mugnaio voleva che ti buttassi nel fosso con una pietra al collo!...

— Svelto, Ciuffettino: ora che ti sei un po’ riposato sul mio groppone... attaccati alla mia coda, e nuota con me... Vedi, il bastimento gli è già lontano... se non si fa presto non lo raggiungiamo più...

— Non ci mancherebbe altro!...

Quanto pagherei, Melampo, di poter dare una bella lezione a quei marioli, e di poter salvare Mangiavento!... Povero padron Mangiavento!... Tanto buono, con quel suo fare burbero... Peccato che si diverta a dare degli scappellotti così spesso...

— Forza, Ciuffettino!...

Il cane e il ragazzo nuotavano con la velocità di due freccie verso la nave che appariva come una gran macchia oscura nel fondo del cielo stellato: ma la distanza che li separava dalla méta sembrava non volesse diminuire affatto. [p. 164 modifica]

Nuota, nuota, non arrivavano mai.

— Sono stanco! - rantolò Ciuffettino, attaccandosi con tutte e due le mani alla coda del cane.

— Coraggio... per carità... anch’io sono stanco... ma...

— Ma tu, caro mio, sei un cane!

— Forza!...

— Non ne posso più!... Babbino, aiutami!

Non aveva finito di pronunciare, con voce fioca, queste parole, che la nave sembrò avanzarsi verso gli esausti nuotatori. In verità, il vento era cessato improvvisamente, ed il veliero, arrestando la corsa, si cullava adesso su le onde tranquille...

Quando giunsero ai fianchi del battello, Ciuffettino disse a Melampo:

— Io mi arrampico a bordo: e tu aspetta un poco, che sciolga la scaletta e la butti giù...

— Fa’ prestino! - sospirò la degna bestiola, alla quale era entrato un certo freddo addosso!

Il ragazzo in men che non si dice si trovò sul ponte. Non c’era nessuno: un alto silenzio regnava a bordo. Sciolse le corde che tenevano la scala, e Melampo raggiunse in due lanci l’amico Ciuffettino,

— Oh! bella!... - bisbigliò il nostro eroe - sembra che sieno scappati tutti... Ah!... no!... c’è un lume nella cabina di mastro Mangiavento...

Mastro Mangiavento aveva la cabina sul ponte. Il fanciullo ed il cane si diressero verso quella. Dalle commessure della porta filtrava un po’ di luce. Ciuffettino guardò pel buco della serratura, e vide il capitano, curvo sul suo tavolino, occupato a scrivere. Mastro Mangiavento tutte le sere quando era buon tempo scriveva un capitolo di un suo bellissimo libro su le meraviglie del mare, libro pieno di scienza [p. 165 modifica]e di noia, che nessun editore volle mai stampare. Il degno uomo ne aveva già scritti diciottomila fogli, ed era appena a metà! Povero Mangiavento!... Non gli si poteva rimproverare che quel peccato lì: ma quel peccato era grosso, pur troppo!

Ciuffettino, a un tratto, udì un calpestìo leggiero dietro di sè. Si voltò e scòrse un’ombra traversare il ponte e poi scomparire nel boccaporto. Allora gli venne una idea sublime. Corse al boccaporto1 e orecchiò qualche momento. Giù, nella stiva, erano radunati gli uomini dell’equipaggio in misterioso conciliabolo.

[p. 166 modifica]Noi già sappiamo che i ribelli volevano trascinare alla causa loro anche i pochissimi che erano rimasti fedeli al capitano.

Il nostro eroe, ridendo in cuor suo per il bel tiro che stava per giuocare ai briganti, andò a prendere a poppa una grossa pertica, poi la ficcò tra il tavolato e la pesante botola di legno che serviva di chiusura del boccaporto. Fece leva, con un vigore che non avrebbe certo trovato in una circostanza normale, della vita e, dopo tre o quattro tentativi, riuscì a sollevare il quadrato di legno, che vacillò un istante

su gli anelli che lo trattenevano al ponte, e cadde, con cupo rimbombo, nel suo alveo. Così la stiva fu chiusa. Allora Ciuffettino passò la spranga di ferro che serviva di catorcio alla botola attraverso agli anelli infitti in questa e sul ponte, e, rialzandosi, tutto sudato, ma soddisfatto, si pose a ballare come un pazzo e a far capriole.

— Ci siete! - diceva, facendo le corna in direzione del luogo dov’erano radunati i marinai - e stateci!...

Melampo rideva anch’esso: ma dignitosamente, sollevando un poco le labbra su le gengive, come fanno i cani bene educati.

Quando ebbe sfogata una parte della propria [p. 167 modifica]soddisfazione, Ciuffettino corse alla cabina di mastro Mangiavento, e disse, picchiando all’uscio:

— Sor capitano... o sor capitano..! venga qui fuori un momento...

Il capitano, che stava scrivendo il trentesimo foglietto di quella sera, e il centesimo sproposito sempre di quella sera - alzò appena il capo e rispose come in sogno:

— E’ pronta la minestra? bene, se è di fagioli ci ho piacere...

— Ma che minestra! ma che fagioli!.. è proprio il momento della minestra..!

— Allora, se non si tratta di mangiare, lasciami in pace. Sto descrivendo il serpente di mare lungo due miglia, che ingoia le isole con le case ed i vulcani che fumano, figurati...

— Lo so: ma se sapesse che cosa è accaduto!

— Sciocchezze, sciocchezze... lasciami in pace...


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Ciuffettino, in quattro parole e dodici bestialità, informò il capitano dell’accaduto. Mastro Mangiavento mandò all’inferno la propria opera letteraria, aprì l’uscio, e abbracciò, silenziosamente, il bambino, e lo soffocò di baci e di carezze, piangendo come un vitello per la troppa commozione.

— Ah! sì!.. - disse, quando si fu un po’ sfogato, lasciando rifiatare il nostro eroe - ah! volevano ricompensarmi a quel modo... dopo tutto il bene che ho fatto loro... Brutti manigoldi... Adesso te li cucino io come si meritano...

Prese lo schioppo, e si avvicinò alla botola.

Giù si sentivano delle urla feroci, delle imprecazioni, e dei colpi potenti battuti su le travi che reggevano l’intavolato.

— Li accoppo tutti ad uno ad uno! - brontolò mastro Mangiavento, cacciando la canna dello schioppo in un buco del legno. Allora Ciuffettino si mise a strillare:

— No, sor capitano, per carità... non tiri... non tiri, sor capitano!..


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Mangiavento si fermò, sorpreso.

— Perchè non vuoi che tiri?

— Ammazzarli... come tante bestie... no... no... non lo faccia, sor capitano, dia retta a me!

— Ma o quei briganti non avrebbero ammazzato me volentieri?...

— Ma lei non deve far quello che fanno i birbaccioni!.. Lei ha il core buono... no, no, butti via quello schioppo... mi vien la pelle d’oca a pensarci...

— E ti hanno gettato in mare, chiuso in un sacco!.

— Io li ho belli e perdonati: faccia altrettanto lei. Dio glie ne renderà merito, mastro Mangiavento!..

— Lo credi?

— Ne son certo... li lasci fare...

— Sei un gran bravo ragazzo, Ciuffettino! - gridò l’uomo di mare, intenerito, scaraventando lontano lo schioppo, e tornando ad abbracciare il piccolo eroe e senza volerlo mi hai dato una bella lezione!.. E pensare che volevo essere il tuo maestro... d’ora innanzi, verrò a scuola da te...

— Non di grammatica, però! - fece il monello ridendo.

— Bisogna pensare a salvarci la pelle - continuò padron Mangiavento, grattandosi la pera. - Una volta che non vuoi che li accoppi... Già, hai ragione... Ecco, si potrebbe mettere in mare questa barca di salvataggio... Se Dio ci assiste, con questa barca, possiamo ben raggiungere qualche spiaggia... e qualche paese abitato... Io poi penserò a rintracciare, con l’aiuto delle autorità, questi scellerati... e potrò, forse, ricuperare la nave... Bell’idea! caliamo la barca, dopo averla riempita per bene di viveri e di attrezzi... e partiamo!

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Così fecero. All’alba avevano già percorso un paio di miglia, a furia di remi. Poi, sentendo un po’ di brezza, compare Mangiavento issò la vela che si stese subito come un’ala candida. A volte, nell’alto silenzio, il vento che si levava portava alle orecchie dei nostri amici le urla rabbiose dei marinai che si agitavano furibondi nel ventre del vecchio bastimento nero.


Note

  1. Credo inutile spiegare questi termini tecnici ai miei piccoli lettori: del resto il babbo o la mamma potranno, se è il caso, colmare la lacuna, molto più opportunamente e forse più chiaramente di me.