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Ciuffettino, in quattro parole e dodici bestialità, informò il capitano dell’accaduto. Mastro Mangiavento mandò all’inferno la propria opera letteraria, aprì l’uscio, e abbracciò, silenziosamente, il bambino, e lo soffocò di baci e di carezze, piangendo come un vitello per la troppa commozione.

— Ah! sì!.. - disse, quando si fu un po’ sfogato, lasciando rifiatare il nostro eroe - ah! volevano ricompensarmi a quel modo... dopo tutto il bene che ho fatto loro... Brutti manigoldi... Adesso te li cucino io come si meritano...

Prese lo schioppo, e si avvicinò alla botola.

Giù si sentivano delle urla feroci, delle imprecazioni, e dei colpi potenti battuti su le travi che reggevano l’intavolato.

— Li accoppo tutti ad uno ad uno! - brontolò mastro Mangiavento, cacciando la canna dello schioppo in un buco del legno. Allora Ciuffettino si mise a strillare:

— No, sor capitano, per carità... non tiri... non tiri, sor capitano!..