Ciuffettino/Capitolo XXI

Nel quale sono raccontate le disgrazie che toccano a Ciuffettino, a mastro Mangiavento ed al cane Melampo nella loro navigazione prima di toccare l’Isola dei Pappagalli

../Capitolo XX ../Capitolo XXII IncludiIntestazione 12 giugno 2021 75% Da definire

Nel quale sono raccontate le disgrazie che toccano a Ciuffettino, a mastro Mangiavento ed al cane Melampo nella loro navigazione prima di toccare l’Isola dei Pappagalli
Capitolo XX Capitolo XXII

[p. 171 modifica]

XXI.

Nel quale son raccontate le disgrazie che toccano a Ciuffettino, a mastro Mangiavento e al cane Melampo nella loro navigazione, prima di toccar l’Isola dei Pappagalli.

La barca, sotto la spinta di un vento fresco, con la immensa vela candida spiegata scorreva sbalzando, tra la leggiera schiuma, a guisa di un grande uccello marino, su la superficie delle onde azzurre.

Le ore trascorrevano monotone, a bordo.

Capitano Mangiavento rimpiangeva il suo [p. 172 modifica]capolavoro lasciato su la nave, Melampo la sua zuppa con gli ossi, e Ciuffettino il suo lettuccio. Tutti e tre, durante il giorno, non fecero altro che dei tentativi immani per islogarsi le mascelle. Ciuffettino solo sbadigliò circa milleduecento volte. Figuratevi!

Sull’imbrunire i tre naviganti respirarono un po’. Il sole che aveva picchiato per tante ore, con forza estrema, sul loro cervello, li aveva rincitrulliti; essi bevvero a più riprese, avidamente, nel bigonciolo dell’acqua, ed aspirarono con immenso piacere l’aria fresca della sera.

— Ma seguiteremo un pezzo, mastro Mangiavento? - chiedeva tutto ingrugnito Ciuffettino, che rosicchiava da un’ora un enorme osso di prosciutto. - A dirvi schietto, io mi sono bello e noiato...

— Se ti sei noiato, scendi e vattene! Come vuoi che sappia quando avrà termine il nostro viaggio? Se non so neanche dove si vada!

— Bella vita, proprio, quella del marinaio!

— Non è nè migliore aè peggiore di tante altre.

— Si fatica, si fatica, si rischia tutti i momenti di andare ai pesci... e poi... per ricavare che cosa?

— Taci, monello, non dire eresie. Al mondo tutti coloro che lavorano sono utili, e lo stesso beneficio che recano alla società è il nobile compenso delle loro fatiche. Che sarebbe dell’industria, del commercio, senza noi altri marinari?

— Sa ella qual’è davvero il bel mestiere?..

— Quale?..

— Quello del gran signore... io, per esempio, per quel mestiere li ci avrei una disposizione immensa...

— Bei discorsi! E io che speravo che ti fosse tornata in corpo la voglia di lavorare!.. va’ a fidarti dei figliuoli!.. [p. 173 modifica]

Ciuffettino restò un po’ confuso: ma quella sera, chi lo sa, aveva il diavolo addosso, e si sentiva una gran smania di dire delle stramberie.

— Ma che voglia, che voglia!.. - ripigliò, straziando l’osso di prosciutto. - Io mi contenterei di avere un impiego che mi permettesse di dormire, di mangiare,

[p. 174 modifica]di baloccarmi senza noie di sorta... senza nessuno che mi cacciasse sotto il naso dei libri, o delle penne per scrivere, o delle secchie per lavare l’intavolato dei bastimenti...

Mastro Mangiavento diede un gran sospiro, e alzò gli occhi al cielo, come per dire: - Signore..! non l’ascoltate!..

— Vorrei fare l’imperatore, ecco! - finì Ciuffettino strappando un ultimo pezzo di ciccia dall’osso, e alzandosi in piedi, in atto tragico.

Il marinaio, benchè ne avesse poca voglia, dovette ridere.

— Ma che credi, che anche gli imperatori non facciano nulla?..

— Già, lo credo, lo credo, sì!.. Bella cosa!.. Alzarsi la mattina, e ordinare: - Ehi, portatemi il caffè e latte con i crostini e le scarpe nuove! E poi... portatemi il più bel teatrino di burattini che si possa trovare nel mondo... e anche una scatola di soldatini di piombo... e una ferrovia con la macchina vera, che manda il fumo e fischia, e va avanti e indietro... E poi: - Datemi da colazione: panna montata e confetti... e poi: - Datemi da pranzo: salame e fichi, susine acerbe, e crema alla vainiglia.. e poi:- Preparatemi il velocipede... Che bella cosa! che bella cosa! che bella cosa!

— E pure, vedi, grullo, vorrei che tu provassi per un poco la gioia di essere imperatore... magari delle rane! E poi, son certo che te ne stancheresti subito!..

— Neanche per sogno!.. Magari fossi imperatore delle rane... dei grilli... delle lucertole!..

— Invocheresti subito la tua pace, la tua libertà... e chiederesti di lavorare...

— No, no... è inutile; ho provato con lei: il [p. 175 modifica]lavoro non è fatto per me: è troppo faticoso. Tanto, sì campa una volta sola! che, che!... ho deciso; voglio girare il mondo in cerca di avventure, e se mi fanno imperatore o anche semplicemente re di qualche luogo, chiamerò a suo tempo il mi’ babbo e la mi’ mamma, perchè dividano con me le ricchezze e gli onori...

— A Cocciapelata non ci vuoi tornar più, dunque?

— No... no... ci ho riflettuto meglio: mi son ficcato in capo di far l’imperatore... Voglio avere una bella reggia tutta d’oro e di brillanti, con le scale di smeraldi e gli armadi pieni di cioccolatini... Sono stufo di fare il marinaio... di risciacquare i piatti e di fare dei bagni freddi...

Mastro Mangiavento esclamò, sghignazzando:

— Sicuro, toh! Se le tue parole le avesse udite la Fata dei bambini, che bellezza!... Sai come ti punirebbe? Esaudendo le tue preghiere!...

— Ma la Fata dei bambini è lontana, purtroppo! - sospirò Ciuffettino, buttando l’osso di prosciutto in mare, sconsolatamente.

— Chi sa! - disse una voce soave all’orecchio del ragazzo. Questi si voltò, guardò il cane, che sonnecchiava, guardò mastro Mangiavento, che rideva, e chiese insospettito:

— Lo ha detto lei, chi sa?

— Io no! - fece Mangiavento - e seguitava a ridere.

— O allora...?

Ciuffettino voleva arrabbiarsi, secondo il suo solito: ma il sonno lo vinse a un tratto: fece un grande badiglio, si buttò su di una panca, e si addormentò di picchio.

Il giorno dopo i tre naviganti furono còlti da una tremenda burrasca. Il cielo si fece nero come la cappa del camino, e la superfìcie del mare, il dì innanzi tersa [p. 176 modifica]come uno specchio, divenne orribilmente sconvolta ed irta di montagne verdi orlate di bianco... La povera barca, sballottata di qua e di là, dopo un’aspra lotta con i marosi, finì con il perdere la vela, e poi i remi, e poi il timone... e gl’infelici che vi stavano sopra si trovarono, così, alla mercè di Dio. [p. 177 modifica]

Il vortice. [p. 179 modifica]

A un certo momento un baratro immenso si spalancò dinanzi alla navicella. E quel baratro aveva una forma circolare... Le acque correvano in giri concentrici, nel fondo di un imbuto gigantesco... e nero... nero come l’ebano. La barca fu trasportata come una piuma nei giri del vortice, e cominciò la tremenda discesa.

Melampo guaiva pietosamente, Ciuffettino piangeva, mastro Mangiavento si mordeva i pugni... Ma non c’era da far nulla... [p. 180 modifica]

D’improvviso, la navicella incontrò la punta di una roccia sottomarina. Vi fu uno schianto orribile, e l’imbarcazione disparve in un attimo nell’abisso. Ciuffettino balzando in acqua, volle gridare: - addio, Mangiavento! - ma invece ingoiò tre o quattro litri d’acqua salata. Mentre annaspava per nuotare, trovò un punto d’appoggio. E si attaccò a quello, disperatamente. Per un caso bizzarro quel punto d’appoggio si muoveva, e sembrava che avesse la potenza di uscire dal tremendo vortice. Infatti, pochi minuti dopo, Ciuffettino navigava tranquillamente... sul dorso di una balena, grande come un’isola, con una testa che pareva una montagna. Melampo e mastro Mangiavento erano scomparsi. Ciuffettino li chiamò a lungo, con voce angosciosa, ma il ruggito dell’Oceano copriva le sue grida.

[p. 181 modifica]

Solo... solo... sul dorso di una balena!

Ciuffettino, a furia di pensare a questo nuovo caso straordinario, finì con raddormentarsi profondamente.

E non c’è da muovergliene rimprovero: il povero figliuolo era mezzo morto di stanchezza e di paura!

La balena corse a lungo, per la grande distesa delle acque irate: e, ai primi albori, giunse ad un’isola. Si accostò alla spiaggia, chiamò con voce rimbombante delle tartarughe di mare, e ordinò loro di trasportare a terra il povero Ciuffettino: poi, lanciando due grandi colonne d’acqua polverizzata dagli sfiatatoi, brontolò: [p. 182 modifica]

— Anche questa è stata una gran bella seccatura! Ma spero che la Fata dei bambini sarà contenta... Contenta lei, contenti tutti!...

E riprese a correre su le onde con la velocità del treno lampo, spaventando i poveri pesciolini, che correvano a rifugiarsi nelle misteriose caverne sottomarine.