Abèle (Alfieri, 1947)/Atto quinto

Atto quinto

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Atto quarto

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ATTO QUINTO1

SCENA PRIMA

Caíno, Abèle.

Caíno Vieni, fellone; vieni.2

Abèle   O fratel mio,
pietá! che feci?...
Caíno   Vieni; assai quí lungi
dal desíato fiume spirerai
il tuo vitale ultimo spirto.
Abèle   Ah! m’odi:
deh, fratello, mi ascolta.
Caíno   No, quel bene
che a me spettava, e ch’io non ebbi, no,
né tu pur l’avrai. Perfido, mira,
mirati intorno; il rio deserto è questo,
donde fuggivi, e dove me lasciavi:
non vedran, no, gli ultimi sguardi tuoi
quell’onda no, che in tuo sleal pensiero
giá varcata tenevi: in questa arena,
estinto quí, tu giacerai.
Abèle   Ma, oh Dio!
Perché ciò mai? spiegami almen tuoi detti:

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io non t’intendo: spiegati, e m’ascolta;

di me tu poscia a voglia tua fa strazio.
Ma pria m’ascolta, deh.
Caíno   Favella.
Abèle   Dimmi,
in che ti offesi?... Oimè! ma come io posso
parlare a te, finché sí torvo e fero
sovra me stai? gonfio le nari e il collo;
fiamma e sangue gli sguardi; il labro, il volto,
livido tutto; e il tremito, che t’agita
e le ginocchia e le braccia e la testa!
Pietá, fratello: un po’ ti acqueta: allenta
dalle tue mani or le mie chiome alquanto,
sí ch’io respiri.
Caíno   Abèle, io mai creduto
non ti avrei traditore.
Abèle   Ed io nol sono.
E lo sa il padre; e il sai tu pure.
Caíno   Il padre?
Nol mi nomar: padre d’entrambi al pari,
e giusto io ’l tenni; e m’ingannò.
Abèle   Che parli?
Puoi dubitar dell’amor suo? tu appena
da noi stamane dileguato t’eri,
ch’ansio per te, di mortal doglia pregno,
il padre tosto dietro all’orme tue
inviavami...
Caíno   Il so, perfidi; e prova
orribil m’era e indubitabil, questa,
del mal fratello e del piú iniquo padre.
Tutto so; cadde il velo: appien l’arcano
v’ha chi svelommi: in mio pensier son fermo
ch’esser non debbi a costo mio tu mai
felice, no.
Abèle   Te, per quel Dio, ch’entrambi
ci creò, ci mantenne, io te scongiuro,

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fa ch’io t’intenda: in che mancai? che arcano

ti fu svelato? oh Dio! sovra il mio volto,
negli occhi miei, ne’ detti, nel contegno,
non ti si affaccia or l’innocenzia mia?
Io felice, a tuo costo? esser felice
può Abèle mai, se tu nol sei? Deh, visto
mi avessi tu, quand’io stamane al fianco
non ti trovai, destandomi! oh qual pianto
io ne faceva, e i genitori! Intero
quindi il dí tutto ho consumato indarno
affannoso cercandoti e chiamandoti,
né ti trovando mai; bench’io tua voce
di tempo in tempo mi sentissi innanzi,
che rispondea lontana: ed io piú sempre
mi venia dilungando seguitandoti
fin lá sul fiume; oltre le cui largh’onde
tremai che tu, qual nuotator robusto,
varcato fossi...
Caíno   E di quel fiume ardisci,
tu temerario, a me muover parola?
Tremasti, il credo, che varcatol’io,
tolta fosse in eterno a te la speme
di mai varcarlo tu. Col vero, il falso
mescere anch’osi? e che di lá mia voce
ti rispondesse, assévri? Ma omai giunto
è il fin d’ogni arte iniqua: invan miei passi
antivenir quivi tentasti: in tempo
ti soprarrivo, il vedi: or, non che il fiume,
del ciel pur l’aure non vedrai piú mai.
Ch’io ti ferisca; prostrati.
Abèle   La marra,
trattieni, deh! non mi percuoter: vedi,
io mi ti prostro, e tue ginocchia abbraccio.
Deh, la marra trattieni! Odimi: il suono
di questa voce mia, colá pe’ campi,
tante volte acquetavati, quand’eri

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or con le dure zolle or con le agnelle

forte adirato, ma non mai quant’ora.
Fratello del cor mio...
Caíno   Piú nol ti sono.
Abèle Ma tel sono io pur sempre: e il sei tu pure:
confido in te, sono innocente: io ’l giuro
pe’ genitori entrambi; io mai non seppi,
nulla mai, di quel fiume; e nulla intendo
or delle accuse tue.
Caíno   Malizia tanta,
doppiezza tanta, in sí recente etade?
Ah! di piú rabbia il finger tuo m’infiamma;
vil mentitore...
Abèle   Il tuo Abèl, mentitore?
Caíno Muori.
Abèle   Abbracciami pria.
Caíno   Ti abborro.
Abèle   Ed io
t’amo ancora. Percuotimi, se il vuoi;
io non resisto, vedi; ma nol merto.
Caíno — Eppur, quel pianto suo; quel giovenile
suo candor, che par vero; e il dolce usato
suon di sua voce, a me fa forza: il braccio
cademi, e l’ira. — Ma il mio ben per sempre
stolta pietade or mel torría?... Me lasso!
Che risolvo? che fo? —
Abèle   Fra te, che parli?
A me ti volgi: mirami: tu indarno
ora il viso mi ascondi: infra le atroci
orride smanie tue, sí, balenommi
dall’umido tuo ciglio un breve raggio
d’amor fraterno e di pietá. Ti prenda
deh pietá, sí, della mia giovinezza,
e di te stesso. Oh! credi tu che Iddio
poscia mai piú né i preghi tuoi né i doni,
gradir vorrá, se del fraterno sangue

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tinto ei ti vede? E la misera nostra

ottima madre, che d’entrambi i figli
orba cosí faresti? perché, al certo,
ucciso me, non ardiresti ad essa
innanzi mai, mai piú venirle. Ah, pensa
qual, senza noi, vivria quella infelice:
pensa...
Caíno   Ah Fratello! il cor mi squarci a brani:
sorgi omai, sorgi: io ti perdono: in questo
abbraccio... Ma, che fo? che dissi? Iniquo,
prestigio sono i pianti tuoi: non dubbio
è il tradimento tuo; perdon non merti;
né ti perdono io, no.
Abèle   Che veggo? or crudo
giá piú di pria ritorni?
Caíno   Io, sí, ritorno
qual teco deggio. Or, sia che vuol; quel bene
«si nieghi a me, pur che a costui si nieghi». —
Non piú perdon, pietá non piú; non havvi
piú, né fratel, né genitor, né madre.
Giá d’atro sangue l’occhio mi si offusca:
un mostro io scorgo ai piedi miei. Via, muori.
Chi mi rattiene?... Chi mi spinge il braccio?...
Qual voce tuona?
Abèle   Iddio ci vede.
Caíno   Iddio?
Parvemi udirlo: ed or, vederlo parmi,
perseguirmi, terribile: giá in alto
veggo piombante sul mio capo reo
questa mia stessa insanguinata marra!
Abèle È fuor di senno, affatto. Oh vista! Io tremo...
da capo a piè...
Caíno   Prendi tu, Abèle, prendi
tu questa marra; e ad ambe man percuoti
sovra il mio capo tu. Che tardi? or mira,
niuna difesa io fo: ratto, mi uccidi:

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uccidi me; dal mio furor che riede,

in altra guisa non puoi tu sottrarti:
te ne scongiuro; affrettati.
Abèle   Che ascolto?
Ch’io te percuota? e perché mai, s’io t’amo
pur come pria? Deh, calmati: rientra,
in te rientra: andianne uniti al padre:
egli t’attende...
Caíno   Il padre? al padre andarne
io teco? or sí, t’intendo: appien tradito
ti sei tu stesso. Al sol suo nome, in petto
tutto, e piú fero, il mio furor rinasce.
Muori una volta, muori.3
Abèle   Oimè!... mi sento
mancare... Oh madre mia!...
Caíno   Che feci? il sangue
mi zampillò sul volto! ei cade; ei sviene...
Ahi vista!... Ove mi ascondo?... Oh ciel! che feci?
Empia marra, per sempre in bando vanne
dalla mia man, dagli occhi miei... Che ascolto?
Oimè! giá giá la rimbombante voce
d’Iddio mi chiama... Ove fuggir? lá rugge
l’ira atroce del padre... Quá i singulti
del fratel moribondo... Ove celarmi?
Fuggasi.4


SCENA SECONDA

Abèle morente, poi Adamo.

Abèle   Ahi fera doglia!... Oh, come scorre

il mio sangue!...
Adamo5   Giá omai verso l’occaso
rapido inchina il Sole, ed io per anco

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pur non li trovo! Abbiamo intero il giorno

Eva ed io consumato in rintracciarli,
e nulla n’è... Ma questa, ecco sí, questa
l’orma è d’Abèle: seguasi.6
Abèle   Oimè misero!...
Chi mi soccorre?... Oh madre mia!...
Adamo   Che sento!
Singhiozzi umani! e par pianto di Abèle...
Oh ciel! che veggo io lá? di sangue un rivo?...
E un corpo, oimè, piú oltre giace?... Abèle?
O figlio mio, tu quí? Sovra il tuo corpo
ch’io spiri almen l’ultimo fiato!
Abèle   Oh voce!...
Parmi del padre... Oh! sei tu desso?... il mio
occhio si appanna, e mal discerno... Ah, dimmi,
ancor vedrò... la... dolce madre?...
Adamo   Oh figlio!...
Oh giorno!... Oh vista!... Oh qual profonda e vasta
piaga spaccò quest’innocente capo!
Ah, rimedio non havvi. Ma un tal colpo
chi dietti, o figlio? e qual fu l’arme?... Oh cielo!
Vegg’io, ben veggio di Caín la marra
lá giacer sanguinosa?... Oh duolo! Oh rabbia!
E fia possibil ciò? Caín ti uccise?
Il fratello il fratello? Armarmi io stesso,
io stesso vo’ dell’arme tua, trovarti,
e trucidarti di mia mano. O giusto
Onnipossente Iddio, tu un tal misfatto
vedesti, e il soffri? e l’uccisor respira?
Dove, dov’è l’infame? E tu non festi,
sommo Iddio, sotto i piè di cotal mostro
spalancarsi in voragine tremenda
la dura terra ad ingojarlo? Ah, dunque,
ah sí, tu vuoi che per mia man punito

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sia quel delitto inemendabil: dunque

di quel fellon le sanguinose tracce
tu vuoi ch’io segua: eccole appunto: avrai,
empio Caín, da me la morte... Oh Dio!
ma questo io lascio ancor spirante...
Abèle   O padre,...
riedi a me, riedi... Se il potrò,... dirotti...
Adamo Figlio, ma come a te Caíno?...
Abèle   Egli... era...
fuor di se:... non era egli... Anch’ei t’è figlio...
perdonagli,... com’io...
Adamo   Tu mi sei figlio,
tu solo. Oh sensi! Oh pietá vera! Oh Abèle!
imagin mia; mio tutto... Or, come mai
potea quel crudo?...
Abèle   Padre, ah... dimmi... il vero;
disegnavi tu mai... torre... a Caíno,...
e dare... a me... qualche gran ben,... che stesse
oltre... il fiume?
Adamo   Oh! che dici? un figlio solo
teneva io sempre in ambi voi.
Abèle   Dunqu’era...
ingannato Caín,... che ciò... piú volte...
pien di furor... diceami... Fu questa...
la cagion sola:... Un fier.... contrasto lungo...
ebbe in se stesso... pria; ma... poscia... vinto,
mi percosse... e fuggissi... — Omai... mi manca,...
padre,... la lena... Abbracciami...
Adamo   Egli muore...
Oh Dio!... Cessò. — Misero padre! Oh come
quell’estremo singulto a un tempo tronca
gli ha la voce e la vita! — Eccoti dunque,
fera Morte terribile, che figlia
sei del trasgresso mio! Spietata Morte,
a’ colpi tuoi dovea soggiacer primo
un innocente giovinetto mai?

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Me me ferire, e me primier, me solo,

dovevi tu... — Che fo, senza i miei figli?...
E quest’amato estinto corpo, ad Eva
come il potrò nasconder io? Tacerlo?
Invano: eppur, come gliel narro? E dove,
dove riporre il caro Abèle? Oh Dio!
Come da lui staccarmi? — Ma, che miro?
Venir ver me con gli stanchi suoi passi
Eva da lungi! ah! d’aspettarmi pure
oltre la selva ella promise... Ahi lasso! —
Ma s’incontri; si arresti: a un tale aspetto,
morte assalirla a un tratto puote... Io tremo.
Ah, giá veduto ell’hammi, e piú si affretta...


SCENA ULTIMA

Eva, Adamo.7

Adamo Perché venisti, o donna? or non ti lice

quí piú inoltrarti: riedi; ah, tosto riedi
alla capanna nostra; ivi tra breve
raggiungerotti.
Eva   Oh ciel! che veggo? in volto
qual ti sta nuovo orribil turbamento?
Ritrovati non gli hai?
Adamo   No: ma, ben presto...
Deh, torna tu su l’orme tue frattanto...
Eva Ch’io ti lasci?... E i miei figli, ove son dunque?
Ma, che miro? macchiata è la tua veste
di fresco sangue? e n’hai le man pur tinte?
Oimè! che fu, dolce mio Adamo? eppure
piaga non hai nel corpo tuo... Ma, quale
qual veggo io lá sangue sul suolo? e presso
starvi la marra di Caíno?... e quella

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anco è di sangue intrisa?... Ah, lascia; io voglio,

voglio inoltrarmi io lá; veder...
Adamo   No; pregoti...
Eva Invano...
Adamo   Eva, t’arresta: a patto niuno
inoltrar non ti lascio.
Eva8   Ma dagli occhi
a te, malgrado tuo, prorompe un fiume
di lagrime! Vederne, ad ogni costo,
vo’ la cagione... Ah, ben vid’io;... lá giace
il mio Abèle... me misera!... La marra...
il sangue... Intendo...
Adamo   Ah! non abbiam piú figli.
Eva Abèl, mia vita... Il rattenermi è vano,
è vano omai... Ch’io ancor ti abbracci, Abèle.
Adamo Rattenerla, è impossibile: al materno
dolore immenso un qualche sfogo...
Eva   Adamo,
e l’uccisor, Dio nol puniva?
Adamo   Indarno,
empio Caín, fuggisti; e da me indarno
ti celerai. Percuoterá il tuo orecchio
(sii pur da me quanto piú il puoi tu lungi)
di mie minacce il rimbombar tremendo,
e fará il cor tremarti.
Eva   Abèle, Abèle...
Ah! piú non m’ode... — Un traditor, tel dissi,
un traditor tra ciglio e ciglio ognora
io vedeva in Caíno.
Adamo   In terra mai
non troverá quel traditor, né pace,
né sicurtá, né asilo. — Or, maledetto
sii tu, Caín, da Dio, come dal padre.
Tremante sempre, infra caverne, a guisa

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d’irsuta belva, asconditi: di vili

amare e poche ghiande abbiti incerto
stentato vitto; e il rio ti mesca fiele:
crudi rimorsi il cor ti strazin sempre:
siati il Sole odíoso; orride larve
la spaventevol notte ti appresenti.
Cosí strascina i tuoi giorni infelici
in lunga morte. — Onnipossente Iddio,
tu, s’egli è giusto l’imprecar ch’io feci,
tu l’avvalora coll’eterno assenso!
La voce d’Iddio9
  Uom, lasciato a te stesso, ecco qual sei. —
  Ma bevuto ha la terra il sangue primo;
  e udito ha il Cielo i vostri giusti omèi:
  Caín fia tratto d’ogni orrore all’imo,
  feroce esemplo spaventoso ai rei. —
  Sfogato il pianto, dal terrestre limo
  voi gli occhi ergete al Creator, che vuole
  novella darvi e piú felice prole.
Eva Onnipotente Iddio, rendimi Abèle;
rendimi Abèle...
Adamo   Donna, il pianger lice,
non il dolersi. Iddio parlò: si adori.
Eva Taccio, e l’adoro, in sul mio Abèl prostrata.10

7 Giugno 1796.


  1. Tra il quarto e il quinto non avrá luogo altro che una breve sinfonia, finchè Caíno riconduca il raggiunto fratello. La Scena è la stessa.
  2. Strascinandolo per le chiome.
  3. Lo ferisce.
  4. Fugge.
  5. Di verso la selva.
  6. S’inoltra.
  7. Che corre a incontrarla.
  8. Alquanto piú inoltrandosi a forza.
  9. Preceduta, e seguita da lampi e tuoni.
  10. Cadono entrambi prosternati; col volto su la terra, Adamo; Eva, sul morto figlio.