or con le dure zolle or con le agnelle
forte adirato, ma non mai quant’ora.
Fratello del cor mio...
Caíno Piú nol ti sono.
Abèle Ma tel sono io pur sempre: e il sei tu pure:
confido in te, sono innocente: io ’l giuro
pe’ genitori entrambi; io mai non seppi,
nulla mai, di quel fiume; e nulla intendo
or delle accuse tue.
Caíno Malizia tanta,
doppiezza tanta, in sí recente etade?
Ah! di piú rabbia il finger tuo m’infiamma;
vil mentitore...
Abèle Il tuo Abèl, mentitore?
Caíno Muori.
Abèle Abbracciami pria.
Caíno Ti abborro.
Abèle Ed io
t’amo ancora. Percuotimi, se il vuoi;
io non resisto, vedi; ma nol merto.
Caíno — Eppur, quel pianto suo; quel giovenile
suo candor, che par vero; e il dolce usato
suon di sua voce, a me fa forza: il braccio
cademi, e l’ira. — Ma il mio ben per sempre
stolta pietade or mel torría?... Me lasso!
Che risolvo? che fo? —
Abèle Fra te, che parli?
A me ti volgi: mirami: tu indarno
ora il viso mi ascondi: infra le atroci
orride smanie tue, sí, balenommi
dall’umido tuo ciglio un breve raggio
d’amor fraterno e di pietá. Ti prenda
deh pietá, sí, della mia giovinezza,
e di te stesso. Oh! credi tu che Iddio
poscia mai piú né i preghi tuoi né i doni,
gradir vorrá, se del fraterno sangue