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atto quinto 241
Me me ferire, e me primier, me solo,

dovevi tu... — Che fo, senza i miei figli?...
E quest’amato estinto corpo, ad Eva
come il potrò nasconder io? Tacerlo?
Invano: eppur, come gliel narro? E dove,
dove riporre il caro Abèle? Oh Dio!
Come da lui staccarmi? — Ma, che miro?
Venir ver me con gli stanchi suoi passi
Eva da lungi! ah! d’aspettarmi pure
oltre la selva ella promise... Ahi lasso! —
Ma s’incontri; si arresti: a un tale aspetto,
morte assalirla a un tratto puote... Io tremo.
Ah, giá veduto ell’hammi, e piú si affretta...


SCENA ULTIMA

Eva, Adamo.1

Adamo Perché venisti, o donna? or non ti lice

quí piú inoltrarti: riedi; ah, tosto riedi
alla capanna nostra; ivi tra breve
raggiungerotti.
Eva   Oh ciel! che veggo? in volto
qual ti sta nuovo orribil turbamento?
Ritrovati non gli hai?
Adamo   No: ma, ben presto...
Deh, torna tu su l’orme tue frattanto...
Eva Ch’io ti lasci?... E i miei figli, ove son dunque?
Ma, che miro? macchiata è la tua veste
di fresco sangue? e n’hai le man pur tinte?
Oimè! che fu, dolce mio Adamo? eppure
piaga non hai nel corpo tuo... Ma, quale
qual veggo io lá sangue sul suolo? e presso
starvi la marra di Caíno?... e quella


  1. Che corre a incontrarla.


V. Alfieri, Tragedie postume. 16