Atto V

../Atto IV ../Nota storica IncludiIntestazione 6 luglio 2023 75% Da definire

Atto IV Nota storica

[p. 407 modifica]

ATTO QUINTO.

SCENA PRIMA.

Tempio magnifico illuminato, in tempo di notte, con vari idoli ed ara accesa.

Sisipo, Zoroastro, Guardie e Ministri del Tempio.

Zoroastro. Sisipo, al tuo valore l’onor di questo regno,

La mia vita medesma e l’onor mio consegno.
Sieno occupati i siti entro al gran tempio e fuori,
Raddoppiate le guardie, armati i difensori.
Fra queste auguste soglie plebe non entri armata;
E sia, se entrar presume, respinta e disarmata.
Mano si ponga all’armi, allor che l’uopo il chieda;
Al subito comando l’esecuzion succeda.
Ma se il furor degli empi manca scoperto, e langue,

[p. 408 modifica]
Salvinsi gl’innocenti, e si risparmi il sangue.

Vanne, e fa che nel tempio la donna inoltri il piede;
Custodisci l’arcano; zelo t’accenda, e fede.
(Sisipo parte 1; le Guardie si dividono in varie parti.

SCENA II.

Zoroastro e Ministri del Tempio.

Zoroastro. Ministri, al sacro altare vittime preparate

E il vicin sagrifizio al popolo annunziate.
Dodici eletti bovi si svenino ad Osiri,
Ed alla sacra pompa presenti sian gli Assiri.
(partono da varie parti i Ministri
Ah! fellonia proterva d’empi vassalli ingrati!
Ah barbari disegni di cuor disumanati!
Perfida scaltra donna, che ha il giovane sedotto!
Cieco misero Nino, da un folle amor condotto!
Ma io di quest’amore reo men di lui non sono,
E condannando i miei, agli error suoi perdono.

SCENA III.

Corina ed il suddetto.

Corina. Ah signor, tremo tutta.

Zoroastro.   No, non temer Corina.
Onor, gloria, mercede oggi a te si destina.
Corina. Io non merito gloria, degna non son d’onori;
Circa poi la mercede, riceverò i favori.
Zoroastro. Colà dove del tempio conservansi gli arredi,
Entra, ed il cenno attendi, fin che a chiamar ti vedi.
Corina. Mi fareste una grazia?
Zoroastro.   Per te, che non farei?
Corina. Mi lasciereste 2 andare a fare i fatti miei?

[p. 409 modifica]
Zoroastro. No, non temer, Corina. L’opra compisci, e aspetta

Mirare a qual trionfo fosti dal Cielo eletta.
Corina. (Già questo è quel che vedesi usare ai nostri dì;
Comandami, comandami, e poi: voglio così).
(entra in una stanza del Tempio
Zoroastro. Studi fallaci e vani d’astronomia mendace,
Stolto chi in voi presume il presagir verace.
Segno fra i vostri arcani non ritrovai di questo
Al regno e alla mia vita pericolo funesto.
Merto non fu degli astri il trono a me predetto,
Fu della sorte un dono, fu dell’industria effetto.
L’astro, che mi condusse de’ Battriani al soglio,
Fu col vel di pietade il mascherar l’orgoglio;
Fu l’acquistar gli amici con benefizi e doni,
E guadagnar col tempo la forza e le ragioni;
Fu la provvida stella del conseguito onore
Della real Nicotri l’arbitrio ed il favore;
E l’astro, che minaccia tormi la regal sede,
È il nuovo amor, che al primo scemata ha la mia fede.
Sordi sono i pianeti. Sordi non sono i Numi.
Giove i merti misura, gli affetti ed i costumi.
I segni che influiscono in noi cercar conviene:
Vengon dal vizio i mali, vien da virtude il bene.

SCENA IV.

Semiramide, Nino, Assiri ed il suddetto.

Semiramide. Signor, la tua bontade mi obbliga maggiormente,

Al regio sagrifizio volendomi presente.
Meco i seguaci miei inalzeran divoti
Per te, per lo tuo regno, ai sacri Numi i voti.
Zoroastro. So l’amor, so la fede, che per me nutri in petto,
So per me degli Assiri il generoso affetto;
E so che più di tutti ad onorarmi aspira
Lo stranier che s’inoltra al fianco di Semira.

[p. 410 modifica]
Semiramide. Parli tu di Cambise?

Zoroastro.   Sì, di Cambise istesso,
Che il bel cuore di Nino vanta nel seno impresso.
Nino. (Temo ch’ei mi conosca). (piano a Semira
Semiramide. (Donde sì rio timore?)
(piano a Nino
Nino. (Forse da quel rimorso, che mi dilania il cuore).
(come sopra
Zoroastro. Olà, venga Nicotri, e i miei vassalli e amici
Vengano all’ara innanti ad implorar gli auspici.
Preparate all’altare le vittime già sono.
Segno al popol divoto dia delle trombe il suono.
(Suonano le trombe, Zoroastro ascende al trono; Semiramide e Nino siedono da un lato.

SCENA V.

Cleonte, Teocrate, Lisimaco, Sidone e detti.

Cleonte. Signor, freme a ragione il popolo inquieto.

Ch’ei non s’inoltri al tempio s’oppone un tuo decreto.
Sisipo colla forza tenta arrestar gli armati,
E la ragion si asconde agli animi irritati.
Zoroastro. Nel pacifico tempio l’armi introdur non giova.
Oggi esigono i Numi di religion tal prova.
Entri il popol senz’armi d’Osiride all’aspetto.
Taccia, obbedisca, ed usi al cenno mio rispetto.
Sidone. (Andiam via). (piano a Cleonte
Cleonte.   (Non temere. Vedrai a un cenno mio
Tutta la reggia in armi). (piano a Sidone
Sidone.   (Se v’è periglio, addio).
(piano a Cleonte
Zoroastro. Sedete. (Cleonte e Sidone siedono
Teocrate.   (Ah, non vorrei che da una stella, o un astro,
Fosse il nostro disegno scoperto a Zoroastro).
(piano a Lisimaco, e siede

[p. 411 modifica]
Lisimaco. (Ciò temer si potrebbe non da un astro, o 3 una stella,

Ma da lingua spergiura resa di noi rubella).
(piano a Teocrate, e siede
Sidone. (Avvisatemi quando vicino è il precipizio).
(piano a Cleonte
Cleonte. (Quando il re giù dal trono s’accosti al sagrifizio).
(piano a Sidone
Sidone. (Prevenitemi allora). (piano a Cleonte
Cleonte.   (Sì, sì, vi avviserò). (piano a Sidone
Sidone. (Ho piacer di saperlo, che allor me ne anderò). (da sè
Zoroastro. E Nicotri non viene? Sappia che lei si aspetta.

SCENA VI.

Nicotri e detti.

Nicotri. Eccomi. Chi m’invita? L’amore o la vendetta?

Al real sagrifizio forse condotta io sono,
Per rimirare assisa la mia rivale in trono?
Zoroastro. Siedi e ascolta, Nicotri. (Nicotri siede
Cleonte.   Signor, Febo scolora;
Fumano l’are ardenti: del sagrifizio è l’ora. (a Zoroastro
Sidone. (Ah! ci siamo). (da sè
Cleonte.   Le vittime, ministri, omai ferite.
Zoroastro. Attendete il mio cenno. (ai Sacerdoti) Voi le mie voci udite.
(agli astanti
Sdegnati i patrii4 numi, vittima a lor s’aspetta,
Atta a placar del Cielo lo sdegno e la vendetta.
Di pacifico armento sangue non è bastante:
Versar deesi sull’ara il sangue di un regnante.
Popoli, io son la vittima, cui si destina esangue:
Io son l’ira del Cielo, io da versare ho il sangue.
Togliete a quell’altare le vittime innocenti;
Di vittima reale fumin quell’are ardenti.

[p. 412 modifica]
Compiasi nel mio capo de’ giusti Dei lo sdegno;

Zoroastro perisca, e ne trionfi il regno.
Ma qual nuovo ministro alla bipenne ardita
Dovrà porre la mano per togliermi la vita?
Olà, diasi una scure alla crudel Semira,
Che con studiati inganni alla mia morte aspira.
Diasi un ferro a Cambise, sotto di cui consente
Il gran re degli Assiri nascondersi vilmente;
E fra la donna illustre ed il garzon reale
Si disputi la gloria del colpo micidiale.
Ma no, sì nobil vanto v’è chi contrasta ad essi:
Esser desian ministri i miei vassalli istessi.
Scuri recate intorno ai perfidi inumani,
Tingano nel mio sangue, tingano i rei le mani;
Il popol sciagurato dal giogo mio respiri,
Per piegar la cervice al giogo degli Assiri;
E il volubile genio, col proprio re tiranno,
Pianga sott’altro impero lo scellerato inganno.
Perfidi, vi ammutite? Non vi è di voi chi ardisca
Prender il ferro il mano, e che il mio sen ferisca?
Ah! Nicotri, Nicotri, tu più di tutti hai dritto
Di punir oltraggiata l’ombra del mio delitto;
Che fu un’ombra soltanto di delirante amore
Ciò che mostrò di toglierti una porzion del cuore.
Ah! sì, d’accorta donna fur le lusinghe e i vezzi,
Uniti del tuo labbro all’onte ed ai disprezzi,
Che nel mio cor distrusse della costanza il vanto,
Sparso dal rio veleno dell’amoroso incanto.
Bella, perdon ti chiedo. Se nel tuo cor reo sono,
Vendica tu gli oltraggi; toglimi vita e trono.
Tu sol di Battria erede, hai tu ragion sul soglio,
Non degli Assiri il fasto, non dei rubei5 l’orgoglio.
Scure alla man condegna sia la regal mia spada:
Apriti nel mio seno al regno tuo la strada.

[p. 413 modifica]
Non temer di quegli empi l’alma di sdegno accesa:

Fidi guerrieri armati saranno in tua difesa.
Olà, Sisipo, olà, fidi campioni, entrate,
La vostra principessa servite e preservate.
E voi, sudditi indegni, e voi, perfidi amici,
Voi6 che il desio nutrite d’orrendi sagrifici,
Dite chi è in ira al Cielo, dite a qual reo si aspetta
Placar de’ giusti Numi lo sdegno e la vendetta.
Sidone. Signor, non mi guardate, ch’io non ne so niente.
(Ah! questa volta il trigono è stato inconcludente).
(da sè
Nino. (Semira, ah! siam perduti). (piano a Semiramide
Semiramide.   (No, fin ch’io resto in vita).
(piano a Nino
Nicotri. (Godo veder confusa la mia rivale ardita). (da sè
Cleonte. (Chi svelò a Zoroastro il suo destino oscuro?)
(piano a Teocrate ed a Sidone
Teocrate. (Un astro a noi nemico). (piano a Cleonte
Lisimaco.   (Un labbro a noi spergiuro).
(piano a Cleonte
Zoroastro. Empi, il rossor cotanto vi opprime e vi avvilisce,
Che niuno in faccia mia di favellare ardisce?
Semiramide. Prima, signor, di tutti parlare a me s’aspetta:
Io sono il primo obbietto di sdegno e di vendetta.
Rea comparisco al mondo d’inganni e tradimenti,
Ma rea tanto non sono, se me ascoltar consenti.
Tu col vantar degli astri a tuo favor l’impegno,
Ad acquistar giugnesti de’ Battriani il regno;
E tutta l’Asia è piena che soggiogare aspiri
Coll’armi e coll’ingegno il regno degli Assiri.
Nino è tenero ancora; v’ha nel suo regno istesso
Chi brama per invidia di rimirarlo oppresso.
Amor di novitade arde tra i servi suoi,
Qual ardere tu vedi barbaramente i tuoi.

[p. 414 modifica]
Vi fu tra’ tuoi vassalli chi offrio tua vita istessa,

Per liberar la patria dal regal giogo oppressa;
E libertà cercando, offria largo tributo
A chi porgea coll’armi al tradimento aiuto.
Se tu fosti7 nel caso d’eleggere il partito
D’assalire il nemico, o d’essere assalito,
Qual dei due sceglieresti? Vana è la mia richiesta:
Per reprimer la forza, anche la forza è onesta.
Pur della guerra in vece, che favoriva audace
Il tuo popolo istesso, io preferii la pace.
Noto sarà per fama a Zoroastro istesso
S’io so trattar la spada al par del viril sesso;
Ma risparmiar mi piacque per questa volta il sangue,
Vincerti ho desiato, senza volerti esangue.
Sì, vincerti bramai, non per recarti offesa,
Ma per mirar l’Assiria dal tuo disegno illesa.
Nino meco s’ascose sotto mentito aspetto,
Non con idea d’inganno, ma pel geloso affetto;
E quanto gelosia possa in un core amante
Dicalo a te Nicotri, di lui più delirante.
Signor, di quanto io dico, prova ne avrai sicura.
Vuoi regnar? vuoi la pace? Volgiti all’ara, e giura.
Giura a Nino amicizia. Pronto è a giurarla anch’esso.
Leghi e unisca due regi un interesse istesso.
Mirino i rei vassalli perduta ogni speranza;
Al timore, al rispetto, ceda la ria baldanza.
Sposa la tua Nicotri; Nino, il tuo cuor mi dona.
Tu dell’amor sei certo, (a Nino) Tu l’arte mia perdona.
(a Zoroastro
Zoroastro. Semira, il tuo talento si riconosce a prova.
Basta; i sospetti interni alimentar non giova.
Ecco l’ara, ecco i Numi, ecco di pace il tempio.
Nino a me giuri fede; io seguirò l’esempio.
Nino. M’odano i Dei superni...

[p. 415 modifica]
Semiramide.   Pria di formare il voto,

Della fè che tu vanti fa che il valor sia noto.
Mi promettesti il cuore. Dammi la destra in pegno,
E sia l’atto solenne della tua fede un segno.
Nino. Ah! sì, lo giuro ai Cieli, cui di mancar non si osa.
Mi è Zoroastro amico. Tu mia regina e sposa.
Semiramide. (Render mi può felice regno, grandezza, amore).
Zoroastro. (Oh scaltra donna!)
Nicotri.   Oh donna del sesso nostro onore!
Zoroastro. Nino, a te l’amistade...
Nicotri.   Signor, perchè ei ti creda,
Fa che un eguale esempio della tua fè si veda.
Zoroastro. Sì, Nicotri, comprendo qual facile s’addestra
Il pieghevol tuo cuore da un’abile maestra.
Eccoti la mia mano. Fissato è il tuo destino:
Giuro a te la mia fede; giuro amicizia a Nino.
Semiramide. Teco me ne consolo. (a Nicotri
Nicotri.   Perdona i miei sospetti.
(a Semiramide
Son donna, e anch’io di donna ho le virtù, i difetti.
Zoroastro. Amici, in sì bel giorno amor trionfi e pace;
Ma non rimanga inulto il tradimento audace.
Perfidi rei vassalli, ch’empio furor vantate,
Fra’ ceppi il destin vostro ad aspettare andate.
Toglieteli dinnanzi al mio real cospetto,
Non si funesti il tempo con sì lugubre oggetto;
E voi, sacri ministri, offrite all’are ardenti
Fra gli odorosi fumi le vittime innocenti.
(I Sacerdoti raccendono le faci, e conducono all’altare le vittime. Le Guardie arrestano Teocrate8, Lisimaco, Cleonte e Sidone.
Teocrate. Ah! Cleonte, tu fosti il consiglier malvaggio
Che inspirò della colpa le massime e il coraggio.
Lisimaco. Tu creder ci facesti con meditato inganno

[p. 416 modifica]
Il rege un mancatore, un barbaro, un tiranno. (a Cleonte

Cleonte. M’abbandonò ragione quando d’amor fu schiava.
Tu che le sai, Nicotri, tu le mie colpe aggrava.
Nicotri. Non niego il tuo delitto, se tu medesmo il dici.
Zoroastro. Empio, quai ti sedussero lusinghe adulatrici? (a Cleonte
Sidone. Ah! signor, quel che è stato, dirò senza riguardo:
Ci ha tutti corbellati un trigono bugiardo.
Si credea che dovesse cader sopra di voi,
E il trigono fatale cadeo sopra di noi.
Si ha da morir? pazienza. Si soffra ogni disastro;
Chi sa che dopo morte io non diventi un astro?
Priegovi d’una grazia, re generoso, umano:
Ditemi qual pianeta vi discoprio l’arcano.
Zoroastro. Sì, vuo’ appagar Sidone, vuo’ illuminare il mondo:
La provvida mia stella non taccio e non ascondo.
Olà, s’adempia il cenno, (ad una Guardia) Arrossirete, indegni,
Nel rimirar quell’astro che mi svelò i disegni.
Sidone. Qualche cometa al certo scese dal cielo in terra.
Le comete predicono o morte o fame o guerra.

SCENA ULTIMA.

Corina e detti.

Zoroastro. Ecco la stella amica che per divin portento,

Chiusa in comodo sito, raccolse il tradimento.
Indi da giusto zelo e da pietà guidata,
A me senza dimora la macchina ha svelata.
Vieni, o saggia Corina; apri il tuo cuore e chiedi:
Limite non avranno le grazie e le mercedi.
Di te, per mia salvezza, so che si valse il fato,
Ma all’opera tua stessa esser non deggio ingrato.
Corina. Signore, una sol grazia vi chiede il labbro mio.
Della morte di tanti so che cagion son io.
È ver che un re salvando, ho fatto un’opra degna;
Ma aver pietà di tutti l’umanità m’insegna.

[p. 417 modifica]
Se per me siete salvo, io vi domando ardita,

Dei miseri, in mercede, donatemi la vita.
Sidone. (Che tu sia benedetta! senza esitanza alcuna
Meriti di occupare il posto della Luna). (piano a Corina
Zoroastro. Grazia negar non posso a chi la vita io deggio:
Ma soffrir non conviene nemici al regal seggio.
Esuli dal mio regno per pena vostra andrete,
E a una pietosa donna l’aura vital dovrete.
Ah! sì, donne gentili, dei beni e dei disastri
Della vita dell’uomo siete le stelle e gli astri.
Voi miseri ci fate coi scherni e coi rigori,
Voi coll’amor rendete felici i nostri cuori.
Deh! per te sia ridente, Nicotri, il mio destino!
Deh! sia per te, o Semira, lieto il destin di Nino.
Nicotri. Non dubitar, mio caro, la tua fedel consorte
Al tuo voler contraria, nemica alla tua sorte.
(a Zoroastro
Nino. Che risponde Semira?
Semiramide.   Dolce diletto sposo,
Tanto son io fedele, quanto sei tu amoroso.
Mancami un solo bene per far la gioia mia,
Che tu dal sen bandisca il gel di gelosia.
O di me non ti fidi, ed è l’amore insano;
O all’amor mio tu credi, e il dubitarne è vano.
Chiedi s’io dico il vero, chiedilo a chi ci ascolta,
Chiedilo a chi provato l’avrà più d’una volta.
Ogni piacer più caro strugge il timor nel petto:
Allor che non si teme dolcissimo è l’affetto.
Se la nostra Commedia poco vi feo contenti,
Questi applaudite almeno ultimi sentimenti.
Per iscoprir gl’inganni sia pur l’amante accorto;
Ma il dubitar di tutto reca alla fede un torto.


Fine della Tragicommedia.


Note

  1. Così nell’ed. bolognese. Nell’ed. Zatta il nome Sisipo manca.
  2. Ed. bolognese: lasciareste.
  3. Nel testo leggesi: non da un astro, o da una stella.
  4. Nel testo: patrj.
  5. Nel testo è stampato: rubbei.
  6. Nel testo: E voi.
  7. Così nel testo.
  8. Anche qui nell’ed. Zatta e in quella di Bologna è stampato: Teocrito.