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412 ATTO QUINTO
Vi fu tra’ tuoi vassalli chi offrio tua vita istessa,

Per liberar la patria dal regal giogo oppressa;
E libertà cercando, offria largo tributo
A chi porgea coll’armi al tradimento aiuto.
Se tu fosti1 nel caso d’eleggere il partito
D’assalire il nemico, o d’essere assalito,
Qual dei due sceglieresti? Vana è la mia richiesta:
Per reprimer la forza, anche la forza è onesta.
Pur della guerra in vece, che favoriva audace
Il tuo popolo istesso, io preferii la pace.
Noto sarà per fama a Zoroastro istesso
S’io so trattar la spada al par del viril sesso;
Ma risparmiar mi piacque per questa volta il sangue,
Vincerti ho desiato, senza volerti esangue.
Sì, vincerti bramai, non per recarti offesa,
Ma per mirar l’Assiria dal tuo disegno illesa.
Nino meco s’ascose sotto mentito aspetto,
Non con idea d’inganno, ma pel geloso affetto;
E quanto gelosia possa in un core amante
Dicalo a te Nicotri, di lui più delirante.
Signor, di quanto io dico, prova ne avrai sicura.
Vuoi regnar? vuoi la pace? Volgiti all’ara, e giura.
Giura a Nino amicizia. Pronto è a giurarla anch’esso.
Leghi e unisca due regi un interesse istesso.
Mirino i rei vassalli perduta ogni speranza;
Al timore, al rispetto, ceda la ria baldanza.
Sposa la tua Nicotri; Nino, il tuo cuor mi dona.
Tu dell’amor sei certo, (a Nino) Tu l’arte mia perdona.
(a Zoroastro
Zoroastro. Semira, il tuo talento si riconosce a prova.
Basta; i sospetti interni alimentar non giova.
Ecco l’ara, ecco i Numi, ecco di pace il tempio.
Nino a me giuri fede; io seguirò l’esempio.
Nino. M’odano i Dei superni...

  1. Così nel testo.