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ZOROASTRO 417
Se per me siete salvo, io vi domando ardita,

Dei miseri, in mercede, donatemi la vita.
Sidone. (Che tu sia benedetta! senza esitanza alcuna
Meriti di occupare il posto della Luna). (piano a Corina
Zoroastro. Grazia negar non posso a chi la vita io deggio:
Ma soffrir non conviene nemici al regal seggio.
Esuli dal mio regno per pena vostra andrete,
E a una pietosa donna l’aura vital dovrete.
Ah! sì, donne gentili, dei beni e dei disastri
Della vita dell’uomo siete le stelle e gli astri.
Voi miseri ci fate coi scherni e coi rigori,
Voi coll’amor rendete felici i nostri cuori.
Deh! per te sia ridente, Nicotri, il mio destino!
Deh! sia per te, o Semira, lieto il destin di Nino.
Nicotri. Non dubitar, mio caro, la tua fedel consorte
Al tuo voler contraria, nemica alla tua sorte.
(a Zoroastro
Nino. Che risponde Semira?
Semiramide.   Dolce diletto sposo,
Tanto son io fedele, quanto sei tu amoroso.
Mancami un solo bene per far la gioia mia,
Che tu dal sen bandisca il gel di gelosia.
O di me non ti fidi, ed è l’amore insano;
O all’amor mio tu credi, e il dubitarne è vano.
Chiedi s’io dico il vero, chiedilo a chi ci ascolta,
Chiedilo a chi provato l’avrà più d’una volta.
Ogni piacer più caro strugge il timor nel petto:
Allor che non si teme dolcissimo è l’affetto.
Se la nostra Commedia poco vi feo contenti,
Questi applaudite almeno ultimi sentimenti.
Per iscoprir gl’inganni sia pur l’amante accorto;
Ma il dubitar di tutto reca alla fede un torto.


Fine della Tragicommedia.