Vocabolario italiano della lingua parlata (1893)/C.

C.

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B. D.

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C.


C. Terza lettera dell'alfabeto, e se- conda delle consonanti: pronunziasi ci, ed e di yen. tanto mascoliuo quanto femminiuo: c Un C grande: — La C e da molti pronunziata male. s Il Avanti alle vocali e ed i, ha la ronuuzia molle e dolce, come C'era. C'i ,- avanti le altre vocali l'ha quasi muta e ro- tonda, come barre, Cura, Cane. Per la somiglianza dl suono col G. spesso si scambiano tra loro, come Laguna e Lacrima, Luogo e Loco, Gastigare e Cani ore, ce.“ Nella musica il C e segno ella cbiave di basso. || Tra‘ nn- meri romani il C significa Cento.

Cabala. r. f. Dottrina tradizionale presso gli Ebrei circa la iuterpetra- zione delle sacre scritture; che poi abusa diventòQuella pretesa scien- za, per a quale crcdevasi tener com- mcrcio cou gli spiriti soprannaturali, indovinare cose future ec. come chi ora dicesse SpiritismoJI‘g. lmbro- glio, Raggiro, esimili: u Per aver uua cattedra non c‘e bisogno di sapere: basta un po‘di cahalaz-Con le tue cabale non mi imbrogli. a Ii L'arte che presume d'iudoviuare i numeri del 'uoco del Lotto, interpretando so I, o per via di operazioni nume- ric e, il che si dice Fare la cabala, o le cobaI-e.— Dall'ebr. kabal, Rice- vere: onde kabala, Dottrina ricevuta.

Cabalare. intr. Far cabale, nel si- gnificato di Almanaccare e fantasti- care per trovare sottcrfugj, tender tranelli, ec. Part. . CABALATO.

Cabaletta. r. f. . mm. Aria di un tempo assai rapido, ben distinto e vi- vace, cbe succede per lo più ad un'al- tr'arla di tempo assai largo, che di- cesi Adagio.

Cabalista. r. m. Colui che fa la ca- hala; ma più che altro si dice di co- loro che erano valenti uclla pretesa scienza della cabala : c I cabalisti era- no in grande ouorc ue' secoli passati. a

Cabalistico. ad. Di cabala, Appar- tenente alla cabala: - Scienza caba- listìca; Opere cabalistiche; Figure cabalistîche. v

Cabalòne-òna. r. m. e f. Chi studia raggiri e tranelli per gabbare altrui, Imbrogllone, Imbrogliona: c nna cabalona, cbe ne sa più d'nn avvo— cato:-Non gli dar retta: o un ca- balone.»

Cabotággio. r. un. T. mar. Naviga- zione lungo e coste, di capo in capo, di porto in porto. É voce presa dallo spagnuolo, e noi potremmo finir d'ita- llanlzzarla, dicendo Co faggio.

Cacadispètti. s. c. ind. Persona dispettosa per natura e per abito: « Chi? quella cacadispetti? Non la piglierei fosse ricoperta d’oro. »

Cacadubbj. s. c. ind. Chi non si sa risolvere a nulla, mettendo sempre innanzi de’ dubbj e delle difiìcolta.

Caeaiuòla. v. Flusso di ventre, Diarrea: voce triviale. il g. Aver la cacm'uola alla penna, si ice in modo basso di chi scrive moltissimo, ma senza sugo. .1 Calze, calmi a cocaina- la, Calze, ec. non legate, o non ab- bottonati, per modo che ricascano giù per le gambe.

Caeapensieri. e. c. 6nd. Chi sopra ogni piccola cosa sta iu pensiero, so- spettaudo o dubitando.

Cacace. inlr. Voce plebea con tutti i suoi derivati. Maudar fuori gli escre- menti Îldcaibo che più uliitameute sldiee n r icoqm, or icorpo, Fare i tuoi birogm." C'acore il con, le budella, ec. Andare di corpo abbon- dantissimamente per effetto di cibi gravi e indigesti, oppure di un pur- gante cbe o cri troppo. Pari. p. CA- CATO.— Da lat. cacare.

Cacarèlla. r. f. Lo stesso che Ca- caiuola.

Cacasenlènze. r. c. ind. Lo stesso che Sputaseuteuze; ma e voee tri- viale.

Caeasòdo. r. in. Dicesi per canzo- natura a Chi nel procedere e nel ra- gionare si mostra grave e senten- zioso più che non comporta la sua condizione: c La dica Lei, che e un cacasodo: che gliene pare? v

Cacastecchi. r. m. ind. Uomo sor- didamente avaro, Spilorcio.

Cacàta. 0. f. Gli escrementi che i‘nomo o li animali mandano fuori in una vota.

Caeatòlo. r. m. Lnogo appartato, dove si_ va a far di corpo; pulitam. Luogo comodo, Cesso, Latriua.

Caeaiùra. e. f. Gli escrementi di Certi insetti come moeclm pulci, ec.

Cacazeochini. r. n. i . Balocco da fanciulli, fatto di legno o di carta- pesta, in figura di nn vecchio in atto di fare i suoi agi e mandar fuori nn gettone, che per iacherzo chiamasi Zecchino.

Cacca. r. f. Voce fanciullosca che si ifica Gli escrementi dei ventre. Il acca,nel linguaggio familiare, suol dirsi per Alterigîa: u Guarda quanta cacca ha quel buffone! non si cono- scesse! n — Dal gr. xdxxn.

Caccabàldole. r. f. pl. Parole e, atti sveuevoli di tenerezza fatti per lusingare e far fare altrui la sna vo- glia: u Fa mille caccabaldole a quel vecchietto, e li leva di sotto ciò che vuole: -Con e sue caccabaldole lo ammalia. a

Caccào. r. In. Arboscello america- no, che da nn frutto simile alla mau- dorla, il quale abbrustolito si macina e se ne fa la cioccolata; e dicesi cosi a_ncbe li frntto stesso.— Voce ame- ncana.

Cacchiatella. r. f. Sorta di pane molto fine, di forma piccolissima e a picce, nsato per lo più a far la pappa a'bamhini.

Cacchiòne. r. In. Vermiciattolo, op- pure Gruppetto di nova, che le mo- scbe o altri simili insetti depongono specialmente sopra le carni, oudc esse più presto si putrcfanuo. il Pic- colo vermiciattolo bianco chele api generano nel miele, e dal quale na- sce la nuova ape. || Avere i cucchiaini, Entrare in cacchiom', dicesi fami- liarm. per Essere, o incominciare ad essere, malinconici. |l Dove ton mosche son cacchioni, dicesi in modo prover- biale per significare cbe posta nna causa, ne deriva naturalm. il suo ef- fetto: ma adoperasi per io più in mal senso. [p. 253 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/253 [p. 254 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/254 [p. 255 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/255 [p. 256 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/256 [p. 257 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/257 [p. 258 modifica]CALCINATURA. 202 — CALIXEGGIARE. o metalli nel fornello, e tenorvcli a cosi gran calore, che diventino qnasi come calcina.il T.agric. Spargere cal- cina Rii'tcrreni i)er ridurli più atti alla produzione : « Le vigne è ottima cosa il calcinarle. » Part. p. CALCINATO. Calcinatura. ». f. L atto e L'effetto del calcinare: < La calcinatura dì certi metalli è opera lunga e dif- ficile. » (cinare. Calcinazióne. ». f. L'atto del cal- Calcino. a. Vi. Malattia de'bachi da seta, che impedisce loro di mandar fuori gli escrementi. Calcinosltà. >.f. aslr. di Calcinoso; L'esser calcinoso. Calcinóso, ad. Che ha apparenza e certa qualità di calcina: «Materia calcinosa; Allume calcinoso.» Càlcio. ». ni. Colpo dato con un piede: «Nerone diede un calcio nel TCntrc alla moglie: -Combattevano a pugni e a calci. » !| Specialmente si dice delle bestie da quattro zampe con l'ugna tonda, come muli, cavalli, asini; ed anche de' bovi: «Ebbe un calcio da un bove : - Quel cavallo tira ì calci; Badati, c'è da avere una cop- pia di calci. » il ii calcio drlV aaino, suol dirsi proverbialm. per Grave in- sulto che un nomo vile e da poco fa al valentuomo e potente, ridotto a mal termiue: maniera derivata d.iUa nota favola esopica.'I Dare un calcio a una cosa. Non la pregiar quanto merita e lasciar passare l'occasione di posse- derla: « Non vo'dar un calcio al buon partito che mi si offre; » e generica- mente Dare un calcio alla fortuna. 1 Fare a'calci co' muricciuoli, Mettersi a contrastare con chi è molto più forte e potente, dal che non può uscirne che danno: «Litigare col Governo è nn fare a'calci co' muricciuoli » che di- cesi più spesso i^nre ai cozzi co'mufic- cioli. ;i Di due cose tra loro contrarie e ripugnanti, si dice che /anno a'calci tra loro: « Certi medici fanno ricette con medicine che fanno a'calci tra loro. » ,i i'Vtre a'calci. Giocare alla ruzzola facendo a chi la spinge più lontano, dandole un calcio con tutta forza e con la pianta del piede; e Calcio per conseguenza si chiama ciascun Tiro che fanno i giocatori: «Bel calcio: -Con un calcio fece 100 metri. • ,1 Pigliare uno a calci, o o calci nel sedere, si dice familiarm. di persona insolente e di poco conto per noi, a cui si dia brusco commiato: « Se viene a fare il Gradasso, lo pi- gilo a calci nel sedere, «j Calcio è anche La parte di sotto dello schiop- po, che si appoggia alla spalla sca- riciuidolo. ; La parte inferiore della lancia^ sotto l'impugnatura. || Piantar le vit% a calcio, T. agr. Porre i ma- gliuoli nella fossa, ripiegandoli dalla parte di sotto. — Dal lat. calx. Calcistruzzo. ». nt. Mescolanza di calcina con altre materie, come ghiaia altro che di simile, per accrescerle tenacità: più coniuncm. Smalto. Serve a murar condotti d'acqua, vasche, ec. Calco. ». m. Disegno riportato so- pra altro foglio calcando. || Impronta cavata da nna forma, fatta con cera o terra molle, calcata sopra una figura di rilievo: « La medaglia non l'ho ve- duta; ho però veduto un bel calco di essa. » Calcografia. ». f. L'arte d'inta- gliate in rame o in altro metallo; ma più comunemente l'Arte dello stam- p^e, tirare, come dicesi, le inci- sioni fatte sul r.ame.; L'officina dove tali incisioni si stampano; e il Nego- zio dove si vendono. — Dal gr. xa?.- v.òc. Rame, e Ypi^tu, Scolpire. Calcogràfico, ad. Che appartiene alla caicotfr.ifla. Calcògrafo. ». m. Colai che stampa le incisioni fatte snl rame dall'inci- sore; ed anche il Negoziante di esse stampe: « Il B. è il primo calcografo di Firenze. » Calcola. ». f. Ciascano dei dna re- goli appiccati con fanicelle ai licci del pettine per cai passa la tela, sn'quali la tessitora tiene i piedi, e ora abbassando l'uno, ora abbassando l'altro, apre e serra le fiU della tela, e formane il panno. Calcolàbile, ad. Che si pnò calco- lare : > Il guadagno che fa 6. non 6 caleol:ibile. » Calcolare, ir. Valutare, Accertare, per via di calcolo o la qualità o la misura, o il numero di nna cosa: « Un astronomo ciilcola la distanza di nn pianeta; Calcolare il numero delle persone che entrano in un luo- go; l'altezza d'un monte, co. » i Pre- vedere a forza di raziocinio quale può esser l'esito di una cosa, quali 1 perìcoli d' un'impresa, qu:ile 1 opi- nione di alcuno, o il modo che terrà in una data cosa: « Non fo nulla a caso; ma prima di risolvermi cal- colo bene ogni cosa: -Calcolo tutti i pericoli che possono avvenire ec. » ,,intr. Fare alcune di qu" zioni che la matematica m scienza del calcolo.;] + C" ,.. . Far conto. Contare, Pensare, Avere in mente, e sini. come: «Quest'altro mese calcolo di andarmene » Roma, » è modo da rigettarsi. E tali sono an- che le maniere Far calcolo di chec- chessia per Tenerne conto, e Tenere a calcolo alcuno per Farlo stare al dovere. Pari. p. CALCOLATO. Calcolatóre-trice. verbal. da Cal- colare; Chi o Che calcola: «Perito calcolatore; Brava calcolatrice. » i| Calcolatore, si chiama ('hi dovendosi mettere ad una impresa, si is prima accertato, per via di calcoli e di ra- ziocinio, che riuscirà a bene: «Il G. è calcolatore; e se 6 entrato in quella impresa, 6 segno che è sicuro della riuscita. - Calcolétio. dim. di Calcolo, per Pietruz/.a che si genera nei reni: « Ha veduto pochi calcoletti ; ma teme della pietra. » Càlcolo. ». m. Ogni operazione che si fàccia coi numeri, sia per addizione sottrazione, sia per moltiplicazione o divisione, sia per alcune o per tutte queste operazioni insieme unite.' C'o2- coloarilmelico,CìacHo dei numeri pro- prìam. detti, rappresentati dalle ci- fre numeriche. Il Cnfco/o algebrico o analitico. Quello delle quantitA rap- presentate dalle lettere dell'alfabeto. ! ; Dalle varie speculazioni dell'ari tme tica o dell'algebra nascono calcoli speciali che hanno i nomi loro pro- prj, come Calcolo differenziale, inte- grale, infinitesimale, ec. de'più comuni de' quali sarà detto sotto il proprio atUcttiyo.llSciemadelcalcolojèilDomc speciale di quella parte delle mate- matiche che si risolve in numeri o in formule, cui possano i numeri appli- carsi; e talora è il nome che si dà alle scienze matematiche insieme con- sider-ite. ,i Calcolo, si dice anche per Induzione, Congettura, Il calcolare che nna cosa lo cosi : « Mi pensavo dov' imi; ma feci un calcolo f;i:.. .. i .. ' -•"■: ral- co?t, Valutare tutte le )i ^c: < Fatti i miei calcoli, V' .aSO tentare la impresa.» I, Tlikic ia cal- colo, diccsì per Tener conto di cbec- (.),, ;■. / ' ■'coli, T. med. Concrezioni 111' si generano nei reni e n< : ,i; e se queste concre- zioni procedano da alterMionì della bile, 8i chiamano Calcoli biliarj. |j t Tenere a calcolo uno; meglio Farlo stare al dovere. I Far calcolo. V. in Calcolare. — Dal lat. calculut, Ple- tnizza. Calcolóso, ad. Che soffre di cal- coli; e si usa anche in forza dì sost.: « Ai calcolosi giova il prendere olio per bocca. » Calda. ». f. Operazione, per cni il ferro o l'acciaio posto nella fornace prende tauto calore, quanto basta a poterlo lavorare : « Alla prima calda ti fa una lancia. > Caldàcclo. pegg. di Caldo; Caldo eccessivo ed afoso; detto di quello della stagione: < Mi parmill'anni che finisca questo caldaccio. » Caldàia. ». f. Vaso assai grande, generalmente dì rame, che si appende alla catena del camino o sopra un grande fornello per uso di bollirvi o cuocervi checchessia. 1 Nelle mac- chine a vapore, Quel grosso reci- piente dove sta l'acqua clie genera Ti' Il che sia molto ag- ro suol dirsi per ., j,^..i come una caldaia, che Pare una caldaio, ec. Caldaiàta. ». f. Tanta roba, quanta ne entra nella caldaia: « Gli gettò una caldaìata d'acqua addosso ; Quella caldaiàta di cavol flore, se la divoran tutta. » Caldaino. >. m. dim. di Caldaia; Vaso adoperato dai tintori, e che è murato sopra il fornello. Caldalóne. ». m. accr. di Caldaia; Calli. u:i trraiide. Caldamente, avv. Con molto ca- lore e premura. Efficacemente: «Le raccomando caldamente quel dova- ne: -La prego caldamente di farmi saper tosto qualche cos.i. » Caldana. ». f. Subitanea accensione di sangue, che viene per Io più alla testa per indisposizione, o per ef- fetto del cibo o del bere: « Dopo de- sinare mi vengon sempre certe cal- dane che mi par di bruciare. » ', Istan- tanea accensione del volto a cagione d'ira di sdegno: «A qnclle ingiu- rie mi prese una caldana, che se non me lo levavano dinanzi, lo bastona- vo. » Il Caldana, dicesì La stanzetta che è sopra o accanto al forno, per uso di tenervi in caldo, 'ed anche asciiiirare e seccare, checchessia. Caldanlno. ». ni. Vaso dì rame, co] manico fisso, per lo più d'ottone, che fa arco sopra la bocca, a uso di te- nervi brace accesa per scaldarsi, detto a Firenze Veggio. Caldano. ». m. Vaso di rame o di ferro, di forma per lo più rotonda, e largo di bocca, usato per tenervi den- tro brace accesa a fine dì scaldarsi, o riscaldare la stanza: più spesso Braciere. Caldeggiare. Ir. Promuovere con calore e con affetto una cosa, Ain- tamo il buon esito: <IìA proposta era caldeggiata dal B. e passò senza difficoltà. » Part. p. Caldeggiato. [p. 259 modifica]CALDERAIO. — 203 — CALESSE. Calderàio. «. m. Colui cho fa cal- daie, ed altri simili vasi di rame: più comnnem. Ramaio. Calderlno. ». m. Uccelletto col capo rosso, le ali macchiate di giallo e nero, e di canto assai grazioso. — Forma corrotta di cardellino. Calderòtto, s. m. Vaso di rame con coperchio, della forma di una piccola caldaia, e più fondo che largo. Calderùgio, s. m. Lo stesso che Calderino. Caldétto. dim. di Caldo; Caldo tanto quanto. Tepido: « Uu clistere piuttosto caldétto. » Caldézza. ». f. astr. di Caldo: La qualità, di ciò che è caldo : « E di temperamento caldo, e quella cal- dezza è cagione della sua ira. » Ma più comunera. si usa o Caldo o Calore. Caldino, dim. di Caldo: Un po' cal- do: «Oh come tu se' caldino!» Caldo, ad. Che ha una tempera- tura relativam. alta ; contrario di Freddo: « Acqua calda; Ferro caldo. Mani calde; Testa calda. » 1| Che pro- duce calore: «Venti caldi; I caldi raggi del sole. » Il Riscaldato: « Letto caldo; Bagno caldo. » lì Detto di sta- gione, giorno, tempo, in cui si sente molto caldo : « Nei giorni più caldi d'estate non si può far nulla. ».. Di paese, suolo, e simili. Battuto molto dal sole; e spesso intendesi de' paesi meridionali. 'ì Detto dì terreno, vale Che è di qualità molto calorosa: « La vite vuol terreno ealdo e asciutto. » il E detto di certe piante le quali hanno virtù di riscaldare,come la centaurea, le cipolle, la salvia, ecH Dai pittori diccsi caldo quel colore, o quella tinta che è assai vivace ed accesa. Il Detto di persona, vale Che è pieno d'ar- dore o per età o per temperamen- to; e dicesi anche del temperamento stesso: « È un giovane molto caldo.» il Testa calda, dicesi Chi è esaltato di mente: « Non gli date retta; è una testa calda, che opera sempre senza giudìzio. » I E riferito ad affetti, pas- sioni, e simili, vale Forte, Gagliardo: « Caldo amore della patria; Caldo de- siderio della gloria. » il Di parole o preghiere, Molto affettuoso. Efficace: « Pronunziò parole così calde, che tutti ne rimasero commossi: -Porgiamo a Dio calde preghiere per la nostra sa- lute. » || Detto di lacrime, vale Di- rotte, Abbondanti; ma nel parlar co- mune si usa sempre nella maniera Piangere a calde lagrime, per Pian- gere dirottamente: e nello stesso si- gnificato Piangere a caldi occhi.HA sangue caldo. Con l'animo commosso, segnatam. dall'ira: «È un uomo che a sangue caldo si lascia uscir di bocca le parole più ingiuriose. » i| Detto di pratica, faccenda, vale Condotta con molta premura; « Quando le pratiche eran più calde, mandò a monte ogni cosa.» I |CaMo,ca?(Zo, così raddoppiato, ha forza di superlat.: «Mi portò un ar- rosto caldo caldo. » H fig. detto di cosa fatta successa pur ora: «Eccovi un sonetto caldo ciildo, e come m'è uscito dalla penna : - Dai'e una notizia calda calda. » ; i Cogliere, o Pigliare tino caldo caldo, vale Pigliarlo subito. Coglierlo in sul fatto: «I ladri furono presi caldi caldi, nel tempo che si sparti- vano il bottino. » Il Pigliarla calda nna cosa o Pigliarla calda, vale Mettere in una cosa grande impegno: « L'ha presa troppo calda; temo che non voglia durare. » || Slare o Tenersi caldo, Tener la persona ben riparata dal freddo, il i5ar)(e o Averne una calda e una fredda, dicesi per Dare Avere una notizia buona ed una cattiva. Dare o Ricevere un piacere un dispiacere, il Bisogna hattere il ferro quando è caldo, prov. il quale ci avverte che bisogna fare le cose, mentre che dura la opportunità, il Caldo, in forza di sost. Quell'effetto Quel senso che è prodotto da corpi che abbiano una temperatura relati- vam. alta, cioè più alta di quella della mano da cui sono toccati : « Il caldo della fiamma, del fuoco, della stufa, del sole, ec. » li Assolutam. pre- so, s'intende più spesso del calore dell'atmosfera, dipendente dal clima, dalla stagione, dall' ora del giorno, ec: « Oggi è un gran caldo ; fa molto cal- do; è un caldo che s'affoga: -Fra poco viene il caldo: -Finché dura il caldo, non mangiar maiale: -Queste pianticelle, lasciate che sentano un po' di caldo, e poi vedrete come ven- gono su bene. » Il Dicesi anche, ma non nel parlar comune, per Calore. || fìg.: «Il caldo dell'età» per il fer- vore, l'ardore, il E per la Sensazione prodotta da calore: «Mi fa nn gran caldo: - Ho un caldo che mai. » li E a uno che ci affolli co' suoi discorsi, di- ciamo talora: Dio! che caldo! il Di una cosa, di un discorso che non ti faccia alcuna impressione, o di cui non t'importi nulla, dicesi che non fa né caldo 7iè freddo. || E Non averci né caldo né freddo, vale Non impor- tartene nulla. Non averci tu alcun interesse : « Fate come volete ; io qui non ci ho né caldo né freddo. » 1 1 Darsi Pigliare un caldo. Scaldarsi tanto o quanto al fuoco; più spesso Pi- gliare ìtna fiammata, li Pigliare il cal- do, detto di metallo o di vivanda. Riscaldarsi, Addivenir caldo : « Aspet- tate che abbia preso bene il caldo, e poi levatelo. » ;| Mettere il caldo a letto. Mettervi il trabiccolo col fuoco per riscaldarlo: « Quando le lenzuola son di bucato, è bene mettere assai per tempo il caldo al letto. » 1| Tener caldo, dicesi di vesto che ripari molto dal freddo : « Questa camiciuola mi tien troppo caldo. » || Battere due chiodi a un caldo, Fare due faccende a xm tratto, che dicesi anche Fare un viaggio e due servizj.,Nè caldo né gelo rimase mai in cielo, prov. che significa che o prima o poi il caldo e il freddo delle stagioni si fanno sen- tire. Il Il caldo delle lenzuola non fa bollire la pentola. Chi ama starsene molto a letto, non si guadagna da vi- vere; che più comuncm. diciamo: Chi dorme non piglia pesci. — Dal lat. ca- lidus. Calduccino. dim. di Caldo; Caldo temperato e confortevole: « In quella stanza a mezzo giorno c'è un cal- duccino, che é un piacere: -Si leva tardi; che sta volentieri al calduc- cino. »! E in forma A'ad. Un poco riscaldato: « Vo a letto calduccino: - Mi lavo con l'acqua calduccina. » Caldùccio, dim. di Caldo: « Oggi è piuttosto calduccio. » il «(Z. Alquanto caldo. Tepido: «Letto un po'ealduc- cio. Bevanda calduccia. » Caldura, s. f. Il caldo della estate intenso e molesto: «A questa gran caldura, si beverebbe Arno. » Ed ò comune il prov.: « Sant'Antonio la gran freddura, san Lorenzo la gran caldura, l'uua e l'altra poco dura.» Cale. V. Calére. Caleidoscòpio. ». m. Specie di s,-^ parecchio, consistente in un tubo, che diretto verso la luce e girato con mano, presenta all'occhio del riguar- dante figure via via diverse, prodotte da pezzetti di vetro e di carta colo- rati, moventisi d(mtro esso tubo. — Dal gr. xaXós Bello, stSo; Figura e axoTCEtv Osservare. Calendàrio. ». m. Libretto o Ta- vola, su cui sono indicati per i proprj mesi tutti i giorni dell'anno, con le notizie delle fasi lunari, del nascere e tramontar del sole, delle feste, ec. 1 Non avere uno nel calendario, o Non essere esso std calendario di al- cuno, vale Non averlo, o. Non essere in grazia, in istima, ec.: «Non so per- chè, ma il G. non è nel calendario del Ministro,» ovvero: «Il Ministro non lo ha nel suo calendario. » !| Ca- lendario scolastico, dicesi Quello, in cui sono indicati i giorni di scuola, e i giorni di vacanza. — Dal lat. ca- lendarium. Calènde. ». f. pi. Il primo giorno di ciascun mese appresso i Rom.ini. Le calende greche, si suol dire per significare un tempo che non verrà mai, perchè i Greci non dicevano, come i latini, calendce il primo giorno di ciascun mese; onde le maniere pro- verb. Andare o Mandare alle ca- lende greche qualche cosa, per An- dare Mandarla moltissimo in lungo, sicché non abbia effetto: «Quando un Ministro vuol mandare alle ca- lende greche una cosa proposta dalla Camera, dice che quanto prima pre- senterà un progetto di legge. » || Pa- gare alle calende greche, vale Non pagar mai: «Bada di fidargli, se non vuoi esser pagato alle calende gre- che. » — Dal lat. calendce. Calenzuòlo. ». m. Uccelletto che ha le penne color verde cupo e giallo, detto anche Verdone. Calepino. ». m. Nome che si dà al Vocabolario della lingua latina, com- pilato nel secolo XVI da Ambrogio da Calepio. E perchè è un volume assai grosso, suol chiamarsi familiarni. Ca- lepino un Grosso volume qualunque. Il Essere un Calepino dicesi un Uomo che sa molte lingue, perchè il Cale- pino aveva, in riscontro alla latina, altre sei lingue. Calére, intr. usato impersonalm. e nelle voci Cale, Caleva, Calèsse, ec. : « Poco mi cale della tal cosa ec. » in poesia. Il Mettere in non cale ìtna cosa, per Non se ne dar cura o pensiero: voce del nobile linguaggio. — Dal lat. calere. Sentir calore. Calessàbile. ad. Detto di strada, dove si può andare col calesse o con altra vettura: «La strada è calessà- bile fino alla villa. » Calessàccio. pegg. di Calesse; Ca- lesse vecchio e mal ridotto. Calessante. ». m. Chi tien calessi per darli a vettura. Calessàta. ». f. Quante persone en- trano in un calesse : « Passa molte calossatc di gente, e non si sa dove vadano. » Calèsse. ». m. Veicolo ii due ruote, a un solo cavallo, per uso di traspor- tar persone, con uu seggiolino soste- nuto da cigno e da molle poste sopra lo stanghe, e talora con mantice e parafango: ora simile veicolo va in disuso. Il Tirare il calesse, dicesi dai cacciatori della civetta quando pò[p. 260 modifica]CALESSI N A. — 204 — CALMANTE. stasi in terra, invece di far voli e ri- verenze, si mette a tirare il gabbione acuì è legata, li E Tirare il caleate, (licesi volgarmente per Fare il mez- zano in pratiche amorose. — Dal fr. catiche. Caleitina. t. f. Specie di veicolo in forma di calesse, ma un po'più pic- colo, e a quattro posti. Calessino, dim. di Calesse. Caletsùccio. c/t«p. di Calesse: e Ho messo su un po' di calessuccio per andar alla villa. » Galèstro. V. Galèstro. Calettare, ir. Commettere varj pezzi di legno a dente o in altra for- ma, in modo che combacino esatta- rcente. i Per cstens. Aggiustare uscj e finestre al luogo loro cosi appunto ed esattamente, che non vi trapeli aria; e in questo significato sì usa anche inlr.: « Guarda se codesto uscio calétta bene. » li fig. Quadrare, Tor- nar bene; detto di qualunque cosa, ma più spesso di discorso, sentenza, proverbio, e sim.: «E ora come ci calétta questo discorso?» Pari. p. Calettato. Calettatura. ». f. L'atto e L'effetto del calettare; ed altresì II punto dove due pezzi calettano. Calla, s. f. Propriam. Minutissima particella d'oro o d'argento, che si spicca da esso nel lavorarlo. , Comn- nem. intendesi per Cosa che forse fu bella e buona, ma che ora è fuor d' uso e consunta: « Quella donna si mette addosso certe calie, che usavano nel- l'uno. » ij E dicesi anche di persona, ma specialm. di donna avanzata di età, secca e cagionosa: «Ho veduto la signora Kosa: che calia è diven- tata! » — Da calo. Calibrare, ir. Misurare il calibro delle bocche da fuoco e delle p:ille, bombe,ec. .Dare alle bocche da fuoco ed alle palle quel dato calibro, i'art.p. Calibrato. In forma d'ad.; «Pezzo ben calibrato. Calibratóio. ». m. Qualsivoglia strn- monfo che serva a calibrare le boc- che ila fuoco. Calibro. >. m. Diametro intemo delle bocche da fuoco; ed anche La grossezza delle palle, bombe, ce. rag- guagli.ita alla bocca da fuoco eiie le dee ricevere, l/fff. Natura e qualità delle persone : « Son quattro fratelli, tntti di un medesimo calibro. » || Im- portanza, Gravità, di una cosa: < Ra- gioni di codesto calibro ve ne sono parecchie:- Ho avuto quistioni d'al- tro calibro che questa.» .Grossezza materiale: « Uno zampone di questo calibro, > e in tal caso si accompagna la parola col gesto. — Dall' arab. ca- lab, Forma, Modello. Càlice, s. 771. Vaso in forma di bic- chiere, più largo alla bocca che nel fondo, per lo più d'argento, o di al- tro metallo, con un fusto che riposa su largo piede, del metallo mede- simo, e di cui si serve il sacerdote cattolico per consacrarvi il vino ce- lebrando la messa: « Calice d'argen- to, d oro, tempestato di diamanti, ec. » Il Bicchiere a calice, Quello sorretto da un piede, e più stretto al fondo che ali orlo; e anche dicesi senz'al- tro Calice. ì Calice amaro, o solani. Calice, è pur simbolo di estrema af- flizione, presa la metafora dal calice della passione di Cristo: « A questo amaro calice bevono o prima o poi tutti coloro che vivono in questo mondo. »;] Ca/«ce, T. hot. Inviluppo esteriore de' fiori: talora è composto di più foglie, e talora le sue parti sono riunite. Si dice cosi, perchè il fiore sorge da esso, e vi sta come in un piccolo vasellino.il Ed anche la Boccia Bottone de' fiori.— Dal lat. calix. Calicióne. accr. di Calice; e inten- desi più che altro per Grande bic- chiere: < Si beve un calicione di vino a nn fiato. » Caliciùccio. ditp. di Calice: < Quel povero curato dice messa con un ca- liciùccio d'ottone che fa pietà a ve- derlo. » Caliditi. «. f. Lo stesso, ma assai men comune, che Caldezza. — Dal lat. caliditat. Caligine. «. f. Nebbia fitt.i. Vapore denso, che esala dalla terra e offusca l'aria. Il Quella specie di nebbia pro- dotta dal fumo delle artiglierie, delle fornaci, ec: < Non solo si udivano i colpi di cannone, ma si vedeva laggiù una caligine densissima. » i| Offusca- mento della vista per cagione di ma- lattia. — Dal lat. laliyo. Caliginóso, mi. offuscato da cali- gine: < Tempo caliginoso; Vista cali- ginos.-t. » — Dal lat. ealiginotu». Callste. «. m. Sorta di panno lano di poco pregio: « Prima le contadine vestivano di calisse; ora paiono tante cittadine. > — Dal nome della città, in cui da prima si fabbricava. Calla. ». f. Grande apertnra, mu- nita di cateratta, per dare il pa.sso alle acque, per lo più a fine di col- mare o di prosciugare, fiy. Aprirt una calla, dicesi figiiratam. per Met- tere un'usanza non buona: «Non vo' aprire questa calla; che una volta aperta, sarebbe poi difficile chiude- re. » — Da calle. Callàia. ». f. Quella apertnra che si fa nelle siepi per entrare ne'campi. Gallare. ». m. Lo stesso che Cal- laia; voce tuttora viva in alcuni luo- ghi di Toscana. Calle. ». m. Via o Strada piuttosto stretta: voce del nobile linguaggio. — Dal lat. callii. Calligrafia. >. f. Arte di scrivere con caratteri belli, e ben formati. — Dal gr. xa/./.'.ypa:; ia. Calligraficaménte.aft'.Inmodocal- ligratico: -. .Scrivr callitjraflcaniente. » Calligràfico, ad. DI calligrafia. Che appartieni- a calligrafia. Calligrafo. «. m. Maestro di calli- grafia, ('hi sa scrivere con belli e ben formati caratteri. ; Perito calli- grafo, Colui che essendo maestro di calligrafia, si chiama a giudicare se un tale scritto sia di mano di una tal persona. • Callifugo. ». m. Medicamento per i calli de piedi. Callista. «. m. Chi fa il mestiere di curare e di tagliare i calli dai piedi. Callo. ». m. Indurimento della pelle che si fa per forte e lunga pressione, specialmente nelle mani e ne' piedi: < Ho un callo alla pianta del piede che mi fa disperare: - Lavora lavora, ha fatto i calli alle mani. > Quando si dico «« callo o i calli senz'altro, si intende di quelli de' piedi: «Cerotto da calli; Unguento da calli; Ho un callo che mi dà molta noia. »ì| Per similit. Quella escrescenza che viene ai cavalli nella parte interna delle gambe davanti, che l' acquistano per il modo come stanno in corpo della cavalla. i; Callo, chiamano i chirurghi Quella materia che si forma ai capi dei pezzi rotti di un osso, che in- durando a poco a poco li salda, ij La ])arte bianca e quasi callosa che si trova nelle carni macellate: < Di' al macellaro, che non ti dia tanto cal- lo. », /'are i7 callo a una ■■ ••'■- cialmi-ntc viziosa. Esserci < fatto da non conoscerne i ,■ vita: < Oramai a quel vizio ci ha (atto il callo, ed k impossibile che si cor- regga. > il Ed anche detto di cosa spia- cevole, vale Esserci tanto assuefatto che più non fa impressione: «Alle sue stravaganze ci ho fatto il callo, e non me ne afllifftro più. » || Fare Mi callo tulla cotri, - r cosi vi- zioso per abito uou farsi più scrupolo di • ■ | Fare il callo o' mie, si dice in i: ' ni sta molto a sedere u a cavallo, h A'on acere un callo a fare o dire nra rota, Esser pronto a f.:' i ri o riguardo al ni i mica un callo a (.; : ..:... i^. . d informarlo di certi abusi de'aaoi fa- miliari. > — Dal lat. callum. Gallóne. ». m. Apertura che si la- scia nrllc pescaie de'tiumi per dar passo alle barche. Callosità, s.f. a«(r. dì Calloso; L'es- ser calloso. Quella parte della pelle che comincia a divent.ar callo, o che anche 6 diventato: «Ha certe callo- sità per le mani, che i nean- che a bucarlo. » Il II ,P*' malattia, di alcune pau ^Cal- losità al collo della vescica, alla va- gin.t. all'intestino retto, ec. > Callóso, ad. Indurito a modo di callo: < Mani callose come qnelle de' contadini : - Piedi callosi.» Carne macellata che ha molto callo: «A molti piace la carne callosa. » Callotta. ». f. Quel coperchio in- terno degli orinoli, posto a difesa del castello e del movimento: «Orologio con la callotta d'oro. » ;| T. archit. Callotta di una cupola. La volta in- teriore di essa. — Dal fr. calotte. Callòtta. ». m. Così fu chiamato in Italia il famoso incisore francese Cal- lot, che lavorò molto a Firenze: e come son famose molte sue figure biz- zarrissime e grottesche nelle quali fu eccellente, cosi si chiama tuttora Fi- gura o Figurina del Callotta da Callotta, una Persona ridicola e con- traffatta. Calma. ». f. Stato del mare quando non spira soffio di vento, e le acque sono tranquille e senza movimento: « La calma perfetta non è propizia a'naviganti. »i,Edicesì anche del tem- po, del vento, che dopo aver imper- versato, si posa, il E fig. riferito al- l' animo. Tranquillità, Quiete: «E difficile conservar la calma ne'gravi pericoli.» ; E lo Stato di quiete che snccedc alle gravi smanie o pertur- bazioni di animo: «Ha spasimato tutta la notte -j ma ora è in calma: - Montò sulle fune; ma lo mise in calma una parola d'umiltà. > 'i Si usa più che al- tro nel modo aiw. In calma: « Il mare è in calma: - Tornato che il mare fii in calma, ci riposammo.» — Probabilm. dal gr. y-a'j^ia. Caldura, per essere le grandi calme per lo più accompa- gnate da afosi calori. Calmante. ». ni. Quella medicina che ha virtù di calmare le convul- sioni o gli spasimi de' malati: « Avev» [p. 261 modifica]CALMANTINO. — 205 CALZA. dolori atroci, e gli diedi un calmante che gli giovò. T> Calmantino. dim. ve^z. di Calman- te: « Se il dolore torna, mandi dallo speziale per il solito calmantino. » Calmare, tr. Rimettere in calma, così nel proprio come nel figurato : « Alle preghiere di san Francesco Dio calmò il mare: -Quelle amorose pa- role calmarono un poco il suo agitato spirito. » Il rift. Tornare in calma: « Il mare si calmò: -Il suo spirito agitato si calmò. » i[ fig.: i: Calmati, la notizia potrebbe esser falsa. » i; inlr.: « Verso la sera il vento calma. » Part. p. CaJìMAto. Calmeria. ». f. T. mar. Calma co- stante del mare, per cui le navi non possono fare gran cammino. Calmo, ad. Che è in calma, così nel proprio come nel figurato: «Il mare è calmo; Ora il malato è un po' più calmo. » Calmucco, s. ni. Specie di panno lano con lungo pelo. Calo. s. m. Diminuzione, Scema- mente, di volume o di peso; «Certe mercanzie col tempo calano, e biso- gna metter in conto il calo. »iiLo scemare di una cosa per il consumo che se ne fa: «Bevi bevi, la botte ha fatto un bel calo. » li Scemamente di prezzo: « Il grano ha fatto un calo dì tre lire : - Il calo della nostra ren- dita procede da artiflzj di banchieri. » Il E di una persona che per malattia o altro sia molto scaduta e andata a male, suol dirsi che ha fatto un gran calo. I] Dare o Pigliare a calo una cosa, Darla o Pigliarla, per ria- verla o per renderla mediante paga- mento di quanto se n'è consumato: e specialmente si dice della cera che serve alle feste. || Per ischerzo si dico anche di persona: «Quando sono in villa, piglio un prete a calo, perchè dica la messa a quelle donne. » Calòcchia, s. f. Piccolo palo da so- stener viti. — Dal gr. xocXov, Legno. Calomelano o Calomelànos. s. m. Sorta di medicinale purgativo e ver- mifugo, composto di mercurio e di cloro. — Dal gr. xaXój, Bello, e [lé- Xas Nero, perchè tal sostanza me- scolata con gli alcali puri, prende un bel color nero. Calóre. ». m. Proprietà che ha il fuo co, i raggi solari, di riscaldare i corpi. Il La sensazione che si prova per effetto di tal riscaldamento : «Que- sto calore mi dà noia. i>|| Quel prin- cipio per cui tutti gli esseri viventi si mantengono ad una temperatura quasi sempre uguale, particolare ad essi e necessaria alla vita: «Il ca- lore animale, il calor naturale. » li Ed anche l'Eccesso del caler naturale: «Ha del calore alla pelle, e forse un po' di febbre.» li Calore, si prende figu- ratam. anche per Efficacia di affetto, di sollecitudine ec: « Parlò con tanto calore, che prese l'animo di tutti :- Nel calore della quistione gli scappò detto cose gravissime. » il Calore, chia- masi unaEruzione di piccole bollicine che vengono alla cute, e danno un po'di prudore: «Temeva che fosse miliare ; ma non fu altro che un po' di calore. » || Il caldo dell'atmosfera ne'tempi estivi; usato più che altro nel pi.: « A questi calori non si re- spira. » Il Avere i calori, dicesi scher- zevolm. di uno che in tempo di fred- do, quando tutti stanno riparati o al fuoco, va fuori vestito leggermente: « Guarda il sor G. a questo freddo che se la passeggia senza mantello! si ve- de che ha i calori. » — Dal lat. calor. Caloria. ». f. T. agric. Il ristoro che si dà allo terre sfruttate dal grano, concimandole e seminandovi alcune biade: «Le fave son buona caloria, o, fanno buona caloria. » || Il campo dove sono state seminate biade per caloria. || A caloria, posto avver- bialm. coi verbi Essere, Fare, o Te- nere, dicesi de' campi, quando l'anno precedente vi sono state seminate le fave, i lupini, o altra biada per se- minarvi il grano l'anno dopo. Calòrico. ». m. La causa che pro- duce in noi la sensazione del calore. Caloriferàio. ». m. Artefice ;che fa caloriferi, e li mette al posto, ovvero li accomoda. Calorifero. ». m. Apparecchio, per mezzo del quale si riscaldano le stan- ze facendovi passare, per mezzo di tubi, delle correnti d'aria calda. Calorifico, ad. Che produce calore: « Sostanze calorifiche. » — Dal lat. ca- lorificus. Calorimetro. ». m. Strumento da misurare la quantità del calore spe- cifico dei corpi, o di quello che emana dalla combustione. Calorosamente, avv. Con calore. Con efficace affetto : « Fu calorosa- mente difeso dal G., e potè ritornare nella grazia del re. » Calorosità. ». f. astr. di Caloroso; L'esser caloroso: « La calorosità dei cibi nuoce alla salute. » Caloróso, ad. Che ha molto calore. ! 1 Rif. a temperamento dell' uomo, vale Molto sanguigno, e facile alle malat- tie infiammatorie: «E tanto caloroso quell'uomo, che un gocciol di vino gli fa male. » n Caloroso, si dice anche di cibo bevanda atta ad accrescere il calor naturale, ed eccitante: «I tar- tufi son molto calorosi. » il Che non cura il freddo : « Egli è molto calo- roso; non porta mai camiciuola. j Calorùccio. dim. di Calore, in senso di Eruzione : « Ha un po' di calorùc- cio alla faccia, ma non è nulla. » Calòscia. ». f. Soprascarpa, per lo più di gomma elastica, o di gutta- perca, che si porta per difendersi i piedi dall'umido e dal fango. Calpestaménto. ». m. L'atto e L'ef- fetto del calpestare. Calpestare, tr. Calcare più e più volte co' piedi o con le zampe: «Lo stramazzò, e quando fu in terra lo calpestò bestialmente; Entrarono al- cuni cavalli nel campo, e calpesta- rono il grano. » il fig. Opprimere, Te- ner soggetto; ed altresì Vilipendere, Oltraggiare: «L'Italia dopo essere stata così barbaramente calpestata da tante nazioni, ora respira nella sua indipendenza; Crederebbe di cal- pestarmi, ma ha sbagliato. » Part. p. Calpestato, e per sincope Cal- pesto. Calpestatóre-trice. verbal. da Cal- pestare; Chi Clic calpesta: « I vec- chi nostri calpestatori ora ci fanno le carezze: -Le nazioni che già fu- rono nostre calpestatrici. » Calpestio. ». m. Il calpestare con- tinuato e rumoroso che fanno più per- sone, cavalli, ec: «Sentendo questo calpestio, mi levai per veder che dia- vol era. » Calùggine. ». f. Quella prima pelu- ria che gli uccelli cominciano a met- ter quando son nidiaci. Calunnia. ». f. Falsa imputazione^ che sotto colore di vero, con vili mezzi e parole bugiarde, si dà ad al- cuno per macchiarne l'onore e l'in- nocenza per danneggiarlo comec- chessia: «Come! il signor N. reo di quel delitto? Non può stare: è una calunnia. » — Dal lat. calumnia. Calunniare, tr. Apporre altrui ma- lignamente una colpa non vera: «Lo calunniarono di a*ere scritto quel libello. » Part. y. Calunniato.— Dal lat. caluniniari. Calunniatdre-trfce. verbal. da Ca- lunniare; Chi Che calunnia: «Il calunniatore non so quel che sia più, se vile o cattivo. » Calunniosamente, avv. Con calun- nia. Per via di calunnia: « Fu accu- sato calunniosamente. » Calunnióso, ad. Che ha in sé ca- lunnia. Che procede da calunnia: « Quella calunniosa imputazione lo rovinò: -Voci calunniose; Scritti ca- lunnio.si.» — Dal lat. calumniosu». Calvério. ». m. Il monte su cui fu crocifisso Gesù Cristo in mezzo a due ladroni, il/ì^. e scherzevolm. Parere un calvario, dìcesi di chi abbia sul petto molte croci o insegne cavalleresche. — Dal lat. calvarium. Calvèllo, ad. Aggiunto di una qua- lità di grano, che più comunemente si chiama Gentile. || Ed è anche ag- giunto di una Specie di melo, il cni frutto è assai saporito; e dicesi pure del frutto stesso. Calvézza. ». f. L'esser calvo: più comnnem. Calvizie: «È calvo; ma la calvezza gli dà maestà. » Calvinismo. ». m. Lia dottrina reli- giosa, professata e insegnata da Gio- vanni Calvino. Calvinista. ». m. Chi segue e pro- fessa la dottrina religiosa di Calvino. Il Per ischerzo chiamasi Calvinista Chi è calvo, dalla similitudine della voce. Calvizie. ». f. Lo stesso che Cal- vezza, ma più comune. — Dal lat. cal- vities. Calvo, ad. Privo di capelli, spe- cialmente nella volta del cranio; e usasi anche in forza di sost. — Dal lat. calvus. Calza.». /".Lavoro a maglia, di filo di lino, lana, cotone, ed anche seta, col quale si veste la gamba fino al ginoc- chio : « Calza di refe, di lana. Calze ri- camate;Il piede,la gamba, il calcagno della calza; Fare la calza; Legarsi le calze. » il Cateo espulsiva. Specie di calza elastica e da affibbiarsi, che serve a comprimere le vene varicose delle gambe. H Per similìt. Quella stri- scia di panno che si lega allo zampe de'poUiper contrassegno.] ìE qne'Geti che si mettono alle gambe delle ci- vette per tenerle legate. Il Ca^z», di- cesi anche a Quel pezzetto di bam- bagia tessuta a nastro, o a modo di bocciuolo, che si mette per lucignolo a' lumi moderatori, o a cilindro. || Calza, dieesi anche una Specie di sacco, largo in cima, e terminato in punta, nel quale si cola il mosto per faro certi vmi scelti. H Quel pezzo di panno a modo di borsa, attaccato alle cornamuse, il JB»»er /«^<o di calza di- sfatta, si dice famìliarm. di persona debole e floscia, che non regge alla più lieve fatica. H Far le calze ad uno. Dar di lui pessime informazioni, ji Far calze e scarpe d'una cosa, Usarla e abusarla sènza riguardo: «Di quel [p. 262 modifica]CALZiCCIA. — 206 — CAMBIAMÉNTO. mantello n'iio fatto calzo e scarpo; e pure è sempre buono. » HE anche di persona: < Di quel pover nomo no fa calzo e scarpe. > 1| Non aver calze tnpterfe, Esser miserabile: € Un anno fa non aveva calze in piede; e ora va in carrozza, » più comunemente si dice Non avere acarpe in piede. ,| Tirar sn le calze a uno, Tirarlo con modi e pa- role accorte a dire ciò che non vor- rebbe, o a palesar cosa che non sa- rebbe da palesare: «Gli tirai sn le calze accortamente; ma fa inutile, percliè non i)otei raccapezzar nulla. » Il Per siffnificare la semplicità e roz- zezza del tempo antico, suol dirsi iro- nicamente, che allora ti tiravano su le calze con le carrucole; ma più comu- nemente si dice » cahoni. Calzàccia. pcfjp. di Calza: « Cal- zaecc siulice, e tutte rotte. » Calzante, ad. Che quadra. Che è acconcio: « Argomento, Risposta cal- zante. » Calzare, intr. Mettere altrni calze e scarpe in gamba e in piede: « Hi- sogna vestirlo e calzarlo come un bambino. > il Fornire altrui di scarpe a proprie spese: «Per calzare quel monello mi ci vuole 10 lire il mese. » Il Detto di calzolaio che fa bene lo scarpe: « Il Del Lungo mi calza assai bene. » Il Con le particelle pronom.: « Calzati meglio la scarpa, e allora non farà più grinze. » i In nobile lin- guaggio detto di poeta o attore co- mico o tragico, dieesi Cahare il socco o ti coturno per Scrivere o llappre- sentare commedie o tragedie. : Cni- zare polli, Metter loro una striscia di panno a un piede per contras- segno, n ri/?. Mettersi calze o scarpe da sé: < Ha cominciato ora a calzarsi da so. > Il In prov. Chi si caha di quel d'altri, non si veste, La roba rubata non fa frutto. Il Calzare, Mettere sotto nn mobile, che stia mal pari, tuia bietta o calzuolo in quel punto dove alza dal piano sn cui posa: « Bisogna ealzare quel tavolino, che traballa: - Quell'orologio non ^ in piano, e si fer- ma; calzalo. » Il intr. Detto di persona che suol portare calzatura cosi o cosi: « La signora G. calza attillata ed ele- gantemente. »: Dicosi anche di cal- zatura che torni bene alla gamba o al piede, i, E per cstcus. anche di al- tre vesti che si adattino ad altre parti della persona : « Berretta che calza bene al capo: -Questi guanti son troppo larghi; non calzano be- ne. » il Per similit. si dice che nn ca- vallo calza alto o troppo alto, quando ha le balzane molto afte sulle gambe. Il Calzare detto fig. di fatti, parole e sentenze, vale Quadrare, Essere al proposito : « Ben detto : qnesta ci calza appuntino : - Qui ci calza la sen- tenza di Seneca, che ec. » Pari. pr. Calzante. lart. p. Calzato, li In forma A' ad.: «Una signora nobil- mente calzata. » !l Asino calzalo e te- stilo, si dice por dare altrui dell'asino superlativamente. — Dal lat. calceare. Calzare, s. m. Qualunque specie di calzatura di piedi, i! J.ntiar col cal- zare del piombo. Procedere in una cosa con le debite cautele. Calzatóia, s. f. Piccola bietta di legno od anche Carta a più doppi po- sta sotto ai piedi di un mobile affin- chè rimanga in piano e non tentenni. Calzatóio. ». m. Arnese che suol essere l'estremità di un corno di bue tagliato per lo lungo, e che si usa per agevolare la pa.ssata del piede nella searp;i. Calzatura, s. f. Tutto ciò che serve a vestire il piede o la ^amba; Le calze e le scarpe prese insieme : « Una bella calzatura rifa tutta la persona: - Lo stiv.aletto accollato è una bella calzatura. » Calzerottino. dim. di Calzerotto; Calzerotto da bambini. Calzeròtto. s.nt. Calza di filo grosso di lana, che non arriva più su dello stinco. Calzettaia. *. f. Colei che per suo mestiere fa calze di varie qnalità e le vende: « Sotto lo logge di Mercato Nuovo ci stanno molte calzettaie.» Calzino, s. m. Calza di filo gentile, che non arriva più su dello stinco: «D'estate porto calzini dì refe so- praffine. »;| Tirare il calzino, si dice volgarmente per Morire. Calzinòtto. >. m. Lo stesso che Cal- zerotto. Calzo. ». m. Il modo di c.ilzarc : « Il tal calzolaio ha nn bel calzo;» cioè Fa le scarpe che tornano bene. i| Ed anche: « La pelle di gnanto è un ec- cellente calzo;» cioè Veste bene il piede. Calzolàio. ». m. Artefice che fa le scarpe, gli stivali, e ciascnn'altra cal- zatura dc'pii'di. Calzolaiùcclo. dispr. di Calzolaio; Calzolaio dappoco e povero. Calzoleria. ». f. La bottega dove si lavorano e si vendon sti- vali e ogni altra calzai li: < Ci sono a Milano calzu^. ... ,.:an lusso. » Calzonàia. ». f. Donna che enee per mestiere i calzoni. Calzoncini. r£tm. di Calzoni j e dicesi di Quelli (le'b.imbìni: «Il signor G. comincia a invecchiare: e pure io l'ho veduto in calzoncini. » CalzonciónI. ». m.pl. Calzoni molto larghi: « Porta certi calzoncioni alla francese, che 6 un ridere. » Calzóne. ». m. Una delle due parti di quella veste che cuoprc l'uomo, dalla cintura al piede, 8p:irtendosi in due, come fa la forcata umana, per vestire ciascuna gamba da su. Più comunom. usasi nel pi. Cahoni per indicare tutta intera la veste: «Cal- zoni alla fr.anccse, a coscia, colla bra- chetta, col fischio: - Calzoni di panno, di tela, di anchina: - Mettersi i cal- zoni, Infilarsi i calzoni:- Un calzone l'ho già finito di cucire, e q^nell'altro lo finirò stasera.» I Calzoni corti, di- consi quelli che arrivano fino al ginoc- chio, e 11 si affibbi.ano, come tuttora li portano i preti, ed alcuni cortigiani e cavalieri vestiti in abito di ceri- monia, j. Cahoni, flìcesi anche Quella specie di allacciatura, che pas.sa tra le gambe e si serra fortemente alla cintola, e che adoperano i muratori, i trombaj, e simili artefici, quando si calano dall'alto di nna fabbrica, ov- vero in un pozzo. Il Farsela ne' cal- zoni. Empirsi i cahoni, nel proprio vale Andar di corpo dentro i calzoni, cioè senza spogliarsi, per stimolo im- provviso, li nel fig. Avere gran paura, la quale alle volte fa tale effetto; ma è modo volgare come il seguente. Farsela ne' calzoni, per Desistere da un'impresa per paura, dopo essercisi messo con ardore : « Da principio an- dava innanzi con gran baldanza ; ma poi sul più bello se la fece ne' cal- zoni. » Il Essere senza calzoni. Non arrrfaijom, vale Esser pr.v' « Alcuni prima del u'J ci calzoni; e ora paiono tanti Il E per denotare la rozzezza e ia semplicità de' nostri vecchi, si dice che si tiravan su i calzoni con le car- rucoJe. Il Per significare poi che nna moglie fa da padrona in '■■""" '• •■ " disfà anche in quel che ì-ì al marito, pur contro la vi . si dice che essa porla i calzoni, o che yè messa i calzoni. In calzoni, Co'calzoni soli senza l'altro vestia- rio: «11 marchese F. si fa vedere .a'servitori in maniche di camicia e in calzoni. > ;i Ad un uomo ridìcolo della persona, e vestito anche più ri- dicolo, e attillato, sud zando, che par Pin Calzonucci. (/i«^r. «ii i .i certi calzonucei tribolati eli Calzuòlo. ». m. Bietta, ■ ' ; più doppi, altra cosa qualunque da calzare tin mobile che non sìa in piano, che più comnnem. dìcesi Cal- zatoia. Camàglio. s.m. 7". «^or. Maglia d'ac- ciaio o d'ottone, più fitta dì quella del giaco, che pendeva sul collo de- gli uomini d'arme a maggior difesa, ed era talvolta attaccata alla parte inferiore dell'elmo. — Dal*' ' Camaldolènse e Carnale usato anche in forza di to appartenente all'Ordine fondato da sa» Romualdo a Camaldoli. Camaleónte.». oi.Aiiini.'iI ' ' -i caldi, quasi simile alla h. cui pelle muta facilin'- condo la maggiore o del moto. Onde /f^.di. a Colui che muta facci:i, che cauibia opinione a seconda de' casi: «Cama- leonti politici.» — Dal gr. X"(i5'^^<tì>i lat. chamrtleon. Camarllnga. s. f. Nei conventi di monache Culei che paga e riscuote. Camarlingato. ». m. L'irfficìo di ca- marlingo, e II tempo della sua durata. Camarlingheria. ». f. .Stanza ove risiede il camarlingo o la camarling.-j. Camarlingo. ». m. Chi riscuote e paga per un Comune, per nn luogo pio, confraternita, monastero, e si- mile: « Il Camarlingo del Comune di Firenze ; Il Camarlingo dell'Opera di San Giovanni. » Camàuro. ». m. Berrettino dì raso di velluto rosso, che cnopre la te- sta fin sotto gli orecchi, ed è portato dal Papa. — Forma alterata del basso gr. xajiT,?,a'JX'.ov, Berretto fatto dì pelo di cammello. Cambiale. ». f. Lettera di cambio, con la quale uno sì obbliga dì pa- gare a nn altro, o al sno giratario, una somma determinata dentro un termine di tempo e nel luogo mede- simo, in cui è stata fatt:i 1 obbliga- zione : ♦ Fare, Firmare nna cambiale ; Girare,Scontarc una cambiale ^Prote- stare, Riavvallare una cambiale, ec. » li Ciambiale in bianco. Quella che porta soltanto la firma dell'accettan- te, senza che vi sia scritta né la som- ma, né altro. Cambìalina. dim. di Cambiale; e per lo più s'intende dì Cambiale fatta per piccola somma. Cambiaménto. ». m. L'atto e L'ef- fetto del cambiare o del cambiarsi. Mutazione, ne' sensi varj del verbo. «Da qualche tempo in qua ha fatto nn certo cambiamento che non mi. piace punto. » [p. 263 modifica]CAMBIAMONÉTE. - 207 — CAMERATA. Cambiamonéte, s. m. ind. Chi eser- cita l'industria (li cambiar monete, fogli di banca, carta monetata, rice- vendo dando un aggio. Cambiare, tr. Mutare una cosa con un'altra, per lo più della stessa n.v tura; Sostituire una cosa a un'altra:

  • Ho cambiato un cilindro con un'an-

cora: -A mezza strada cambiammo i cavalli : - Appena tornato a casa, mi cambio l'abito. » || Riferito a cose mo- rali, vale Variare, Trasmutare: «La fortuna spesso cambia la condizione cosi degli uomini come dei popoli. » Wfig.: «Cambiano opinione, parere, metodo, ec. » Il Cambiar vita, Da vi- vere disordinato ridursi a vita costu- mata ed onesta: «Dopo quella puni- zione, cambiò vita e non fece più dir nulla del fatto suo. » !| Cambiar forma, colore, viso, 6 simili. Pigliare un'al- tra forma, un altro colore, un altro viso : « Questo vestito, dopo che ha avuto l'acqua, ha cambiato colore : - Da giovinetto era assai bello; ma ora ha cambiato iso. -^ Cambiar colo- re, Impallidire per turbamento d'ani- mo, confusione, vergogna: « A quello parole cambiò colore. » Il Cambiar casa, dimora, e simili. Andare a stare in altra casa, in altro luogo : « Non so più dove stia, perchè ha cambiato casa: -Cambia domicilio da un anno all'altro. » ì; Rif. a monete, o fogli di banca, vale Barattarli dando l'equi- valente in moneta o fogli di altra specie: «Va' a cambiar questo foglio da cento ; ma fatteli dare in moneta piccola. » il Cambiar le corte in mano a uno, lo stesso che Barattare le carte ec. V. Barattaue. i| Il lupo cambia il pelo, ma il vizio mai. V. Lupo. Il rect/ir.: «Si sono cambiati tra di s6 i panni e il nome, e uno figura d'esser l'altro. » Il ri fi. Jtntarsi: «La fortuna s'è cambiata: -Si cam- biano spesso i gìiulizj e le opinioni degli uomini; Si cambiano i gover- ni, ec. » il Detto di tempo. Mettersi al cattivo: «Questo tempo vuol cam- biarsi; ho certi segnali che non fal- liscono. » il Detto di, persona, vale Mutar di parere: «E un cert'uomo che si cambia facilmente : - Si cam- bia dalla mattina alla sera. » |! Mutar colore. Impallidire: « A quelle parole si cambiò, e non seppe che rispon- dere. » Il Cambiarsi di panni, vesti, abiti, solam. Cambiarsi, Mutarsi i panni, il in<7 Prendere stato, condi- zione, qualità, tenore, e simili, di- verso da quello che prima si aveva; e dicesi così d' nomini, come di cose: «Tutto cambia nel mondo: -Le cose possono cambiare da un momento al- l'altro:-! gusti cambiano: -Da che è tornato di collegio quel giovinetto ha cambiato molto. » il Costruito con la prep. Di: «Cambiar di casa, di letto, di posizione, di domicilio, dì colore, d' aspetto, di opinione, di pa- rere, di metodo ec. » il Part.p. CAM- BIATO, che usasi spesso in forma 6l ad. por Barattato con altra cosa, Trasmutato, o Alterato nella fac- cia: «Quando si presentò, parve a tutti cambiato nel volto. » — Dal lat. cambiare. Cambiàrio, ad. Di cambio. Che ri- guarda il cambio : « Diritto cambiario ; Sistema cambiario. » Camblatóre-trice. verbal. da Cam- biare; Chi o Che cambia, li Camòta- tore, Colni che esercita l'arte del cambio. Cambio, s. vi. Il cambiare. Il mu- tar una cosa con un'altra, così nel proprio come nel /ig.: «Ho fatto un brutto cambio: -Piuttosto che ven- der quest'orologio, no vo'fare un cam- bio. » il Talora dicesi anche in nobile scrittura per Contraccambio: « È più facile rendere il cambio dell'ingiuria che del benefizio. » il Cam6Jo, dicesi di Persona che si sostituisca a un'al- tra in un ufiicio; ma oggi non direb- bcsi se non di quel Giovine che entra per prezzo nella milizia in luogo di un altro: iu caso diverso diciamo Scambio: « Mettere un cambio. » || Ed anche la Soiuma ritirata da ehi entra in luogo d'altri nella milizia: « Ha preso un cambio. » Ma questa voce in Italia è giA invecchiata, poiché tutti i giovani debbono militare. ||/n cambio, posto a modo d'at)«., vale In vece: « In cambio di migliorare, peg- giora. » In quel cambio, In luogo di quella data cosa o persona: « Non volle la decorazione, e prese in qnel cambio quattrini. » ii /« cambio, coi verbi Dare, Prendere, Pigliare, o si^ mile, rif. a cosa o persona, vale Pren- derla, Scambiarla con un'altra: « Ho preso quest'anello d'oro, e gli ho dato in cambio un orologio d'argento. » il Com5«o, dicesi anche del baratto della monetacon altra di diversa specie: «Il cambio dell'argento, dell'oro:- Il cam- bio corrente, ec. »11 Anche Quello che si fa da luogo a luogo per via di let- tere di cambio: « Il cambio su Parigi, su Londra. » i| Il prezzo che si paga al banchiere o al cambiatore nell'atto che si fa il cambio della moneta; che oggi dicesi più comunem. Sconto, od Aggio. Il Lettera di cambio, Cambiale. il l'rima di cambio. La lettera origi- nale di cambio ; Seconda, Terza ec. di cambio, Ija seconda o terza copia che si fa di una cambiale. || onde /?</. Es- sere o Fare la seconda di cambio, di- cesi di errore o cosa spiacevole o nociva, che altri torni a commettere: « Stiamo bene attenti, per non far la seconda di cambio. » || Scritta di cam- bio. Il contratto che si fa, dando de- nari a cambio. || Regola di cambio, La regola, secondo la qnale devo farsi il calcolo per determinare il valore effettivo d'una cambiale data in un luogo per esser pagata in un altro luogo straniero, valore che varia a seconda delle richieste e di altre eventualità. llZJarc, o Pigliare,denari a cambio, o anche, senz'altro. Dare o Pigliare a cambio. Dare o Pren- dere denari a frutto : « Il Marchese X. s'è ridotto a pigliare a cambio dal fattore. » Cambista, s. m. Chi traffica in cam- bi, per lo più di non grande rilievo. Cambrì, s. m. Tela finissima di co- tone bianco o in colori: «Camicie, Pezzuole di cambrì: - Gli ho fatto un vestituccio di cambrì a righe: - Pezza di cambrì: - Questo cambrì ha troppa pappa. » — Dal nome della città di Cambra;/, dove prima fu tessuta que- sta tela. Camèlia, s. f. Arbusto originario del Giappone e della Cina, che si coltiva con molto amore nei giardini, e che fa un fiore molto bello, di co- lori diversi, ma senza odore; od ha lo stesso nome della sua pianta. — Dal Padre Camelli, che primo portò in Europa questa pianta. Càmera. «. f. Stanza della casa, de- stinata solo ad uso di dormirvi. II dirlo di qualsivoglia altrastanza della casa, è uso oggi non toscano: «Ca- mera grande, buona, ariosa, buia; Ca- mera mobiliata; Camera con alcova; Camera da sposi ec. » il Fare la ca- mera. Prepararla, rifacendone il letto, spazzandola, e fornendola di tutto ciò che è necessario: « Tutte le mattine c'è da far tre camere: -È arrivato un mio amico, e gli ho fatto fare la camera al secondo piano. » |1 Veste da, camera. Quella sopravveste lunga fin quasi ai piedi e aperta dinanzi, ch(^ uno si mette la mattina, alzandosi dal letto e che snol portare anche per la casa in altre ore del giorno, li Musica da camera. Quella che si eseguisce nelle sale ed ha caratteri suoi pro- prj, per distinguerla dalla Musica tea- trale da chiesa: oggi dai france- sizzanti si chiama Musica dai salon. Il Camera. T. mar. Quel luogo di un:: nave che è sotto coperta, destinati' all'alloggio degli ufficiali di essa o altri usi. Il Cornerà, dicesi II luogo, ove si conservano i denari dello Stato, e anche l'Erario stesso. || E per II fisco. 1 Camera, è nome che si dà an- che ad alcuni Collegj o Corpi delibe- ranti: < Camera dell'accuse. Camera di disciplina por gli Avvocati, Ca- mera di commercio, ec. » || Camera, prQsso di noi diccsi altresì II luogo ove i Deputati del Parlamento na- zionale si adunano; ed anche i Depu- tati stessi: « Vo alla Camera; Torno dalla Camera: -La Camera non ha tenuto seduta oggi. »||ie Camere o Le due Camere, intendesi dell'as- semblea de' Deputati e di quella dei Senatori. La prima dicesi ancora Ca- mera bassa, e la seconda Camera alta, ma non sono maniere comuni. |1 E per il Tribunale della Camera apo- stolica, il Onde Cìiierico di camera, dicesi Colui che fa parte di questo Tribunale. !| Medico, Cantante, di ca- mera. Medico, Cantante, addetto alla corte di qualche Sovrano, o del Papa. Il Camera, dicesi il Foudo della canna di un'arme da fuoco, specialmente delle artiglierie, il Lo spazio interno de' fornelli o di qualunque altro ap- parecchio, dove si facciano opera- zioni chimiche, il Più comunemente Quel lungo spazio che è sopra alle fornaci nelle vetriere, dove si pon- gono i vasi di vetro per temperarli. il Camera ottica e Camera oscura, di- cesi uno Strumento destinato a ri- produrre sopra un quadro l'immagine d'un paese o d'im oggetto qualunque. il Camera lucida, Strumento che serve più specialmente ai disegnatori, nel quale l'immagine di una cosa per via di rifrazione e di riflessione è rap- presentata sopra una carta. H Camera nera, Quella stanza con pareti tinte di nero, che serve per l' esperienze della luce. — Dal lat. camera. Cameràccla. 2>^99- il' Camera; Ca- mera cattiva. Camerale, ad. Di camera. Atte- nente alla c:imera, in senso di Erario pubblico, di Fisco: «Beni came- rali: - Amminùstrazione camerale: - Diritti camerali. » Camerata, s. f. Qne' tanti giovani di un collegio o seminario, i quali per ragione d'età sogliono tenersi insieme sotto la vigilanza di un Prefetto: « La camerata de'piccoli, de'mezzani, dei grandi. » Camerata. ». m. Compagno d'arme, Commilitone; e talora estendesi an[p. 264 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/264 [p. 265 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/265 [p. 266 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/266 [p. 267 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/267 [p. 268 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/268 [p. 269 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/269 [p. 270 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/270 [p. 271 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/271 [p. 272 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/272 [p. 273 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/273 [p. 274 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/274 [p. 275 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/275 [p. 276 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/276 [p. 277 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/277 [p. 278 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/278 [p. 279 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/279 [p. 280 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/280 [p. 281 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/281 [p. 282 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/282 [p. 283 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/283 [p. 284 modifica]caprAggine. — 228 - CARAMÓGIO. mato d'una traversa e di un palo di gambe a ciascuno dei capi, slargate a forma d'un A rovesciato, e che serve per lo più a" muratori, imbian- chini, e simili ad alzare pìccoli ponti pei loro lavori. — Dal lat. eapra. Capràggine. «. f. Sorta d'erba di sapore amarognolo, che si semina per ingrasso dei terroni facendo il sove- scio, ed anche per pastura delle capre. Capràio e Cappero. «. m. Guardia- no, l'astore, di capre: € Puzza come nu capraio. » Capraréccia, t. f. Specie di man- dria per le capre, fatta per lo più nel Inogo della loro pastura. Capraia, s. f. Sorta di riparo per le acque correnti, che per esser fatto di fascine sostenute ad angolo acuto da legni fitti nel terreno, ha la forma d'una capra di legno. Caprétta, dim. di Capra; Capra giovine. Piccola capra di legno. Caprettina.(/t;n. erezz. di Capretta. Caprettino.(/)m. e ffrr.di Capretto. Caprétto, s. in. Il parto della ca- pra min anche spoppato. Capriccétto. (/t'ni. di Capriccio. li Dicesi specialmente di certi amori pìccoli e incostanti, ed anche della persona cosi amata : < In gioventù ha avuto i suoi capriccetti; Quella ra- gazza è il suo capriccétto. > Capriccio. ». m. Voglia, Fantasìa, che ha dello stravagante, e che nasce da cervello leggiero, e poco suoi du- rare : « È una donna piena di capricci : -E un capriccio che gli passerà pre- sto: -Gli è saltato il capriccio in te- sta dì andare a viaggiare : - È un uomo che s'è levato più d'un capric- cio. » il Prendesi anche per Amore leg- giero ed incostante; e per la Donna cosi amata : < Non fu una passione vera, ma un caprìccio. » il Nelle arti o nella poesìa vale Pensiero, Inven- zione, che abbia del bizzarro, e anche del nuovo e dell'originale; e dicosi pure dell'opera stessa: < Quella figura è un caprìccio del pittore, il eguale volle per tal modo fare una spiritosa allusione; Vi mando alcuni capricci mìei, gittati giù alla buona. > i| Ca- priccio, T. vxus. Componimento che abbia assai del vivace e del fanta- stico, e per lo più suol essere un Pezzo di qualche opera ridotto per alcuno strumento: < Capriccio sulla Sonnambula. " il j4 capriccio, Capric- ciosamente, Senza ragione; ed an- che A fantasia : < Mutano oggi pro- grammi e regolamenti a capriccio :- Parole formate a capriccio. > || Di mio, di tuo, di suo ec. capriccio, coi verbi Fare, Operare, e simili, vale A sua voglia, A modo suo; e parlandosi delle arti del disegno. Dì propria fan- tasìa, Senza star troppo alle regole : < È nu ragazzo che fa sempre dì suo capriccio; Scrive o dipìnge dì suo caprìccio. » Capricciosamente, aw. A capric- cio, In modo capriccioso. Capricciosèllo. dim. di Capriccio- so; e dicesi di ragazzo. Capricciosétto. dim. di Capriccio- so ; lo stesso che Capricciosèllo. Capriccìosino.<Jini.dì Capriccioso: meno che Capricciosétto. Capriccióso, ad. Che ha capricci, Pieno di capricci: « È un ragazzo cv priccioso; La fortuna, la moda sono capricciose. » Detto di azioni, pa- role ec., vale Che proviene da ca- priccio. Fatto a capriccio, o per ca- priccio. I Nell'arti del disegno, dicesi dell'artista che ha fantasia bizzarra, inventiva immaginosa; ed anche del- l'opera stessa, che mostri bizzarria nell'artista: « Giulio Romano è stato uno dc'più fieri e più capricciosi pit- tori; E un'invenzione capricciosa.» ,1 Usasi .inche in forza di »o»(.; « La- scialo fare a modo suo quel capric- cioso. > Capricòrno, i. nt. Animale favo- loso, dì cui gli antichi fecero il de- cimo segno dello Zodìaco. È posto fra il Sagittario e l'Aquario. La co- stellazione del Capricorno sì trova nell'emisfero australe. !| Tropico del Capricorno <■ il Circolo parallelo al- l'equatore, che sembra descrìvere il sole col suo moto diurno, quando en- tra nel segno del Capricorno, vale a dire il 21 dicembre. Caprifico. ». m. Fico selvatico. — Dal lat. caprificu: Caprifòglio. : m. Sorta dì pianta silvestre, detta anche Madreselva e Abbracciabosco. Caprigno. ad. Che ha natura o qna- lit:i di capro o dì capra; più comn- neni. Caprino. Caprino, ad. Dì capra. Apparte- nente a capra: < Latte caprino; Lana caprina. > I Lt/« o Questione di lana caprina, dicesì proverbialm. per Li- te, Questione, frivola, e che non ap- proda a nulla: < Lasciamo stare; son questioni queste di lana caprina. >>; Disputare della lana caprtna, vale Disputare di cose di nessuno rilievo. I Caprino, vale anche (,'he ha qua- lità o somiglianza di capro o di ca- pra: « I Satiri avevano la testa e le gambe caprine. > i; In forza di tosi. t'attivo odore che rendono coloro che sogliono indossare abiti di grossa la- na: < I frati puzzano per lo più di caprino. > Capriòla, fem. di Capriolo. || Ca- priola, dicesi Quel salto che fa il ballerino sollevandosi diritto da terra con iscambievole movimento de' pie- dì. i| Ma più comnneni. dicesi oggi Quel salto che fanno i ragazzi, pun- tando le mani in terra, e alzando obliquamente la persona in aria, per ricadere di nuovo ritti. ;1 Far una ca- priola o la capriola, dicesi anche per Cadere, cosi nel proprio come nel fig. Il Salto che fanno ì cavalli ammae- strati, alzando insieme le due gambe davanti, e poi pure insieme le gambe dì dietro. Capriolétto. dim. di Capriolo. Capriòlo, s. ni. Animale salvatico, del genere de'cervi- se non che è più piccolo. 1, Saltare Far salti come un capriolo. Saltar molto, o Spiccar salti molto ."liti: e dicesi anche di chi è commosso da una grande ira o da una grande allegrezza: «Saltava dalla contentezza come un capriolo. » — Dal lat. capreolus. Capro.», m. Il maschio della capra domestica, che più comunem. dìcesi Becco, il Capro emissario, dicevasi in antico presso gli Ebrei Quello che ogni anno, carico di maledizioni, cac- ciavasi in luoghi deserti, come in espiazione dei peccati del popolo. Onde per similit. oggi si suol chia- mare cosi Colui sul quale carìcansi i torti e gli odj e le maledizioni di molti. — Dal lat. caper. Caprone, s. m. Lo stesso che Ca- pro, li Dì chi porta gran barba si dice che jiare, o che è un caprone, o che ha una barba di caprone. Capruggìnare. tr. Fare o Itifare le capruggini. l'art, p. Capbuoginato. Caprùggine. ». f. Intaccatura delle doghe, dentro alla quale si commet- tono i fondi delle botti. Carabàttola.»./. Che r' - ntc si usa nel pi. Masserizi io pregio, che altri può tr.. , .co andando da luogo a luogo; e special- mente nelle frasi: Pigliar U cara- battole, o le sue carabattole, per Di- sporsi a partire : « Prese le sue carabattole, e se n'andò- - <•■ -".n ti piace, prendi le tue < e v,ittene.»— Dal lat. ^ro' ,et- tuccio. Carabina. ». f. Anne da fuoco, più corta che lo schioppo, ma di mag- gior portata, onde si armano certe milizie a cavallo, o anche certe fan terie leggere: « Carabina rigata. Ca- rabina Mini<-, ec. > — Dal fr. carabine. Carabinière. ». ni. Soldato a piedi o a cavallo, armato di carabina, e serve specialmente alla tutela del- l'ordine pubblico. Caracca. ». f. T. mar. Grossa biuea da trasporto. — Dall'arab. karraea. Caracollare, intr. T. rivali. Far ca- racolli. Volti r ■ ■• in, del cavallo: i . a- valierc che f:i : :.... mu- vimenti. Pari. p. CARACOLLATO. Caracòllo. ». m. T. cavali. Volta in tondo o in mezzo tondo, a pìccoli salti, che il cavaliere fa fare al cavallo, cambiando mano. — Dallo spagn. ea- racol. Chiocciola. Caraffa. ». /. Vaso dì vetro, cor- pacciuto, con piede e collo stretto. li Fare la caraffa, fu detto già per Fare incantesimi; e ora lo dir. . lìa i giocatori dì certi giui. lei biliardo, allorché fiogonii ; se- gni cabalìstici, acciocché il gtnoco vada a modo loro: < Eh, la bìlia non si fa; t'ho fatto la caraffa.» — Fr. carafe. spagn. garrafa. Caràmbola. ». f. Specie dì giuoco che si fa sul biliardo con tre palle, due bianche e una rossa; o con cin- que palle, le tre delle quali hanno colore diverso: « Carambola rnsaa; Carambola italiana. » Carambolare, intr. Fare il caram- IikIo. Pari. p. CARAMBOLATO. Carambolo. ». m. Cosi dicesi net giuoco della carolina II battere con la propria palla una delle altre quat- tro che sono sul biliardo, in modo che poi la propria ne vada a toccare un'altra: «Che tiri? Tiro il caram- bolo sulla gialla. » — Dal fr. caram- bole, propriam. La palla rossa della carolina. Caramèlla. ». f. Frutto ricoperto duna crosta di zucchero cotto. — Dal- l'arab. kora. Pìccolo globo, e mo- rhalla. Cosa dolce. Caramellàio. ». m. Chi va attorno vendendo caramelle. Caramellare. ^r.Dare allo zucchero una lieve eottura, per la quale sì rap- prende e si cristallizza: « Il caramel- lare lo zucchero è cosa di pratica. > Pari. p. Caramellato. Caramente, avv. Affettuosamente. Come si fa a persona che ci sia cara: ' La riverisco caramente: - La presi caramente per mano : - Caramente di- letto. > Caramógio. ». m. Persona piccola e contraffatta. || fig. Uomo da poco. [p. 285 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/285 [p. 286 modifica]CARBONÈLLA. — 230 — CARDINALÉSCO. eeso da una parte sola. ;1 Corion di fuoco, o Bolain. Carbone, il Caunellq acceso tutto, li A misura o A peso, di carbone, usato in modo aw., e vale So- vrabbondantemente, Anche più del dovere, Senza badare al quanto, il Col verbi Pagare, Castigare o simili, vale Render la pariglia. Ricattarsi con van- taggio: « Me la fece gro».^a, ma lo pa- gai a misura dì carbone. >i, Di una cosa che sia fuor dell'ordine comune, o che ci 8ia straordinariamente propi- zia si dice che è da legnarti col car- bon bianco: < Quando ne farà una bene, bisogna segnarla col carbon bianco: - Questa la t'è ita bene; ma segnala col carbon bianco. > Il Etiere come il carbone, che tinge o icolta, di- cesi provcrbialm. di persona, che o per un verso o per un altro, nuoce od è molesta altrui. || Nero come il carbone, sì dice del viso o delle mani molto sudice. I|£ sì dice anche di persona che all'aspetto mostra di es- sere crucciata: «Oggi il superiore era nero come il carbone: che diavol avesse? » il Corion fouile. Minerale nero, prodotto dalla decomposizione di materie organiche, il quale ha la proprietà d'infiammarsi e produrre intenso calore. — Dal lat. carbo. Carbonèlla. ». f. Carbone assai tri- to; ed ancliv Brace spenta, molto più grossa della comune. Carbonétto. >. m. Corallo di nn rosso molto cupo e assai stimato: « Un vezzo di carbonétto, Buccole di carbonotto. » Carbònico, ad. T. chim. Di carbo- nio, Prodotto per la combinazione del carbonio. || Acido carbonico, Qnel gas senza colore e quasi senza odore^ di sapore un poco acre, che sciolto nell'acqua, le comunica un sapore pic- cante, come si sente in varie bibite gas-sose. Carbonièra, t. f. Catasta di legna accomodala per esser ridotta in car- bone ; ma ora si prende più che altro per la Stanza o Buca, dove si tiene il carbone. Carbonifero. ». m. Aggiunto di ter- reno. Che coutiene carbone minerale o fossile. Carbònio. *. nt. T. chim. Sostanza che si trova in istato di purezza sol- tanto nel diamante, ma che forma quasi interamente la sostanza del carbone ordinario, dove si trova unito con qualche sale minerale, che ri- mane nella cenere dopo la combu- stione del carbone. Il diamante e il carbone nero sono un solo e medesimo corpo in due stati diversi. Carbonizzare, tr. Ridurre una cosa come carbone, abbruciandola; e si dice di sostanze vegetabili e animali. Il rifi. Prender natura di carbone, Ri- dursi in carbone. Pari. p. Cakbo- NIZZATO. Carbonizzazióne, s. f. L'atto e L' efletto del carbonizzare, e del car- bonizzarsi. Carcame. ». m. Lo scheletro degli animali bruti, ed anche II corpo morto di essi già cominciato a putrefarsi. Carcassa, a. f. T. mar. Nave non ancora coperta dal fasciame, o sia che questo non vi sia stato ancora messo, o che se ne sia staccato per lungo uso. Il ^(/. Nave in cattivissimo stato; «Quel vaporino dell'Elba è proprio una carcassa. > li £ per simi- lit. dicesi a Donna oramai vecchia, sfatta e mal andata: «Dio mio! che carcassa è diventata la sora Cate- rina. » ;! Carcassa, chiamasi pure il Bu- sto di polli morti e pelati, a cui sia stata levata la polpa del petto e le interiora: < In mercato si vendono i petti di pollo da se; e le carcasse si vendono a minor prezzo.» — Dalbarb. lat. carcasinm. Carcerare. Ir. Mettere o Far met- tere in carcere, Incarcerare. Pari. p. Carcbkato. li In forza di »o»l. Chi è in carcere: «Visitare i carcerati i- opera di misericordia. > — Dal lat. carcerare. Carceràrio, ad. Delle carceri. Che risguarda le carceri: «Ordinamento carcerario; Regolamenti carcerar).» Carcerazióne. «. f. Il carcerare, e L'esser carcerato: « Fu decretata la carcerazione del querelato: - Dopo la sua carcerazione, non s'è più fatto vedere. » Carcere. «. e. nel singolare, ma nel plurale di g. f.. Luogo dove, per sen- tenza di giudice per ordine di altro magistrato, si chiudo un reo a scon- tare la pena, o ad esservi custodito un accusato durante il processo: «A far quelle birbate c'è da ire in car- cere: - Carceri segrete: - Hanno sfon- dato le carceri, e i carcerati sono stati liberati. » | Carcere duro. Quello dove la disciplina è strettissima, e i rigori grandi, i! fig. Luogo dove al- tri sta contro voglia e a- disagio, e dove è pur costretto di stare: « Quella stanza dell'uffizio è per me una vera carcere: -Il collegio per i giovani svo- gliati 6 ana carcere. » 1, La pena del carcere: «Fu condannato alla car- cere ; Sofferse la carcere per un anno ; Gli fu computato il carcere sofferto. » Il Carcere preventivo, La carcerazione di un arrestato prima della sentenza. — Dal lat. career. Carcerière. ». m. Colui che ha in custodia le carceri e i carcerati. Carcinòma. ». m. T. me.d. Cancro per lo più ulccro80.il T. agr. Specie di tumore o escrescenza che viene alle piante, specialm. nei luoghi umi- di, e dal quale scorre un umore acre e corrosivo. — Dal gr. xapxiviojia, lat. carcinoma. Carciofàia. ». f. Campo, o spazio di terreno dove son piantati i carciofi; ed anche Tutte insieme le piante dei carciofi in un campo. Carciofàio. ». m. Chi va attorno vendendo carciofi. Carciofétto.iiiT?». e eesz. di Carciofo: «Un (Mri'iofctto .iguzza l'appetito.» Carciofino. (Ji7n. di Carciofo; Car- ciofo piccolo e tenero: «Stracotto contornato dì carciofini. » Carciófo. ». m. Grossa pianta er- bacea con grandi foglie a punte, che fa certi frutti come bocce in forma di pina, composte di tante foglie a squame, chiamati pur Carciofi, che son buoni a m.ingiarsi cosi crudi come cotti.Lapiantadicesi più spesso Pianta di carciofo: « Carciofi fritti. Carciofi ripieni: - Carciofi nostrali, forestieri. » il Per dispregio si dice ad Uomo stolido e dappoco: «Tu se' un gran carciofo, un vero car- ciofo. » i| Carciofo saìvatico, Specie di pianta poco dissimile dal carciofo do- mestico, i cui fiori servono come pre- same del latte per farne cacio; onde il cacio cosi rappreso dicesi Cacio /lore. — Dall'arab. kharsciof. Cardare, tr. Cavar fuori il pelo a'panni col cardo. Il fig Cardare uno, Dirne molto male, Sparlarne. ParL p. Cardato. Cardata. ». f. Quella quantità di lana, che è lavorata volta per rolla nei cardi; e si dice che la cardata rie/ce li»cia e pulita o gragnulota, se- condo che è venuta bene o mcn che bene. !1 L'azione del cardare, nella maniera Dare una cardata: « Da- tegli una cardata a codesto panno. » Cardatóre. «. m. Chi fa l'arte di cardare la lana, che si dice anche Scardassìere. Cardatura. ». f. Il cardare panno, e II modo col quale è stato carda- to: «La cardatura bisogna farla con avvertenza: - Bella o brutta carda- tura. » Cardellino. ». m. Uccello canore, che ha il capo rosso, le ali nere li- state di giallo, la gola e il petto bian- co, lo stesso che Calderino. — Dal lat. cardueli». Cardènia. V. Gardènia. Càrdia. ». m. T. anat. L' apertura superiore dello stomaco, dove im- bocca l'esofago. — Dal gr. xapSfa. Cardiaco, ad. Del cuore: «Mali cardiaci. Moti cardiaci. > l| In forza di sost. Chi k malato di cuore. — Dal gr. xaoi'.ay.i;, lat. cardiacu». Cardialgia. ». f. T. med. Dolore forte e molesto al cardia: « Dopo de- sinare ha delle forti cardialgie. > — Dal gr. xapliaXfia. Cardinalato. ». m. Dignità ed aiB- cio di cardinale: < Era un fratonzolo, ed ora è elevato al cardinalato: -Il cardinalato è peso grave a questi giorni. » il II tempo che uno è cardi- nale: «Nel suo cardinalato ha ve- duto morire cinque papi. » Cardinale, s m. Nome di suprema dignità nella Chiesa romana, della quale ciascuno di coloro che l'hanno si chiama anche Principe della Chie- sa. Essi sono settanta tra vescori, preti e diaconi; assistono il papa, e hanno voce attiva e passiva nel con- clave. Il A'appe di cardinale, Pianta che fa un fiore simile alle nappe rosse de' cappelli cardinalizj. !| Cardinale, Specie di grosso uccello, detto cosi dall'essere tutto rosso, come l'abito cardinalizio, il T. arch. Pietra qua- drangolare che sì pone a' lati delle porte, e regge l'architrave; più co- munem. Stipile: ma ora si usa Mio per Grossi mattoni, sui quali d ap- poggia il cielo del forno. Cardinale, ad. Che e come ear- dine, e fondamento, e princìpio, o punto di partenza; onde Virtù car- dinali chiamano i Teologi la GHn- stizia, la Prudenza, la Temperanza e la Fortezza, perché sono principio e fondamento di tutte le altre. || E cosi chiamansi Verità, Principi car- dinali, quelli che sono base e fonda- mento degli altri. || Numeri cardinali, dicono i Grammatici ì nomi dei nu- meri semplici considerati ciascuno per sé, come Uno, Due, Tre, ec, a differenza degli Ordinali che sono Primo, Secondo, Terzo, ecUPiinti cardinali son detti i Quattro punti principali dell'orizzonte, opposti due a due diametralmente, cioè II le- vante, il ponente, il mezzogiorno ed il settentrione, il E Venti cardinali quelli che spirano da essi quattro punti. — Dal lat. cardinali». Cardinalésco, ad. Di o Da cardi- nale; ma con senso alquanto dispre- giativo. [p. 287 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/287 [p. 288 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/288 [p. 289 modifica]CARITATEVOLE. 233 — CARNE. vero ragazzo! carità, se ce n'è. «I quali due modi si usano vedendo mal- trattare bestie o straziare robe al- trui. ; 1 Affetto potente e sincero : « Ca- rità di patria, del pubblico bene : - Carità di padre. » ||Benevolenza, Amo- revolezza ; « Trattare, Correggere, Riprendere con carità. » || Elemosina, in quanto 6 modo efficace per dimo- strare amor del prossimo: «C'è un po- vero che chiede la carità: - Signorino, un po' di carità per l'amor di Dio. » Il Favore, Piacere efficace: «Fammi la carità, portami questa lettera al ministro. » Il Carttó fiorita, dicesi fa- miliarm. per Opera segnalata di bene- ficenza: « Soccorrendo quella vedova, sarà una carità fiorita.» I Carila pe- losa, Quella di coloro che, sotto spe- cie di aiutare il prossimo, cercano di avvantaggiarsi per sé, o mediante atti di carità fìnta cercano di corrom- pere altrui, il Per carità, è modo che si usa in significato prcgativo e de- precativo: « Per carità, mi salvi da questo pericolo: - Per carità, mi ri- sparmi questo dolore. > Il Dalla carità pigliano nome certi istituti, congre- gazioni ec. che hanno per fine di es- sere utili alla gente travagliata e lan- guente : « Le suore di Carità : - Istituto di Carità, ec. > — Dal at. charitas. Caritatévole, ad. Che fa molta ca- rità, Elemosiniere : < È un uomo molto caritatevole. » Caritatevolmente, avv. Al modo di chi è caritatevole : « Lo ricevè in casa caritatevolmente. » Caritativamente. avv.Lo stesso che Caritatevolmente. Caritativo, ad. Lo stesso che Ca- ritatevole. Carlino, s. m. Nome di una antica moneta del Regno di Napoli, il Dare o Avere il resto del carlino, vale Dare o Avere la giunta, il resto; e dicesi sempre di danni, dispiaceri, gastighi, molestie, e simili: «Tu lo gastigasti ieri; e se viene da me, gli darò io il resto del carlino. » Carlo. Nome proprio, snl quale si forma la maniera farai!. Aver fatto quanto Carlo in Francia, per signifi- care che altri ha condotto a prospero fine una impresa difficile e laboriosa: <! Questa, grazie a Dio, è condotta a fine: credi, mi par d'aver fatto quanto Carlo in Francia. » Carlóna (Alla). Modo avv. Senza cura. Alla grossa e senza badare alla squisitezza, alla eleganza: «Vestire alla carlona, Scrivere alla carlona, » quasi dica, come usava a' tempi di (jarlo Magno, che in certi poemi ca- vallereschi è chiamato Cartone. Carme. s.m.Componimento poetico; e nel pi. significa anche Versi; ma e noll'un senso e nell'altro è voce della poesia. || In senso speciale si dà oggi questo nome a un Componi- mento in versi sciolti, di grave argo- mento, come il Carme de' Sepolcri di Ugo Foscolo. — Dal lat. Carmen. Carmelitano, ad. Aggiunto di Or- dine monastico, istituitone! Sec. XII in onore della Vergine, e cosi detto per essere stato fondato in principio sul monte Carmelo nella Galilea: « Frati carmelitani ; Suore carmeli- tane. » Il In forza di sost.: « I Carme- litani vestono di tanè e bianco:-! Carmelitani scalzi parimente. » Carminare, tr. Propriam. Cardare la lana, ma oggi usasi soltanto nel fig. e in modo familiare per Dir molto male de'fatti d'alcuno. Rilevarne gli errori, i difetti con sottigliezza ma- ligna. WCarminare, T. med. Sciogliere, Cacciar via, specialm. i fiati e le ven- tosità. Part.p. Carminato.— Dal lat. carminare. Carminativo, ad. T. med. Che fa espellere i fiati, le ventosità; e usasi anche in forza di sost. Carmine. «. m. Usasi per Carmelo nelle maniere Frate del Carmine, Convento del Carmine, Chiesa del Car- mine, e assol. Il Carmiìie, per Frate carmelitano. Convento, Chiesa, dei Carmelitani; Madonna del Carmine per La Vergine del Carmelo. Carminio, s. m. Colore rosso finis- simo, che si estrae dalla cocciniglia, e serve generalmente per miniare. Carnàccia. pegg. di Carne: «Que- sta è una gran carnàccia: dev'esser di bestia malata.» Il Carnàccia, suol dirsi di Persona lenta, pigra e ne- mica del lavoro: «L'ho preso per servitore; ma è una, carnàccia, e lo mando via subito: -E una gran car- nàccia! non se ne può sperar nnlla. » Carnagióne, s. f. Colore dell'abito esterno del corpo umano, e special- mente il Colorito del, viso: « Ha una bella carnagione: - E brutta di car- nagione: - Carnagione bruna, bianca e rossa come una rosa. » Carnàio. ». m. Nome che davasi a una Sepoltura comune di spedali, o di chiese. Il T. macell. Il luogo dove si mette la carne macellata per con- servarla, li Macello, Strage: «La bat- taglia di Sédan fu nn vero carnaio. » Carnale, ad. Di carne: « Per i mi- stici il corpo è la prigione carnale dell'anima. » il Che perviene dalla con- cupiscenza, dalla lussuria, o, come dicono gli ascetici, dalla carne: « Pia- ceri carnali. Peccati carnali. » || Che è dato ai diletti della carne: « È l'uomo più carnale di tutta Firenze.»i|Detto di fratello o sorella. Nato dal mede- simo padre e madre. 1! ^^. di cosa che abbia stretta relazione con un'altra: « La rettorica è sorella carnale della oratoria: -Certe filosofìe son sorelle carnali della pazzia. » [Cugini carnali sono Quelli nati di due fratelli. Carnalità, s. f. astr. di Carnale ; Ap- petito carnale; e nel pi. i Diletti della carne. Carnalmente, avv. In modo car- nale. Secondo gli appetiti della car- nalità: « Epicurei che vivono carnal- mente.» Il Secondo la carne, contrario di Secondo lo spirito: «I monaci si chiamano fratelli, e sono; però non carnalmente ma spiritualmente. » Carname, s. m. Massa di carne pu- trefatta. 11 Quantità di carni cucinate. Carnascialésco, ad. Da carnascia- le, che già fu detto per Carnevale. || Con(icarnascia/psc/ti, si dissero quelle Canzoni, che anticamente si andavano cantando per Firenze dalle masche- rate. Carnato, s. m. Lo stesso che Car- nagione ; ma solo quando essa è fre- sca e colorita: «Fanciulla di nn bel carnato. » Carne, s. f. La parte muscolare de- gli animali che hanno sangue, e che è ricoperta dalla pelle. E propriam. dicesi Quella degli animali terrestri o dei volatili, quantunque non di rado dicasi altresì di quella dei pesci. Il Carne viva. Quella di corpo vivente e che ha tutta la sua sensibilità; e Carne moria, Quella che per qualun- que cagione è divenuta insensibile. |I Più particolarmente dicesì Quella de- gli animali uccisi, la quale serve a noi (li nutrimento: «Comprare la carne; Cuocere, Mangiare, la carne: - Un piatto di carne. Un taglio di carne: - Carne di manzo, di vitella, di maia- le, ec.:- Carne dura, tigliosa, frolla, fresca, ec. » !| Carne grotsa, La carne del manzo o della vitella, per distin- guerla da quella dei minori animali: « La carne grossa fa miglior brodo. » Il Carne battuta, Carne tritata minu- tam. per fame polpette, il — insac- cata. Quella di maiale tritata e messa in budelli, come i salami, le sal- sicce, co. I i — salata, Carne perle più di maiale, acconcia col sale a fine di conservarla, come il prosciutto, la spalla, e simili. || Carni nel pi. di- ciamo intendendo della parte este- riore del corpo umano, specialm. ri- spetto alle qualità del colorito, della morbidezza, sodezza, floscezza, e si- mili: « Carni morbide, sode, flosce, vizze: -Carni che paiono un avorio: - Carni scure, untuose, ec. » ii Carne prendesi anche per la Superfìcie di essa. La cute; onde le maniere Por- tare, Tenere ec. sulla carne qualche cosa: « E co.si caloroso, che d'inverno non tien nulla sulla carne: - Non posso sentir nulla sulla carne: -La eamiciuola va portata sulla carne. » il Tra carne e carne, lo stesso che Tra l'una e l'altra pelle, li E talora anche per Corpo umano, specialm. in contrapposizione di Spirito: «Lo spi- rito è pronto, ma la carne è inferma: - Il figliuolo di Dio prese umana carne nel seno di Maria. » i| Onde la ma- niera famil. In carne e in ossa. Nel proprio sno corpo. Nella propria per- sona. Lui e non altri: «Era lui in carne e ossa: - Che ombra? era un uomo in carne e ossa.» li Carne, più spesso con qualche aggiunto posses- sivo, diconsi i Figliuoli: « Finalmente ò mia carne, sapete; e non voglio che sia strapazzato da nessuno : - Madri scellerate che vendono la propria car- ne. » Il Per Carne intendonsi anche gli Appetiti sensuali: «Il mondo, il de- monio e la carne: -Peccati di carne: - Stimoli della carne.»; lAnche Gli umani bisogni e le debolezze; onde volendo dire che tutti siamo soggetti alle pas- sioni, alle debolezze, ai bisogni pro- prj dell'umana natura, diciamo: ^Siam tutti di carne, o di carne e ossa: <c Non bisogna esser troppo severi con gli altri, pensando che tutti siamo di carne : - Son di carne anch'io, e ho bisogno di un po' di riposo. » Il Car- ile, dicesi per similit. La polpa di tutte le frutte, li 7n carne, quasi a modo d'aggiunto, detto cosi d'uomo come d'animale, vale Grassoccio,Pro- speroso: quindi le maniere Essere, Tornare, Rimettersi, in carne, e si- mili, che valgono Essere o Rifarsi grasso: «Dopo quella malattia era secco allampanato, , ma ora s'è ri- messo in carne:- È poco in carne questo vitello. » il .Awere o Volere la carne senza l'osso, dicesi proverbialm. per Voler gli utili senza gì' incomodi. Far carne, vale Fare strage o ma- cello: più comunem. oggi in modo famil. Far ciccia. Far carne, dicesi anche talora degli animali di rapina, o di fiere, per Far x>veda. Mettere, o Porre molta troppa carne al fuoco, diciamo con maniera proverb. per Metter m;ino o Attendere a molte [p. 290 modifica]CAKNEFICE. 234 - CADO. cose a un tratto, o a più di quelle clic uno può fare: « Non mettiamo tanta carne al fuoco; una cosa per volta; - 1 giovani oggi mettono troppa carne al fuoco. » li «Voii esser né carne né peice, dicesi di persona che per ca- rattere, opinioni, tenor di vita, stndj, e simili non è detcrminata nfc co- stante : « Molti preti non sono né carne nk pesce : - 11 Duchìno di Lucca nella lista de' tiranni non era né carne né pesce. ».| Aon lapere se uno >ia carne o pesce, vale Esser fuor di sé. Esser istupidito, Non rinvenirsi: ♦ Da quel momento in poi bo cosi confusa la testa, ch'i'non so più s"io mi sia carne o pesce. » Non pesare ad al- cuno la carne, Esser quegli molto asciatto della persona, e in conse- guenza più spedito a camminare: « Io fo cinque miglia buone, tutte in una tirata, perchè, grazie a Dio, la carne non mi pesa. » n Pesare o Costare più il giunco della carne. V. GlI'NCO, . PrOVEKBJ: Carne di giovedì, carne stracca, si applica alle donne al- quanto avanzate in età. i Carne fa carne. La carne è l'alimento più con- facente al corpo dell'uomo, il Come grassa non ha viai bene, se magra non diviene, L'uomo felice non è con- tento del proprio stato, o non ne co- nosce il pregio, se non quando l'abbia perduto. i| Carne nuoi'a e denari fre- schi, dlcesi a colui, che, rimasto ve- dovo, piglia nuova moglie, specialm. per la dote. |; Carne tirante fa buon fante, La carne poco cotta è più nu- tritiva, li ^Yoii c'è carne senz'osso, Non c'è utile alcuno senza danno o in- comodo. — Dal lat. caro, cariiis. Carnéfice, s. m. Lo stesso che Boia. Wfig. Uomo feroce e crudele. — Dal lat. carni f ex. Carneficina, s.f. Uccisione di molte persone, con istrazio dc'loro corpi: « Quanti ne presero, tanti ne uccisero ferocemente: fu una vera carneficina: - La cavalleria sfondò il qnadrato, e fece una carneficina di tutto il bat- taglione. • — Dal lat. carnìficina. Luogo del supplizio. Càrneo, ad. Di carne. Il Del color della carne; ed è aggiunto anche di tal colore: «Color carneo; Camelie carnee.» — Dal lat. carneus. Carnesécca. ». f. Quella parte del maiale, che è tra la spalla e la pan- cia, e che si prosciuga e si conserva per mezzo del sale, usandola poi per condimento di certe vivande, far sof- fritti, ec. Carnevalata. ». f. Divertimento, Spasso, che uno si prende nel tempo del carnevale; usato più spesso col verbo Fare. Carnevale. ». m. Tutto qnel tempo che corre dall'Epifania al giorno delle Ceneri; ed è tempo di balli, di spassi, di mascherate, ec.: «Carnevale lungo, corto, piovoso, sereno : - Carnevale allegro, brioso, noioso : - Gli ultimi giorni dì carnevale. » ij Figura, con la quale si vuol rappresentare il car- nevale che è grassa e di lieta cera; onde di persona clic sia t;le diciamo che è o che pare un Carnevale; e Cera, faccia di Carnevale, e simili: « Pare un Carnevale, Ha una fac- cia di Carnevale che innamora. »i| Bruciare il carnevale, dicesi il Dar fuoco V ultima notte di carnevale a questa figura per segno che quel tempo è tinito, e che incomincia la quaresima. |i fig. dicesi CametoZe, Qualunque tempo di allegria: « In casa c'è sempre carnevale: - Quei giorni furono per me un vero carne- vale. » Il Aver parecchi carnevali ad- dosso o svile spalle, dicesi familiarm. di persona, assai attempata. , Ed Es- sercene per pochi carnevali piii, di- eesì per Aver pochi anni più di vita. ìDi carnriate ogni burla o scherzo vale, proverbio che significa Esser lecito nel carnevale il fare scherzi o burle, e che altri non dee risentir- sene. 1, Carnevale al sole. Pasqua al fuoco, e per contrario Carnevale al fuoco. Pasqua al sole, prov. che si- gniUca Solere la primavera esser fre- sca e piovosa (quando l'inverno è temperato ed asciutto; e al contrario. — Dal barb. lat. came/efomen. Carnevalésco, ad. Di o Da carne- vale: « Giorni carnevaleschi. Scherzi, Divertimenti, .'^jìassi carnevaleschi. » Carnevalino, dim. di Carnevale; e dicesi II primo giorno di quaresima, dal costume che molti ritengono an- cora di darsi buon tempo anche in quel giorno, i Onde Carnevalino, usasi parlando o di un seguito di giorni de- putati a qualche solennit.ì, o feste, o funzioni alle quali si snoie andare più per ispasso che per il fine a cui sono ordinate : « Tutti questi con- gressi di scienziati, di insegnanti ec. son tanti carnevalini : - Le novene del Natale, e le prediche di quaresima sono il carnevalino delle donne. > Carnevalóne, arrr. di Carnevale; ma si usa solo a significare il Pro- lungamento del carneval' -'••••-■ 1, prima settimana di qn:ii suol farsi a Milano, pev il rito ambrosiano, la quaresima e dì soli 40 giorni. Carniccio. ». m. La parte di dentro della pelle degli animali scoiati.:, Le r.ischiature del carniccio, e le smozzieatnre che si levano dalle pel- li, quando se ne fa cartapecora, delle quali smozzicature si fa poi la colla. Carnicina, dim. di Carne; Carne delicata e gentile: «Povero bimbo! chi sa che male ha sentito su quella carnicina. » Carnicino, ad. Aggiunto di colore che è tra rosso e bianco, rome quello del carnato dell'uomo; e dicesi pure di ciò che ha tal colore: « Velo car- nicino. Abito carnicino. > ij Ed in forza di sost.: «La contessa B. era vestita di carnicino. » Carnièra. ». f. Foggia di tasca, che i cacciatori portano ad armacollo per metterci la preda, il Tasca assai gran- de, aperta da ambe le parti, che è nella parte di dietro della cacciatora. Carnivoro, ad. Aggiunto di quegli animali che per natura si pascono so- lamente di carne, come gli uccelli di rapina, le belve feroci, li E si dice per ischerzo anche di uomo Che mangi la carne a preferenza di ogni altro cibo, li In forza di sost. Anim.ale car- nivoro: «I carnivori sono in gene- rale i meno addomesticabili. » — Dal lat. ca'rnirorus. Carnosità. ». /. aslr. di Carnoso; L'esser carnoso: «Non si può chia- mar grassezza, ma carnosità. » ]| T. pitt. Pienezza e morbidezza di carni delle fìgnre: tanto paiono carni vere. li T. med. Escrescenza carnosa che viene per malattia in certe parti del corpo. Carnóso.a(2.Chc è piuttosto grasso, pieno di carne: «Braccia carnose. Fianchi carnosi.» i T. med. Aggiunto di quelle parti che sono principal- mente formate di carne : « Leva tutta la parte carnosa, e lascia scoperto l'osso. » , Escrescenze carnose. Le car- nosità, i T. pitt. detto dì figura, che ha le carni morbide, da parer cane vera. 1| T. hot. detto delle foglie dì certe piante, perchè sono formate di una polpa sugosa, come quelle del- l'aloè, e BÌmiTi. Caro. ad. Teneramente amato : « La mia cara mamma, i miei cari figlinoli, il mio caro amico. > 1 E con questa parola si fa il saluto delle let- tere: « Caro amico. Cara moglie ec. •

l Ed anche per semplice dimostra-

zione dì affetto e dì benevolenza: « Caro segretario, venite presto da me. » 1 Esserti cara, o Aver cara una persona, Amarla affettiiosnmen- te: «Mi sono più cari ì figliuoli che la vita. » il E di cosa, Piacerti, Es- serti accetta, Desiderarla, o simili: « Ho più cara la morte, che il vi- ver cosi: -Mi è cara sempre la me- moria di quel giorno: -Mi son care le ricchezze; ma più l'onore:- La li- bertà è cara anche alle bestie. > |{ Aver caro, usato cosi assointamente, snol dirsi per Piacerti.nna cosa, Pro- varne sodisfazione: « È morto qnel tristo? l'ho caro:- Ilo caro che tu provi anche tu ad esi"r .,(,tt,,ii,.sto: - Molti hanno caro dì c^ 'iiza curarsi di meritarlo.» • una cosa, una persona, Ti nerl;i in gran pregio: « Tien più caro il canino che ' ■'■•■: - Ila una bella libreria; e se la tien cara. » , Caro .Vccetto, Ben veduto, Pre- giato, Favorito: « Attore caro al pub- blico: -Uomo caro al popolo. >IA modo di efRcace esortazione suol dir- si: Se ti è cara. Per quanto ti è cara una cosa: « Per quanto hai cara la vita, cessa da codesta ostinazione: - Se ti son cari i figlinoli, pensa a dar loro buoni maestri. > || Ed anche giu- rando snol dirsi : «Lo.gìuro per quanto ho di più caro. »1|E anche modo di nfTcttnosa risposta a chi chiama : t Mamma?- Caro! » i, .Si dice anche a modo di amorevole rimprovero: « Il divertirsi sta bene; ma, caro mio, il non aver altro pensiero è quasi de- litto: - Ilo buona intenzione; ma, caro mio, le tue pretensioni sono ecces- sive. » il Buono e caro, si dice di una persona la quale con tutto che aia buona ed amorosa, pure non patisce soprusi, ec: «Senti, son buono e caro; ma se ti pensi di burlarti di me, ci avrai poco gusto. > || /.a cara tua, la cara vostra, s'intende La tua, l.a vo- stra lettera, che mi è stata cara. Il Caro, Sì dice anche di ciò che, essendo eccellente nel suo genere, ci diletta, e ci attrae: « Come è cara quella mu- sica! - Che caro libro e quello! ec. » Ed anche ironicamente: < Caro qnel vecchietto, che vagheggia le donne! - Com'è caro quello sciocco del B. vestito all'ultima moda! > il In forza di sost. usato nel pi. e con un nome possessivo, come 1 miei cari, I tuoi rari, e siin. I parenti. Gli amici, mici, tuoi, ec. — Dal lat. coru». Caro.», ni. L'esorbitanza di prezzo delle cose necessarie al vitto, per Io più procedente dalla scarsezza di esse; che nell'uso comune 6 solo nel modo 11 caro dt'viveri. Caro. ad. Che vale, o si stima gran prezzo, detto di cosa: « Il vivere » [p. 291 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/291 [p. 292 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/292 [p. 293 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/293 [p. 294 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/294 [p. 295 modifica]CASACCA. — 239 — CASAMATTA. € Gli affari di casa mi tolgono il tempo per ogni altra occupazione: - Più d'una casa è andata in rovina per il giuoco. » Il In senso più particolare, Famiglia religiosa: «I Gesuiti ave- vano nel secolo passato parecchie case in Italia:- Ha scritto il Guar- diano, raccomandandoci di non di- menticare la sua casa. » il Schiatta, Stirpe, LignaggiOjO, come dicesi più spesso, Casata. Il Dinastia regnante: « La casa di Francia, La casa d'Au- stria ec. » Il Compagnia di traffico, che dicesi anche Casa di commercio: « La casa Bastogi a Livorno : - È la casa più accreditata in Italia : - Hanno messo su casa di commercio. » Il Paese proprio. La patria: « Le armi di casa sono sempre più fide di quelle di fuo- ri: - A casa mia queste usanze non ci sono.» li Casa d'altri o altrui, dicesi per Paese estraneo. || Al giuoco della Tavola reale dicesi Casa l'Accoppia- mentodiduepedineinsieme in uno de- gli scacchi del tavoliere : « Ho fatto di già cinque case : - Mi tocca a disfare una casa. » || Piire allo stesso giuoco dicesi Casa l'Ultimo spartimento del tavoliere, donde alla fine del giuoco si levano via via le pedine: «Ho messo tutte le pedine in casa; ora son sicuro : - Con questo tiro sono an- dato In casa. » Il AI giuoco del bi- liardo dicesi Casa lo Spazio tra la corda e la mattonella- corta, dalla parte dell'acchito, li Casa calda, di- cesi scherzevolm. l'Inferno: « La via dell'ozio mena spesso a casa calda. » Il Casa del diavolo Casa al diavolo, vale pure l'Inferno; onde le maniere Andare a casa 'l diavolo, per Andare in perdizione. E nelle imprecazioni: Va' a casa 'l diavolo, lo stesso che Va' all' inferno. ; Fare un casa del diavolo. Fare un violento rammarico o rimprovero, che anche dìcesi Fare un diavoleto: oppure Far gran ru- more e confusione in un Inogo. |i Esser di casa del diavolo, dicesi di persona assai trista e malvagia: «Neanche fossi di casa del diavolo, meriterei questi trattamenti. » li Casa di Dio, Casa del Signore, La chiesa: «Biso- gna rispettare la casa del Signore. » il Casa di correzione. Quel luogo nel quale si tengono chiusi per qualclie tempo i discoli, affinchè si correg- gano. |1 Casa di fona, Quel luogo, ove i condannati, obbligati al Uivoro, scon- tano la loro pena. || Casa di Petuzzo, dicesi proverbialni. di una Casa assai piccola, e nella quale si stia a disa- gio: «Spendo di pigione ottocento lire all'anno in una casa, che par quella di Petuzzo.> || Casa a uscio e tetto. Casa composta di un pian terreno, il quale sia così basso, che l'uscio quasi tocchi il tetto. I| Di casa, riferito a persona, vale Familiare: « Con me possono parlare liberamen- te, perché sono di casa.» || E di Chi. è assai intrinseco di una famiglia, di- cesi scherzevolm. che è di casa più della granata. di casa! Ehi di casa! modi di chiamare qualcuno di coloro che abitano in una casa, per lo più. quando non se ne sappia il nome: «Ehi di casa, buona gente: - O di casa, c'è nessuno? » j| Donna da casa, Donna molto casalinga, e sol- lecita delle faccende domestiche; e Uomo da casa. Chi attende con dili- genza alle cure domestiche: « E una donna da casa, che, non ha il capo alle frascherie: - È un uomo asse- gnato e da casa. » Il Donilo di casa. La serva: « Ditelo alla mia donna di casa. » Il Fatto in casa, dicesi di cosa non comprata alla bottega, ma fatta nella propria casa; e dicesi più spesso di panno, pane, paste, e simili: « Ta- glierini fatti in casa: -Il panno fatto m casa fa più durata. » || Maestro di casa. Colui, che soprintende all'eco- nomia d'una famiglia nobile e agiata. Il E quando alcuno vuol farci il so- pracciò, e censura le spese che fac- ciamo, dicesi che non vogliamo mae- stri di casa. Il Vestito da casa, dicesi Quello che portiamo per la casa, e che perciò è alquanto usato, e fatto di roba ordinaria. ; ^^jrir casa, Pren- der casa sopra di sé: « Non volle più stare a dozzina, e aperse casa. ^Aver casa, e Aver casa aj^erta, vale Aver casa per conto proprio : « Ha casa aperta in Firenze, eppure va a stare in locanda. » || Cavarsi una fanciulla di casa, dicesi familiarm. per Collo- carla in matrimonio: «Mi caverei di casa volentieri quella figliuola; ma non ho ancora da dargli un po' di dote. » Il Essere in casa, in una casa, dicesi figuratam. per Essere assai esperto in essa: «Nella Lessicogra- fia il P. è in casa sna..' Fare con alcuno tute una casa. Fare una sola e medesima famiglia con lui: « Piut- tosto che tenere due fuochi accesi, si potrebbe fare tntt'una casa. » Il Met- tere o Metter su casa. Aprir casa: « Non sta più a dozzina, ma ha messo su casa. » 1 1 Metter la casa in corpo ad alcuno. Accoglierlo con ogni di- mostrazione di cortesie, facendogli profferte di scrvigj e d'altro: «Pa- reva che mi volesser mettere la casa in corpo; e poi a'fatti non fu nulla. »

Non avere, o Non trovarsi né casa, 

né letto. Esser poverissimo: «S'è ri- dotto, che non ha più né casa né tetto. » Il Rifar la casa. Rimettere in buone condizioni il patrimonio do- mestico: «Con quel matrimonio ha rifatto la casa, che era ita giù di- molto. » Il Scappar la casa per le finestre, dicesi scherzevolm. di una casa che abbia troppe o troppo grandi finestre. E medesimam. Scappar la casa dalla porta, dicesi di una casa piccola, che abbia porta grandissima. il Stare a casa e bottega, vale Aver la casa congiunta con la bottega; op- pure Abitare vicinissimo a un altro: « Quei due innamorati stanno a uscio e bottega.» Stare a casa 'l diavolo del diavolo, dicesi con una certa impazienza di Chi abita assai lontano da noi: « Sta giù a casa del diavolo; guarda s'io posso andare tutti i giorni a visitarlo! » Il Gasacela, pegg. di Casa; Casa ri- dotta in cattiva condizione; oppure Famiglia cattiva, mal costumata. Casàccio, pegg. di Caso; Cattivo e insolito caso. |j In modo avv. A ca- saccio, o Per casaccio, vale Per ac- cidente. Per sorte: « Se per casaccio venisse il tale, digli che m'aspetti. » Il Ed anche per Senza alcuna consi- derazione, A vanvera: «Parla, Ope- ra, sempre a casaccio. » Il Uomo a ca- saccio, Uomo molto inconsiderato, e anche inconsiderato. Casale. ». m. Riunione di case in contado, Borgo: «Dalla città al più umile casale. » Casalingo, ad. Di casa, Domestico, più spesso in senso fìg. per opposi- zione a Forestiero: «Costumi, Usi ca.sjilinghi, ec. » li Più comunem. é ag- giunto di pane, Che si fa nelle case private, o anche di Quello che si vendo da fornaj, ma fatto ad imita- zione del pan casalingo. ;l Uomo, Don- na casalinga. Uomo, Donna, che se ne sta molto i-itirato o ritirata in casa. Alla casalinga, posto avverbialm. Secondo l'uso delle case private; e dicesi più specialm. di pane, vivan- de ec: « Pane alla casalinga, Stufato alla casalinga, ec. » Casamatta.»./". Opera murata sn'ba- stioni delle fortezze, con feritoie per tir.are a man salva contro il nemico. Il Casamatta, dicevasi anche la Pri- gione dei soldati; donde poi si dice [p. 296 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/296 [p. 297 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/297 [p. 298 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/298 [p. 299 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/299 [p. 300 modifica]CASTONE. — 214 — CATARRO. tinente nei leciti, cJ anclie Che è sce- vro <la pensieri disonesti: « Moglie easta: -La casta Penelope:- Serbarsi casto. » l! Kiferito a vita, pensieri, af- fetti, vale Proprio ili persona casta: e Condurre una vita easta: - Aver ca- sti pensieri. » l Kiferito ad occhi od orecchi, vale Pudibondo: e Occhi ca- sti: - Caste orecchie. > ii Kif. a luogo, ove si viva castamente. Che non sia macchiato d'alcuna disonestà: < La casta cella della vergine: -Il casto letto; » ina è dello stile elevato. i; Ri- ferito a stile, lingua, lavoro d'arte, vale Schietto, Castigato, Purgato.— Dal lat. caatu3. Castóne, s. m. Quella cavità nel- l'anello, od anche in gioiello d'altra specie, dove è posta la gemma. Citiore. «. m. T. aslr. Nome di quella stella, che insieni con Polluce forma la costellazione de'Gemelli. — Dal lat. Cantar. Cattòro. «. m. Animale anfibio, mammifero, di pelo bruno folto, con coda assai grossa, squanimosa e forte. Il II pelo o La pelle conciata di que- sto animale: «Guanti di castoro: - Panno, cappello, di castoro. » i E n»- 3ol. per Panno o Cappello di castoro: « Mi Bon comprato un bel castoro. » — Dal gr. xàa-top, lat. caslor. Castracani, s. m. ind. Colui che ca- stra i cani: ma è voce, la quale oggi non si userebbe che in modo dispre- giativo, parlando di qualche vile chi- rurgo, il Castracani, dìcesi anche di Coltello piccolo e di oattìvo taglio, che anche diciamo Castrino. Castrare. Ir. Tagliare, Cavare o Ammortire gli organi della genera- zione a certi animali quadrupedi. ;| Per gimìlit. e in ischerno rif. a scrit- ture o compouimenti, vale Toglierne via tutto ciò che si crede contra- rio ai principj morali, civili o poli- tici; il che una volta era fatto dai Censori, che il Giusti per questo loro ufficio chiamò Caatrapentieri. i, Kif. a castagne o marroni, vale Intaccarli nella loro buccia, prima di cuocerli arrosto, affinchè non iscoppino. l'art, p. Castrato, che usasi spesso an- che in forma d' ad. — Dal lat. ca- strare. Castrato. «. vi. Agnello grande, ca- strato. Il La carne di esso. || Per ischerno diccsi a Cantante, che abbia voce di soprano o contralto. Il Vito di castrato, dicesi per beffa ad Uomo adulto, che abbia il volto sbarbato. Castratóio. ». m. Arnese per ca- strare animali. Castratura. (./'. L'atto o L'effetto del castrare. Castrènse, ad. Proprio di campo militare, Appartenente a campo mi- litare, il T. mf fi. Aggiunto di quelle malattie maligne, che si acquistano stando in campo, e che facilm. si pro- pagano per gli alloggiamenti militari. ,1 T. leg. Aggiunto di Quel peculio, che il figlio di famiglia guadagnava per mezzo della milizia; e Peculio quasi castrense, Quello che egli si procacciava con l'esercizio di pro- fessioni liberali: de' quali peculj egli poteva liberamente disporre per te- stamento. — Dal lat. castrensis. Castrino. ». m. Pìccolo coltello leg- germente falcato in punta, che i bru- ciataj adoperano per castrare i mar- roni; ma dicesi anche per estens. di qualunque Coltelluccio piccolo e cattivo. Casironàccio. pegg. di Castrone, riferiti! più spesso a persona. Castronàggine. ». f. Balordaggine, Stupidità. Castroncèllo e Castroncino. dim. di Castrone; Castrone assai giovine. Castróne. ». m. Agnello castrato. il La carne del castrone, li C'a»/ioHf, chiamasi anche il Polcdro castrato. !i C'a»<ron<>, dicesi figuratam. ad Uomo balordo, stolido e di poco animo. Castroneria. ». f. Atto o Detto da castrone, ossia da uomo stolido: «Non fate, o, non dite più castronerie. > Caiuàle. ad. Che si fa o Che av- viene per caso. Accidentale: «Rot- tura casuale d'un fiume: -Incontro casuale: - Omicidio casu:ile. > Caiualità. ». f. aslr. di Casuale; L'esser casuale, i f Casualità per Caso, Accidente, è brutto neologismo: < È stata una casualità, se l'ho incon- trato. > Caiualménte. avv. A caso,Per caso. Accidentalmente: «Ci siamo incon- trati casualmente.» Casùccìa. ilim. e dispr. di Casa; Casa piccola e meschina. Casucciàccia. dispr. di Casuccia: « Abitava in una miserabile casuc- ciàccia. > Casùpola. V. Ca.s1poi-a. Cataclisma e più corrcttam. Ca- taclismo. ». m. Grandissimo diluvio d'acque che sommerge e distrugge vastamente, li ^^. Spaventoso turba- mento dì cose, che muti le condizioni di una o più nazioni. — Dal gr. xa- TaxX'jj[i4f. Catacómba. ». f. usato più spesso nel pi. e diconsi que' Luoghi sotter^ ranei, o specie di Grotte scavate nel- l'arena o nel tufo per lungo tratto, dove i Cristiani de'primi secoli usa- vano seppellire i fedeli, ed anche raccogliervisi per la celebrazione de' loro misteri, o per fuggire le per- secuzioni. . Calacomha, suol dirsi per sìmilit. anche ad una Stanza bassa e quasi buia. — Dal basso lat. cata- cumba, gr. xaxaxipr,. Catacrèii. ». f. Figura rettorica, per la quale una parola o una locuzione è abusivamente tra.sferita a senso lon- tano dal suo proprio. — Dal gr. xa- taypeo'.f, lat. catachresis. Catafalco. ». vi. Edilizio di legno, dì forma quadra o pìr:imidale, che s'inalza in mezzo di chiesa per occa- sione di funerali, e sul quale, contor- nato di ceri accesi, si colloca un'urna, o altro emblema mortuario, ed anche il cadavere, se trattasi di gran per- sonaggi. Catafascio (A), modo avv. Affastel- l.itamente. Alla rinfusa: « Ho tutti i libri e le carte a catafascio, che non mi raccapezzo più. >• Catalèssi e Catalessia. ». f. T. med. Malattia nervosa, nella quale si so- spende in un attimo l'azione de' sensi e del moto, e le membra ed il tronco restano in quelle posizioni che loro si fan prendere. — Dal gr. xa-àXr,'|ij, lat. catalepsis. Catalèttico, nd. Che patisce di ca- tiilessia. „ lu forza di sost.: « I catalet- tici non si possono guarire. » -p Dal gr. xaTaXTinxixós, lat. catale^ticus. Catalèttico, ad. T. leti. Aggiunto di verso greco e latino, al quale manca una sillaba in fine: ed è altresì ag- giunto di Piede in una maniera di versi greci, detti peoniei. — Dal gr. xataXrjXTixó;, lat. catalecticu». Catalètto. ». m. Specie di barella' che si cuoi)re con coltre tenuta sol- levata da un arcuccio, e serve a tra- sportare, a mano o a spalla, gli am- malati dalle case all'ospedale. Ed .anche per Bara, su cui si ti-aj<portano i morti. — Composto di letto e del pre- fisso rata. Catalogare, tr. Registrare nel ca- talogo: < In un mese catalogò dieci- mila Milunii. > l'art, p. CATALOGATO. Cataloghétto. dim. di Catalogo. Cataloghino, dim. di Catalogo. Catalógno. »</. .Aggiunto di una spe- cie di gelaomino, che fa fiori di gra- tissimo odore, e più grandi degli or- dinarj; e usasi anche in forza di sott.: < Una pianta di catalogno, o di gel- somino catalogno. » — È detto cosi dalla Catalogna, di dove fu da prima portato. Catàlogo. ». vi. Quaderno o libro, scritto o 8t.tmpato, nel quale sono ordinatamente registrati e descritti i nomi di più cose congeneri; e più specialmente libri, oggetti d'arte, o materie scientifiche: «Catalogo per alfabeto, per materie : - Catalogo a stamp:i, m.inoscritto: - Catalogo della Hiblioteca Nazionale; della Gallerìa de'quadrijCC. » i E semplicemente per Enumerazione, Novero, anche dì per- sone: «Questo è il catalogo di tutti gli ufficiali più nobili della corte. » — Dal gr. ■/.TL'.iXofOf, lat. catalogus. Catalogùccio. dim. e dispr. di Ca- talogo. Catapécchia. ». f. Luogo salvatico, sterile ed erto: « Bisogna andar su per certe catapecchie da rompersi il collo. > Più comunemente, Casuccia ridotta in male stato e disagiosa: « Qnella, che dicon casa di Dante, è una vera catapecchia. » Cataplasma. «. m. T. vied. Lo stesso che Im|iiastro. fig. e familiarm. di- cesi di persona o ridotta in pessimo stato dagli anni e dal male, o ug- giosa all'estremo, e che ci stia dat- torno: « Ecco il G.; povcr uomo! è un vero cataplasma; Mi son levato dat- torno quel cataplasma.» — Dal gr. xaxaTtXioiia, lat. caiapìasma. Catapulta. ». f. T. star. Macchina da guerra, con la quale si lanciavano grosse saette, ed anche pietre. — Dal gr. xaTaré/.TTjj, lat. catapulta. Catapùzia. ». f. Nome volgare di una pianta canstic.ij da'cai semi si cava un olio purgativo. Catarrale, ad. Di catarro, o Cagio- nato da catarro: < Malattia catar- rale; Febbre catarrale.» Catarro. ». m. Secrezione delle membrane muccose, specialmente del petto e della testa, aumentata molto per malattia: «Ho preso una frescura, e m'è venuto un po' dì catarro; ma non è nulla: - In certe malattie il ca- tarro precede di poco la morte.» — Dal gr. xaxà^^oj, lat. catarrhus. Catarróso, ad. Affetto da catarro: < Un vecchio catarroso, a cui bolle il petto come una pentola. » ',[ Spurgo catarroso, Lo spurgo che è misto a molto mucco, e jìare m.arcioso, come è quello dì coloro che h:inno il ca- tarro. Catàrtico, ad. Dicesi dì quelle me- dicine purgative, specialmente for- mate con sali, che operano con molta efficacia: «Sale catartico; Lìmonatjt catartica. » — Dal gr. xaS^ap-axó j, lat. cathartìcus. Catarzo. ». m. Specie di seta gres[p. 301 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/301 [p. 302 modifica]CATENUCCIA. — 246 — CATTIVO Catenùccia. dispr. di Catena. Càtera. a. f. Specie di mandorla assai grossa, che si mangia tuttavia tenera col suo guscio; « L'è bella la catera, L'è grossa la catcra» si ode gridare nella primavera per le vie di Firenze. Cateratta. ». f. Apertura fatta per trattenere e raccogliere le acque, o per mandarle via a piacere, clie si chiude e si apre, o abbassando una grossa tavola di- legno, incastrata nei lati.||E la Tavola stossa che chiude la cateratta: t Alza la cateratta, e dà la via all'acqua.» 1 Ed anche la Caduta precipitosa che fa l'acqua da certi luoghi: niù comunem. C'a- icata. il Cateratte del cielo, si dice con modo biblico. Quelle al cui aprire s'immagina precipitino sulla terra le grandi piogge; onde le frasi comu- ni Piovere a cateratte, Essere aperte le cateratte del cielo, per Piovere ro- vinosamente.. iCa<ero(/a, dicesi di al; tre aperture da chiudersi o aprirsi con tavola incanalata, come La ca- teratta della trappola da topi, la ca- teratta di certi grana.), di un carret- tone, ec. :| T. med. Cateratta, Quel- r addensamento dell'umor cristallino degli occhi, che impedisce alla luce di passare fino alla retina: «Ha le cateratte, e bisogna operare: - Gli Benvenute le cateratte. -Fece l'ope- razione della cateratta dell'occhio destro. »— Dal gr. xaiepixxijj. lat cateracta. Caterattàio. ». m. Colui che ha in custodia le cateratte di certi fiumi, per alzarle o abbassarle al bi.sogno. Caterattina.rfi?». di Cateratta: « La cafcrattina delle trappole de'topi. » Caterattóne. ». m. accr. di Cate- ratta; Grande cateratta. Catèrva. ». f. Moltitudine non or- dinata di persone: « Venne accompa- gnato da una caterva di mangiapane » |] Detto di animali per Branco: «Una caterva di pecore, di asini, ec. >,iE anche di cose: «Una caterva di li- bri, di citazioni: - Disse una caterva di spropositi. » — Dal lat. caterva. Catèto. ». m. T. geom. Ciascuno dei due lati, che nel triangolo formano l'angolo retto: «Il quadrato dell'ipo- tenusa e uguale alla somma de' qua- drati de' cateti. » — Dal gr. itot*e-o;, lat. calhetiis. Catilinària. ». f. Invettiva acerbis- sima, detta scritta contro alcuno; preso dalle Orazioni di Cicerone con- tro Catilina. Catinèlla, s. f. Vaso più piccolo del catino, latto di terra cotta, di rame o d'altra più fina materia, ad uso per lo più di lavarsi le mani. Il E per Ca- tìnellata : « Gli gettò una catinella d'acqua addosso. » il .A catinelle, po- sto avverbialm., vale In gran quantità, parlandosi di liquidi : « Che vuoi andar fnori ora? se vien giù l'acqua a ca- tinelle : - Buttava sangue dalla bocca a catinelle. > Il .Andarne il tangue a catinelle, si dice per significare grave dolore per danno o rovina di cosa o persona a noi cara: «A vederlo in quello stato, me ne va proprio il san- gue a catinelle: -A vedere straziar a quel modo i più bei capi d'arte, me ne va il sangue a catinelle. > Catinellàta. ». f. Quanto liquido è in nna catinella: «Gli gettò una ca- tinellàta d'acqua addosso.» Catino. ». m. Vaso, coranneraente di terra cotta, tondo e non troppo profondo, di dentro invetriato, più largo un poco dalla bocca che in basso, con orlo rovesciato, e gene- ralmente serve per lavarci le sto- viglie, altro. Il Quanta roba liquida entra in un catino. i| Catino, dicesì anche un gran Vassoio assai fondo, usato dai contadini specialmente per condirci l'insalata, e che posto in mezzo di tavola, ciascuno v'intinge la sua forchetta. ,i Catino, è pure Luogo ba.sso e concavo, o una pianura cir- condata da colli e monti, j Catino, T. gett. Kecipiente a forma di catino, che mettesi alla bocca della fornace per raccogliervi il metallo strutto. I Tro- vare il diavolo nel catino, dicesi pro- verbialm. di chi andando a desinare a cena, specialm. in casa altrui, ar- riva tardi e trova tutto finito. — Dal lat. catinus. Catóne. ». m. Kome del celebre avversario di Cesare ; e da lui si dice Catone un uomo di costumi severi e di cuore fermamente libero; ma oggi si usa con qualche ironia. Catoneggiare, intr. Farla da Ca- tone, Allettare severiti'i di costumi, ed amor puro e incrollabile alla li- bertà : < Molti catonéi^giano, ma sotto sotto ne fanno d'ogni colore. >PaW. p. Catoneggiato. Catoniano, ad. Di Catone o Da Ca- tone : < .Severità catoniana; Rigore ca- toniano. » Catòrbia. ». f. Voce di gergo per Carcere, Prigione: «Lo colsero sul fatto, e lo piantarono in catorbia. > Catòrcio, t. m. Lo stesso che il più comune Chiavistello. «È noto il poema giocoso del Nomi: Il catorcio d' An- ghiari. » — Probabilm. dal gr. xaxo- xeùf, che vale lo stesso. Catòrzolo. ». ni. Prominenza no- dosa, segnatam. sulla superficie del fusto e (lei rami dell'albero. Catorzoluto, ad. Che ha nella scor- za molti catorzoli; e si dice del fu- sto e dei rami dell'albero. Catòttrica. ». f. T. fi». Quella parte della ottica, che tratta della refles- sione della luce. — Dal gr. xaTonTf.- x(5:, Riguardante lo specchio. Catrame. ». m. Bitume o Ragia nera che si cava dai legni resinosi, e più specialm. dal pino, e che serve più spesso a spalmare le navi, ed i cavi per difenderli dall'acqua, che non gli faccia marcire. — Dall' arab. al-na'-tran. Catriòtto. ». ni. Il busto dei polli e degli uccelli, levatane tutta la car- ne; ed è viva tuttora in alcuni luoghi la canzoncina del carnevale, che co- mincia: «Un osso, un catriosso, un catin d'acqua addosso, ce.» Cattano. ». ni. T. ttor. Signore di feudo o di castello in contado. — Dal barb. lat. cataneu», sincope di capi- taneus. Cattedra. ». f. Luogo elevato, dove siede clii insegna una disciplina, o una dottrina qualunque, specialm. in un'Università: «Salire in cattedra, Esser in cattedra: - Professore che onora la cattedra. » [', L'ufficio d'inse- gnar d.illa cattedra: « Chiede la cat- tedra di anatomia: - Concorso ad una cattedra. » || fig. Il lucro che si ha dal- l'inse^are in cattedra: «La catte- dra non basta a campare; bisogna attendere ad altri lavori. » 1; Metter »u cattedra, Montare in cattedra, di- cesi di chi prende l'aria e tiene lin- guaggio da gran professore, impan- candosi a decidere d'ogni cosa. ; Pottr parlare di una eota »n cattedra. Sa- perla a fondo; ma più spesso con senso ironico dicesi di cose non buo- ne : « Eh di co.se d'amore ne potrebbe parlare in cattedra lui. » 1 Cattedra, è pure la Sedia coperta di baldac- chino, dove ì vescovi - -ri- stendo, o celebrando gli Ili. iCaUedra di verità, <J.. . .,. i,-,,. Ila da dove il papa dichiara e afferma i dommi della religione. ;< Cattedra di verità, chiamasi anche il Pergamo, donde i predicatori bandiscono la pa- rola di Dio. — Dal gr. xa3-tJpa, fat. cathedra. Cattedrale, ad. Aggiunto di chiesa, ov'è la cattedra episcopale, cioè la residenza del vescovo: « La prima chiesa cattedrale d'Arezzo rimaneva fuori delle mura. », In forza di ioti. f. Chiesa cattedrale: «La cattedrale di San Miniato; Ha celebrato alla cat- tedrale. » Cattedrante. ». m. Lo stesso, ma meno connine, di Cattedratico. Cattedraticamente, avv. A modo di ehi insegna dalla cattedra, Da cat- tedratico: ma si usa con una certa ironia: «Parla sempre cattedratica- mente, e dice spropositi da can bar- boni. » Cattedràtico.», m. Chi inse|rna dalla cattedra qualche scicnz3,o disciplina. Cattedràtico, ad. Da cattedra, o Proprio di chi insegna dalla catte- dra: «Quel fare cattedratico, quel tono cattedratico annoia.» Cattivacelo, pfjjg. di Cattivo. Il Si dice anche [ler atto di aiimrevol rim- provero: « Cattivacelo, va' via, non ti vo'più bene > dirà nna mamma al suo bambino; e intanto gli darà un bacio. I Non i eattiraecio, suol dirsi per ac- cennare la bonarietà di una persona, la non cattiva qualità di una cosa. Cattivare, tr. Rendersi amico, be- nevolo, partigiano alcuno con atti di virtù, o amorevoli, con favori ce.: < Con le sue dolci maniere si cattiva gli animi di tutti. > ,i Rif. a benevo- lenza, amore, favore, e sim., vale Con- ciliarsi, Guadagnarsi. Part. p. CAT- TIVATO. — Dal basso lat. caplivare. Cattivèllo, dim. di Cattivo, Che tanto quanto è cattivo; « Quel bam- bino è un po' cattivello; va gastigato.» II E si dice anche con una certa amo- revolezza, come vedemmo in Catti- vaccio. Cattiveria. ». f. Atto da persona cattiva, ma non di troppa gravità: < Ti sta bene il gastigo per la toa cattiveria. » Alcuni pronunziano Cat- tivèria, ma sgarbatamente. Cattivino, dim. di Cattivo; Piutto- sto cattivo che no: «Quel bambino é eattivino,e du'sculaccionigli stanno bene. » Cattività. ». f. La qualità astratta di chi è cattivo : « La sua eattività è incorreggibile. », E per Cattiveria, Malestro: «Fa sempre qualche cat- tività. » Cattivo, ad. Di natura malvagia, o pervertita; contrario di Buono: « Le nature cattive spesso per la retta educazione addivengono buone : - I cattivi compagni sono causa di rovina a molti giovinetti.» ,| In generale par- landosi di cose morali, Che non è retto. Che non è secondo i princìpj del buono, del conveniente, ec: «Cat- tive usanze. Cattiva disciplina. Vita cattiva, Costumi cattivi. »,] Detto di [p. 303 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/303 [p. 304 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/304 [p. 305 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/305 [p. 306 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/306 [p. 307 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/307 [p. 308 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/308 [p. 309 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/309 [p. 310 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/310 [p. 311 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/311 [p. 312 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/312 [p. 313 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/313 [p. 314 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/314 [p. 315 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/315 [p. 316 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/316 [p. 317 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/317 [p. 318 modifica]CETACEO. 262 — CHE. avanza ad un piede; e che, unita a una o più sillabe della parola se- guente compone un altro piede. Il E nel verso pentametro si dice quella sillaba che lo divide in mezzo, e che avanza in fine. Il Cesura, nel verso ita- liano dicesi Quella spezzatura del verso, che si fa dopo l'accento prin- cipale, che regola l'armonia di esso, e dove nel recitarlo la voce fa un po' di pausa. Cosi nel verso Canio Varmi pieloie e il capitano, la cesura cado dopo la terza e la sesta sillaba. — Dal lat. c(Es«ra, Spezzamento. Cetaceo, ad. T. star. nat. Che 6 del genere de' cèti o balene; e diccsi generalmente in forza di tot. a si- gnificare tutti gli animali aquatici della maggior grandezza. Cèto. *. m. T. ator. nai. Nome de- gli animali aquatici della maggior grandezza. — Dal lat. cetus. Cèto. ». m. Ordine, Classe, di cit- tadini, secondo la loro condizione: « Il ceto nobile, il ceto dei mercanti, de'notarj: - In Firenze ci sono scuole per ogni ceto. » il Ceto medio, si chia- mano Quei cittadini che non sono nobili, né popolani, ma una cosa di mezzo, ciò che in Francia chiamasi la Borghesia. — Dal lat. coelua. Cétra. ». f. Strumento musicale, usato dagli antichi, simile molto alla lira. — Dal lat. cithara. Cètra. ». f. T. archeol. Scudo pic- colo e rotondo, coperto di cuoio, usato in antico, specialm. dagli Affricani e dagli Spau'iuioli. — Dal lat. cetra. Cetriolino. ». m. Cetriolo piccolo e non maturo che si mette nell'aceto per poi mangiarlo col lesso. Cetriuòlo. ». m. Sorta di frutto della specie delle zucche, bislungo, con qualche bernoccolo sulla buccia che è verde, la cui polpa assai scipita suol mangiarsi in insalata, o anche a quel modo senza condire. ,1 Cetriuò- lo, si dice fig. e per ischemo ad Uomo dappoco e senza senno. — Dal lat ettrtu. Che. pron. reìal. cosi di persona, come di cosa prossimamente nomi- nata, e serve ad ambedue i generi, e i numeri, e significa II quale, La quale, I quali, Le quali, il Nel compi- mento indiretto, riferiscesi più comu- nemente a cosa, e spesso si lasciano innanzi ad esso le preposizioni de- notanti i varj compimenti, come 6 chiaro dagli esempj seguenti; « E stato condannato alla medesimapena, che (alla quale) io: - Con quel furore, che (col quale) le fiere selvagge si git- tano sulla preda: -Con quell'agevo- lezza, che (colla quale) si vede girare una ruota: - Aveva tre figliuole, che (delle quali) l'una si chiamava Maria, l'altra Maddalena: - Lo tiene in quel- l'amore, che (nel quale) un padre si deve tenere: - Pigliate queste cose nel modo, che (nel quale) si debbono pigliare tutte le cose di questo mon- do, ec. ^ 11 Più comunem. adoperasi con l'ellissi della prep. In, quando si ri- ferisce a tempo, stagione, e simili, e vale Nel quale, Durante il quale o la quale: « Nel tempo, che avvennero queste cose: - Nel tempo, che tu na- scesti : - Nella stagione, che si villcg- !{ia : - Nel mese, che si pagano le pigioni. > li Con relazione a cosa o per- sona, usato nelle proposizioni compa- rative: « È la più virtuosa donna che ci sia: -Era il più galantuomo che vivesse a quei tempi, t [ Usato comu- nem. coti le particelle pronominali lo, la, li ce, soggiunte subito dopo il soggetto della proposiz. relat.: < Non mi poteva succeder cosa ch'io l'avessi più cara: -Non mi venite fuori con questi discorsi, che io li ho molto in uggia: -È gente che tn la conosci bene. » |1 Congiunto col presente o im- perfetto di un verbo, ha forza del par- ticipio presente di esso verbo: «È su che studia: -Lo trovai che dor- miva. » — Altri usi e costrutti ve- dili nella Grammatica. |, II. Prece- duto dall'articolo II ed anche Lo, prende forza di »o»t. e vale. La qual cosa; in lat. Quod: «Il che avvenne nell'anno ec.:-Del che non rimasi punto persuaso: -Alche risposi: -Dal che nacquero molti danni. > J E anche senza l'articolo; ma più spesso usasi in incisi da chiudersi tra due virgole: « Tutti convivono insieme, e, che è meglio, d'amore e d'accordo. » j Con che, posto avverbialm. A patto che, A condizione che: «Verrò, con che poi tu venga da me. » .; Un che. Un cerio che, Un minimo che. Qualche cosa, parte, segno, indizio, e simili: «Questo vaso na un che di cattivo, che si sente alla prima : - Gli ha detto un certo che, che io non ho capito bene: - Non mi dà un minimo che di pensiero. » il J7n che, e Un minimo che, usansi anche in forza d'ai-e. per Un tantino, e simili: < Uisognerebbe che fosse un che più lar^: -Non si può andar più in là un minimo che. > I Un bel che, dicesi di cosa bella, utile, onorevole ec. !i Più spesso iro- nicamente, riferendosi specialm. a mezzi, sostanze, ricompense, e simili: < Mi lasciò un bel che: -l'ho un bel che: -Ti darà un bel che. > Il Ungran che, dicesi di cosa che esce dall'or- dinario, ma più spesso ironicam. e di- cesi anche a persona: « Oli par d'aver fatto un gran che: -Crede d'essere un granxhe. >!,£ a modo esclama- tivo: « È nn gran che, che i galan- tuomini debbano esser perseguitati ! » — Dal lat. quem, e quce n. pi. Che. ad. denotante qualità, o quan- tità, e corrisponde a Quale, Quanto: « Io non so che cosa sia frode: - Sa- pete che uomo è Ini: -Non capisco che cosa tu dica: - Che gente è que- sta? - Che studio fate? - Che padrone o non padrone? -Che Francia? Che Germania? Noi dobbiamo bastare a noi: -Che cosa tn mi dici! -In che fondo di miserie sono cadntoI-Chc bellezza di grani! -Che dolore sen- tirà la sua povera madre! - Che gioia si vedeva in tutti i volti! -Che eser- cito di gente! -Che strage fu quella di Sedan ! - A che prezzo si deve dare questo volume? -A che altezza dee essere condotto il muro?» Il E in forza di »oj(.: Qual cosa, Che cosa; e cor- risponde al Quid dei L.it.: « Che mi dici di bello? - Che son venuti a fare?- Che starò a dire di più?- Che più? » Il In proposizioni escla- mative: «Son pure che balordo! - Io ho che fame, che sonno, che stan- chezza! -Ci vuol che quattrini!» le quali locuzioni tornano a queste al- tre: Io sono un gran balordo. Io ho una gradissimafame. Ci vogliono mol- liisimi quattrini, j A chef vale A qual fine? A qual prò? A quale effetto? «A che ci logoriamo tanto la vita? - A che prendersi tante cure? - A che scrivergli, se non risponde mai? -A che fare? > il Ed anche A qual punto; A qual termine: « A che sei col tuo lavoro? -A che siamo con le tratta- tive? » ,1 Ed in esclamazione :.i cheti siamo ridotti! per dire A guai trista condizione. 11 Un $o che, Non »o che. Un certo non »o che, e simili, adope- ransi a significare in modo alquanto indeterminato Cosa ovvero Qualità o Condizione o Proprietà, sia di cosa sia di persona: « Uà detto un so che: - Ha un certo non so che, ec. » i| Che i che non è, ed anche Che i e che non è, diccsi nel parlar familiare per A un tratto, Da un momento all'altro; ed anco Ad ogni poco, Di tanto in tanto: « Che è che non 6, l'amico ci piantò : - Che è che non è, mi fa delle sue solite. > Che.Particella congiuntiva, la quale serve alla unione di una propo.'<izione con un'altra, che da quella dipende. Questa dipendenza poi è di molte speciCj e di esse V. la Grammatica: « Voglio che tu faccia questo : - Pensa che tu sci mortale :-!-■ . ihe volesse soccorrerlo:- 1. • dì quella cosa non se ne .,..,. .y... :;itto più niente: -Cosi dava animo agli altri che non si sgomentassero: -Non potè tenersi che non gli dicesse il fatto suo: -Non fu oflTeso mai da al- cuno, che tosto non perdonasse : - Non aveva finito di dirlo, che la cosa ac- cadde come diceva: - Non appena lo vide, che lo riconobbe subito: -Rin- graziato Dio, che alfine sei venuto: - Se si desse il caso che egli morisse, avrai dì già provveduto a te stesso: - Eccovi nn altro argomento che la terra gira intomo al sole: - Fece due questioni, la prima che il passo era mal citato, la seconda che non era inteso: -Che vi sia una mente su- prema regolatrice dcU'univcrso, nes- suno che non sfa folle alTatto, lo po- trebbe negare. » 1 Ellitticamente nel titolo di un libro, capitolo, e simili: • Che la virtù è il migliore di tutti i beni: - Che l'uomo non deve troppo confidare in sé stesso, né troppo ne- gli altri:-Che i pedanti da Dionisio tiranno a noi sono stati sempre gente crudele. » : In dipendenza coi sostan- tivi Modo, Maniera, Guisa, Qualità, e simili, forma con essi una locuzione avverbiale: «Lo percosse in modo, che lo ridusse in termina di morte: - Gli rispose in maniera, che lo azzitti: - Lavora di guisa, che in diligenza su- pera tutti. »; Spesso il sostantivo è taciuto: «Mangia, che pare una be- stia: - Parla, che appena s'intende. » I In dipendenza cogli aggettivi Tale, Tanto, Cosifatto, e simili, che spesso sono taciuti: « E un uomo di tal bon- tà, che sfido a trovare l' uguale : - Lo ascoltò con tanta pazienza, che fece meravigliar tutti : - .Siamo ridotti a tal punto, che è impossibile andare avan- ti: -Adoprate parole, che non l'irri- tino: - Gli venne addosso con una fa- ri<a, che mai la maggiore. >,; Entra come tennine di congiunzione nelle proposizioni comparative, siano esse d'uguaglianza, di diversità, di ecces- so, di difetto, ec, e corrisponde con gli adiettivi Altro, Stesso, MeJr.^imo, Eguale, Diverso ec, o con gli av- verbj Più, Meno, Meglio, Peggio, Egualmente, Medesimamente, Altri- menti ec. , In congiunzione con Al- tro, Fuori, Meno, Salvo, Eccetto, Se non, compone una maniera limitativa, eccettuativa od esclusiva, il E con Ec- cetto Salvo, e più comunem. Se non [p. 319 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/319 [p. 320 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/320 [p. 321 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/321 [p. 322 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/322 [p. 323 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/323 [p. 324 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/324 [p. 325 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/325 [p. 326 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/326 [p. 327 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/327 [p. 328 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/328 [p. 329 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/329 [p. 330 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/330 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[p. 427 modifica]Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/427 [p. 428 modifica]Curioseggiare. intr. Fare il curio- so, indagare i fatti altrui. Part. p. Cumosacmaro.

Curiosétto. dim. di Cnrioso: « È un po’ curiosetto questo ragazzo.»

Curiosità. s. f. astr. di Curioso; L'es- ser curioso, Desiderio per lo più uou lodevole di sapere cose e fatti che uon ci appartengono: « La curiosità s_pe_sso ciarrecadeidauni:— Veuirlacuriosità; Destare, Stuzzicare la curiosità ec. s || E in buon senso, Desiderio di saper cheechessia: « Il desiderio che hanuo igenitori di sapere ogni portamento de’ figliuoli è una buona e santa cu- riosità.» || Per curiosità, usato come ellitticam.: « Ditemi per curiosità:- Domandai per curiosità, ec.s H E per Siugolarità, detto di cosa: «La cu- riosità del titolo tira molti a leggere il libro. s H Cosa rara, peregriua, e da destare curiosità: « Ha raccolto molte curiosità artistiche,archeologiche,na- turali. s H Anche di scritti: «Curiosità letterarie. bibliografiche, ec. s — Lat. euriositas.

Curioso. ad. Che ha desiderio ir- requieto c sconveniente di cercare e sapere i fatti altrui, e ciò che a luI non appartiene; e usasi anche in l'or- za di cast: «L'esser curioso è vizio specialm. delle donne, e il Goldoni scrisse una delle sue più belle com- medie, che ha per titolo Le dorme curiose:- un curioso, che cerca sem-

re i fatti altrui. a" Semplicem. per

esideroso: « Sarei curioso di sapere come andrà. a finire tutta questa fac- cenda: — Dimmelo, son curioso di sa- perlo. s Il Dctto di cosa, Che desta cu- riosità: c Titolo, Argomento, cunoso: -Iu quel Museo ci sono molte cose curiose: - Porto d'America alcuue piante ussai curiose: - E un racconto curioso; state a sentire. a Il Singolare, Strano, Bizzarro: «Ha un modo di tare molto curioso:- Guarda com'è curioso quel cappello: - molto cu- riosa la signora Gigìa con quelle suc preteusioni. a || Detto di persona, Fa- ceto, Piacevole: « C'cra nella bn- gaia anche il B.: che uomo curioso! a liO questa a curiosa! o solam. C'u- riosa! dicesi ironicam.a modo d'cscla- mazioue, lo stesso che: 0 questa è hellal: « 0 questa è curiosa! sta a vedere che uou potrò disporre delle cose mie come pare a me — Curiosa! che ho io che vedere cou lui?»- Dal lat. curioaus.

Curra. s. f. Voce cou la qnale si chiama la gallina: c Curra curra; Il hambino va dietro alle curre.»

Curro. s. m. Legno cilindrico, che si mette sotto a pietre o altri gran pesi per più facilmente muoverli t'a- cendoli scorrere-— Dal lat. eurrus.

Curaòre.s.m.Dicevasi fino ai giorni nostri, e in molti luoghi si continua sempre a dire, Quell‘utlìciale che uo- tifica altrui gli ordini e gli atti di un tribunale, e che oggi dicesi Usciere. — Dal lat. cursor.

Curùle. ad. T. stor. Aggiunto di se- dia, ed era Quella, che come inse- gna di dignità apparteneva alle ma-


gistrature maggiori dei Romani. Era di fluo lavoro, iutarsiata d'avorio, e cou gambe ripiegate. || Era anche ag- giunto di essi magistrati, e segnata- mcute degli Edili. — Dal lat. curuh's.

Curva. s. f. Liuea che non è retta, uè composta di rette. ll Curvatura: «_La strada a quel punto t'a una bel- llssima cnrva: - La curva dell’arco è alquanto irregolare:-Dategli un po' più di curva a questo ponte. r

Curva. V. CURBA.

Curvamente. avo. In modo curvo, Cou curvita.

Curvare. tr. Piegare in arco, Far curvo.| Irifl. Piegarsi, Incurvarsi: cCùr- vati un poco più:-— A quel puuto la strada si curva. s Part. p. CURVATO. H In forma d'ad. Cou la persona cur- va, ripiegata iu avauti: « Curvato da- gli anni. s — Dal lat. curvare.

Curvatùra. s. f. L'esser cnrvato o curvo, Piegatura in arco. Il La parte curva o convessa di uua cosa.

Curvétto. dim. di Curvo: « Va uu po‘ curvetto. t

Curvéua. s. f. astr. di Curvo; L‘es- ser curvo: « La curvezza della per- sona e segno di vecchiaia.»

Curvilineo. ad. Formato di una o più linee curve. il Aggiunto 'di moto, Che devia continuamente dalla linea retta.

Curvità. s. f. astr. di Curvo; L'es- ser curvo, Curvczza.

Curve. ad. Piegato in arco; detto di linea, superficie e simile.“ Detto di persou Che ha il dorso tauto o quanto ripiegato in avanti: « Non è gobba, ma uu po' curva:-— Curvo per gli anui: - Va molto curvo. s- Dal lat. eurous.

Cuscinetto. ds'm. di Cuscino: « I cu- scinetti della macchina elettrica: - Un cuscinetto di pelle.» || Cuscinetti, dicousi nelle strade ferrate Certi or- digni di ferro fuso, iguali servono a tenere congiunte insieme le rotaie uelie traverse.

Cuscino. s. m. Guanciale imbottito di lana, piuma, crine ec., e per lo più elegantem. coperto, per ada iarvi il capo, sedervi sopra e per a tri usi: « Cuscini da carrozza: - Cuscini ela- sticiJrDaI germ. cussin.

Cuapida'to. ad. T. bot. Aggiunto dî foglia o frutto che vada a termi- nare iu euspide o puuta.— Dal lat.

' alus.

ùspide. s. f. Pnuta, Vertice; ma in questo seuso è del nobile linguag- gio. || C’uspids, dicesi iu architettura La parte snperiore di un edifizio, e specialm. di una facciata di chiesa, che termini iu puuta: «Le due cu- spidi laterali della facciata di S. Croce sono meschinissime. a — Dal lat. cu- spes.

Custode. s. m. Colui che custodisce un luogo, una cosa; e più spesso nel- l'uso comune è titolo d'ufiìcio: « Cu- stode delle carceri:— Cnstode delle gallerie: - Custode del Palazzo R; - Custode del Liceo : — Ditelo al custo- de.s||Anyelo custode, L'angelo che assiste ogni uomo nel corso della vita:«Baccomandati all'Angelo ou-


stode, che ti taccia buouo. s Il Angelo custode, dicesi fig. di persona che ci assista, ci protegga iu uu ericolo: « Tu sei stato il mio Auge o custo- de. s|| In ischerzo popolare A di eu- stodi, si chiamano gli Agenti della forza pubblica: «Passo in mezzo a due Angioli custodi-"Usai anche iu 94m. fesa. e inteudesi di Quella donna che custodisce l'ingresso di un Istituto, specialm. d‘istruzione o di carità: «Chiamatemi la custode.s— Dal lat. cuslos.

Cuatòdia. s. f. Cura, Guardia, Go- verno di un luogo o di una cosa: « Aver la custodia di uua casa, di una persona:— Essere in custodia d'al- euuo. s || Custodia, dicesi anche Quel- l'arnese, dentro al quale si tengono cose di pregio, o facili a rompersi e guastarsi: « La custodia degli oc- chiali: — Custodia delle reliquie: — Un bel libro dorato con la sua custo- dia, ee. s — Dal la . custodia.

Custodiménto. s. m. ll eustodire. Il Più comuuem. Cura prestata altrui: «Quel malato ha bisogno di molto custodimeuto.» "Anche di animali e piante: « L’ulivo è pianta gentile che vuole molto custodimeuto. p

Custodire. tr. Guardarel Conser- vare, Teuer con cura, Aver cura e vigilanza di nua cosa: « Custodisciml per qualche tempo questi fogli: — Cu- stodiscimi la casa: -Bisogna custo- dire la salute dell'anima come quella del corpo. s llfig.: «Non ha saputo custodire il segreto:— Custodisci nel tuo cuore i santi avvertimenti. a || Rif. a bambino. Darin da mangiare, e prestargli le altre cure necessarie alla sua età: «Custodisci quei bam- biui, e mettili a lotto. s n E rit‘. a ma- lato, Assisterlo, Prestargli i neces- sari servigj: «Le suore di carita so- no uniche per custodire imalatinll Rif. a piante, Spendervi attorno le debite cure: «Certe piante bisogna eustodirle spesso, altrimenti non ven- gouo avanti. su Custodia uno, vale talora Teuerlo prigione.“ Guardare. Proteggere, da pericoli: « Custodisci, o Signore, I tuoi servi dal nemico in- fernale. s Il rifl. Aversi le cure conve- nienti alla salute, e particolarm. So- stenersi con cibi, bevande, ec.: «È un malato che uou si custodisce puu- to. s l’art. p. CUSTODn‘o. — Dal lat. custodire.

Cutàneomd. Della cute, Apparte- nente alia cute: « Malattie cutanee: — Muscolo, Nervo eutaueo. s

Cute. s. f. T. anat. La pelle del- l'unmo.— — Dal lat. cutis.

Cuticola. s. f. Quella membrana trasparente, secca e sottile, creduta priva di nervi e di vasi, la quale ri- cuopre tutta la superficie della pelle dell'animale detta anche Epider- midc. — Dal iat. omicida.

Cutrèttola. s. f. Nome di un uc- cellctto silvano, detto comnncm. Bal- lcriua, e Batticoda. .

Clar. s. m. Titolo dell'Imperatore dellc Russie, e significa Cesare.

Czarina. s. f. Titolo dell'impera- trice delle Russie.