Teatro Historico di Velletri/Libro I/Capitolo XII
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Cap. XII.
Hò à sufficienza di sopra provata la descendenza della nobilissima, et Imperial Fameglia Ottavia da Velletri, perciò in questo luogo non intendo di registrare, che quelle persone, quali originate da Prosapia cosi degna hanno apportato splendore al Mondo et alla Patria con li loro chiari gesti, e con le Cariche honorevoli ottenute, et eggregiamente essercitate.
Trà primi, e principali di questa Fameglia (perche non si puol havere distinto raguaglio di quelli, che, prima, e doppo di Tarquinio Prisco V. Rè de' Romani fin'à Tarquinio Superbo furono di preggio, e stima) registrarò Mamilio Ottavio, che dal medesimo Rè Superbo fù così stimato, che riputò cosa honorevole apparentar seco, e li diede la sua figlia per moglie. Questo fù huomo di tanta autorità, e così potente, che, oltre alla guerra de' Latini, e de' Sabini, concitò contro Romani trenta Popoli, come di sopra si è detto per parere di Fenestella; fù poi in guerra, in difesa del suo suocero Tarquinio ucciso da Tito Herminio vicino al Lago Regillo, così registra Livio.
Caio Rufo Ottavio, Principio, et Origine della divisione di questa Fameglia, in Geni, et in Caij, così riferisce Svetonio. Questo fù il primo eletto ad Officij di Magistrato, perche fù Questore, ne altro di lui si trova. Primus ex hac Magistratum, Populi suffragio, cœpit C. Rufus. Is Quæstorius Cn. et C. procreavit, à quibus duplex Octaviorum Familia defluxit, conditione diversa.
Un'Altro Ottavio registra l'istesso Tranquillo, ma di lui tace il nome, et il tempo, narrando solamente il suo alto valore, che sacrificando nel Tempio di Marte, sentendo l'arrivo de' nemici à danno della nostra Città, lasciò imperfetto il Sacrificio, e la vittima, s'oppose all'essercito assalitore, e ne riportò gloriosa vittoria, Nunciata repentè hostis incursione, semicruda exta rapta foco prosecuit, atquè ita Prœlium ingressus victor rediit; per lo che fù decretato, che per sempre alla Fameglia Ottavia si dassero gl'avanzi delle vittime di Marte.
Gneo Ottavio Figliolo del sopradetto, fù Questore di Provincia con Marco Giunio nel DXLI. Anno della fondatione di Roma, fù Proquestore con Lucio Cornelio; Tribuno della Plebe con Quinto Luttatio; Edile della Plebe con Spurio Lucretio; Pretore della Sardegna; Propretore e Proquestore più Anni dell'istessa Provincia per la Squadra, che conduceva, della quale fù fatto Ammiraglio, se bene poi gionto in Sicilia consegnò la sua armata a Gneo Cornelio Console. Fece preda di ottanta Navi cariche di viveri, ch'andavano per servitio d'Anibale; fù Propretore in Africa assieme con Publio Cornelio.
Gneo Ottavio nel DLXXXV., fù Pretore della Macedonia, e Prefetto dell'Armata Navale, essendo Consoli Lucio Emilio Paolo, e C. Licinio Grasso; fù destinato ancora in Puglia, ma poi andò con L. Emilio in Grecia dove s'affatigò valorosamente con l'acquisto di molte vittorie; fù Questore di Provincia assieme con Lucio Anicio, e poco doppo dechiarato Propretore, e Proquestore in Puglia; fù Edile Qurule. Era intendente di Lingua Greca, onde, mentre il Console Emilio parlava con il Rè Perseo, egli era l'Interprete. Prima era stato Ambasciatore assieme con C. Popilio in Grecia, con ordine di publicare, che nesuna Città contribuir dovesse cosa alcuna à Ministri Romani in quelle parti per la guerra, se non quanto havesse deliberato il Senato. Trionfò finalmente per detto Rè Perseo, per la vittoria Navale, havendo pigliate molte Città principali, e particolarmente Melibea alle radici del Monte Ossa, verso la Tessaglia. Di quell'Ottavio, penso dicesse Giovenale,
Thessaliæ Campis Octavius abstulit udo
Cædibus assiduis gladio
Questo hebbe l'honore delle Cose Sacre, perche fù uno de' dieci deputati à tal ministero. Gli fù alzata la statua, per lo che disse Cicerone, Cn. Octavii clari, et magnifici viri, qui primus in eam Familiam, quæ postea viris fortissimis floruit, attulit Consulatum, Statuam vidimus in Rostris. Fù Console con Tito Manlio, e di lui narra l'istesso Cicerone, ch'edificasse un superbo Palazzo, che poi li fù dimolito, et abbrugiato da Scauro, Cn. Ocatvio, qui primus ex illa Familia Consul factus est, honori fuisse accepimus, quod præclarum ædificasset sibi in Palatio, et plenam dignitatis Domum, hanc Scaurus demolitus, accensionem adiunxit Ædibus. Sesto Pompeo da' nome à detto edificio di Portico, fabricato vicino al Teatro di Pompeo, ch'essendo stato abbrugiato, fù ristaurato da Ottaviano Augusto, Fecit Porticum iuxta Theatrum Pompei, quam combustam resiciendam curavit Cæsar Augustus. Questo Octavio introdusse lo Squaro Marino in questi nostri mari vicini, portandolo di lontane parti, così scrive Macrobio, Nam Octavius Præfectus Classis sciens Sebarum adeò Italicis Litibus ignotum, ut nec nomen latinum eius Piscis habemus, incredibilem Sebarorum multitudinem, in variis Navibus huc aduectam, inter Hostiam, et Campania Litus in mare sparsit.
Gneo Ottavio figlio dell'accennato Console, fù nell'Anno DCIX. Questore di Provincia con Tito Annio; Tribuno della Plebe insieme con Spurio Lucretio; Pretore Urbano con Lucio Anconio; Pretore di Provincia con Caio Antonio; Propretore con l'istesso; Propretore in Francia, e finalmente fù Console con Tito Annio.
Gneo Ottavio con soprannome di Rufo, figlio del detto Gneo, nel DCXLVI. fù Questore con Lucio Cornelio; Tribuno della Plebe con Lucio Rubino; Edile della Plebe con Tito Cicereio; di nuovo Questore con Lucio Vslerio; Pretore di Provincia con Sesto Giulio; Pretore con Marco Portio; Pretore con Aulo Plautio; e finalmente Console con Cornelio Cinna. Questo Ottavio viene stimato da Velleio Patercolo per persona d'animo piacevole, benche acerrimo propugnatore contro il suo Collega, che lo scacciò di Roma, non che dal suo officio. Lucio Floro apporta di ciò la raggione, e dice, Cornelius Cinna, cum perniciosas Leges per vim ferret, pulsus Urbe à Gneo Octavio Collega1. Fù questa una grandissima contesa, perchè Ottavio come persona più saggia haveva il seguito de' Nobili Vecchi, e Cinna de' Giovani; succede' in luogo di Cinna nel Consolato Lucio Merula Flemendiale, et egli se n'andò à ritrovar Mario, dal quale aiutato con molti della fattione contraria entrò in Roma per far vendetta d'Ottavio, il quale, benche consigliato da' suoi più cari, à fuggir sollecito l'impeto de' nemici volse protervo star saldo alla difesa, ma alla fine fù crudelmente ucciso, e da Censorino parteggiano di Cinna gli fù levato il Capo dal busto, et appeso ne' Rostri, tanto registra Appiano Alessandrino, Is autem professus numquam se Urbem deferturum, dum Consul esset, in medio Ianiculi constipatus, perstans cum illustrioribus, etc. Tunc Censorinus, Capite abscisso, ad Cinnam detulit, quod in Foro, ante Rostra affixum pependit. Quanto fosse valoroso il nostro Ottavio, lo notò Lucio Floro, che nel libro 80 scrive ch'egli scacciasse dal Gianicolo Mario, Cinna, Carbone e Sertorio con tutti li loro seguaci; e perciò dalli medesimi fù saccheggiato Anzo, Aricia, e Lavinio; sicome per la morte di lui, e di molti altri Nobili, Roma fù data in preda in quella guisa appunto, che se fosse stata presa per guerra da' crudi nemici. Non posso fare in questo luogo di non maravigliarmi di Giulio Essuperantio, che chiamò questo nostro Ottavio con nome di Satellite di Silla, dicendo, Atquè Octavium Sillæ satellitem suspensum necaverunt2; mentre il Paterculo lo chiamò d'animo benigno, e piacevole, dicendo, Octavius vir lenissimi animi iussit Cinnæ interfedtus est3. E se l'Essuperantio havesse considerata la caggione della resistenza, e costanza d'Ottavio, ch'era per la Giustitia, e per la Republica, forse non haverebbe senza raggione macchiato il nome d'una persona cosi illustre.
Marco Ottavio Cecinna fù Tribuno della Plebe con Tiberio Gracco nel DC.XIV. per tre Anni continovi; fù Edile della Plebe con C.Fannio; Questore con Gn.Domitio; Questore di Provincia con l'istesso Fannio, e Propretore con Tito Iuventio. Questo, perche s'oppose al Gracco suo Collega nel publicar la Legge Agraria; fù deposto dall'officio di Tribuno, onde vedendo tutta la Plebe concitata contro di se, secretamente se ne fuggi di Roma, Octavius igitur quamprimum Tribunatu eiectus, clanculum aufugit, dice Appiano. Se bene Gracco poco doppo, perche si concitò addosso l'ira de' Nobili, fù ucciso nel Capitolio.
Gneo Ottavio, questo nel Cons. DCLI. fù Proquestore con Lucio Giunio; Tribuno della Plebe con C.Geminio, e poi Edile della Plebe con Marco Portio. Mi persuado, che sia quello, che fù Capo degl'Ambasciatori destinati per la Grecia, e furono Tito Quintio, Gn. Servilio, e Publio Giulio, così dice Appiano Alessandrino; e Plinio narra, che havendo Ottavio esposta l'Ambasciata ad Anthioco Rè, lo costrinse in un Circolo à dar la resposta, prima, che da quel luogo partisse. Fù finalmente questo Ottavio da un tal Leptino in Laodicea, dentro un Ginnasio miserabilmente ucciso, e poi sepolto da Lisia, per l'uccisione, che fù fatta, degl'Elefanti4. Quo spectaculo commotus quidam in Laodici Urbe Leptinus Cn. Octavium Legatorum Principem deprehensum instra Gymnasium occidit, quem deindè Lysias sepulchro dedit. Giulio Ossequente è di senso, che Lisia fosse stata la caggione di tanta crudeltà, dicendo, Cn. Octavius Legatus in Siria per Lysiam Tutorem Anthiochi puer in Gymnasio occisus, P. Scipione, et Cn. Marcio Consulibus; per il che risolverono li Romani di farne crudelissima vendetta.
Marco Ottavio Figliuolo di Gneo, fù nel DCXXX. Proquestore; credo di questo volesse intendere Marco Celio, quando scrisse à Cicerone per la pretensione d'un Officio in Magistrato, chiamandola Persona Nobile, dicendo, Incidi in competitorem nobilem.
Marco Ottavio, cognominato Ligure, di cui parlando Cicerone, lo chiamò Senator ornatisimus. Fù Pretore, e Questore di Provincia con Lucio Giunio; Tribuno della Plebe con C.Licinio; e Proquestore con Lucio Ottavio Balbo nell'Anno di Roma DCLXVIII. Un'altro Marco Ottavio nipote del primo, fù Questore di Provincia; Edile Curule, e nel DCLXXII fù Tribuno della Plebe con Lucio Ottavio Ligure.
Gn. Ottavio Figlio del primo Marco, che contendè con Tiberio Gracco; fù nel DCLXI. Questore di Provincia con Lucio Domitio, Proquestore con l'stesso; Tribuno della Plebe con Aulo Sempronio; Pretore di Provincia con Marco Minutio, e finalmente fù Console nel DCLXXVII. con Caio Scribonio. Questo Ottavio fù Nipote d'un Caio, ma non hò potuto trovare, che gradi egli habbia havuto, cosi registra il Grellio5 per parer di Verrio Flacco, Verrius Flaccus Consules edit Cn. Octavium M. Fil. C.Nep. et C.Scribonium Curionem; l'istesso dicono altri Autori ancora. Di questo disse Cicerone Illum mallem levares, quo optimum, atquè humanissimum virum Cn. Octavium Marci Filium familiarem meum confici vidi.
Lucio Ottavio Fratello di Gneo Ottavio Console ucciso da Cinna, questo nel DCLXII. fù Questore di Provincia con C. Calpurnio; Tribuno della Plebe con Marco Minutio; e doppo Questore di nuovo con l'istesso Calpurnio. Lucio Ottavio Figlio di Gneo, Nipote di Gneo, cognominato Balbo, Cicerone dice, che fosse Senatore, e perito nelle Leggi, fù nel DCLXVII. Questore di Provincia con Marco Canuleio, Proquestore con Marco Ottavio, Tribuno della Plebe con Marco Giunio; Edile della Plebe con Marco Cestio; e finalmente fù Console nel DCLXXVII. con C.Aurelio Cotta. Questo fù Nipote di quello Gneo, che fù Console con Tito Annio.
Un'altro Lucio Ottavio cognominato Ligure (credo sia Figlio di quel Marco, detto ancor'egli Ligure) fù Tribuno della Plebe con Marco Ottavio nel DCLXXII. fù Pretore Urbano con Lucio Furio. Di questo penso che fosse Figlio quel Lucio Ottavio, di cui Fulvio Orsino registra la seguente Memoria:
C. RVSTIVS C.V. FLAVVS ITER
L. OCTAVIVS L.F. VITVLVS
IIIIVIR. D.S.S.
VIAM INTEGENDAM
CVRAVER
Un'Altro Marco Ottavio io trovo in Dione, che seguitando le parti di Pompeo, si portò valorosamente contro Cornelio Dolobella; perchè essendo Ottavio Prefetto della Squadra assieme con Lucio Scribonio, lo disfece nella Dalmatia, Marcus Octavius, et Lucius Scribonius Libo P. Cornelium Dolobellam Cæsaris Administratorem, in qua tunc fortè erat, profligaverunt Classe Pompei usi; et il Sabellico lo conferma, dicendo, Circa Illiricum ab Octavio Dolobella Navali Prœlio superatus in hostium potestatem venit. Finita poi la guerra di Farsaglia, s'uni con Catone; ne più hò trovato di lui. Trovo un'altro Gneo Ottavio, che nell'Ann. DCXCVI. fù Questore con Caio Salustio; questo fù figliuolo di Lucio Ottavio; non sò però se del Balbo, ò del Ligure, che furono nelli medesimi tempi.
Caio Ottavio cognominato Rufo, Padre di Ottaviano Imperatore, fù nel DCXCII. Questore con Caio Toranio; Tribuno de' Soldati; Edile della Plebe; Giudice delle Questioni, Pretore e Proconsole della Macedonia, fù Persona di gran bontà, e valore; e per non discrivere à lungo la vita, e l'heroiche attioni di lui, recitarò solamente le parole di Tranquillo, che dice, Amplis enim innutritus opibus, honores ed adeptus est facilè, et egregiè administravit. Et Prætura Macedoniam sortitus fugitivos, residuam Spartati, et Catelinæ manum, Thurinum agrum tenentes, in itinere delevit, negotio sibi in Senatu extra ordinem dato. Provinciæ præfuit non minore iustitia, quàm fortitudine. Namquè Bellis, ac Thracibus magno prœlio fusis, ita socios tractavit, ut Epistolæ M.T. Cic. extent, quibus Quintum Fratrem eodem tempore, parum secunda fama, Proconsolatum Asiæ administrantem, hortatur, et monet imitetur in promerendis sociis vicinum suum Octavium6.
Morì Caio Ottavio in Nola, ritornando dalla Macedonia di morte repentina mentre doveva ricevere il Consolato, cosi dice Svetonio. Quanta fosse la virtù, et il merito di questuo huomo, lo spiegò Velleio con le seguenti parole degne veramente d'esser registrate da qualunque Autore, non che stampate da' suoi Cittadini; Fuit Caius Octavius, et non Patritia, ita admodum speciosa Equestri genitus Familia, gravis, sanctus, innocens, dives. Hic Prætor inter nobilissimos Viros creatus primo loco, cum ei dignatio Iulia genitam Actiam conciliasse uxorem, ex eo honore sortitus est Macedonim, appellatusq. in ea Imperator, decedens ad petitionem Consulatus obiit. Fù di più Senatore, come s'è detto di sopra, per parere di Sesto Aurelio Vittore7; e dal Figlio Augusto li fù doppo morte alzato un'Arco molto sontuoso, dice Plinio. Tutte le sopra accennate honorevolezze, e cariche ritenute, vengono espresse nella seguente Memoria registrata da Giano Grutero8 nelle sue Descrittioni Auguste
C. OCTAVIVS C. F. C. N. C. PR.
PATER AUGUSTI
TR. MIL. BISQ. ÆD . PL. CUM
C. TORANIO IVDEX QÆSTIONVM
PR. PRO. COS. IMPERATOR APPELLATUS
EX PROVINCIA MACEDONIA
Hebbe Ottavio un Fratello chiamato Lucio Filippo, à cui (oltre alla Madre) lasciò in cura Ottaviano, dice Dione: hebbe due Mogli, una chiamata Ancaria, e di questa nacque Ottavia maggiore, che fù Moglie prima Marcello, e poi di Marco Antonio.
Questa Ottavia fù Donna di grandissima prudenza, e valore, che bramosa di rimediare in qualche modo alle discordie, che passavano trà Ottaviano suo fratello, e Marco Antonio suo Marito, andò in Atene con molta pompa, con denari, suppellettili, e donativi, ma fece poco profitto, perche per amor di Cleopatra, e per altri rispetti, Antonio la rimandò in dietro, senza haverli usato quelle accoglienze maritali, che se le convenivano. Dispiacquero grandemente ad Ottaviano li portamenti fatti à sua Sorella, e perciò la consegliò, ch'ella dalla Casa del Marito si partisse, ed habitasse sola in altra Stanza; ma ella sagace, per non dare à divedere al Mondo esser ella caggione, e fomento di nuova discordia, non solamente volse restar'in Casa, ma con grandissima Carità, ugualmente, e li suoi proprij Parti, e li figliastri nati di Fulvia prima Moglie d'Antonio allevava. Perche di lui hebbe solamente due figlie femine, ambedue chiamate Antonie, una detta Maggiore, la quale fù maritata à Lucio Domitio Enobarbo, e l'altra Minore, che fù Moglie di Nerone Claudio Druso cognominato Germanico. Octavius Sorori ex Athenis reversa, quoniam ab Antonio sperneretur, author erat, ut mariti Domo relicta, seorsum habitaret; quod negavit illa se facturam, ne materia novæ discordiæ, civiliumq. bellorum extitisse videretur, quin Antonii domo esse perseveravit, fovebatq. interim, non tantùm communes Liberos, sed eos etiam, quos ex Fulvia extulerat, incredibili charitate, dice il Sabellico. Non fù ricompensato, nè conosciuto dall'ingrato Marito amore tanto singolare, ma con il contrario cambiato, perche da Atene mandò uno à posta in Roma, che la scacciasse di casa, come fece; et ella accompagnata da tutti li figlioli se ridusse à stare in una Casa privata; nè d'altro piangeva, e s'affliggeva, che per la stima, che si poteva far di lei, d'essere stata caggione di quella discordia Civile tanto grande, e pure altro non haveva procurato, che unione, e pace. Mœsta, et lamentabunda quod civilis discordia causu haberetur, cuius tollenda sempre author fuisset, dice l'istesso. Amò questa gran Donna teneramente Marcello suo figlio havuto da Marcello suo primo Marito, fabricò il famoso Portico vicino al Teatro del suo Marito, e si conservò il nome di Portico d’Ottavia, nel quale erano bellissimi ornamenti, e superbissime Statue, come registra Plinio in più luoghi.
Doppo la morte d’Ancaria, Ottavio nostro pigliò la seconda Moglie, e fù Attia figlia di M. Attio Balbo, Sorella di Giulio Cesare (altri vogliono, che Atţia fosse Nipote, e non Sorella di Cesare) Di quella Ottavio hebbe una figlia Femina, chiamata Ottavia Minore, e un Maschio, chiamato Caio Octavio, cognominato Cepia (dice Dione) ò pure Pio (registra il Zonara) e questo fù il nostro Augusto Ottaviano, di cui si farà mentione più sotto.
Di Ottavia Minore io non hò potuto trovarne cosa di memoria, solamente Enea Vico, per sentenza di Dione, narra, ch’ella fosse Moglie di Marco Agrippa, che fece il superbo Tempio a Giove Vindicatore nomato Pantheon, hora Santa Maria in Rotonda, huomo di grandissime virtù: onde doverà dirsi, che questo Marco fesse Nipote, Genero, e Cognato d’Augusto. Nipote perchè hebbe, per Moglie Marcella figlia di Ottauia Maggiore: Genero, perchè egli ottenne per isposa Giulia figlia di Augusto, e di Scribonia; e Cognato per questa Ottavia. Voglio però credere, che non degenerando punto da’ suoi natali, ella fosse Donna d’altra tanta prudenza, quanto la Sorella, e forse, per haver ambedue havuto il medesimo nome, molte cose di una sono state da’ Scrittori applicate all’altra.
Caio Ottavio, ultimo di questa Fameglia, fù ancora il sopremo nelle dignità: lascio di narrar di lui gl’officij ottenuti nella Republica, le guerre fatte, le vittorie havute, le Città, Provincie, e Regni debellati, li Popoli soggiogati, e li Trionfi ricevuti; e dirò, che l’essere stato il primo Imperatore del Mondo con il nome di Augusto, contiene ogn’humana, e terrena grandezza; perciò hebbe raggione Velleio di dire, ch’al Consolato di Cicerone accrebbe grandissimo honore la nascita di questo huomo insigne. Consulatui Ciceronis non mediocre adiecit decus matus in eo Anno D. Augustus. Potrei registrare le visioni, li sogni, gl’Au gurij, e li segni precedenti al suo natale, ma per non infastidire il Lettore, li lascio, dicendo solamente il sogno del Padre Ottavio, registrato da Tranquillo, e scritto dal Sabellico, Somniavit et Pater Octavius Solis Iubar ex Accia utero exortum . Vidde Ottavio in ogno, che dal ventre d’Attia sua Moglie n’era uscito un Sole . Quanto questo sogno havesse buon’effetto, si potrà argomentare dalle fortune, e dall’Impero universale d’Ottaviano; ma ch’occorre dir’altro, mentre il compimento delle sue grandezze hà voluto per santissima humiltà ancor’il nostro Salvator Giesù vero Dio, dimostrarlo con il suo sacratissimo Natale, e col darli la Pace universal del Mondo? tanto nota Orosio, dicendo, Quamobrem, quia ad id temporis perventum est, quo et Dominus Christus hunc Mundum primum adventu suo illustravit, Regnumq. Cæsari tranquillissimum dedit . E Gio.Battista Egnatij, volendo dimostrar qual fosse la maggior felicità d’Augusto, registra l’istesso, dicendo, Ad cuius Imperij fœlicitate illud accessit, quod Sermator Christus, Lux Gentium, et Orbis sub eo nasci voluit, ut quem summis Animi, Corporisq. dotibus Principem clarissimum terris dederat, eodem Generis bumani Parens Optimus, & Maximus nasceretur. E S. Tomallo, considerando questo istesso, dice, che perciò Augusto fosse in Terra quasi un Vecechristo, mentre, Christo Signor Nostro vero Padrone del Mondo, essendo Fanciullo, faceva, ch’Augusto n’havesse l’universal governo, In humilitate ergo vixit, et demum in Augusto substituit, ut describeretur universus Orbis in ortu Domini, ut Lucas Evangelista testatur . Et in hac descriptione solvebatur Census, sive Tributum (ut Historia tradunt) in recognitionem debita servitutis, non sine misterio, quia ille natus erat, qui verus erat Mundi Dominus, & Monarcha, cuius vicesgerebat Augustus, licet non intelligens, sed natu Dei, sicut Caiphas prophetavit: unde hoc instinctu dictus Cæsar mandavit tunc temporis (ut narrant Historiæ) ne quis de Romano Populo Dominum ipsum vocaret, quas quidem vices Monarchia, post Cbristi viri Domini Nativitatem gesiit Augustus Quatuordecim Annos, toto Orbe Terrarum subacto; quia (ut Acta Principum Romanorum describunt) dictus Caæar Augustus Quinquaginta sex Annos, et Menses sex tenuit Principatum . La proibitione di esser chiamato Signore, dice il Sabellico, per sentenza d’Orosio, che fu fatta nel proprio giorno del Santissimo Natale di Christo N. Redentore. Comportò, e si compiacque d’esser chiamato Turino,sperche in Turi il Padre vinse li servi fuggitivi; godè del Nome di Cesare per l’adottione, che fece di lui Caio Giulio Cesare suo Zio; non proibì il Titolo di Quirino (cosi fù chiamato Romolo) si contentò del Nome d’Augusto per la pienezza della sua Maestà, quasi venerabile , perche, come nota Pausania, Nomen Augustus Gracorum lingua Sebastus, idest Venerabilis verti potest; con tutto ciò mai volse esser chiamato Signore, quantunque, Publio Nigidio (quasi profeticament ) nel giorno del suo natale dicesse, Dominum Terrarum Orbi natum . Non mi maraviglio molto di questa modestia, perche egli apprese da’ Libri Sibillini, e vidde nel Cielo, prostrato in terra, e adorò quel Fanciullo, che in braccio d’una Donna stava in un Circolo luminoso, e lo riconobbe per vero Signore, e Padrone della Terra, e del Cielo .
Narra di più Niceforo Calisto, che Ottaviano Augusto alzasse un’Altare con nome di I, con l’Inscrittione, che diceva, ARA PRIMOGENITI DEI, e la caggione dice, che fosse, perche egli andò all’Oracolo d’Appolline Pithio, di cui chiede di sapere, chi doveva esser suo Successore nell’Impero, doppo la sua morte; e sè bene tre volte li fece il Sacrificio massimo chiamato Hecatombe , mai l’Oracolo li rispondè; alla fine importunato, disse la caggione del silentio usato, e manifestò à suo mal grado il vero Signore del Mondo con questi tre versi registrati da Suida.
Me Puer bebraus divos Deus ipse gubernans
Cedere sede iubet, tristemq. redire sub Orcum,
Aris bine igitur tacitus discedito nostris .
Sentita, e ponderata questa risposta Ottauiano, se ne ritor no à Roma, e nel Capitolio alzò l’accennato Altare; ecco le parole di Niceforo, Tali responso accepto Cæsar Romam est reversus, atque ibi in Capitolio Aram Maximam extruxit cum eiusmodi latina Inscriptione, Ara Primogeniti Dei.
Non voglio tacere un Prodigio grande delle felicità di Augusto registrato da più gravi Autori; se bene con qualche varietà . Narra il Zonara, che ritornando Ottaviano da Appollonia, dove fù mandato da Giulio Cesare suo Zio per occasione di studio, e entrando in Roma (essendo hora di Terza) subito nel Cielo si vidde un Circolo grande a guisa d’Arco Celeste, che circondò il Sole, Eo Urbem ingrediente magnus Circulus, & instar Cœlestis Arcus unius Orbem Solis ambit, futuri tumultus prænunciatus . Orofio lo narra quasi nell’istessa masiera, ma con più espressione del significato, Cum ex Apollonia rediens Urbem ingrederetur, hora circiter tertia, repentè liquido, ac puro sereno, Circulus ad speciem cœlestis Arcus Orbem Solis ambijt, et quasi unum eum, as potissimum in hoc Mundo, solamquè clarissimum in Orbe monstraret, cuius tempore venturus esset , qui ipsum solum solus, Mundumq . & fecisset, & regeret. Giulio Ossequente riferisce, che non solamente il Sole si vidde racchiuso in un Circolo à guisa d’Arco celeste; ma soggionge, ch’il detto Arco circondò l’istess’Ottaviano, Cumquè (ecco le parole di Giulio) hora diei tertia ingenti inconfusa multitudine Romam intraret, Sol puri, as sereni Cœli Orbe modico inclusus, extrema linea Circulo, qualis tendi Arcus in nubibus solet, eum circumscripsit . E Paterculo narra, ch’il Sole istesso con la sua sfera fece pompofa Corona al Capo di lui (chè è prodigio di maggior stupore) curuandosi à forma d’Arco, Cum intraret Romam, Solis Orbis super Caput eius curvatus æqualiter, rotunditasq. in colorem Arcus, veluti coronam tanti mox Viri Capiti imponens, conspectus est . Non devo bilanciare qual di questi Autori sia più verace in registrar l’istesso Prodigio, perche senza fallo tutti vogliono dimostrare un sicuro Presaggio delle sopreme felicità del nostro Ottaviano .
Hebbe Augusto quattro Mogli, la prima (essendo egli giovenetto) fu Seruilia Figliuola di Publio Seruilio, cognominato Ilaurico, huomo Consolare, qual poi rinunciò à Marco Antonio à petitione de’ Soldati, che desideravano con questo mezzo stabilire la Pace trà questi due Personaggi . La seconda fù Claudia Figliuola di Publio Clodio Cavalier Romano, e di quella Fulvia, che poi fù Moglie di Marco Antonio, prima di Ottavia Maggiore; ma essendo nato disparere, e sdegno tra lei, & Ottaviano, doppo non molto tempo, senza punto haverla toccata, vergine la rimandò a sua Casa . La terza fù Scribonia sorella di Lucio Libone Scribonio persona Consolare, già stata successivamente, Moglie di due Consoli . Questa, doppo haverli partorito Giulia, per la sua mala vita, e pravi costumi, fù parimente da Ottaviano repudiata . E la quarta fù Livia Drusilla, detta ancora Giulia, Figlivola di Lucio Druso Calidiano, che li fù rinunciata da Tiberio Claudio Nerone, quantunque gravida di sei Mesi, Donna in vero di gran prudenza, pietà, & humanità; di molto giudicio, e sapere; communemente da tutti amatissima, tanto da Romani, quanto da Stranieri: Anzi narra Tacito, ch’ella fosse (cosa per certo singolare) chiamata per il suo alto valore, Mater Patriæ . Vogliono alcuni, che da questa Ottaviano fosse avvelenato con certi Fichi freschi, per tema, ch’egli non lasciasse Soccessore nell’Impero Agrippa Figlivolo della nostra Giulia, già da Augusto adottato assieme con Tiberio suo Figliastro, doppo la morte di Caio, e di Lucio della medesima Giulia Figlivoli . Ma lasciando da parte quanto sopra di ciò si potrebbe scrivere, dirò, che le prosperità del nostro Augusto restarono moderate, perche, non havendo di quattro Mogli havuto, ch’una Figlivola, cioè Giulia, questa fù di vita cosi licentiosa, & immodesta, che fù forzato il pietoso Padre à mandarla in essilio nell’Isola Pandataria, dalla quale, doppo lo spatio di cinque Anni, la cavò, e la confinò in Reggio Città di Calabria dirimpetto à Messina, e proibì, che doppo morte non si dovesse in conto alcuno porre nel suo Sepolcro . Non doverà dunque esser di maraviglia , se il luogo, dove (come s’è detto di sopra) furono ritrovate l’Ossa di questa Donna, non era di quella magnificenza , e grandezza, che si richiedeva ad una Figlivola unica d’un tanto Imperatore, quanto era Ottaviano.
Morì Augusto nella Città di Nola, nell’istessa Stanza dove era morto il suo Padre Ottavio, li XIX. d’Agosto, essendo Consoli Sesto Pompeo, e Sesto Apuleio: il suo Cadavero fù trasportato in Roma con gran pompa funebre, e le sue Ceneri furono da Cavalieri raccolte, e poste nel suo Mausoleo, da lui fabricato, essendo la sesta volta Console, trà la Riva del Tevere, la via Flamminia . Passo sotto silentio quanto potrei dire di questo nostro gran Monarca, rimettendo il Lettore a quegl’Autori, che hanno descritto la Vita, e li Gesti di lui, e con S. Pietro Damiano, che si serve delle parole del volgo, registrate dal Vittore, Cunctis vulgo jactantibus, dirò di lui, utinam, aut non nasceretur, aut non moreretur . Queste sono state le Persone più insigni della Fameglia Ottavia . Haverò in questa degna serie d’Huomini Illustri potuto errare nell’assegnatione de’ Tempi, e degl’Officij, perche l’uniformità, de’ Nomi, Cognomi, e la variatione de’ Scrittori, suol ben spesso caggionar questo . Potrà dunque il curioso leggere Appiano Alessandrino, Stefano Vinandio, Honofrio Pannino, Gioachino Grellio, Giovanni Glandorpio, Fulvio Orfino, Antonio Augustino, e altri Autori sopracitati, che n’haverà maggior chiarezza .
FINE DEL PRIMO LIBRO
Errori da Emendarsi.
Cart. | Vers. | |
37. | 15. | Septuaginta così dice l'Autore, ma doverebbe dire, Septemdecim. |
49. | 36. | Corã legi Corani |
67. | 1. | doppo XV. aggiongi essendo Consoli |
75. | 10. | haverebbono legi haverebbe |
84. | 22. | Gneo legi Caio |
233. | 1. | silen legi silentio |
Note
- ↑ Cornelio Cinna, avendo fatto promulgare diverse leggi con la violenza, fu scacciato dalla Città dal Collega Gneo Ottavio.
- ↑ ed uccisero Ottavio satellite dipendente da Silla.
- ↑ Ottavio uomo d'animo estremamente mite, venne assassinato per ordine di Cinna.
- ↑ La delegazione romana si recò presso la corte di Antioco V Eupatore, sovrano dell'Impero Seleucide, per chiedere che venissero rispettati i vincoli della pace di Apamea. Vedendosi ricevere un rifiuto, come rappresaglia i Romani affondarono tutte le navi da guerra siriane e tagliarono i tendini ai loro elefanti da guerra.
- ↑ Joachim Grellius, autore di una Chronologia in Titi Livii Historiam pubblicata nel 1588, a cui fa riferimento il Teoli.
- ↑ allevato infatti nell'agiatezza, ottenne facilmente le cariche pubbliche e le svolse abilmente. Dopo la pretura, ebbe in sorte la Macedonia e mentre vi si recava, sconfisse, grazie ad un incarico speciale affidatogli dal Senato, quello che restava delle bande di Spartaco e di Catilina che spadroneggiavano nel territorio di Turi. Governò la provincia non meno con giustizia che con coraggio: sconfisse infatti in battaglia Bessi e Traci e tratto con benevolenza gli alleati tanto che, Marco Tullio Cicerone in una sua lettera al fratello Quinto, a quel tempo proconsole con scarso successo in Asia, raccomanda di seguire l'esempio del suo vicino Ottavio per essere benvoluto dagli alleati.
- ↑ Politico ed autore di opere storiche, vissuto tra il 320 ed il 389, scrisse nel 361 il trattato storico De Caesaribus, a cui probabilmente si riferisce il Teoli.
- ↑ Jan Gruter (1560 - 1627), filologo e antiquario olandese, autore dell'opera Inscriptiones antiquae totius orbis Romani pubblicata nel 1603 in due volumi.