Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo VII/Libro I/Capo VI
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Capo VI.
Viaggi.
I. Le scoperte degli Italiani animano molti a tentarne altre nuove.I. La gloria a cui erano saliti negli ultimi anni del secolo xv Cristoforo Colombo, Giovanni Cabotto ed altri viaggiatori italiani, che, gittandosi arditamente fra sconosciuti mari vastissimi, aveano col loro ingegno non meno che col loro coraggio scoperte nuove provincie e soggettata all’Europa un’altra fin’allora incognita parte del mondo, stimolò più altri tra essi a tentare altre simili imprese, e ad andare in cerca d’altri popoli e d’altri regni. In fatti i primi anni di questo secolo ci offrono altri navigatori italiani, per mezzo de’ quali la Spagna e la Francia stesero maggiormente i loro dominii e il loro commercio, e si arricchirono co’ tesori del nuovo mondo. Io non farò qui menzione del primo giro del mondo fatto dal 1519 fin al 1522 per mare dal Magaglianes, il qual PRIMO 381
però in esso perdette la vita; perciocchè, comunque sia vero che tra’ compagni di esso
fu Antonio Pigafetta vicentino cavalier di Rodi,
e che a lui dobbiamo la Relazione di quel memorabile viaggio, stampata poi dal Ramusio
Navigazioni, t. 1, p. 352, ed. ven. 1606) e
da altri recentemente inserita nella Raccolta
generale de’ Viaggi (Hist Général, des Voyag.
t 37, ed. Paris, in 12), ei però non fu che
semplice passeggero, e l’idea e il successo di
quel gran tentativo si dovette al Magaglianes
e a’ compagni di lui; tra’ quali però troviamo
che furono due Genovesi (ib. t p■ 53). Io
dirò solamente di due che più di tutti si renderono illustri colle loro scoperte, cioè di Giovanni Verazzani e di Sebastiano Cabotto.
II. Al Verazzani dee la Francia il dominio
di parte della America settentrionale, che da
lui fu prima che da ogni altro scoperta. Egli
è vero che oltre alcuni altri indicii che già si
aveano di quelle vaste contrade (ib. p. 56),
Giovanni Cabotto avea costeggiati que’ lidi fino
all’ altezza, secondo alcuni, di sessantasette
gradi e mezzo, secondo altri di cinquantasei,
come si è altrove provato (t.6,par. 1,p. 236).
Ma niuno avea ardito d’innoltrarsi entro terra,
e di ricercare la natura de’ luoghi e l’indole
degli abitanti. Troppo scarse son le notizie che
di questo celebre viaggiatore ci son rimaste;
e anche negli Elogi degl illustri Toscani (t. 2,
n. 30), ove pur si è procurato di rischiararne, quanto più fosse possibile, la memoria,
poco si è aggiunto a ciò che già n era noto.
Ivi sol si producono alcuni monumenti intorno 38a libro
alla nobiltà della famiglia di Verazzano, assai
ragguardevole tra le nobili fiorentine, e si afferma ch’ei nacque da Pierandrea da Verazzano
e da Fiammetta Capelli, e ciò probabilmente
verso il 1485. Ove e come menasse egli i primi
anni della sua vita, e quando e per qual occasione passasse in Francia, tutto è sconosciuto. La Relazione da lui inviata da Dieppe agli
otto di luglio del 1524 a Francesco I re di
Francia, è la prima certa memoria che di lui
s’incontri, ed è l’unico monumento della navigazione da lui intrapresa. Essa fu poi pubblicata
dal Ramusio (t. 3, p. 350), e inserita compendiosamente nella Raccolta de’ Viaggi (l. c
p. 55, ec.). Egli accenna al principio di essa
la tempesta sofferta dalle quattro navi dal re
mandate all'America settentrionale, la necessità
in cui furono due di esse di ritirarsi in un
porto della Brettagna, lo scorrer che poscia
fecero ostilmente sulle coste di Spagna, e ’l
volgersi che con una, detta la Delfina, egli
fece a scoprir nuovi paesi. Questa maniera di
favellare del Verazzani ha fatto credere al p
Charlevoix Hist. de la Nouv. Frane e, t 1)
ch’ egli due viaggi intraprendesse verso quelle
provincie. Ma forse il primo fu solamente tentato e impedito dalla burrasca. Checchè sia di
ciò, la Relazione del Verazzani comincia da’ 17
di gennaio del 1524, in cui egli sulla Delfina
partì con 50 uomini da uno scoglio vicino all’isola di Madera. Io non mi tratterrò a descrivere i paesi da lui non solo scoperti, ma diligentemente osservati. Ei giunse fino a’ 50
gradi, cioè fino all’isola di Terranuova, doude primo 383
mancandogli omai i viveri, dopo aver dato a
quel tratto vastissimo di paese il nome di Nuova
Francia, volse addietro, e giunse a Dieppe in
Normandia. Nella libreria Strozziana in Firenze, oltre la Relazione sopraccennata, conservasi
manoscritta una Narrazione cosmografica assai
bene distesa di tutti i paesi ch egli avea in
quel viaggio osservati, e da essa raccogliesi
ch egli ancora avea formato il disegno di tentar
per quei mari il passaggio all’Indie orientali.
Che avvenisse poscia del Verazzani, è molto
incerto. Appena merita di essere confutato il
racconto del recente autore dell’ Ensajo Cronologico para la Historia de la Florida, citato
dai’ raccoglitori de’ Viaggi (L c p. 58); cioè
ch’egli preso nello stesso anno i5a4 da’ Baschi
fosse condotto prigioniero a Siviglia, indi a
Madrid, ed ivi appiccato; cosa sognata dal
detto storico senza pruova di sorta alcuna, e
che, se pure fosse vera, sarebbe più obbrobriosa a chi avesse trattato il Verazzani in tal
modo, che a lui medesimo. Maggior fede sembra doversi al Ramusio, scrittore di quel secolo
stesso, il quale nella prefazione premessa al viaggio del Verazzani, dopo aver detto che molte
memorie di questo gran viaggiatore si eran perdute in occasion delle guerre che travagliaron
Firenze, soggiunse che nell ultimo viaggio,
ch esso fece, avendo voluto smontare in terra
con alcuni compagni furon tutti morti da quei
popoli, et in presentia di coloro, ch' erano rimasti nelle navi, furono arrostiti et mangiati. Ei
non ci dice quando ciò accadesse, e alcuni pensano che questo barbaro avvenimento si debba 111.
VùgRi di
.V lij'll. DU
Caboltu.
384 • irono
fissare all’an 1525 Elog degl' Must. Tose
/. cit.). Ma è degno di riflessione un passo delle
lettere di Annibal (Caro, a cui niuno di quelli
che hanno scritto del Verazzani, ha finor posto
mente. Scrivendo egli da Castro a’ 13 di ottobre del 1537 a tutti i J'amgiliari di Mons. de
Gaddi, e descrivendo piacevolmente un suo
viaggio, e ragionando or con uno, or con altro
de’ domestici di quel prelato, a voi, Verazzano,
dice, (Lett, famil. t. 1, lett. 12), come a cercatore di nuovi mondi, e delle meraviglie di
essi, non posso ancor dir cosa degna della
vostra carta, perché non avemo passate terre,
che non sieno state scoperte da voi, o da vostro fratello. Questo passo ci mostra primieramente che Giovanni avea un fratello, il quale
ancora avea molto viaggiato e scoperti nuovi
paesi. Ma poichè questi, di cui non sappiamo il
nome proprio, è affatto sconosciuto agli storici di quel tempo, convien dire ch ei fosse
assai men celebre del fratello. E parmi perciò
verisimile che il cercatore de nuovi mondi, con
cui parla qui il Caro, sia Giovanni. Il che se
è vero, converrà dire ch’ ei non fosse abbastanza premiato dal re di Francia, e che dovesse perciò tornarsene in Italia, ed entrare
nella famiglia del Gaddi; e che il racconto del
Ramusio o sia falso, o certamente un tal fatto
si debba differire di molti anni. Ma è tale l'oscurità intorno alle cose del Verazzani, che nulla
possiamo stabilir con certezza.
III. Mentre questo viaggiator fiorentino stendeva per tal maniera il dominio della corona di Francia, Sebastiano Cabotto veneziano p iu m o 385
soggettava nuove provincia a quelle di Spagna e
d’Inghilterra. Già abbiamo parlato del viaggio
(t. 6, par. 1, l. c) che sulla fine del secolo
precedente avea egli fatto a nome dell Inghilterra, affin di scoprire il passaggio pel mare
del Settentrione all' Indie orientali. E abbiam
veduto che tornato in Europa dopo questo inutile tentativo, e veggendo quel regno dopo la
morte di Arrigo VII sconvolto da molte guerre,
passò in Ispagna, chiamatovi dal re Cattolico.
Pare che l idea di questa corte fosse dapprima
di ricercare il sopraccennato passaggio, perciocchè Pietro Martire d Anghiera, che ivi allor si
trovava, e che scriveva nel 1515, dopo aver
parlato delle spedizioni del Cabotto, fatte a nome
dell'Inghilterra, così continua: Familiarem habeo domi Cabottum ipsum, et contubernalem
interdum. Vocatus namque ex Bri tanni a a Rege
nostro Catholico post Henrici majoris Britanniae Regis mortem, concurialis noster est, expectatque in dies, ut navi già sibi parentur, quibus are animi hoc naturae latens jam tandem
detegatur. Mai'tio mense anni futuri MDXVI puto
ad explorandum discessurum < Occan. dee. 3,
l. '7). Convien dire che la Spagna deponesse il
pensiero di un tal tentativo, perciocchè non
troviamo che nè il Cabotto, nè altri fosse adoperato a questa scoperta. Egli era ivi frattanto
riputato uomo sì esperto nell arte di navigare,
che niun dei piloti poteva intraprendere il viaggio dell America, se prima dal Cabotto non
era stato approvato (*). Nel i5sìG fu Sebastiano
O s'B- abaie Lampillas (Saggio, par. i, i. i,
Tiràbosciii, Voi. X. 386 LIBRO
inviato da Sisto V con cinque navi e col litol
di capitan generale, non già a tentar quel cardinale, ma a scoprir meglio il fiume Paraguay,
clic pochi anni prima era stato osservato, a
farvi opportuni stabilimenti per la corona di
Spagna, a passar quindi lo stretto di Magcllancs, andarsene alle Molucche, e ricercare il
Giappone, clic credevasi esser lo stesso clic le
sì celebri antiche isole di Tarsis, di Ophir e
di Cipango. Di questo viaggio non abbiala relazione distinta, trattane quella clic se ne legge
nella Raccolta generale de' Viaggi (/ 33, p. 155)
ricavata dalla Storia dello spaglinolo llerrera.
11 Cabotto non andò olire al fiume suddetto,
a cui diè il nome di Rio della Piata, e sulle
cui sponde fabbricò un forte; e quindi dopo
avere inviato in Ispagua a chieder soccorsi, e
dopo avergli inutilmente aspettati per lungo tempo, fece ritorno egli stesso a quel regno, ma
non potè ottenere ciò che bramava: e la Spaglia
p. 271) non vuol soffrire che Carlo V facesse legge che
niun piloto potesse navigar nell'America, se dal Cabotto non fosse approvato, e ricorre al suo usato argomento. cioè che la Spagna avea tanti altri più esperti
assai del Cabotto nella scienza del navigare. INI a nvossene pure a migliaia. Il fatto è narrato da scrittori di
que’ tempi citati dal Foscarini (Della Letterat, venez.
p. 40); e a dar ad essi la negativa, non basta l autorità del sig. abate Lnmpillas. F.gli poscia mi chiede
quai provincie suggettasse il Cabotto alla Spagna, ed
ei medesimo previene la mia risposta col confessare
che il Cabotto piantando un forte sul fiume Paraguay,
ne prese il possesso a nome di quella corona. E se il
forte fu presto distrutto, la colpa certo non fu del
Cabotto. PIllMO J87
lasciò passare più anni senza pensare a promuovere in (quella parte le cominciate scoperte.
Il Cabotto annoiato da sì lunghi indugi, tornossene in Inghilterra. Io però non so se ciò accadesse nel 1528, come asseriscono i raccoglitori de’ Viaggi (t 57,p.259), o alquanto più
tardi, come mi par più probabile. Ei certo si
trattenne poi in Inghilterra per molti anni, e
benchè non sappiamo precisamente in che cosa
vi fosse occupato, dovette nondimeno rendersi
assai benemerito di quella corona; poichè abbiamo un decreto fatto nel 1555 dalla reina,
con cui al Cabotto pe servigi da lui renduti,
e da rendersi in avvenire a quel regno, si assegna una pensione di lire 166. 13. 4 di legal
moneta inglese (Rymer Acta pubblica, t. 15,
p. 4^7)7 il che fu probabilmente allor quando
fu destinato governatore perpetuo di una società mercantile ivi istituita per promuovere la
navigazione e le scoperte, la qual dicevasi.la Società del Cataro, ovver della Russia (V. Foscarini, Letter. venez. p. 44°)• Ciò che stava più
fisso in cuore al Cabotto, era il passaggio pel
mare del Nord alle Indie orientali, nè egli cessò
di occuparsene, finchè ebbe vita. Noi il raccogliamo non solo dalla prefazione del Ramusio
al terzo tomo della sua Raccolta de’ Viaggi, in
cui parla del vicendevol carteggio ch’egli su ciò
avea avuto più anni addietro col Cabotto, ma
più ancora dalla relazione di un altro viaggio
che a tal fine egli fece, e che leggesi nelle giunte
alle posteriori edizioni dell opera del Ramusio
(t 2, p. 211). Erasi finallora cercato il passaggio per mare al Nord-ovest; e non esseudosi IV.
All ri viaggiatori ilalum.
388 li duo
mai per tal modo ottenuto l’intento, pensò
il Cabotto di ricercarlo pel Nord-est. Egli uscì
a tal fine dal porto di Ilarwicb a” t/\ di maggio
del 1556, e nel mese d agosto giunse all’altezza
di 70 gradi. Ma ivi gli parve impossibile l’ andar più oltre, e passato l’inverno in Colmogorod, si rimise poscia in viaggio, e costeggiò
la Lapponia russa fino al 1557, al qual tempo
termina la Relazione di questo viaggio, di cui
non sappiamo qual fosse l’esito, e del Cabotto
stesso non troviam più menzione. Il Forcarmi (l. cit p. 439) afferma che quella Relazione non
è del Cabotto, e si riserba a recarne pruove
evidenti nel quinto libro della sua Storia, il quale
non essendo mai venuto alla luce, non possiam
giudicare quali esse sieno. Ma o sia, o no, del
Cabotto la relazione accennata, ei certo debb essere considerato come uno dei’ più dotti
nell" arte nautica, e de’ più coraggiosi nell’esercitarla. Quindi io conchiuderò questo tratto di
Storia colla riflessione degli autori della Raccolta de’ Viaggi (t. 49-/?-Co), i quali giustamente osservano ch’ ella è cosa assai gloriosa
all Italia, che le tre Potenze fra le quali oggi
dividesi quasi tutta iAmerica, debbano agl'italiani le lor prime conquiste, i Castigliani a
un Genovese, cioè al Colombo, gl’ Inglesi a
due Veneziani, cioè a’ due Cabotti, e i Francesi a un Fiorentino, cioè al Verazzani.
JV. A questi primi discopritori di nuove provincie succedono ora altri che se non furono
ugualmente felici nel ritrovar paesi non più conosciuti, giovarono nondimeno colle osservazioni che fecero de’ diversi lor viaggi, e colle PRIMO 38l)
relazioni clic nc diedero al pubblico, a conoscere sempre più l’indole e i costumi de' popoli
e la natura de’ climi, e recarono qualche vantaggio alla geografia; all’astronomia, alla storia
naturale, e ad altre classi di erudizione e di
scienza. E prima parli am di quelli che leggonsi
nella collezion del Ramusio. Giovanni da Empoli fiorentino ci ha dato il ragguaglio di un
viaggio ch, essendo egli fattore sulla nave del
re di Portogallo per conto de Marchionni di
Lisbona, fece nel 1503 alle Indie orientali, e
singolarmente al Malabar (Ramusio, t. 1,p. 245,
ed. ven. 1606). In questo viaggio due cose son
degne d’ osservazione 5 P una che per isfuggire
le pericolose coste della Guinea, gittaronsi i
naviganti fino al Brasile, di là poscia volgendo
al Capo di Buona Speranza; l’altra che Giovanni
ci dà per primo scuopritor del Brasile il Vespucci: La terra della Vera Croce ovver del
Brasile, così nominata, altre volte discoperta
per Amerigo Vespucci. Questa testimonianza
di un viaggiatore che andossene al Brasile due
anni soli, dappoichè, secondo alcuni, esso era
stato dal Vespucci scoperto, potrebb’ essere di
gran peso a provare che a lui veramente si dovesse lo scoprimento di quelle provincie; il che
abbiam veduto (t 6, par. 1, p. 235) negarsi
da altri. Ma a dar maggior forza a questa testimonianza, sarebbe a bramare ch essa non
venisse da un concittadino del Vespucci, sicchè non si potesse temere che l amor della patria non l avesse ingannato. Circa il medesimo
tempo, cioè negli anni 1502 e ne’ seguenti,
un lungo viaggio intraprese Lodovico Bartcma 390 LIBRO
bolognese; perciocché andato in Egitto, tutto
lo trascorse, e quindi veduta la Soria, l'Arabia felice e la deserta, e la Persia, entrò nell Indie, e giunto fino alle Molucche, tornossene
pel Capo di Buona Speranza in Europa, e giunse
a Lisbona, donde poscia partì per Roma. Di
questo suo viaggio ci ha data ei medesimo un
assai minuta ed esatta relazione divisa in sette
libri (Ramusio, l c p. 147, ec.), la quale è
stata ancora più volte separatamente stampata
(V. Mazzucch. Scritt. ital t. 2, par. 1, p. 4^-7)•
AH'Indie orientali parimente appartengono due
lettere di Andrea Corsali fiorentino, scritte a
Giuliano e a Lorenzo dei Medici, la prima
nel 1515, la seconda nel 1517 (Ramusio, l. c.
p. 176), nelle quali descrive le cose più degne
d’osservazione ch’egli viaggiando per quei’ paesi
avea notate, e il viaggio di Cesare Federici fatto
nel 1563 (ivi, t 3, p. 386). Nella stessa Raccolta abbiamo il viaggio di F. Marco da Nizza
francescano che nel 1593 scorse diverse provincie della Nuova Spagna (ivi, p. 297); e quello
di un anonimo comito veneziano che trattenuto
da’ Maomettani insiem con più altri prigione in
Alessandria d’Egitto, fu sforzato a servirli nella
guerra ch’ essi sostennero l’an 1539 nell'Indie orientali contro de’ Portoghesi; e descrisse
di giorno in giorno con somma esattezza, in
ciò che appartiene alla geografia, le diverse vicende del viaggio e della guerra (ivi, t. 1,p 274)Questa relazione era già stata pubblicata separatamente nel 1545, e inserita poi da Antonio
Manuzio nella sua Raccolta, di cui direm tra
poco, e in cui pur si contengono due viaggi PRIMO
(li Luigi Roncinotto fatti nel 1529() e ne' seguenti per l'Etiopia e pel regno di Calecut. A
questi per ultimo deesi aggiungere l Historia
del Mondo nuovo di Girolamo Benzoni milanese
che viaggiò in America circa il 1542, e vi si
trattenne quattordici anni, intorno al qual viaggiatore non ho che aggiugnere alle notizie che
ce ne ha date il co. Mazzucchelli (Scritt ital,
t 2, par. 2, p. 90.5).
V. Tutti i viaggi finora accennati giovarono
mirabilmente a render più perfetta l’arte del
navigare, a rischiarare vie maggiormente la geografia e l'astronomia, e ad arricchire con un
vasto commercio molte nazioni. Perciò conveniva che ne rimanesse durevol memoria a’ posteri, acciocchè questi veggendo su quali tracce
quegli si fosser messi, e quai ne fossero stati
or i vantaggi, or i danni, potessero saggiamente
condursi e promuover vie maggiormente le scoperte non meno che le cognizioni. A tal fine
non sì tosto cominciarono ad esser celebri in
Italia i viaggi de' Portoghesi, del Colombo, del
Vespucci e degli altri primi navigatori alle terre
finallora non conosciute, che si pensò in Italia
a raccogliere insieme e a dare alla luce le relazioni dei’ loro viaggi. Io lascio le più antiche
e men celebri, cioè quelle di Lorenzo Cretico
natio di Camerino, ma che risedea in Lisbona
per ordine del Senato veneto, di Francesco
della Saita cremonese, di Pietro Pasqualigo
ambasciadore della Repubblica appresso il re
Emanuello di Portogallo, di Angelo Trivigiano,
intorno alle quali si posson vedere le più esatte
notizie presso il ch. Foscarini (Letterat venez. 3gi LIBRO
p. 424) cc) La prima Raccolta di viaggi che
si vedesse uscire alle stampe, fu quella che fu
pubblicata in V icenza nel 1507 col titolo: Mondo
novo, e paesi nuovamente retrovati da Alberico
Vespuzio Fiorentino, ec. Il raccoglitore fu non
Montalboddo Fracanzano vicentino, come ha
creduto il Foscarini, ma un certo Fracanzo o
Fracanzano da Montalboddo nella Marca d’Ancona, come ha assai ben dimostrato il P. Angiolgabriello da S Maria (Scritt vicent t. 3,
p. 5, ec.) C)', ed ei dedicò questa sua opera
a Giammaria Angiolello suo concittadino, viaggiator famoso esso ancora, e celebre non meno
per la Vita di Usuncassan re di Persia, la qual
si ha alle stampe, che per la schiavitù che per
qualche tempo sostenne presso Maometto II,
di cui avendo poi scritta la Vita, n ebbe la libertà (V. Mazzuch. Scritt. ital. t. i, par. a,
p. 778; Angiolgabr. Scritt. vicent. l. c. p. 1, ec.).
La Raccolta del Fracanzano fu l’anno seguente
tradotta in latino da Arcangelo Madrignani milanese dell’Ordine cisterciense, e stampata in
Milano (Argcl. li ibi. Script, mcdiol. t 2, pars 1 f
p. 829), cambiandosi però il titolo, e facendo
(*) I monumenti prodotti dal P. Angiolgabriclln a
provare che Fautore della prima Itacco^ta de1 Viaggi fu
Fracanzo o Fracanzano da Montaiboddo, e non già Montalbnddo Fracanzauo vicentino, come avea creduto il Fotcarini, non par che ammettono eccezione, ftoudimeno
non dee dissimularsi che nella versione che nel i5o8 ne
pubblicò in Milano il Madrignani, il titolo della lettera
dedicatoria, come mi ha avvertito il eli. sig. abate Scrassi, è il seguente: Jo. Mariae Vicentino Montalboidut
Francantis salutrm; il che sembra indicarci che nè il
Foscarini, nè il P. Angiolgabriello abbiali colto nel vero. I
PRIMO 3()3
credere clie que’ viaggi fossero stati da lui tradotti dall original portoghese (Foscarini, p. 433).
Più anni dopo, cioè nel 1545, un’altra Raccolta ne fu pubblicata in Venezia, ristretta a’
soli viaggi che da diversi Veneziani erano stati
intrapresi in diverse parti dell Oriente, e intitolata: Viaggi fatti da Venezia alla Tana, in
Persia, in India e in Costantinopoli. Essa fu
opera di Antonio Manuzio fratello di Paolo, e
ad imitazion di lui versato esso ancora non
poco in tutte le belle arti, ma più di lui sventurato; perciocchè per non so quale error giovanile, costretto ad andar esule dalla patria,
e permessogli poscia di ritornarvi, indi a non
molto per una legge che derogava alle grazie
in ciò concedute, fu costretto ad andar di
nuovo ramingo (V. Lazzeri Miscell t. 2, p. 207),
e nell agosto del 1555 eran tre mesi che andava errando miseramente (Lettere di P. Manuz. p. 71).
VI. Ma tutte queste Raccolte furon quasi dimenticate, quando uscì alla pubblica luce quella
tanto più copiosa ed esatta di Paolo Rannusio '
o Ramusio, che in amendue le maniere si suole
scrivere. La famiglia de’ Rannusii, ascritta nel
secolo xv alla veneta cittadinanza, ebbe e in
quello e nel secolo di cui scriviamo, gran copia d’uomini tutti assai celebri negli studi. Di
Girolamo, celebre pel sapere nella medicina e
nella lingua arabica, abbiam parlato nel precedente tomo di questa Storia (t. 6, par. 2,p. 722).
Paolo di lui fratello rivoltosi alle leggi, fu assessore in Verona, e abbiamo una lettera di
Giovita Rapicio scritta a Paolo Rannnsio il
% 3()4 LIBRO
giovane, in cui loda altamente il sapere, Tintegrità, la cortesia del vecchio di lui avolo, e
aggiugne ch’egli era perciò carissimo a tutti i
patrizii veneti, e che fra’ gravi suoi studi frammischiavano volentieri e sovente quei dell'amena
letteratura Cl Viror. Epist. Ven. 1561, p. 63).
Dal vecchio Paolo nacque Giambattista, di cui
ora scriviamo, l'anno i '¡85. In età ancor giovanile inviato dalla Repubblica in Francia, agli
Svizzeri, a Roma (P. Manut Epist. l. 2, ep. 28),
diede saggi di non ordinaria prudenza *, e in
Francia singolarmente ei piacque per modo al
re Luigi XII, che questi volle ch’ei viaggiasse
per quasi tutto quel regno, e che ivi si trattenesse per lungo tempo, come si afferma da
Paolo Manuzio nella dedica a Paolo Rannusio
il giovane de’ Commentarii di Cesare. Premio
de servigi renduti alla Repubblica fu l’ onorevol
impiego di segretario del Consiglio de’ X, che
gli fu conferito, dal quale poscia sembra ch
egli si dimettesse, come c’indica una lettera di
Girolamo Negri (Negri, Epist. p. 120, ed.
Rom. 1767). Ritirossi allora a vivere in Padova, ove morì a’ 10 di luglio del 1 *>37, in età
di 72 anni (Zeno, Note al Font. t. 2,
p 275). Nè degenere da suo padre fu Paolo il
giovane di lui figliuolo, di cui abbiamo la Guerra
fatta da’ Veneziani insiem coi’ Francesi per l’acquisto di Costantinopoli, scritta già da Goffredo
di Villarduino nell’antica lingua francese, e da
lui per ordine del Consiglio de’ X tradotta in
lingua latina, e accresciuta di belle notizie, che
fu poi pubblicata da Girolamo di lui figliuolo j
intorno a che io rimetto il lettore al distinto PRIMO 395
ed esalto ragguaglio che ce ne dà il eh. Foscarini (l. e. p. 279, ec.). Or tornando a Giambattista, i viaggi da lui fatti, e il molto ragionare
che allora faceasi delle navigazioni all’ Indie
orientali e occidentali, e le istanze di molti uomini dotti, e principalmente del Fracastoro, lo
indussero ad intraprendere la gran Raccolta delle
Navigazioni e de’ Viaggi. Egli era uomo versato
assai nella storia, nella geografia, nello studio
di varie lingue, nè in tutto privo del sapere
astronomico, e perciò fornito di quelle doli clic
a 1111a tal opera eran richieste. Maggior giovamento ancor gli recarono le molte corrispondenze ch’egli costantemente mantenne con tutti
coloro da’ quali sperar potea aiuti e lumi per
sì grande intrapresa j come con Andrea Navagero e con Baldassarre Castiglione, mentre
erano in Ispagna, con Gonzalo Fernando d’Oviedo storico di Carlo V, che abitava nell'Isola
Spagnuola in America, con Sebastiano Cabotto,
col Fracastoro e con altri. Con tali aiuti ei potè
intraprendere e continuar felicemente la sua Raccolta, in cui egli inserì quanti potè avere alle
mani, viaggi per terra e per mare fatti in ogni
tempo e in qualunque parte del mondo. Egli
vi aggiunse prefazioni e discorsi, ne' quali diligentemente esamina e confronta tra loro le
relazioni ch’ei vien pubblicando con erudizione
per que’ tempi non ordinaria. Che se le carte
geografiche da lui pubblicate son poco esatte,
e alcune delle relazioni da lui nella sua Raccolta inserite son favolose, deesene incolpare
non la negligenza dell’autore, ma la mancanza
di migliori lumi, e la poca sperienza de' nocchieri 3<j6 LIBRO
medesimi di quel tempo. 11 primo tomo di questa grand’opera uscì nel 1554 il terzo (che
fu il secondo ad essere pubblicato) nel i55(3
quindi, morto il Rannusio, fu pubblicato il secondo nel 1559. Anzi anche il quarto tomo avea
egli apparecchiato, ma nell'incendio della stamperia de Giunti seguito nel novembre del ìS.oj }
esso miseramente perì. Molte altre edizioni ne
furon poi fatte con altre aggiunte, delle quali
non è di quest’opera il dire minutamente, poichè a me basta il mostrare che il Rannusio si
rendette assai benemerito della navigazione e
del commercio col pubblicare questa Raccolta,
intorno alla quale più ampie notizie potrà somministrare, a chi le desideri, il più volte lodato eruditissimo Foscarini (l. c p. 435, ec.).
VII. Due altri viaggiatori fiorentini di questo
secolo non debbon qui passarsi sotto silenzio,
Filippo Sassetti e Francesco Carletti, poichè
di Giambattista e di Girolamo Vecchietti, fiorentini essi pure, ci riserbiamo a dire nella
Storia del secolo xvii. Il primo appena ha qualche nome tra i viaggiatori, perchè poco ne è
uscito alla luce. Ei viaggiò nondimeno più volte
da Firenze a Lisbona, e da Lisbona all'Indie
orientali, e in uno di questi viaggi finì di vivere
in Goa l’an 1589. In occasione di essi molte
lettere scrisse Filippo al cav Pietro Spina,
e Francesco Buonamici e ad altri, che sono inserite nelle Prose fiorentine; ed esse per lo più
sono scritte dall'India negli anni 1583, 1585
e 1586, e contengono le osservazioni che ne’
suoi viaggi egli andava facendo. Sembra che l’intento principal del Sassetti fosse il promuovere PRIMO • 3()7
¡1 commercio de’ Fiorentini coll Oriente, come
raccogliesi da un discorso da lui composto
in Firenze nel 1557 intorno al commercio da
istituirsi tra i sudditi del Gran Duca Serenissimo, e le Nazioni Levantine. Era egli ascritto
all’Accademia fiorentina, e in essa recitò una’orazione in lode di Lelio Torelli. Quindi di
esso si fa menzione nelle Notizie degli Uomini illustri di quell’accademia (p. 2$o, ec.),
ove si recano diverse testimonianze degli scrittori di que’ tempi, molto onorevoli al Sassetti,
e si aggiugne che Lorenzo Panciatichi canonico
fiorentino avea formato il disegno di pubblicarne le opere che mss. si conservano presso
il segretario della stessa accademia; ma che
l'immatura sua morte non gliel permise. Miglior
sorte ha avuta la Relazione che de’ suoi viaggi
ci diede il secondo, cioè Francesco Carletti.
Il sig. Domenico Maria Manni ne ha scritta la
Vita (Calogerà Racc. d Opusc. t. 1, p. a3 i),
da cui raccogliamo ch’egli nato nel 1574 apprese da suo padre a viaggiar per terra e per
mare, e in età di 18 anni andossene a
Siviglia. Due anni appresso tragittò all Indie
orientali insieme col padre, cui ebbe il dolor
di perdere nel 1598 in Macao. Dopo aver per
più anni viaggiato per diverse provincie dell’Asia e dell America e dell Europa, non
avendo avuto successo troppo felice ne’ suoi
negozii, ritirossi nel 1606 a Firenze sua patria,
ove fu per qualche tempo maestro di casa del
gran duca Ferdinando, e ove pure finì di vivere, per quanto sembra, poco dopo il 1617.
Diversi Ragionamenti egli scrisse sulle cose da 3g8 LIBRO
sé veduto nell Indie occidentali e nelle orientali e in altri paesi; i quali giacquero inediti
fino al 1671, nel quale anno il celebre Magalotti, dopo avergli ordinati e corretti, gli diè
alla luce in Firenze. In essi tra le altre cose
è degno d’osservazione che il Carici!i è stato
uno de’ primi a recar notizia agl Italiani della
cioccolata. Così avverte il Redi, il quale, prima
che i detti Ragionamenti uscissero in luce, ha
pubblicato il passo in cui il Carletti distintamente ragiona del cacao e del modo di apparecchiarlo e di formarne quella bevanda (Ditir. p. 30). A questi possiamo aggiungere i
viaggi per tutta l’Europa, indi per la Palestina e per l’Egitto di Luigi Graziani, che da
Antonmaria vescovo d’Amelia di lui fratello furono elegantemente descritti, e de’ quali diremo
altrove; il Viaggio in India e in Calecut di Luigi
di Giovanni stampato in Venezia nel 1545, e
quello dell’Indie Orientali di Gasparo Balbi, in
Venezia parimente stampato nel 1599, e altri
di tal natura, che son rimasti men celebri.
Vili. Tutti i viaggi finor rammentati, benchè
alle scienze ancora recasser vantaggio, ebbero
nondimeno per principale lor fine o l’acquisto
di nuovo dominio, o una più ampia estension
di commercio, o una semplice curiosità di veder cose nuove. Ma altri ancora ve n’ ebbe che
o furono intrapresi soltanto per osservare ciò
che incontravasi di più notabile nelle scienze
e nelle arti, o fatti per altro fine, a questo
però ancora furon da’ viaggiatori rivolti. Era
cosa comune agli uomini eruditi di quell’ età,
che andavano aggirandosi per diverse provincie, PRIMO 3l)()
il cercare sollecitamente de’ libri, dell antichità, delle produzioni naturali e di tutto ciò
che avesse qualche relazion colle lettere. Ne
abbiam già veduti più esempii in addietro, e
più altri ancor ne vedremo nel decorso di questa Storia. Qui basti il dire di due soli, come
per saggio del molto che in questo genere ancora dir si potrebbe, se di continuo non fossi
costretto a cercare la brevità nel trattare di
un secolo che solo potrebbe occupare parecchi
volumi. Andrea Navagero, di cui ragioneremo
altrove più a lungo, inviato dalla Repubblica,
viaggiò tra ’1 i525 e *1 i528 per la Spagna e
per la Francia, e ci diede la relazione di questi suoi viaggi sì in varie lettere a Giambattista
Rannusio, come nella descrizione distinta de
viaggi medesimi, che si legge tra le Opere di
Andrea nella bella edizion cominiana del 1718.
Vedesi in essa un osservatore minuto non sol
di quanto appartiene al materiale delle città e
delle provincie, ma ancora di tutto ciò che
concerne l’ antica e la moderna geografia, le
antichità, la storia naturale ed altri oggetti
scientifici. Egli parla, a cagion d’esempio, della
università eretta in Alcalà dal cardinale Ximenes, e della ricca biblioteca che egli vi aggiunse
(V. And. Navag. Op. 350); osserva l" antico
anfiteatro presso Siviglia, e confuta l’opinione
che ivi fosse anticamente quella città (ib.p. 359);
avverte che in li lais è la Libreria de Duchi
di Milano, che solea esser nel Castello di Pavia, la qual portò il He A luigi cF Italia t quando
tolse lo Stato al Duca Lodovico (ib. p. 408); 400 LIBRO
accenna gli avanzi delfacquedollo presso Lione,.
e di altre antichità romane (ib p. 413); riferisce le iscrizioni che in parte si leggono sull’arco antico di Santes (ib. p. 4°5)> e osserva
prima di ogni altro il celebre arco di Susa (ib,
p. 416 V. Maffei Istor. lapid. p roani, p. 19)
Men conosciuto è il secondo viaggiatore, e di
lui forse non ci sarebbe rimasta memoria veruna, se non ce l’avesse serbata Erasmo. Da
una lettera da lui scritta a Lorenzo Bartolini
il primo di marzo del 1523, raccogliesi che
questi solo affin di conoscere gli uomini dotti,
e di conversare eruditamente con essi, avea
intrapreso un lungo viaggio, e avea corse molte
straniere provincie, e fra le altre cose era insieme con Cristoforo Longolio venuto a ritrovarlo fino in Lovanio, ove allora abitava Erasmo. Questi in detta lettera gli chiede scusa
di non averlo accolto con quell’ onore che a
tal uomo era dovuto; Quis enim. soggiugne
(Epist t. 1, ep. 567), non adamet istud in gerì inni tuurn tam avi da ni eruditionis, ut Italus
homos per tot barbaras regiones peregrinari volueris... ut cum viris doctrinae opinione celebratis congredereris.... Sed interim cocosculor
ludi ac candorem, quae favet exterorum ingeniis, cum ipsi nobis invideamus. Il co Mazzucchelli (Scrit. ital. t. 2,par. 2,p. 1066) accenna
due Lorenzi Bartolini, uno lucchese, autore di
certe Allegazioni legali, l’altro scrittor d’un
Trattato de' Bagni di Corsena. Ma se alcun di
essi sia il medesimo che il Lorenzo Bartolini
rammentato e lodato tanto da Erasmo, io non PRIMO 4oi
ho lumi a deciderlo; poichè la lettera sopraccenata è il solo monumento che di lui ci sia
rimasto (a).
(a) Il Bartolini viaggiatore non può essere il lucchese
giureconsulto, perciocchè questi fiorì nel secolo scorso.
Forse egli è ancor diverso dallo scrittore parimente
lucchese de’ Bagni di Corsena, ed è più verisimile
ch ei sia quel Lorenzo Bartolino o Bartolini, a cui abbiamo una lettera del Logolio (l. 4 i eP- 201 P• 3or,
ed. basil. 1580) il quale ancora di lui ragiona nella
seguente lettera diretta al Francino. Da essa raccogliesi
ch'egli avea due fratelli, Giovanni Zenobio e Verurdo j
nomi frequenti ad usarsi in Firenze, la qual sembra
perciò, che fosse la patria del Bartolini viaggiatore.
LIBRO SECONDO
Scienze.