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il suddetto abate Zaccaria (l. cit. t. 40, p. 439), il quale per ultimo descrive “’incora il codice delfautiche iscrizioni di Como, raccolte da Benedetto Giovio (ib. p. 49)) di cui direm tra gli storici, nel qual capo altri ancora nomineremo che in somiglianti fatiche utilmente occuparonsi. E ciò basti per saggio deli’instancabile ardore con cui gl’italiani di questo secolo si volsero a ricercare, a raccogliere, a pubblicare le antichità, riparando per tal maniera il disprezzo in cui esse si eran per tanto tempo lasciate giacere.

Capo VI.

Viaggi.



I. Le scoperte degli Italiani animano molti a tentarne altre nuove.I. La gloria a cui erano saliti negli ultimi anni del secolo xv Cristoforo Colombo, Giovanni Cabotto ed altri viaggiatori italiani, che, gittandosi arditamente fra sconosciuti mari vastissimi, aveano col loro ingegno non meno che col loro coraggio scoperte nuove provincie e soggettata all’Europa un’altra fin’allora incognita parte del mondo, stimolò più altri tra essi a tentare altre simili imprese, e ad andare in cerca d’altri popoli e d’altri regni. In fatti i primi anni di questo secolo ci offrono altri navigatori italiani, per mezzo de’ quali la Spagna e la Francia stesero maggiormente i loro dominii e il loro commercio, e si arricchirono co’ tesori del nuovo mondo. Io non farò qui menzione del primo giro del mondo fatto dal 1519 fin al 1522 per mare dal Magaglianes, il qual