Rivista di Cavalleria - Volume I/I/Sport Nazionale e Militare

Sport Nazionale e Militare

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I - La preparazione della Cavalleria Moderna I - Sull’alimentazione del cavallo di truppa I
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SPORT NAZIONALE E MILITARE


Le recenti assemblee del Jockey-Club e della società degli Steeple-Chases e le riunioni dei rispettivi Comitati delle corse hanno apportato all’indirizzo delle corse in Italia alcune notevoli modificazioni. È notevole anzitutto quella che ammette i cavalli di due anni a correre sino dal 1° aprile, mentre recentemente non potevano presentarsi in pubblico che in agosto e qualche anno fa vi erano ammessi solo nel settembre.

Sia un bene od un male questa successiva anticipazione di lavoro e di lotte pei nostri poledri di puro sangue?

L’opposizione che essa ha trovato in un certo numero, per quanto ristretto, di egregi sportsmens esprime che la risposta non può essere così facile e categorica quale solo potranno darla i resultati dell’avvenire.

Le ragioni pro’ e contro si possono essenzialmente riassumere nelle seguenti. Gli oppositori dell’anticipo si preoccupano del maggiore sciupìo di un materiale che essi considerano prezioso tanto più, in vista dello stretto numero di prodotti di puro sangue dato per ora annualmente dal nostro allevamento nazionale; i sostenitori invece dichiarano che meglio di questo protezionismo, a cui si vorrebbero condannati gli allevatori, gioverà il concetto più liberale di far sì che essi possano più sollecitamente provare i loro prodotti, scartando le bocche inutili, conservando i buoni e frattanto rimettendosi più presto di una parte delle spese incontrate e di conseguenza potendo allargare il respettivo allevamento, con grande vantaggio dell’allevamento nazionale, avendo del resto ogni interesse a far sì che tutto ciò [p. 50 modifica]avvenga senza alcun pregiudizio dei poledri promettenti per l’avvenire; quanto alle rozze, essi aggiungono, si stronchino pure: la selezione è precisamente uno dei principali scopi delle corse.

Questa considerazione sui poledri d’avvenire ammette implicitamente che in sostanza l’allevatore (o chi gli subentra come proprietario dei poledri) debba continuare a prefiggersi come vero scopo le corse pei cavalli dì tre anni ed oltre; e le più classiche prove infatti non cesseranno mai di essere disputate a tre anni, epoca in cui il cavallo dimostra la sua assoluta qualità, mentre una quantità di ottimi cavalli non rivelano ancora a due anni la superiorità dei loro mezzi.

Tutti d’accordo dunque sulla suprema importanza delle corse di tre anni; alla domanda se esse potranno essere danneggiate dall’incremento delle corse di due anni, si risponde che esse verranno premiate con nuove allocazioni consentite dal conseguente maggiore sviluppo del nostro turf, senza pregiudizio dei premi sino ad oggi destinati ai tre anni ed oltre. Se occorreranno diversi anni per giudicare dai risultati la questione in tesi generale, per quest’ultima asserzione invece ci cominceranno a dare una risposta i programmi che in questi giorni saranno pubblicati per le riunioni del 1898, o tutt’al più, volendo considerare quest’anno come periodo di transazione, potremo aspettare alla revisione dei programmi pel 1899.

Questa e simili questioni che si agitano nel mondo dello sport, devono interessarci, dal punto di vista militare, per due distinte considerazioni.

La prima, innegabilmente di capitale importanza, per lo stretto nesso coll’allevamento equino in genere, per la necessità dì possedere in paese la fonte di rinsanguamento delle nostre razze comuni, dalle quali, avanti alle armi ed alle esigenze della tattica odierna, dobbiamo trarre cavalli resistenti e veloci; l’altra considerazione più modesta, ma non però trascurabile, è quella della maggiore o minor facilità colla quale i nostri ufficiali possano trovare da provvedersi pel loro servizio di cavalli puro sangue.

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Se dobbiamo aspettare ad emettere un giudizio definitivo circa le conseguenze dell’anticipo delle corse di due anni sull’allevamento del puro sangue, tanto più dovremo aspettare a darlo per le sue conseguenze sull’allevamento equino in genere ed in rapporto alla rimonta militare; potremo invece trarne qualche deduzione più immediata, per quanto riguarda la rimonta di cavalli puro sangue per servizio di ufficiali.

E da questo lato la cosa non sembra a prima vista molto favorevole. Il principio stesso di anticipata selezione a costo di un maggior numero di stroncature, già segna per l’ufficiale una maggior difficoltà di ben provvedersi pel suo servizio collo scarto delle scuderie da corsa; dico collo scarto, inquantochè un poledro così detto d’avvenire potrà essere occasionalmente comprato da un ufficiale, ma è di un valore troppo superiore per potersi considerare come soggetto abitualmente ricercato per rifornire una scuderia di servizio. Ora, che fra i poledri eliminati dalle scuderie da corsa per non aver mostrata abbastanza classe ve ne sia un maggior numero di storpi, non è davvero un vantaggio. È verissimo che tanti cavalli danneggiati ai tendini in modo da non poter più, od almeno per un tempo abbastanza lungo, sopportare il lavoro dell’intrenamento, si possono invece rimettere più che abbastanza per prestare un ottimo servizio militare; ma la cosa, vera in moltissimi casi particolari, non bisogna generalizzarla al punto da creder di dover far diventare sinonimi cavallo azzoppato e cavallo destinato ad un ufficiale, deducendone che quanti più se ne azzopperanno, tanto più larga rimarrà in quel campo la scelta agli ufficiali. Malfatta pure astrazione dalla maggior percentuale di stroncature e tenuto conto solo dei poledri in condizioni di gambe soddisfacenti ed eliminati unicamente per non possedere una sufficente classe come cavalli da corsa, vi è anche relativamente ad essi non favorevole il fatto che la loro messa in vendita viene sempre a maggiormente anticiparsi rispetto all’età. Diversi anni addietro, quando il ristrettissimo numero e la poca entità delle corse di due anni non conducevano ad una selezione, che di conseguenza veniva procrastinata, avveniva spesso durante la primavera e specialmente [p. 52 modifica]sul finir della stagione di poter acquistare dei cavalli di tre anni perfettamente sani, dei quali una scuderia da corsa si disfaceva perchè non essendosi mostrati abbastanza lesti nelle più importanti prove, che appunto in tale stagione sono riserbate ai tre anni, non meritava il conto di mantenere in vista dei minori premi dell’autunno e del più remoto e precario avvenire come cavallo di quattro anni.

Al cavallo di tre anni, acquistato in tali condizioni, il più delle volte, dopo un paio di mesi, non vi era che da montare in sella per adoperarlo ai campi ed alle manovre; far citazioni al proposito è inutile. Il completamento della selezione sulle corse autunnali offriva poi per l’acquisto non pochi cavalli di quasi quattro anni, sui quali si poteva con sicurezza contare per qualsiasi servizio nella prossima primavera. Ora da quelle occasioni di acquistare un puro sangue pronto per un immediato servizio ci siamo andati mano a mano sempre più allontanando, perchè quanto più si anticipa l’epoca della selezione, tanto più lungo viene ad essere il tempo pel quale si deve risparmiare il puro sangue acquistato in vista di farne un cavallo di servizio. In paragone di non molti anni or sono tale anticipazione viene ad essere di un’intiera annata; in primavera cioè, essa avrà luogo fra poledri di ventiquattro o ventisei mesi ed in autunno fra poledri di non ancora tre anni. Vi è in ciò un primo inconveniente per l’ufficiale nel dover rimanere oltre un anno senza percepire la razione, nè di questo si può fare a meno di tener conto nel computare la convenienza del prezzo di acquisto. A questo proposito osserviamo però che, siccome tutto ha una evoluzione progressiva, così al primo passo fatto in senso liberale col concedere la razione al puro sangue di tre anni e mezzo, sarebbe desiderabile che altro ne seguisse nel senso di ridurre ancora di qualche mese l’età prescritta, ma solo ben inteso per quei cavalli i quali, per la loro attitudine e sviluppo, mostrino di poter essere quanto prima in grado di prestare qualsiasi servizio. Ma se è lecito esprimere tale desiderio, che si potrebbe appoggiare coll’esempio di qualche cavallo di puro sangue che ha prestato il servizio di portare in sella il suo proprietario facendo marce e manovre attraverso [p. 53 modifica]mezza Italia senza con ciò percepire la razione di cavallo di servizio in base all’articolo amministrativo sull’età, spinger più oltre la domanda sarebbe ingiustificabile pretesa. Ciò sarebbe porre in diritto coloro, che trovano tale articolo più che condiscendente, di domandarci se, di pretesa in pretesa, non giungeremo un giorno a quella di volerci far mantenere dal governo una cavalla madre, in vista del poledro che nascerà, crescerà e potrà un giorno divenire un cavallo di servizio.

Ma prescindendo dalla questione del mantenimento, il fatto di mettersi in scuderia un poledro di ventiquattro o trenta mesi può convenire a ben pochi ufficiali. Si presenta anzitutto la difficoltà di poterlo montare ad un peso che gli convenga, e, ciò risoluto, viene l’inverno con la difficoltà ancora maggiore di fargli fare una ginnastica indispensabile al suo sviluppo, dovendosi contentare, almeno nella maggior parte delle guarnigioni dell’Alta Italia, di farlo muovere o nei maneggi o sulle strade indurite dal gelo, dopo di che, quando colla primavera il poledro farà i suoi tre anni, sarà ben lungi dall’essere quel tre anni, cui sopra accennammo, forte, muscoloso, quale ce lo aveva dato il progressivo lavoro dell’intrenamento, pronto in un paio di mesi a prender parte a campi e manovre. A tale epoca il poledro, cui è mancato il lavoro, sarà invece un animale senza fibra che si dovrà o lasciare in guarnigione o farlo trascinare sotto mano, inconvenienti evidentemente non lievi.

Dai fatti esaminati, sembrando emergere con bastante evidenza che l’anticipazione delle corse di due anni rende meno agevole all’ufficiale di approfittare, pei suoi acquisti, delle prime selezioni fatte dalle scuderie da corsa, cerchiamo di dedurre cosa avverrà dei poledri dei quali esse vogliono disfarsi. Osserviamo anzitutto che potranno disfarsene più a buon mercato, avendoli tenuti minor tempo sulle spese. La vera zavorra, gli scarti in tutta l’estensione della parola andranno a finire Dio sa in quali mani e spariranno nell’ignoto; gli altri, passando in migliori mani, o serviranno a qualche gentleman per disputare i premi riservati ad una classe più modesta, o saranno adibiti a servizi da tiro, da sella, da caccia. In progresso di tempo essi saranno [p. 54 modifica]cavalli commerciabili come qualsiasi altro, a prezzi però spesso di affezione ed in ogni modo molto superiori al costo primitivo, perchè chi si trova a possedere un buon puro sangue, che gli serve, non tanto facilmente se ne disfa. Ma ciò poco implica. A questo punto si entra troppo nell’occasionale per voler fare delle induzioni. Quello di cui giova occuparsi, è dell’acquisto del puro sangue che gli ufficiali possono direttamente fare dalle scuderie da corsa.

Questi acquisti diretti dovranno dunque sempre più farsi in piena vita di corse del cavallo. Le occasioni vi sono meno numerose e trattandosi di animali già selezionati ed affermatisi di una certa velocità, più facilmente si va agli estremi, o di un cavallo di prezzo troppo elevato come semplice cavallo di servizio, o di cavalli troppo sfruttati e sciupati. Non che, tra questi estremi, non vi sia da fare degli ottimi acquisti, ma oltre che essi sono più rari ed occasionali, più difficilmente sono afferrati da chi non abbia pratica del turf. Le occasioni poi passano talvolta così di volo che non lasciano tempo al non pratico di consultarsi con altri.

Pel modo con cui si avviano le cose occorre dunque che l’ufficiale, il quale anche senza intenzione di correre voglia mettersi in scuderia un buon puro sangue, cerchi maggiormente di affiatarsi colla vita del turf. Per ciò non è, nemmeno per idea, necessario di percorrere l’Italia da un capo all’altro seguendo tutte le riunioni di corse: basta che a quelle a cui naturalmente vien fatto di assistere, vi assista non passivamente, ma cercando di rendersi conto di quanto avviene, delle disposizioni regolamentari, dell’influenza del peso e della distanza sui resultati ed in paragone dell’età, della differenza di classe dei concorrenti dell’una e dell’altra corsa, esaminando i cavalli non solo nel recinto del peso, ma anche nei loro galoppi del mattino, studiandone le genealogie e le performances nel differente valore che esse possono rappresentare. Ciò verrà a costare lo stesso o meno, e sarà più consentaneo al vero spirito dell’arma, che lo stappare bottiglie di champagne troneggiando dall’alto di un mail-coach senza metter piede nel recinto del peso.

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La società degli Steeple-Chases si è decisa a rinunciare alla riunione che dava annualmente per proprio conto sull’ippodromo di Tor di Quinto, e per la quale spesso non riuscivano sufficienti le diecimila lire stanziate in bilancio a fondo perduto, per devolvere d’ora in avanti la quasi totalità della propria entrata, costituita dalle quote dei soci, in premio alle varie società riconosciute.

A meno d’inaspettate iniziative, questa decisione, che oramai s’imponeva, sembra dunque suonar l’ora del necrologio a quell’ippodromo sorto sotto il sorriso delle più rosee speranze. Le pecore pascoleranno tranquillamente sulla sua grande pista ed il tempo ne farà crollare le tribune eleganti.

Il vecchio Mèlèagre, che su quella pista passò primo il traguardo avanti a quelle tribune gremite di gente, guadagnandosi le ottantamila lire del gran premio di Roma, sembra quasi personificare l’esistenza dell’ippodromo dove tanto gli sorrise la fortuna.

Era esso allora un bel poledro di tre anni, scuro, tanto scuro che ci era giunto dalla Francia colla designazione di bai-brun, che qualche filo d’argento, non senza discussione, fece poi cambiare in quella di grigio-ferro. Oggi ogni dubbio al proposito è ampiamente risolto: il povero vecchio eroe è del più bel bianco piccione, sul quale spiccano il rosso delle flanelle che ravvolgono le sue gambe di cavallo rappezzato. E fra questi due estremi tutta la scala discendente. Nel suo giorno fortunato il figlio di Narcisse aveva lasciati dietro di sè cavalli della classe di Fitz Hampton, di Frank Patros, di Lowland. Lo vediamo dopo comportaci ancora onorevolmente in classiche prove in piano e vincere qualche corsa assai buona. Scende poi al mestiere di cavallo di siepi ed in questo più modesto mestiere diventa una vera specialità: per due anni arriva primo nella Grande Course de Haies di Nizza ed in Italia l’Handicapper ha un bel caricarlo di tutti gli ottantadue chilogrammi che il regolamento concede, senza con ciò riuscire a farlo molestare da un competitore. Adesso per [p. 56 modifica]quanto indulgente si mostri l’Handicapper a suo riguardo, il povero grigio finisce egualmente male le sue corse. Cosa succederà di lui, non trovando impiego come stallone pel suo corneggio? Dio voglia che non si veda un giorno adibito all’agricoltura per dissodare e ridurre a campo quel terreno di Tor di Quinto sul quale passeggiò glorioso.

L’abbandono di quel terreno per parte della Società degli Steeple-Chases aumenterà le corse di ostacoli sugli altri ippodromi. Specialmente avvantaggiati ne saranno quello delle Capannelle e quello delle Cascine a Firenze. Se S. M. il Re vorrà continuare la sua elargizione, sarà alle Capannelle che si correrà il Premio Reale per ufficiali in attività di servizio, con un percorso meno severo della pista in otto di Tor di Quinto.

Jochey-Club e Società degli Steeple-Chases, di comune accordo, sono in via di stabilire un calendario delle corse alquanto differente da quello sin qui adottato. Ne verrebbe base lo spostamento delle corse di Firenze che anzichè aver luogo fra la riunione di Roma e quelle dell’alta Italia, avrebbero luogo in principio di stagione, cioè in marzo. Non sarebbe più dunque alla stagione dei fiori, al tepore delle incantevoli primavere che, nell’interesse generale del turf, acconsentirebbe a veder disputare i suoi premi quell’antica e benemerita società. Che nei giorni di corse si debbano veder biancheggianti le vette di Monte Morello non è certo un gran male; quello che sarebbe peggio sarebbe di trovare la pista ancora indurita dal gelo.

Ed ora finalmente, a proposito di cambiamenti, due parole su quelli che più direttamente riguardano lo sport militare.

Il più notevole di essi, che modifica il regolamento delle nostre corse eliminando quasi totalmente quella misura restrittiva del prender parte solo alle corse Gentlemen della circoscrizione, è da salutarsi col più vivo soddisfacimento. [p. 57 modifica]

Giova ricordare quali fossero i principalissimi inconvenienti di quella misura restrittiva. Anzitutto il pesare in modo troppo fortemente disuguale sugli ufficiali residenti nelle differenti circoscrizioni, taluna delle quali offriva un buon numero di corse Gentlemen, mentre in altra circoscrizione non vi era nemmeno una di queste corse. Ma non solo apparisce equo che, dal momento che si permetteva agli ufficiali di prender parte a queste corse, tale permesso divenisse effettivo tanto per l’ufficiale di guarnigione a Napoli, come per quello di guarnigione a Milano; era anche d’uopo che si permettesse di scegliere la corsa adattata al cavallo. Ora invece poteva succedere, e succedeva infatti, che l’ufficiale il quale aveva un cavallo da steeple-chase, seri ostacoli e lunga distanza, tanto per levarsi il gusto di farlo correre, doveva farlo partire in una corsetta di siepi sulla minima distanza regolamentare, o magari non aveva nella circoscrizione che delle corse piane; e così si vedeva battuto dai cavalli appartenenti a Gentlemen borghesi, sui quali avrebbe potuto riportar vittoria se gli fosse stato lecito di recarsi in un’altra circoscrizione, sull’ippodromo o sugli ippodromi della quale si correvano degli steeple-chases convenienti al suo cavallo. Viceversa, un altro poteva trovarsi ad avere un cavallo che non aveva mai corso in ostacoli ed avrebbe di conseguenza desiderato provarlo per la prima volta in una corsa di siepi; ma la circoscrizione non offriva che steeple-chases; bisognava dunque debuttare in uno di essi con molta probabilità di andare a gambe all’aria, perchè non si può mai sapere come un cavallo salta in corsa, finchè non ha saltato che all’esercizio. E così bisognava far correre il cavallo di tremila metri su millecinquecento, quello di millecinquecento su tremila, ovvero far correre oggi non pronto il cavallo, che poteva esserlo fra due o tre settimane. Tutto ciò contribuiva a mettere gli ufficiali, che si presentavano sul turf, in condizioni molto inferiori dei Gentlemen borghesi, ai quali nulla impediva di partire nelle corse adatte ai loro cavalli.

La piccola restrizione che ancora rimane non è tale da impensierire sotto tale riguardo, tanto più se la si vorrà applicare in senso liberale, e non più in là dello spirito da cui fu dettata; [p. 58 modifica]limitandosi cioè a computare come licenza ordinaria i giorni che effettivamente possono occorrere ad un ufficiale per prender parte a corse fuori della propria circoscrizione; mentre invece verrebbe talvolta ad essere una tacita applicazione del soppresso articolo, l’esigere che ciò potesse solo ottenersi usufruendo uno degli abituali periodi in cui si suddivide la rispettiva competenza di licenza ordinaria.

Il sistema delle circoscrizioni giustamente soppresso per la partecipazione alle corse Gentlemen, è stato invece con piena ragione lasciato pei Militarys. Le ragioni ne sono talmente ovvie che sarebbe superfluo ripeterle. Senonchè il giustissimo concetto di ottenere un buon numero di partenti assegnando un premio anche al secondo e terzo arrivato, venuto a sostituire quella pericolosa formula dei tre partenti o soppressa la corsa, in conseguenza della ristrettezza dei fondi disponibili, fece ridurre le circoscrizioni da cinque a quattro e stabilire in seguito che in ciascuna circoscrizione si corresse ad anni alternati.

Ora il concetto dei Militarys è precipuamente d’incoraggiare molti giovani ufficiali a cimentarsi a tale prova, senza avere per ciò bisogno di quella classe di cavalli che occorrono per le corse Gentlemen. Ed a questo concetto è precisamente informato il programma che al puro sangue ed ai cavalli vincitori di precedenti corse impone tali sopraccarichi da rivelare quasi il desiderio di una tacita esclusione. E questo sia pure che l’ufficiale possessore di uno di tali cavalli per non correre il rischio di storpiarlo sotto gli ottantanove chilogrammi che possono spettargli, venga da queste condizioni consigliato a lasciar libero il campo agli altri, compensandosene col prender parte alle corse Gentlemen.

Ma è precisamente al concetto ispiratore del Military che nuoce l’averlo solamente biennale. Con ciò o nessuno o pochi saranno incoraggiati a competere coi provetti del turf per quanto questi siano sovraccaricati, o la corsa riunirà un campo, che meglio gioverebbe non si presentasse in pubblico. Una cosa che avviene solo ogni due anni si considera infatti troppo come occasionale perchè possa essere incentivo a tenere ed a preparare dei cavalli sia pure di classe inferiore a quelli delle corse [p. 59 modifica]Gentlemen, sia pure di mezzo sangue, ma che almeno galoppino e facciano un percorso in modo abbastanza soddisfacente. Ed è a notarsi che un biennio può cambiarsi in triennio per un cambio di guarnigione ed in quadriennio per un ufficiale nuovo promosso.

A togliere questi inconvenienti rimanendo nei limiti della somma stanziata, si presenterebbe la soluzione di far correre bansì i militarys alternativamente ciascun anno su due ippodromi delle quattro circoscrizioni, ma ammettendovi a correre anche gli ufficiali dei reggimenti della circoscrizione viciniore. A parte la materialità dell’ippodromo dove il military volta a volta si disputerebbe, il che può interessare le società di corse ma ben poco dal nostro punto di vista, sarebbe in altri termini dividere i dodici corpi d’armata in due sole circoscrizioni. La concorrenza divenuta così larga, l’avvenimento divenuto così abbastanza grandioso credo che andrebbero a detrimento di quella accessibilità, di quel carattere incoraggiante i modesti, che a giusto titolo si è voluto dare ai militarys, in vista di che sarebbe desiderabile, se i fondi lo permettessero, che non quattro o cinque, ma otto o dieci fossero le circoscrizioni.

Quale rimedio allora, dato che i fondi sarà ben difficile che possano aumentare?

A mio modesto parere, il sacrifizio delle così dette corse di resistenza.

Debbo francamente dichiarare che sono stato sempre categoricamente avverso a questo genere di corse. Mi è d’uopo però distinguere nettamente che dichiarandomi avversario delle gare di resistenza, sono però favorevolissimo alle prove di resistenza. La distinzione fra queste due cose è ovvia, ma spesso avviene di vederla dimenticata.

Dopo l’ecatombe della famosa corsa Vienna-Berlino del 1892, Austria e Germania sentirono il grido d’indignazione sorto specialmente nella classica terra del cavallo. Gl’inglesi non ne avevano del resto atteso il risultato per disapprovarne l’idea ed il programma. In Germania ed in Austria vi fu un momento il tentativo di giustificare l’una col modificare il secondo, ma fu ben presto abbandonato. Non so precisamente in Austria; ma in [p. 60 modifica]Germania si venne invece al più pratico concetto non solo d’incoraggiare ma di pretendere che gli ufficiali facessero delle prove di resistenza, escludendone però ogni carattere di gara. L’Imperatore fece emanare in questo senso un decreto al 1<° novembre 1893, nel quale ordina che tutti gli ufficiali subalterni di cavalleria debbano intraprendere ogni due o tre anni una prova di resistenza con obbiettivo tattico che esiga l’impiego di tutta l’energia del cavaliere e del cavallo, affinchè il primo possa rendersi esatto conto di quanto può richiedere al secondo. In queste prove gli ufficiali possono montare anche cavalli di truppa e di carica.

Ma se consimili prove sono di grandissima utilità, la gara invece non raggiunge lo scopo di premiare non diremo il miglior cavaliere od il miglior cavallo, ma forse nemmeno un buon cavaliere ed un buon cavallo militare. Intanto finchè non si tratta che di percorrere isolatamente lunghe distanze sulle strade, si dà quasi ragione a coloro i quali annunziano che il cavallo deve cedere il suo regno alla bicicletta. Ma a questi noi rispondiamo che se sulle strade favorevoli la bicicletta avrà del vantaggio, essa diviene un inutile attrezzo allorchè convenga buttarsi attraverso la campagna e superarne gli ostacoli.

E questo farà sì che dovremo sempre mandare in pattuglia dei cavalli e non delle biciclette. Però quale garanzia abbiamo che il premiato od i premiati di una corsa così detta di resistenza abbiano, non diciamo qualità superiori ma almeno sufficienti per galoppare attraverso qualsiasi terreno, saltando quelli ostacoli che un buon cavallo ed un buon cavaliere militare debbono saper affrontare con successo? Sarà, vogliamo crederlo, quasi sempre il contrario; ma insomma non è escludibile il caso che il vincitore sia uno che perda facilmente l’equilibrio e le staffe galoppando a buon’andatura attraverso a terreno vario, o previ apprensioni intempestive avanti alla saldezza di un ostacolo, si senta indeciso in un passaggio difficile; oppure che, non essendo tale il cavaliere, sia però il cavallo che nello stesso senso abbia qualità negative. E vogliamo metterci al rischio di acclamare tal cavaliere e tal cavallo vincitori in un gara d’equitazione a scopo militare? [p. 61 modifica]

Viceversa possiamo esser sicuri che cavaliere e cavallo, non solo vincitori, ma che puramente compiono a buon’andatura il percorso di uno steeple-chase, riuscirebbero, vincitori o no, sempre con onore in una così detta gara di resistenza.

Io non ne nutro l’ombra di un dubbio; ma pur dubitandone, vi è un mezzo semplicissimo per assicurarsene: alle altre condizioni volute per la qualificazione di un military aggiungere quella di avere, nei due o tre mesi precedenti la corsa, compiuta una determinata prova di resistenza, che potrebbe essere benìssimo anche con obiettivo tattico come è prescritto in Germania.

Sempre all’intento di facilitare la concorrenza ai militarys, parrebbe opportuno che fosse meno tassativo l’articolo che prescrive per ciò di aver preso parte alla corsa reggimentale.

Prendiamo ad esempio quell’ufficiale nuovo promosso che solo al suo quarto anno di carriera potrebbe finalmente prender parte al desiderato military e che, pur avendo il suo cavallo in ottime condizioni, se lo veda escluso perchè all’epoca delle corse reggimentali una sobbattitura o qualche colpo di tosse lo tennero in scuderia; quest’ufficiale che, nella migliore ipotesi che non capiti ancora un cambio di guarnigione od un altro incidente, si vede davanti altri due anni di attesa, non avrà tutti i torti di esclamare: ma è solo quando il mio cavallo starà per essere riformato che mi riuscirà possibile di prender parte ad un military?

Giova ripeterlo: non è per impietosirsi su qualche caso speciale che appariscono opportune queste considerazioni; ma bensì pel fatto generale che, quanto più remota e problematica rimane la possibilità di correre, tanto più verrà fatto di pigliarla a cuor leggero, decidendovisi da un momento all’altro, senza cioè che essa raggiunga gli scopi che si prefigge. E finalmente siccome la corsa, sia essa Military o Gentlemen, non è solamente una prova ma anche una scuola, così per correre bene bisogna correre ripetutamente.

Rispondente al più legittimo interesse dell’arma fu l’istituzione delle corse obbligatorie. Nell’attuazione di esse sarà apparsa qualche modalità che gioverebbe modificare: ciò nulla toglie alla bontà della cosa in se stessa. Tutto è perfettibile e lo sono anche [p. 62 modifica]i regolamenti; non è che dopo qualche oscillazione che si può pretendere che essi non presentino alcun inconveniente. Di uno di questi, sul quale l’esperienza ha richiamato l’attenzione, giova ricordare la genesi. Nella Commissione, che prima avanzò la proposta delle corse obbligatorie, era stato ritenuto che queste si dovessero effettuare con cavalli di proprietà, e fu abbandonata l’idea di preoccuparsi dei pesi, sulla considerazione che l’ufficiale deve avere il cavallo adatto al proprio peso se non per competere di velocità coi più leggeri, tale però da compiere a buona andatura ed onorevolmente il percorso. Modificato in molti punti il progetto presentato dalla Commissione stessa, rimase stabilito che la corsa obbligatoria si effettuasse con cavalli di truppa. Montando questa modesta classe di cavalli a peso libero, è certo che gli ufficiali più pesanti si trovano a dover tenere un andatura sproporzionatamente diversa da quella degli altri concorrenti.

Credo che facilmente si potrebbe ovviare a questo inconveniente ripartendo gli ufficiali di ciascun reggimento in due o tre corse non per grado, ma per peso, a similitudine di quanto si fa in Inghilterra per la corsa dei membri delle due camere.

Chiuderò col rilevare l’importanza di aver buoni terreni, la manutenzione dei quali sarà compensata largamente da altrettanto risparmio di gambe di cavalli, potendosene servire anche per lo sviluppo del galoppo e la scuola di andatura della truppa, per prepararsi ad effettuare le corse reggimentali e per porre in grado gli ufficiali di preparare in modo conveniente i loro cavalli in modo che possano ben figurare nei militarys, dato e non concesso che non ci si voglia preoccupare cosa avverrà di loro nelle corse Gentlemen. A questo proposito il maggiore Benzoni, uno dei primi ufficiali fra noi, che ebbe il puro-sangue come cavallo di servizio e da corsa, paragona in un suo opuscolo di recente pubblicazione, l’aver corse e non galoppatoi alla nota favola della cicogna che si trovò davanti della crema in un largo piatto d’argento.

Ho toccato, benchè molto sommariamente, i principali punti relativi al nostro sport militare; una considerazione mi pare che ne emerga: come esso non possa tenersi estraneo a quanto interessa lo sport nazionale.

R. Pugi.