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i regolamenti; non è che dopo qualche oscillazione che si può pretendere che essi non presentino alcun inconveniente. Di uno di questi, sul quale l’esperienza ha richiamato l’attenzione, giova ricordare la genesi. Nella Commissione, che prima avanzò la proposta delle corse obbligatorie, era stato ritenuto che queste si dovessero effettuare con cavalli di proprietà, e fu abbandonata l’idea di preoccuparsi dei pesi, sulla considerazione che l’ufficiale deve avere il cavallo adatto al proprio peso se non per competere di velocità coi più leggeri, tale però da compiere a buona andatura ed onorevolmente il percorso. Modificato in molti punti il progetto presentato dalla Commissione stessa, rimase stabilito che la corsa obbligatoria si effettuasse con cavalli di truppa. Montando questa modesta classe di cavalli a peso libero, è certo che gli ufficiali più pesanti si trovano a dover tenere un andatura sproporzionatamente diversa da quella degli altri concorrenti.

Credo che facilmente si potrebbe ovviare a questo inconveniente ripartendo gli ufficiali di ciascun reggimento in due o tre corse non per grado, ma per peso, a similitudine di quanto si fa in Inghilterra per la corsa dei membri delle due camere.

Chiuderò col rilevare l’importanza di aver buoni terreni, la manutenzione dei quali sarà compensata largamente da altrettanto risparmio di gambe di cavalli, potendosene servire anche per lo sviluppo del galoppo e la scuola di andatura della truppa, per prepararsi ad effettuare le corse reggimentali e per porre in grado gli ufficiali di preparare in modo conveniente i loro cavalli in modo che possano ben figurare nei militarys, dato e non concesso che non ci si voglia preoccupare cosa avverrà di loro nelle corse Gentlemen. A questo proposito il maggiore Benzoni, uno dei primi ufficiali fra noi, che ebbe il puro-sangue come cavallo di servizio e da corsa, paragona in un suo opuscolo di recente pubblicazione, l’aver corse e non galoppatoi alla nota favola della cicogna che si trovò davanti della crema in un largo piatto d’argento.

Ho toccato, benchè molto sommariamente, i principali punti relativi al nostro sport militare; una considerazione mi pare che ne emerga: come esso non possa tenersi estraneo a quanto interessa lo sport nazionale.

R. Pugi.